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Grande follia collettiva. L’Europa vuole diventare una grande potenza imperialista

di Luciano
Beolchi

 La follia più grande in questa repentina follia collettiva provocata dall’irruzione del presidente Trump sulla scena politica mondiale, è che in Europa la posizione che viene fatta passare come di sinistra è – tra gli altri-, quella del Partito Democratico Italiano. La sua segretaria respinge con indignato furore l’idea di un riarmo à la carte, ogni stato per sé, e contrappone come alternativa democratica e di sinistra, un riarmo collettivo e coordinato sotto l’unica bandiera europea.

Con lo stesso democratico furore ci spiega che una grande potenza imperialista è meglio delle tante piccole potenze imperialiste che sono nelle corde dei sovranisti – che nessuno vuol chiamare fascisti – che si vanno diffondendo in Europa a macchia d’olio. I conservatori, democristiani & C. gli spianano la strada, sentono nell’aria un’idea di liberi tutti, si svincolano e già riarmano: Germania in testa e poi Polonia, i Baltici e gli Scandinavi. A questi guerrafondai à la carte, l’Europa di sinistra oppone una grande potenza imperialista armata fino ai denti che giochi finalmente nella serie A delle potenze planetarie, dopo aver trascurato di farlo per settant’anni; e presto si alzeranno le forche per tutti coloro che per venale collusione col nemico le hanno impedito di assumere ruolo e responsabilità che le competono.

Ed ecco la prima questione imbarazzante. Perché una grande potenza imperialista deve avere un destino. L’America di Trump, ma anche quella di Biden o di Kennedy prima di lui, ha quello di dominare il mondo intervenendo con le buone o con le cattive in tutte le situazioni piccole o grandi che possano disturbare o solo rendere meno redditizi i suoi affari presenti e futuri; la Cina ha un progetto di ampio respiro per costruire, non da sola, un’alternativa al dominio imperiale americano. Non sarà una coalizione di angeli, ma, almeno fino ad ora, è apparsa meno minacciosa, bellicista e frenetica del suo storico avversario. La Russia, come ripete da decenni, vuole che siano rispettate le garanzie di sicurezza che le erano state promesse a suo tempo, e che l’Europa per prima non ha rispettato; e dopo aver solennemente promesso che non sarebbe andata oltre l’Elba è arrivata alle soglie di Stalingrado, oggi Volgograd, tremila chilometri più oltre e continua a recriminare di essere vittima di un’aggressione.

E la grande potenza imperialista europea che obiettivi ha? Questa è un’altra bella questione, perché se vuoi giocare in un campionato dove c’è uno che pretende di continuare a dominare il mondo e un altro che vuole cautamente costituire la sua alternativa, la grande potenza imperialista europea a chi vuole pestare i piedi? A uno degli avversari? A tutti e due o a nessuno?

Il neo imperialismo europeo pretende di cavarsela dicendo che il suo unico avversario storico (da quando?) è la Russia, ma se ti proclami grande potenza prima o poi dovrai fare i conti con chi vuole mettere le mani su quell’enorme deposito di materie prime sotto ghiaccio che è la Groenlandia, con chi vuole sequestrare il Canale di Panama e con chi sta arraffando a prezzo di sangue e morti le ricchezze africane.

Dovrà pensare, senza andare troppo lontano, a esercitare il suo ruolo di grande potenza nel Mediterraneo in Africa e in Medio Oriente, dove la Russia per ora è un attore presente ma secondario. E allora, come la mettiamo con gli attori principali?

Per ora, la grande potenza europea si limita a prendere di di mira proprio il più ostico, anche se non il principale, di tutti gli avversari possibili: la Russia. Perché ingaggiare una competizione anche armata per il controllo[1] – mettiamo dell’Africa – può comportare l’eventualità di una sconfitta, ma alla fine tutti i concorrenti restano in piedi senza bisogno di scatenare una guerra mondiale. Questo non succede, e la guerra ucraina lo dimostra, se ciò che si mette in discussione è la sicurezza e la sopravvivenza della Russia. E quindi la Grande Potenza Imperialista comincia male: credendo di azzannare l’avversario più debole si avvicina a grandi passi verso uno scontro per la vita e per la morte: come fu ai tempi di Napoleone e di Hitler, due storie che la Grande Potenza Europea non vuole neanche sentir nominare.

