articoli

Guerra o pace

di Franco
Russo

Si terrà lunedì 7 novembre alle 17 una discussione sull’ultimo libro di Fiammetta Salmoni – Guerra o pace. Stati Uniti, Cina e l’Europa che non c’è (Napoli 2022). Molteplici sono i motivi per cui l’Osservatorio UE ha ritenuto utile una conversazione con l’Autrice animata da Roberto Musacchio, con interventi di chi vorrà partecipare coordinati da Mauro Casadio, Il primo è l’attualità dei problemi esaminati da F. S.,  ben esplicitati fin dal titolo, relativi al ruolo delle tre potenze economiche ‘capitalistiche’ nelle dinamiche geopolitiche, entro cui si è inserita la Russia di Putin con la guerra contro l’Ucraina.

Per dare senso agli attuali avvenimenti sulla scena mondiale viene utilizzata la categoria              dell’imperialismo, di cui si ripercorre l’evoluzione teorica, e ideologica, non solo nel suo versante  marxista, ma anche in quello dei fautori dell’imperialismo. Ne risulta un’analisi piuttosto originale perché si mette in luce un filone di imperialismo ‘buono’ e di uno di imperialismo ‘cattivo’, uno predicato dalle classi dirigenti e uno dai suoi avversari. Ė dunque un’occasione per riflettere su questa categoria politico-economica che ha attraversato la storia del movimento operaio, socialista e comunista, e da sempre uno dei motivi di forti mobilitazioni e di durissime lotte – basta ricordare le vicende della I Guerra mondiale e dei crediti di guerra, che provocò la rottura della socialdemocrazia, della nascita dei partiti comunisti e della Rivoluzione bolscevica all’insegna di ‘pace e terra’; o di quelle contro lo ‘spazio vitale’ in nome del quale Hitler scatenò la Seconda Guerra mondiale,  della sua sconfitta, del successivo crollo dell’impero inglese, dell’affermarsi dell’egemonia mondiale degli USA, delle lotte anticoloniali e di quelle contro l’imperialismo nordamericano, che vide nascere un movimento mondiale di giovani a sostegno di Cuba e del Vietnam al di fuori dei partiti comunisti tradizionali. Oggi a contendersi l’egemonia globale sono tre potenze, USA Cina e UE, riportata quest’ultima sotto l’ombrello statunitense dalla guerra di Putin. A ragione F. S. richiama le ragioni economiche della competizione interimperialistica: materie prime, energia, chips, industria bellica, catene del valore, tutto ciò è in gioco nella lotta globale, che giunge ancora una volta a utilizzare la guerra come strumento per affermare l’egemonia – non solo in Ucraina, ma in Africa, in Asia, nel Medio Oriente sono in corso guerre che si trascinano da decenni. Per questo il libro ha come titolo ‘pace o guerra’, anche per richiamarci a scelte di fondo, a livello personale e collettivo, e si dovrebbe avere il coraggio di rompere con i ‘social-imperialisti’, ancora una volta collusi con le destre reazionarie, per avviare un percorso di rifondazione culturale e politico della sinistra.

Molte pagine sono dedicate all’analisi del ‘capitalismo cinese’, che il PCC, anche nel suo recente XX congresso, definisce invece come ‘socialismo di stampo cinese’. L’analisi di F. S. è per me convincente, perché  descrive la società cinese come una variante del capitalismo: un capitalismo di Stato con un regime politico autocratico ‘a  partito unico’, che va accentuando i connotati autoritari accentrando il potere nelle mani di Xi Jinping. Sull’arena mondiale la Cina di Xi è passata da una postura di soft power a una di sharp power, per contestare l’unilateralismo e l’egemonismo USA.

L’economia di mercato socialista, come verso la sua fine è stato definito il regime delle ‘democrazie popolari’ dell’Est europeo e ora della Cina e del Vietnam, pone questioni teoriche non semplici perché si tratta di elaborare una tipologia dei vari capitalismi, che non si coniugano con le forme politiche tradizionali dell’Occidente, che per altro stanno sempre più degenerando verso forme oligarchiche, ma con regimi dichiaratamente illiberali tesi ad affermare istituzioni di governance autoritarie, con una concentrazione di poteri intorno a una singola persona e/o a un partito.

Ampio spazio è dedicato all’analisi dell’Europa che non c’è. Vengono esaminati tutte le strategie che l’UE stava mettendo in atto per conquistare l’indipendenza strategica dagli USA, e che avevano raggiunto dei risultati nel campo delle strategie militari, delle politiche monetarie con il rafforzamento dell’euro come moneta di riserva, della competizione industriale e delle catene di valore costruite dal cuore dell’UE, cioè dalla Germania, fino alla Cina. Questi sforzi sono stati vanificati dall’epidemia e soprattutto dalla guerra scatenata da Putin, la cui prima vittima sacrificale è la popolazione ucraina, ma quella politica è proprio l’UE, di nuovo completamente impigliata nella rete dell’egemonia USA. Per esserci l’Europa dovrebbe rompere le dinamiche capitalistiche, spezzare il potere oligarchico, e cambiare rotta nelle strategie geopolitiche, per costruire una società che fa della democrazia partecipata, delle libertà personali, della sicurezza e benessere sociali dei suoi cittadini,  della pace tra tutti i popoli del Continente, della cooperazione ‘risarcitoria’ con quelli del Sud del mondo le proprie stelle polari, purtroppo questa Europa non c’è.

Franco Russo

Articolo precedente
Alla destra danese non riesce la spallata
Articolo successivo
Non si salva il Mondo senza estirpare il Capitalismo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.