La lettura del libro oscilla tra la grandezza e durezza degli argomenti epistemologici e la leggerezza e ampiezza de la loro narrazione storica. Numerosi sono gli esempi concreti di pratiche alternative con cui individui e movimenti hanno fecondato la scienza tecnologica negli ultimi 50 anni. La prospettiva privilegiata che viene suggerita è quella sociale. La tesi principale è che il progresso sociale corrispondente all’interesse collettivo ha la responsabilità di affermare la sua priorità sulle scelte, mai neutrali, dello sviluppo tecnologico.
Che tale sviluppo presenta ora un dominio incontrastato di una proprietà privata di enormi aziende multinazionali che inibiscono l’entrata a nuovi players. Il ruolo della società civile è quindi di spingere verso un possibile progresso collettivo per una vita comune più ricca di valore, qualità, soddisfazione.
I capitoli del libro: Una crisi senza fine, Prender a calci il presente, L’ambigua utopia dei robot, Liberate nonna papera, di Chips in the casbah, L’IBM e Sancho Panza, Distribuzione clandestina di pasticche di silicio davanti alla scuola di Frattocchie, Dalle piramidi a Flatlandia, Il personal è politico. Tutte narrazioni godibilissime e storie che alzano un velo sulle banalità della cronaca attuale fatta da annunci sui prodotti e servizi del mainstream.
Gli effetti dei conflitti sociali ci hanno portato verso un declino delle speranze storiche ispirate dalla sinistra. Il risultato di questa delusione si vede oggi nel ripiegamento popolare verso soluzioni semplicistiche e dirigiste.
Come riprendere il cammino ? A questa domanda I Visionari danno molte risposte e innumerevoli esempi di soluzione. Soluzioni che si sono accumulate nel tempo.
Gli autori risalgono dalle originarie società di mutuo soccorso alle esperienze dei movimenti degli anni 70. Scavano nei testi di autori di fantascienza come nelle teorie eretiche di neurologi ed epistemologi, indagano sui temi più rilevanti dell’odierna tecnologia (dai big data al machine learning alla gamification etc.) e collegano i fili delicati che annodano tecnologia a depressione sociale. Ma non ne traggono un segno solo di arretramento. Credono nella potenzialità della tecnologia di liberare l’uomo dal peso della burocrazia e dal lavoro inutile. Parlano della tecnologia in mano alle persone solo per potenziarne la libertà di agire e di sentirsi parte di una comunità planetaria.
Si moltiplicano le dimostrazioni dell’esistenza di un general intellect che lavora carsicamente senza posa e fa emergere la fattibilità di una società più uguale e comunitaria. Dai titoli emblematici e ironici dei capitoli scaturiscono innumerevoli domande ed anche sorrisi. Il libro parla ai lettori più ingenui, ma anche ai seriosi accademici , incita a farsi un loro parere comprendendo più a fondo la radice dell’attuale sbandamento sociale e a dare il loro contributo.
Fin qui si è detto in generale del piacere della lettura di un testo schierato, ma aperto. Se si va più nello specifico vediamo che gli autori hanno frequentato concretamente queste tematiche. Ne risulta un panorama di persone sconosciute, intellettuali e scienziati, per molte istituzioni pubbliche ignoti, che hanno lasciato una grande eredità culturale connettendo scienza, società e politica. La proiezione di queste idee hanno prefigurato il futuro possibile. E su questo potrebbe ripartire la storia che le giovani generazioni attendono.
In libreria: I Visionari. Utopia digitale e fine del lavoro di Fabrizio Fassio e Giuseppe Nicolosi
Il volume parte dall’attuale crisi economica e dalla crescita impressionante delle diseguaglianze sociali per addentrarsi in un’esplorazione a ritroso di quella “terza rivoluzione industriale” che, a partire dalla metà del Novecento, ha trasformato il mondo del lavoro, l’economia e la vita delle persone. Particolare rilievo è dato all’analisi delle prospettive utopistiche che hanno costellato l’evoluzione dell’automazione e delle nuove tecnologie, dall’idea dei futurologi degli anni ‘80 di rilanciare l’economia dei paesi in via di sviluppo attraverso le reti di computer fino all’utopia messianica di una fine del lavoro che, secondo alcuni, avrebbe dovuto realizzarsi in modo automatico per gli effetti spontanei del cosiddetto “progresso”. In questa prospettiva, la rivisitazione di alcuni aspetti del sindacalismo europeo di fine Ottocento e dello spirito dei consigli di fabbrica mira a rilanciare le culture del mutualismo e del conflitto nel contesto delle nuove tecnologie e dell’informatica, senza fare concessioni alla retorica dilagante della sharing economy.
Fabrizio Fassio e Giuseppe Nicolosi
I Visionari. Utopia digitale e fine del lavoro
Collana: Esplorazioni
Gli autori:
Fabrizio Fassio, da un background di statistico, demografo e studioso di antropologia a 25 anni di impegno per la multinazionale IBM. Eletto nel primo Consiglio di fabbrica dell’IBM di Roma e nel direttivo della FIOM. Ha lavorato per la pubblica amministrazione, industria, banche, assicurazioni e per la formazione. Ha coordinato progetti europei che hanno coinvolto centri di ricerca, città e regioni europee, industrie di avanguardia tecnologica. Fondatore e presidente di T6 Ecosystems, si è dedicato al management e alla progettazione organizzativa, sociale, territoriale e tecnologica.
Giuseppe Nicolosi, è uno psicologo sperimentale, con competenze in ambito informatico.Ha collaborato con numerose aziende, riviste e quotidiani. Organizzatore di iniziative culturali e convegni in ambito universitario, ha ricevuto incarichi di insegnamento presso la terza università di Roma ed è attivo nella creazione di blog, mailing list e momenti di discussione online su tematiche riguardanti le nuove tecnologie.