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La storia non siamo noi

di Roberto
Musacchio

Leggo affannosamente tutto ciò che si scrive sulla Siria. Sono un uomo “politico” avanti d’età e “navigato”, dotato anche di proprie chiavi interpretative. Eppure mi sento come quando a scuola studiavo la storia nella fase di formazione della “modernità” e cercavo di mandare a memoria chi stava con chi e perché. Ho studiato soprattutto una storia occidentale e dunque in gran parte mancante dei processi lunghi delle “identità” proprie di altri percorsi. Pure questa storia occidentale era ostica, addirittura fino alle due guerre mondiali, certo specialmente la prima. Il passaggio dai vecchi imperi ai nuovi attraverso il formarsi degli Stati, poteva essere una chiave di interpretazione. Complicata dal sovrapporsi di fattori che oggi diremmo geopolitici e capitalistici che poi non coincidono. Le “altre” storie, l’Africa in primis, ma anche l’Asia, venivano gettate fuori dalle loro orbite dalle collisioni con questa. Durante il ‘900 la storia ha avuto un momento di chiarificazione quando, per dirla con Marx, si è pensato che non andava solo interpretata ma fatta. Dai filosofi e dalle masse, più precisamente le classi perché la Storia era il riflesso dei loro rapporti di forza disvelato dal capitalismo. Non sono un determinista, ma penso che la ragione aiuti e il suo sonno generi mostri. Questa visione del mondo che viene da Marx lo ha reso, per un po’, più intelligibile. E dunque agibile anche dai dominati, per usare un linguaggio modernamente antico. Dalle classi, se stiamo a Marx. Marx rivoluzionario e non sociologo, perché poi la “sociologia”, come l’economia, hanno contribuito a rendere tutto meno intelligibile nella misura in cui sono tornate “scienze senza critica politica”. Per trent’anni il mondo non è stato certo perfetto ma più intelligibile e, in parte, agibile. Capitalismo e Socialismo. Entrambi complessi, ma comprensibili. Entrambi con errori ed orrori. In guerra fredda ma anche in interrelazioni dialettiche. I movimenti di liberazione attingevano al socialismo. Anche quelli arabi producevano partiti di ispirazione nazionalista e socialista, come i Baath. Così come in Occidente il nazionalismo si era poggiato sul capitalismo. La deflagrazione, voluta e cercata dal capitalismo finanziario globalizzato, dalle correnti controrivoluzionarie dei neoconservatori, subita dal deperire del socialismo reale ha fatto sì che la stessa intelligibilità della Storia svanisse rapidamente dopo che la Storia stessa era stata dichiarata finita per la vittoria del capitalismo. In breve invece la storia è tornata ad essere la dimensione del dominio in un’epoca in cui più esso sembra oggettivo e non disputabile, più si moltiplicano guerre e irrazionalità. Stati che esplodono, come pianeti dei racconti di fantascienza. Dalla Jugoslavia alla Libia, l’Iraq, forse oggi la Siria. Popoli senza Stati, come i palestinesi e i curdi. Stati senza popolo e, in realtà, senza neanche le caratteristiche di uno Stato democratico ma piuttosto superfetazioni ideologiche e di funzioni, come la UE. Guerre mondiali a pezzi, dissoluzione e ancora “accordi” funzionali al capitalismo finanziario globalizzato come quello del Mercosur tra UE e parti dell’America Latina. Le “forme” stesse della democrazia si disperdono tra voti annullati, vanificati, negati ora in Romania, passando per la Francia e prima per la Grecia uccisa dalla austerità. Nella guerra fredda non si poteva cambiare collocazione ma si potevano guadagnare salari e pensioni. Ora guadagnare salari e pensioni non si può più fare e questo determina la collocazione. Non è un caso che le distopie del mondo che le produzioni di fantasia propongono siano da tempo di un futuro medievale. Che la legge del contrappasso che ha colpito Orwell è che il suo 1984 non è appannaggio dello stalinismo, come immaginava, ma del capitalismo totalizzante e barbarizzante. La Siria. Non so che dire. Certo posso vederla cogli occhi dei profughi del film di Ken Loach. A loro penso. E a quelli incarcerati e torturati. Ma gli occhi devono restare fissati li sul serio e a lungo. E vedere cosa c’è intorno. La UE che non ne vuole di nuovi, di profughi, e vuole che anzi se ne tornino. Le “trame” tra i vecchi e i nuovi imperi, grandi e di mezzo, USA, Russia, Turchia, Israele, Emirati, chi ha “vinto”, chi ha “perso”. “Terroristi” per le “liste” occidentali, e non solo, che diventano “combattenti” armati ed aiutati. Già accaduto nei tanti doppi standard di questo trentennio infausto. Come gli smembramenti e le annessioni con le guerre per farli che producono quelle per impedirli. Che fare? Mai come adesso, provare a ridare un senso al Mondo, come si disse dopo la seconda guerra. Qui su Transform ho parlato di una nuova Yalta, come ora stiamo parlando di una nuova Helsinki. Certo furono anche “spartizioni” ma Stati e popoli ebbero possibilità di guardare oltre. È giusto dire che la Siria si deve autodeterminare. Ma se chi lo dice intanto partecipa a farla a brandelli siamo ai “tradimenti” dei dominanti della Storia antica. Che in quella moderna almeno divennero trasformismo, sempre da condannare. Bisogna che il mondo prenda in mano il proprio presente per avere un futuro. Ma per farlo continuo a pensare che serva ritrovare il socialismo.

Roberto Musacchio

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4 Commenti. Nuovo commento

  • Uno dei rari interventi lucidi in queste settimane convulse e dissennate. Grazie.

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  • Catia Capobianchi
    11/12/2024 18:42

    Concordo in toto con ciò che dici, tutto è estremamente semplice nella sua complessità o complesso nella sua semplicità: dominanti/dominati; oppressori/oppressi….Ricchi/poveri?

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  • Roberto Musacchio
    19/12/2024 10:51

    Grazie. Si anche ricchi/poveri

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