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Italia colpevole di emergenza climatica ed ambientale

di Tommaso
Chiti

L’Italia è stata condannata per violazione della direttiva europea (CE.50/2008) sulla qualità dell’aria da parte della Corte di Giustizia della UE, per aver ripetutamente sforato i limiti di emissioni di PM10 dal 2008 al 2017.

Questo genere di polveri sottili sono presenti principalmente nelle emissioni dell’industria, del traffico automobilistico e del riscaldamento domestico, ma si trovano anche nelle emissioni del settore agricolo.

Già una volta il Belpaese era stato condannato per aver mancato gli adeguamenti agli standard europei sulla qualità dell’aria, dato che circa 66 mila persone sono prematuramente vittime ogni anno di danni causati dall’inquinamento, tanto da rendere l’Italia uno degli stati membri più esposti a questo tipo di mortalità secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA).

Colpevoli e pure recidivi dunque, dopo l’ennesima procedura di infrazione avviata nel 2014 dalla Commissione Europea, per la mancata adozione di misure adeguate al rispetto dei limiti sull’inquinamento atmosferico nel periodo considerato.

La legislazione fissa infatti i valori limiti dell’esposizione, coprendo sia la concentrazione massima consentita (40 μg/m3) ed i valori limite giornalieri (50 μg/m3), che non possono essere sforati per oltre 35 giorni all’anno.

Analoga sorte era toccata alla Polonia, mentre lo sforamento dei parametri e procedure simili stanno per interessare anche Francia, Germania, Ungheria e Romania. 

Un male comune che non attenua certo le criticità per l’Italia, ammorbata da emissioni eccessive anche per biossido di azoto e PM 2,5, per cui si potrebbero aprire nuove procedure di infrazione.

Serve dunque a poco il riconoscimento da parte della Corte di Lussemburgo della circostanza attenuante invocata dal governo di Roma, circa la limitazione a 30 aree critiche, concentrate prevalentemente nella pianura padana. I giudici infatti hanno precisato che il superamento dei valori fissati per il PM10, anche nell’ambito di una sola zona, è sufficiente perché si possa dichiarare un inadempimento della direttiva sulla qualità dell’aria. 

Ci sono zone rosse che pochi vogliono considerare, se si guarda all’aspetto scarlatto in termini di inquinamento atmosferico della zona settentrionale della Penisola sulla mappatura dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

In pianura padana manca l’aria insomma; e non sembra certo un caso la coincidenza che questa sia fra le zone più colpite anche dalla pandemia da Covid19.

Paradossalmente, proprio nei giorni scorsi il Consiglio della Regione Lombardia ha spento diverse ZTL per agevolare la mobilità, proprio con il pretesto delle misure anti-contagio (!).

Eppure ogni anno l’inquinamento atmosferico delle PM10 causa nel continente europeo oltre 400 mila morti premature secondo l’Agenzia dell’Ambiente (EEA). Le patologie passano infatti dalle irritazioni, soprattutto alle vie aeree e all’apparato respiratorio, fino alle allergie asmatiche, per arrivare poi a malattie croniche, cardiovascolari o degenerative, come il cancro.

Il progetto Exhaustion – coordinato da centri di ricerca in Norvegia e Grecia con il programma HORIZON 2020 -, finanziato dall’UE, si sta concentrando sul legame tra calore, inquinamento e malattie cardiopolmonari. Lo studio esaminerà anche le conseguenze socioeconomiche di questi impatti, come ad esempio il modo in cui le malattie della salute diminuiscono o aumentano a seconda di criteri geografici, demografici e socioeconomici, ad esempio. 

Secondo il Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare, Stella Kyriakides, infatti “esiste un chiaro legame tra lo stato dell’ambiente e la salute della nostra popolazione”.

Stando al rapporto, le più esposte e vulnerabili all’inquinamento acustico e atmosferico sarebbero le comunità a basso reddito. “Le persone più povere – si legge nel rapporto – sono esposte in modo sproporzionato all’inquinamento atmosferico e alle condizioni meteorologiche estreme, comprese le ondate di caldo e freddo estremo. Ciò è dovuto ai luoghi in cui vivono, lavorano e vanno a scuola, spesso in quartieri urbani socialmente svantaggiati e vicini al traffico intenso”.

Molto spesso poi la povertà coincide con un minore benessere fisico e delle condizioni di salute critiche favoriscono l’insorgere di malattie respiratorie. A ridurre l’aspettativa di vita media delle persone poi è anche il basso grado di istruzione, che può incidere fino a sei anni di vita di meno rispetto a chi ha un titolo di studio come la laurea.

Dopo le manifestazioni oceaniche dei Fridays For Future dovrebbe essere sfuggita a pochi la correlazione fra tutela dell’ecosistema, della biodiversità, con la salvaguardia della vita. 

Il binomio è rappresentato bene dal concetto di ‘giustizia ambientale’, una delle rivendicazioni fondamentali del movimento, che riguarda appunto le condizioni di vita in un determinato contesto.

Sfruttamento irrispettoso dell’ambiente coincide dunque con un sistema di capitalismo che porta al caporalato e allo sfruttamento della manodopera, con forme di ricatto assimilabili allo schiavismo.

Malgrado il periodo di riferimento dell’infrazione sia precedente agli impegni sul clima sottoscritti alla COP22, è evidente come questa tendenza sia ancora difficile da invertire.

Poco importa poi se ben sei regioni ed ottanta comuni in Italia hanno deliberato l’evidente crisi ambientale con una dichiarazione di emergenza climatica. 

A livello locale le ragioni di bilancio nel breve periodo incidono maggiormente rispetto a prospettive di sviluppo eco-sostenibili più lungimiranti, specialmente in assenza di investimenti pubblici ed innovazione. 

La riprova viene anche dal quadro generale, dove a livello europeo, la politica agricola (PAC) e le poste di bilancio per il Green New Deal sembrano: da un lato alquanto ridimensionate rispetto alle aspettative; e dall’altro non orientarsi verso una produzione biologica diffusa, a tutela di ambiente e salute.

 

INFO:

https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/ET/IP_17_1046

https://www.euro.who.int/__data/assets/pdf_file/0012/91110/E88700.pdf

https://www.esa.int/ESA_Multimedia/Videos/2020/03/Coronavirus_nitrogen_dioxide_emissions_drop_over_Italy

https://www.exhaustion.eu/ 

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/en/ALL/?uri=CELEX:32008L0050

 

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