Mauro Zanella, maestro di scuola elementare nello storico quartiere popolare del Trullo.
Al Trullo ora convivono lavoratori di 50 differenti nazionalità i cui figli, insieme alle bambine e ai bambini italiani, frequentano la scuola di Mauro, che fa parte dell’Istituto Comprensivo Antonio Gramsci.
A suo tempo obiettore di coscienza con Pax Christi, fa parte della sezione Anpi “Franco Bartolini” Trullo-Magliana, la maggiore di Roma con oltre 270 iscritti e del gruppo Mani Rosse Antirazziste, promosso dall’ex console Enrico Calamai.
Da sempre è iscritto al Partito della Rifondazione Comunista, ha fatto in tempo a militare per Democrazia Proletaria.
Da un anno scrive come volontario per l’agenzia internazionale di stampa no profit Pressenza, che dà voce a tutti coloro che lottano in forma nonviolenta contro la guerra e per affermare i diritti umani.
Mauro ha accettato di rispondere ad alcune domande per transform!Italia.
Puoi spiegarci le tappe e il senso di questo viaggio in Ucraina?
Sono partito con un pullman di linea che segue la tratta Salerno -Kiev, e che viene utilizzato quasi esclusivamente da lavoratrici Ucraine.
Gli uomini dai diciotto ai sessant’anni non possono lasciare l’Ucraina e, se stanno all’estero, preferiscono essere considerati renitenti alla leva piuttosto che correre il rischio di essere arruolati a forza e costretti ad andare a combattere in trincea.
Io sono salito a Roma Rebibbia e sono sceso a L’viv (Leopoli).
Ero l’unico Italiano e uno dei cinque maschi adulti presenti sull’autobus: oltre a me i due autisti e due ultrasettantenni.
Il mio vicino di posto era un pittore edile con doppia cittadinanza, avendo acquisito anche quella italiana dopo oltre un decennio di duro lavoro (quindi possiamo portare a due il numero complessivo dei cittadini italiani).
Vive e lavora a Napoli e vuole rientrare nella sua Leopoli, ma deve lavorare ancora fino ad avere la pensione italiana perché quella sociale ucraina è di 60 euro mensili e lui deve spenderne 80solo per un farmaco assolutamente necessario per una brutta malattia ai polmoni, ora glielo passa gratuitamente il Servizio sanitario nazionale italiano, ma in Ucraina dovrebbe farselo da solo.
Da questo primo capoverso puoi capire che cosa intendo fare in Ucraina: giornalismo di inchiesta, sul campo, attraversando questo immenso Paese da L’viv ad Odessa passando dalla capitale capitale Kyiv (Kiev) e forse da centri rurali minori.
Sono pacifista, nonviolento, comunista e libertario, ma ovviamente non sono venuto a fare propaganda, sarei subito espulso, ma a cercare di capire per raccontare le mie impressioni di viaggio.
Quali sono stati i momenti e gli incontri più significativi?
E’ la terza volta che viaggio in Ucraina e che scrivo resoconti per Pressenza.
La scorsa estate ero già stato a Kiev e poi durante le feste natalizie sono andato a Odessa e a Mykolaïv (la città, tra quelle che ho visitato, più pericolosa perché abbastanza vicino alla linea del fronte. Altre città a ridosso del fronte sono diventate città fantasma).
In questi tre viaggi i momenti più significativi sono stati sicuramente le due interviste, a distanza di un anno a Yurii Sheliazenko, avvocato, quacchero, obiettore di coscienza all’esercito, da tempo sotto processo.
Un processo le cui udienze sono continuamente rinviate, perché il potere non si sente di condannarlo, ma tanto meno di assolverlo.
Quest’anno ho conosciuto anche un suo amico quacchero, Andrew, che mi ha mostrato i danni, provocati da un drone ad un edificio, fortunatamente ancora non abitato, di un centro residenziale periferico dove lui abita.
Finora, il mio viaggio non è ancora terminato, questo é stato un momento molto importante e significativo.
Tra altri luoghi che mi sono rimasti impressi nei due precedenti viaggi e su cui ho scritto articoli, sono stati il Museo del disastro nucleare di Chernobyl (che ci ricorda i rischi a cui andiamo incontro ‘scherzando con il fuoco’) e il sinistro ed abbandonato palazzone chiamato “Casa dei Sindacati” a Odessa, dove squadristi dell’ultra destra banderista e neonazisti, assaltarono il campo dove fa settimane ininterrottamente manifestavano, contro la deriva nazionalista, militanti antifascisti che si denominavano federalisti, decisi a difendere lo stato ucraino binazionale, ponte tra est e ovest.
Quella orrenda strage ha portato alla guerra civile e poi all’intervento della Federazione Russa da un lato, e invio di armi da parte della Nato dall’altro.
Vorrei infine ricordare il luogo, fortunosamente raggiunto, della strage provocata da un missile Russo, un vero ingiustificabile crimine di guerra poiché è stato lanciato in un quartiere di edilizia popolare sventrando un palazzone e uccidendo sul colpo 31 persone, tra cui 6 bambini.
Non nascondo di aver pianto di fronte a quel palazzo orribilmente sventrato, alle numerose macchine incenerite, tra vetri rotti e macerie, ma soprattutto al piccolo scivolo divelto e ai giocattolini, trovati tra le macerie, che mani pietose avevano raccolto e messi in un luogo circondato da lumino.
A mio parere questo missile serviva per terrorizzare ulteriormente gli abitanti di Kyiv, già provati dagli attacchi dei droni, per mostrare a cosa porterebbe una possibile ulteriore escalation.
