I risultati elettorali per le forze della sinistra spagnola, parlano con chiarezza di una sconfitta pesante sia in Galizia che nel paese Basco. Un vero e proprio disastro per Unidas Podemos, che dimezza i suoi voti nei paesi Baschi e addirittura non entra nel parlamento galiziano, dove nelle precedenti elezioni era stato il secondo partito. Per quanto riguarda il PSOE, più che parlare di sconfitta sarebbe più appropriato il termine insuccesso, visto che non recupera nessuno dei voti persi da Unidas Podemos.
Meno chiare appaiono le conseguenze del voto sul governo di coalizione spagnolo, che, come è noto, si regge sull’intesa delle due sinistre, che si garantisce la maggioranza in parlamento, grazie al voto del PNV, nazionalisti moderati Baschi e soprattutto l’astensione sia dei repubblicani catalani di ERC, una forza dichiaratamente indipendentista, che quella di Eh-Bildu, il partito Basco formatosi sulle ceneri dell’ETA, dopo gli accordi che posero fine alla lotta armata. Al di la dell’ennesima conferma della maggioranza assoluta del PP in Galizia, un PP da sempre ostile alla segreteria di Casado per il suo appiattimento sulle posizioni dichiaratamente franchiste di Vox e quindi più favorevole alle larghe intese, i vincitori in entrambe le regioni sono i nazionalisti di sinistra, il BNG galiziano che triplica i suoi voti e Eh-Bildu che li raddoppia nel paese Basco. Valutare le conseguenze sul governo di coalizione è ora assai prematuro, certo è che il risultato elettorale dovrebbe indurre Sanchez a consolidare la maggioranza che gli consente di governare e quindi a dare più peso ai temi della “plurinazionalità”, smettendo di oscillare, per i problemi di unità del suo partito, come ha fatto in questi mesi di emergenza sanitaria, nei quali ha ricercato intese con Ciudadanos. La conclusione del dibattito sul fondo europeo e la conseguente impostazione della futura legge di bilancio spagnola da presentare a settembre, contribuiranno a chiarire se la maggioranza su cui regge il governo di coalizione reggerà o se entrerà in crisi.
L’altro elemento su cui è assai complesso avere delle certezze riguarda la crisi di Unidas Podemos che, se non dovesse avere rapide risposte convincenti rischia non solo un declino definitivo, ma anche di travolgere gli equilibri del governo di coalizione, mettendo in crisi Sanchez e i delicati equilibri che gli permettono di governare il PSOE e di tenerlo a sinistra. Non aiuta molto a capire la crisi di Unidas Podemos attribuirla al clima rissoso e di divisione interna che da molti mesi si è instaurato all’interno del partito in molti territori. Né bastano a spiegarla le due recenti scissioni, prima Errejon e poi gli anticapitalisti. Certamente sono da mettere in conto, soprattutto perché le divisioni hanno fortemente indebolito la capacità di alleanza, che in Podemos chiamano le “confluenze” con forze di movimento presenti nei vari territori. Penso alle forze ecologiste di equo o alle maree per la difesa della sanità e scuola pubblica proprio in Galizia. Tuttavia a me pare che il pessimo clima interno sia il frutto di problemi più strutturali. Ne indico tre su cui approfondire l’analisi.
Il primo riguarda la questione del nazionalismo di sinistra, non solo perché sia in Galizia che nel paese basco queste forze conquistano tutti i voti persi da Unidas Podemos, ma soprattutto perché questo spostamento verso i partiti della sinistra nazionalista segnala l’entrato in crisi del ruolo di garanzia che Unidas Podemos rappresentava sul terreno dell’architettura istituzionale spagnola. Era Unidas Podemos il garante nel governo di coalizione del progetto di superamento del patto costituzionale del 78, centralista oltre che monarchico, puntando ad un assetto istituzionale in cui l’unita del paese andava recuperata con il rilancio del progetto di una Spagna plurinazionale. Un ruolo di garante che veniva rafforzato dalla posizione favorevole a referendum concordati di autodeterminazione nei vari territori. La pandemia e la conseguente dichiarazione dello stato d’allarme hanno derubricato questi temi dall’agenda politica non solo del governo, ma anche di Unidas Podemos. Non si tratta di una questione tattica, ma strategica visto che il superamento del patto del 78 e il seppellimento del centralismo bipartitista e con esso la monarchia è una delle chiavi decisive anche per avviare la Spagna verso quella transizione ecologica che senza attori forti sul territorio assume altre strade, basti pensare alla rivoluzione del modello energetico verso un assetto diffuso che rinnovabili e uso razionale dell’energia pretendono.
Il secondo terreno di approfondimento riguarda la presenza di Unidas Podemos nel governo. É solo l’inevitabile necessità di compromesso che l’azione di governo impone, aggravata da un rapporto di forze fra PSOE e Unidas Podemos troppo favorevole ai socialisti a causare il declino di Unidas Podemos? Non credo che il problema sia questo o lo è solo in parte. Penso che più che lo stare nel governo sia il modo con cui concretamente sta nella coalizione a rendere poco riconoscibile la presenza e l’utilità di Unidas Podemos nell’esecutivo progressista. Unidas Podemos è espressione sociale ed elettorale del movimento degli indignati del 2011, cioè dei bisogni più radicali di cambiamento del paese. Non si è perso a causa della pandemia solo il tema dell’architettura istituzionale, ma anche la riconoscibilità del ruolo di Unidas Podemos sul grande tema del futuro e dei cambiamenti radicali necessari per garantirlo. In questi mesi di emergenza sanitaria il ruolo di Unidas Podemos è stato riconoscibile quasi esclusivamente sul terreno della giustizia sociale, come forza che garantiva discontinuità con le politiche liberiste precedenti, salario di sussistenza, accordi per cassa integrazione il più ampia e durevole possibile ecc. Assai meno percepibile è stata la sua presenza sul futuro della Spagna e cioè sulla necessaria accelerazione da dare alla transizione ecologica, quali forze sociali rendere protagoniste della stessa, costruendo il blocco sociale del cambiamento. Quest’assenza è certamente dovuta all’emergenza sanitaria e al dramma sociale che ne è scaturito, ma non c’è dubbio che la dialettica e la diversità di ruolo fra socialisti e Unidas Podemos si è espresso quasi esclusivamente sul terreno della giustizia sociale. Insomma è mancata quella progettualità e visione che Podemos ha rappresentato per tanti/e giovani spagnoli durante la rivolta del 2011 contro il liberismo.
Questo aspetto introduce il terzo punto di riflessione e cioè i rapporti con i movimenti e più in generale con la società. Non c’è dubbio che il progetto di costruire un partito di “lotta e di governo”, uscito dall’ultimo congresso non si è realizzato e non solo per il dramma del coronavirus. La perdita di contatto con la società e i movimenti precede l’esplosione della pandemia e segnala una scarsa e poco visibile presenza di Unidas Podemos nelle lotte più significative, che comunque continuano a manifestarsi in Spagna, a cominciare da quelle del movimento femminista. Su questi tre aspetti a me pare vada concentrata la riflessione per capire la crisi di Unidas Podemos, soprattutto la ricerca urgente di risposte alla stessa, da costruite attraverso un dibattito rivolto all’esterno, aperto ed inclusivo.