Riprendiamo da comune-info.net con lo stesso titolo questo articolo di Antonio Lupo del 19 Novembre 2024 –
La terza guerra mondiale voluta dal capitalismo ma che nasce dal patriarcato, la ricerca di lotte e soluzioni non solo locali, la forza del confederalismo democratico del Rojava che parla al mondo, le finte aperture del governo turco al movimento curdo delle ultime settimane, l’importanza della liberazione di Ocalan… Sono alcuni dei temi discussi nella partecipata assemblea nazionale di Rete Kurdistan Italia ospitata a Bologna
L’Assemblea di Rete Kurdistan Italia del 9 Novembre 2024 a Bologna è stata ben partecipata, con rappresentanti delle Reti di quasi tutte le regioni italiane, dirigenti curdi e con la partecipazione di alcuni segretari di partiti politici nazionali, di un rappresentante della Comunità palestinese, di dirigenti dell’ANPI Nazionale, della FIOM e CGIL Nazionale, dei COBAS, di Mezza Luna Rossa Kurdistan, della Staffetta Sanitaria di Roma, di Un Ponte Per, dell’Associazione Verso il Kurdistan.
Dopo l’introduzione di Yilmaz Orkan, rappresentante in Italia di UIKI-Ufficio di Informazione del Kurdistan In Italia, c’è stato l’intervento fondamentale di Adem Uzum, membro Consiglio Esecutivo del Congresso Nazionale del Kurdistan (KNK).
Adem ha esordito dicendo che l’attuale crisi non riguarda solo i Curdi e i Palestinesi, il KNK ritiene che sia ormai in atto la terza Guerra Mondiale, perché il capitalismo non riesce più a rispondere alle necessità generali a livello mondiale. I Curdi hanno problemi di identità e di lingua che noi europei non abbiamo, ma ci sono altri problemi comuni. I Curdi cercano soluzioni a questi problemi, le soluzioni sono difficili essendo sottoposti a continui massacri, ma soprattutto perché chi li opprime non sono gli Stati e i Governi, ma la modernità capitalista che li supporta. Non bastano soluzioni solo a livello locale, i Curdi hanno fatto rivoluzioni e trovato soluzioni politiche condivise, ma la modernità capitalista è contro di loro, non le ha accettate e quindi non si è arrivati a una soluzione.
Dagli anni Novanta al 2015 sembrava che ci potesse essere un successo (anche militare), ma le potenze imperialiste (USA, Israele ecc.) non l’hanno permesso, così come hanno bloccato le soluzioni politiche in Turchia, perché sono contro i loro interessi. I Curdi hanno cambiato nome e progetto per mettere fine alla guerra: il risultato è che sono stati messi nelle liste delle formazioni terroristiche, perché gli imperialisti vogliono continuare la guerra. Lo stesso vale per la Palestina, in questo sistema capitalista, basato sugli Stati-Nazione, tutti gli altri vengono considerati “barbari” e senza diritti, a cui non concedere indipendenza, anche se accettassero di diventare Stato-Nazione.
Ci sono problemi comuni con l’Italia e l’Europa, problemi sociali, ecologici, l’oppressione delle donne ecc, problemi causati dal sistema, dal nazionalismo e dal sessismo. Quando i curdi cercano di resistere vengono massacrati, gli europei vengono criminalizzati. Siamo sulla stessa barca, si deve agire localmente, ma pensare globalmente, non basta la solidarietà, c’è bisogno di una lotta comune. È importante trovare soluzioni alternative, ogni nazione ha il diritto di trovare la propria soluzione. I Curdi, da un punto di vista socialista, sono contro il sistema capitalista, lo Stato-Nazione e la modernità capitalista, che sono la radice del problema, e lottano contro questo sistema.
In questa area (palestinesi, curdi ecc.) attualmente c’è una guerra in corso, perché i capitalisti cercano di riorganizzarsi attraverso la guerra e i massacri. In altre parti del mondo, in Europa e USA, stanno prendendo piede idee razziste e fasciste, con aumento dei problemi sociali. Se i movimenti di sinistra non si riorganizzano, la destra aumenterà sempre di più in Europa, aumenterà il nazionalismo, il sessismo, il razzismo, specie dopo la vittoria di Trump, con governi in mano a burocrazie e servizi segreti, sempre più guerre e militarizzazione, iniziando dalle scuole e dalle istituzioni statali, bloccando gli attuali diritti conquistati.
Per contrastare tutto questo ci vuole maggior discussione, solidarietà e maggiori lotte, anche sui problemi interni.