Altro momento commovente a cui ho partecipato sono stati i funerali della coraggiosa giornalista venti settisettenne, Victoria Roshchyna, Ucraina di madrelingua Russa, catturata dai Russi, imprigionata, torturate e uccisa per i suoi coraggiosissimi reportage dalle zone occupate dalle truppe russe (come ci ricorda Francesca Albanese in violazione della legalità internazionale)
Lei del resto era nata a Zaporizhzhia, dove sorge la centrale nucleare intorno alla quale vi sono stati irresponsabili scontri.
Come vivono le persone questo stato di guerra, qual è il loro quotidiano?
Il grande centro storico, paragonabile a ciò che a Roma è la zona interna all’anello ferroviario, ma Kyiv è molto più grande, risulta pressoché intatta, o le “ferite” sono state rapidamente sanate. Il cuore vero è proprio di Kiev, dove sorgono il Palazzo del Presidente, le sedi delle Istituzioni Statali, le splendide basiliche con le cupole dorate e le ambasciate, non è mai stata sfiorata da attacchi di alcun tipo.
La gente non bada più agli allarmi ma è terrorizzata quando agli allarmi seguono le esplosioni provocate dai droni.
In genere la gente fa una vita apparentemente, normale e trova il modo di divertirsi, fare jogging, andare al ristorante, prendere un gelato, un caffè nei numerosi locali con tavolini all’aperto, girare in monopattino e fare turismo interno.
Un ragazzo mi ha confessato: “Recitiamo, facciamo finta, ma dentro abbiamo paura, incertezza e preoccupazione per gli amici e i parenti al fronte e dolore per i nostri cari morti.
Ci sono forze che riflettono autonomamente? C’è una opinione pubblica? Come sta insomma la democrazia?
Sto intervistando decine di persone per la strada, presentandomi come reporter di una Agenzia Indipendente, la nostra amatissima Pressenza, e garantendo ovviamente l’anonimato.
Le voci che sto raccogliendo mostrano una società civile ricca e plurale.
Ad un anziano che, per i libri che vendeva, ho immaginato di che parte politica fosse. Ho fatto un azzardo e mi sono dichiarata Comunista, non parlava una parola se non in Ucraino, ma commosso ha intonato “O bella ciao” e “Bandiera rossa” in Italiano, abbiamo cantato insieme, era commosso e mi ha abbracciato. Alla fine ha alzato il pugno e mi ha detto”No Pasaran!”.
È stato un momento toccante perché in Ucraina, come in Polonia Ungheria e sicuramente nei Paesi Baltici, la propaganda comunista è reato e i partiti comunisti, anche dichiaratamente antistalinisti, sono fuori legge.
A Leopoli ho assistito ad una grande manifestazione di popolo, avevano cartelli di cartone e striscioni ricavati da lenzuolo con scritte tutte diverse fatte a mano. Questi ragazzi che guidano il movimento formato da persone di ogni età, utilizzano i social per autoconvocarsi.
Manifestazioni di questo tipo, dichiaratamente antigovernative e contro il presidente, sono le prime dall’inizio della guerra e si sono svolte in tutte le città.
Il presidente Zelenski ha dovuto chiedere in fretta e furia al Parlamento di abrogare una precedente legge da lui stesso voluta che serviva a mettere sotto il controllo politico levdue agenzie governative che indagano contro i reati di corruzione.
I ragazzi hanno vinto la loro battaglia specifica e il presidente è rimasto al suo posto, ma ormai screditato.
Altra cosa interessante sono i villaggi rurali che in piú di una occasione hanno fatto scappare i reclutatori venuti ad arruolare forzatamente i ragazzi per inviarli in trincea sulla linea del fronte.
Che idee ti sei fatto rispetto a quella che potrebbe essere il modo per uscire dalla guerra ma anche di costruire una pace duratura?
Serve un immediato cessate il fuoco, troppi sono i morti e troppi sono i pericoli che questo scontro tra Federazione Russa e Stati Uniti d’America in terra Ucraina possa, anche per errore, degenerare in un conflitto generale nucleare. Ci vuol poco per trasformare in un cumulo di macerie radioattive, Kiev, Leopoli, Odessa da un lato e Sanpietroburgo (la nostra Leningrado!) e Mosca dall’altro… Pochi minuti pochi missili dotati di testate atomiche, ma in tal caso stessa sorte potrebbe toccare a Roma, Parigi e Londra.
Quindi non si può e non si deve attendere oltre e decretare un cessate il fuoco che congeli la situazione dell’attuale linea del fronte.
Una pessima pace è sempre meglio di una guerra “giusta”.
Temo che si arriverà, in sostanza alla spartizione dell’ Ucraina… con i relativi e già iniziati scambi di una popolazione che fino all’inizio della guerra nel 2014 viveva mescolandosi su tutto il territorio.
La soluzione ideale sarebbe il ripristino dei confini della Repubblicasovietica di Ucraina, con la garanzia del rispetto assoluto della popolazione di lingua e cultura Russa e degli altri popoli che formano la Repubblica: i rom, gli ebrei rimasti, i polacchi e le altre minoranze nazionali e linguistiche.
Uno stato laico, democratico, plurinazionale, rispettoso dei diritti umani, neutrale e disarmato, almeno per quanto riguarda le armi palesemente offensive.
Uno stato ideale che vorremmo che sorgesse del resto in terra di Palestina e ovunque in ogni luogo del mondo.
Per ora accontentiamoci del cessate il fuoco immediato.
