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INSORGIAMO! For Future

di Tommaso
Chiti

La mobilitazione del Collettivo di Fabbrica ex-GKN di Campi Bisenzio nell’hinterland fiorentino pare inarrestabile. E se ne sono accorti anche i padroni, così in difficoltà ed in assenza di argomentazioni a discolpa della loro incapacità gestionale, da arrivare a minacciare querele ai partecipanti del festival letterario dello scorso fine settimana, in base niente meno che al “decreto rave”, che tanto bene contraddistingue l’ignominia del governo Meloni.

Dopo la manifestazione nazionale del 25 marzo a Firenze, con oltre diecimila partecipanti infatti, pochi giorni fa la Società di Mutuo Soccorso ‘INSORGIAMO!’ affiliata ad ARCI, sulla base dell’art.11 dello Statuto dei Lavoratori ed in collaborazione con la Casa Editrice Alegre, ha portato negli spazi sociali dello stabilimento dedicati al Cral aziendale (Circoli ricreativi assistenziali dei lavoratori), ormai disertato da una sfilza di liquidatori – il penultimo durato appena un mese –, ben oltre le duemila presenze attese per il primo festival letterario sulla Working Class in Italia.

Una rassegna di respiro internazionale, a cui hanno partecipato autori ed autrici non solo italiane, fra cui Simona Baldanzi, Claudia Durastanti, Francesca Coin, Fabio Franzin, Angelo Ferracuti, o Alberto Prunetti, peraltro anima organizzativa e direttore artistico del festival. Alla kermesse hanno preso parte anche nomi della letteratura internazionale, come Cynthia Cruz, Sarah Gainsforth e Pap Abdoulaye Khouma; oltre agli interventi delle firme britanniche più in vista della ‘working class’ del calibro di Anthony Cartwright, D. Hunter e Cash Carraway, senza farsi mancare neppure un saluto del regista Ken Loach, quasi a contrappasso della chiusura lampo dello stabilimento nel 2021, operata proprio dal fondo finanziario inglese Melrose.

Tre giorni intensi, costruiti grazie ad oltre trecento sottoscrizioni popolari, raccolte online; e che nelle intenzioni dell’organizzazione intendevano proprio contribuire a “creare un nuovo immaginario di classe, dando il giusto peso culturale ad autori e autrici che hanno trattato temi come la provenienza e le ferite di classe, il lavoro oppresso e le sue lotte, gli infortuni professionali, l’orgoglio di essere nati in famiglie operaie”.

La vertenza del Collettivo di Fabbrica GKN segna così un altro primato ineludibile, non solo per longevità e tenacia della mobilitazione; e neppure per i risultati favorevoli ottenuti sul piano dei ricorsi giudiziari, peraltro in larga parte disattesi da quei fuorilegge – che confidano più nel mercato, che nella giustizia -, lasciando per mesi gli operai senza né stipendio, né protezione sociale, così da spingerli alle dimissioni volontarie. Ma soprattutto la vertenza è un riferimento di orgoglio e di riscatto della classe lavoratrice, costruendo mediante convergenze politiche – come quelle ambientali e con la comunità scolastica –, o di tipo culturale – con la musica e ora anche con la letteratura – un nuovo paradigma egemonico. Fare comunità in contesti che, con la frammentazione dei contratti ed il ricatto della precarietà, diventano sempre più competitivi; ed unire le rivendicazioni per un progresso solidale e sostenibile, laddove il sistema capitalistico mostra con speculazione e sfruttamento di ambiente e persone il suo lato predatorio; costituiscono gli elementi più dirompenti.

A corredo di questa straordinaria realizzazione delle più intriganti teorie gramsciane è anche l’interregno,  che decine di lavoratori e lavoratrici stanno dannatamente vivendo nel limbo delle liquidazioni, quando il vecchio dell’imprenditoria faccendiera si dà letteralmente alla fuga di fronte ad istituzioni incapaci, se non addirittura indifferenti; mentre il nuovo rappresentato dal collettivo di operai è così orgoglioso del proprio posto di lavoro, da costruirci momenti di socialità e raccontarlo in prima persona anche all’esterno.

In un simile contesto si inserisce ora una nuova prospettiva, anche questa in forma di campagna dal basso, con il crowdfunding per la reindustrializzazione, da sviluppare con piani produttivi legati alle rinnovabili senza litio e silicio, quindi “sganciati dalla filiera estrattiva che impatta sul sud del mondo”; così come alla realizzazione di cargo-bike per il trasporto ecologico di merci. L’appello alla partecipazione all’iniziativa, che in poco tempo sta raggiungendo l’obiettivo di 75.000€, riporta chiaramente l’impegno estenuante dei lavoratori, che hanno “sconfitto insieme i licenziamenti in tronco, resistito al logoramento, scritto bozze di legge e sviluppato piani industriali”. E sempre nella presentazione dell’iniziativa è evidente che “l’assedio si fa sempre più violento, i giorni senza stipendio si sommano alla violazione di qualsiasi diritto sindacale e contrattuale, fino all’invito implicito a licenziarsi arrivato da QF – l’azienda aperta e subito chiusa, anzi mai realmente avviata da Borgomeo –, con tanto di contatti per percorsi di ricollocamento. Il tutto sotto i riflettori e ai tavoli ministeriali”.

In questo senso e fin dall’inizio c’è stata coscienza di classe e soprattutto consapevolezza che, se simili pratiche di licenziamenti di massa vengono ammesse in stabilimenti altamente sindacalizzati e con trascorsi vittoriosi di rivendicazioni sul lavoro come quello di Campi Bisenzio, allora ‘avrebbero sfondato dappertutto’. Oltre a resistere, però la crisi aziendale vuol essere occasione per un precedente, che da solo smaschererebbe l’insussistenza dell’élite imprenditoriale e governativa, del concetto neoliberista di “lasciar fare il manovratore”. Un “precedente deve essere GKN FOR FUTURE: la fuga di un fondo finanziario che si trasforma in una riconversione industriale, al servizio di 300 posti di lavoro e dell’intera comunità. Lo hanno chiesto 17mila cittadini nella consultazione popolare autogestita: a Campi Bisenzio deve nascere una fabbrica pubblica e socialmente integrata”.

Senz’altro alle passerelle dei politicanti e ai cambi di governo, la vertenza resiste sulla solidarietà organizzata e diffusa, su un territorio e sulle speranze di compagni e colleghi, che cercano così una speranza per crederci ancora, dimostrando che la lotta paga, si fa egemonia culturale, orgoglio di appartenenza di classe, da cui rivedere il Sol dell’Avvenire.

Per partecipare alla campagna di sottoscrizioni, è sufficiente collegarsi alla piattaforma “produzioni dal basso” e fare la propria donazione. In palio numerosi premi e riconoscimenti, con l’appuntamento al prossimo 9 luglio, a due anni dal licenziamento di massa operato da GKN Driveline, con la speranza di scrivere un nuovo capitolo di questa storia di riscatto della classe lavoratrice.

Tommaso Chiti

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