La guerra in Palestina e Ucraina non finirà a breve. Non è solo una questione palestinese, la modernità capitalista e Israele vogliono prendersi tutte queste aree e le fonti energetiche della zona.
Si devono trovare altre soluzioni, verso la libertà, l’ecologia, i diritti delle donne. I Palestinesi hanno bisogno di una soluzione democratica, a uno o due stati, con i diversi popoli che possano convivere tra di loro, questo vale anche per i Curdi, per Iran, Turchia, Iraq e Siria. Contro la modernità capitalista, il “modello” è il Rojava, il confederalismo democratico, la proposta del presidente Ocalan, che dobbiamo liberare per trovare soluzioni in Medio Oriente e altri paesi.
Stanno opprimendo ancora di più i Curdi per la crisi esistente in Medio Oriente, perché sono in difficoltà e non trovano soluzioni ai loro problemi. Il leader turco ultranazionalista Bahçeli, presidente del Partito del Movimento Nazionalista (MHP) dal 1997, negli ultimi giorni ha fatto aperture al movimento curdo, tutto questo perché devono trovare soluzione ai loro problemi (un’inflazione annua di quasi il 90%!), non per dare soluzioni giuste ai curdi, che nel prossimo futuro devono continuare la lotta e avviare negoziati per cambiare la Costituzione fascista, per i loro diritti e per indebolire l’avversario, che non è più forte come in passato. I Curdi sono organizzati bene e hanno un progetto globale.
Una vittoria in Kurdistan e M.O. indebolirà il sistema fascista, razzista, militare anche in Europa. I Curdi e gli europei hanno gli stessi problemi, entrambi sono dipendenti l’uno dall’altro, e solo insieme possono vincere.
Ad una mia domanda su come il KNK valuta i BRICS (che di recente si è allargato a paesi come Arabia Saudita, Iran ecc), gruppo che è appoggiato da alcuni movimenti mondiali, tra gli altri dal Movimento Sem Terra del Brasile, e che rappresentano una speranza, anche per la possibile sconfitta economica degli USA con la dedollarizzazione negli scambi commerciali mondiali, Amed ha risposto così: “Non supportiamo né vediamo differenze tra i BRICS, il G20 e il G7, è una lotta fra gruppi egemoni per avere maggior potere su di noi e sul nostro lavoro. I BRICS sono Stati-Nazione che vogliono controllare le risorse energetiche, in competizione con gli USA. È una competizione fra Stati-Nazione per risolvere i loro problemi, questa loro competizione può essere utile per la nostra causa, ma per noi è solo una questione tattica, solo la nostra piattaforma può risolvere i nostri problemi. Non possono essere anti imperialisti, perché essi stessi sono tutti imperialisti”.
Molto importante è stato anche l’intervento di Haskar Kirmizigul, del Movimento donne curde:
“Saluto la resistenza palestinese, così come la resistenza curda. La terza Guerra mondiale arriva dal Patriarcato e le prime ad essere colpite sono le donne, quindi siamo noi donne che dobbiamo prendere la parola, come noi donne curde facciamo da trent’anni. Il problema della liberazione delle donne è centrale rispetto a tutti gli altri problemi sociali. Negli ultimi dieci anni in Kurdistan il capitalismo ha ucciso molte compagne, non solo quelle che avevano abbracciato il fucile, ma anche quelle impegnate nel sociale. Recentemente sono state uccise due giornaliste. Purtroppo il Patriarcato è riuscito a mettere delle donne a capo di Governi di destra in Europa. Da oltre due anni stiamo lavorando a un progetto di Confederalismo mondiale delle donne, cercando prospettive di lotta comuni, inclusa l’autodifesa. Jin, Jiyan Azadi (Donna, Vita e Libertà) è una filosofia, strumento di indipendenza per le donne. Nell’agenda permanente del Rojava c’è sempre il processo di giustizia per Afrin, Shengal e Makhmur, e una campagna contro la pena di morte”.
Il 23 ottobre è stato permesso ad Omer Öcalan, deputato Dem e nipote del leader, di incontrare Abdullah Öcalan nel carcere sull’isola di Imrali, in totale isolamento da 43 mesi, in violazione di tutte le norme giuridiche comprese quelle della stessa Turchia. Tutta l’Assemblea ha condiviso che la liberazione di Ocalan è fondamentale per la soluzione della questione Curda e non solo. Varie iniziative sono già programmate nei prossimi mesi per pretendere la liberazione di Apo Ocalan.