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La svolta sull’autonomia differenziata

di Nino
Zuccaro

Con le manifestazioni del 17 gennaio il movimento contro l’autonomia differenziata ha fatto un salto di qualità. Nel giorno dell’avvio della discussione in aula al Senato del ddl Calderoli il Tavolo NOAD, che intorno ai Comitati NOAD (qui il comunicato stampa del 23 gennaio dei Comitati) riunisce associazioni, sindacati e gruppi politici, ha convocato iniziative e presidi nelle maggiori città ed in particolare a Roma in Piazza del Pantheon. Il salto di qualità è rappresentato dall’intervento in questa manifestazione dei tre segretari dei partiti di opposizione, Conte, Schlein e Fratoianni, e dalla novità dei messaggi lanciati dai due maggiori. Conte ha preannunciato che, dopo la battaglia in Parlamento, se l’autonomia differenziata diverrà legge ci sarà una battaglia nel paese, naturalmente con mezzi legali. Il che, detto da un bravo avvocato, significa referendum. Schlein ha ribadito con forza che sulla linea del NO all’autonomia differenziata è schierato tutto il PD, compreso Bonaccini che pure nel 2018 aveva firmato per l’Emilia Romagna la preintesa con lo Stato, rappresentato da Gentiloni. In contemporanea, alle iniziative nelle altre città hanno partecipato sindaci e personalità politiche di rilievo, come Bassolino e De Magistris a Napoli.

L’importanza dell’evento è stata colta non solo dalla stampa delle città del Sud ma anche dalla stampa nazionale. Tuttavia, a partire dal lungo comunicato ANSA, si è semplicemente omesso di informare che le manifestazioni sono state indette dal Tavolo NOAD, così da far intendere che il tutto è nato dall’iniziativa del PD e del M5S. Che invece, fino a un anno fa, a livello nazionale manifestavano resistenze ed incertezze, poi superate a cominciare dal M5S e poi dal PD con la segreteria Schlein.

In ogni caso, l’altro fatto politico rilevante è proprio quello dell’emersione del ruolo del movimento NOAD. Movimento che è nato nel mondo della scuola, subito seguito dalla sanità, contro le pre-intese del 2018, tra le categorie più colpite dalla prospettata frantumazione del sistema pubblico, comunque a difesa degli interessi dell’intera comunità nazionale. È andato avanti grazie all’impegno di decine e poi centinaia di militanti remando controcorrente rispetto all’omertà dei media, all’indifferenza dell’opinione pubblica, alle resistenze dei maggiori partiti e delle centrali sindacali. Nel Tavolo NOAD si sono aggregate gradualmente altre organizzazioni politiche e sindacali, associazioni espressive di altri movimenti, molti sindaci, e si è continuato ostinatamente a promuovere iniziative, anche al Nord. Finché, di fronte all’avanzata del ddl Calderoli in parallelo all’avvio della controriforma presidenzialista, non si è riusciti a rompere la crosta dell’ignoranza e della sfiducia anche nel ceto politico dell’opposizione, finalmente oggi schierato in trincea a difesa dell’unità economica, sociale e culturale della Nazione. Il 22 gennaio la questione è stata portata all’attenzione del Parlamento europeo in un incontro con i rappresentanti dei Comitati NOAD, dando esito positivo ad una petizione perciò mantenuta “aperta”. In altri termini, la Commissione presieduta dalla von der Layen dovrà rispondere per iscritto al Parlamento europeo sulle critiche rivolte dai Comitati al ddl Calderoli. Il giorno dopo, 23 gennaio, il ddl è stato approvato in aula al Senato, passando alla Camera dei deputati per l’approvazione definitiva.

La battaglia si sposta ma prosegue. La maggioranza e la premier intendono andare avanti a realizzare lo scambio tra autonomia differenziata e premierato forte, ma le resistenze di FdI hanno portato ad una riformulazione del testo che ne aggrava le già serie difficoltà di attuazione. In particolare, l’estensione dei livelli essenziali delle prestazioni da garantire a tutte le Regioni, anche non firmatarie di accordi, aumenterebbe pesantemente la spesa compromettendo ancora di più gli equilibri di bilancio sui quali insiste il Ministero dell’Economia, a termini di Costituzione (art. 81). Per quanto la Commissione Cassese possa “arronzare” sui LEP e truccare i conti sui costi standard occorrerebbero comunque nuove risorse per circa cento miliardi, inimmaginabili oggi e ancora di più nel bilancio del 2025.

In ogni caso questa vicenda offre già oggi indicazioni preziose sull’impostazione da seguire e sui metodi da adottare per combattere ad armi pari la battaglia con la destra di governo in difesa della Costituzione. E possibilmente vincere.

Nino Zuccaro

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