La grande idea di sinistra è che mettere un grande esercito e la politica che lo dirige in mano all’Unione Europea sarebbe una soluzione più tranquillizzante e democratica. Perché? Un’Europa politica non esiste, tanto meno un’Europa politico-democratica.

Quella che abbiamo è un Parlamento che non legifera, una Commissione che prepara i progetti di legge, ma non li approva ed è “la guardiana dei trattati”, un Consiglio dei capi di stato e di governo che decide all’unanimità. E peggio ancora sarebbe se decidesse a maggioranza semplice o qualificata e, ciliegina sulla torta, una presidente che non è stata eletta da nessuno – e ha da ridire sulla democrazia altrui. Un’Europa senza costituzione, senza spina dorsale politica è un portone spalancato per il bonapartismo, per le ambizioni di potere di generali e dittatori.

***

Resta senza risposta la domanda più imbarazzante. Tutto questo che fine, che giustificazione avrebbe? Anche l’imperialismo fascista più cretino, e se ne sono visti tanti, si deve dare uno scopo, una giustificazione.

Lo scopo strategico dell’Europa quale sarebbe?

Creare uno spazio imperiale in cui risorse e prodotti russi affluiscano a prezzi convenienti in Europa? Ma questo già accadeva a condizioni molto vantaggiose in tempi di pace.

Allargare il proprio lebensraum per avere uno spazio immaginariamente vuoto – lo spazio vitale- dove mandare a svernare i propri anziani?

Rilanciare l’economia di guerra i cui superprofitti piovano sui più ricchi a costo dell’assistenza sociale e sanitaria, della sanità dell’istruzione, della difesa dell’ambiente sottratte ai propri cittadini più poveri?

Creare un esercito di negri mercenari in modo da dare definitiva soluzione al problema dei migranti e non vederli più girare per le nostre belle strade bianche e soggiornare gratis nei nostri bei campi di concentramento?

Dimostrare al mondo che l’Unione Europea non tollera governi totalitari che non siano nel proprio territorio?

Decapitare la Chiesa Ortodossa russa – e anche quella ucraina- per esportare la vera unica e sola religione cattolica apostolica romana integralista, senza purtroppo il minimo segno di approvazione del papato di Roma?

Fare un concorso europeo per sceglier tra queste proposte la più idonea a giustificare qualche decina di milioni di morti?

***

Insieme al minaccioso clangore di armi ecco che dalla patria gallica s’avanza uno strano guerriero che si candida a protezione di tutto questo. Io ho le armi nucleari, proclama il frustrato presidente francese reduce da mille sconfitte e prossimo a una disonorevole cacciata. Io proteggerò l’Europa contro l’orso russo

Sei bombe atomiche contro seimila.

E alla prima ondata. Addio Francia! Adieu France, beaux pays de mon enfance.

Sparita tutta la Francia. Città, campagne, porti, strade colline, vigne, castelli. E non è detto che dall’altra parte arrivi neanche una della deterrenze francesi.

Tra le molte cose imbecilli che accompagnano ogni guerra c’è quella di convincere la gente che è arrivato il momento di discutere di alta strategia nei bar, magari con una cartina planetaria appesa alla parete, con tanto di bandierine. “Se loro ci prendono Cipro, noi conquisteremo la Kamchakta”, come si faceva in Italia, e non solo, durante la guerra mondiale.

Venti milioni di morti la prima guerra mondiale.

Cinquanta milioni la seconda.

Duecento milioni la terza incombente.

A prometterla sono un signorino francese di cui la storia perderà presto memoria, una baronessa tedesca che nella storia medesima resterà ricordata come una delle più insulse figure femminili, una Giovane Italiana fuori tempo massimo e un anziano signore tedesco che vuole tornare ai fasti armati di Deutschland über alles, dimenticando che ai tempi della Grande Guerra Patriottica lo slogan russo più ascoltato era “Uccidi un tedesco”. E ne uccisero a milioni, di tedeschi e non solo.

***

Della grande potenza imperialistica europea abbiamo detto. Dobbiamo preferire allora un’Europa di piccoli botoli ringhiosi che si azzannino anzitutto tra di loro? Quel tipo di Europa non è garanzia di un bel niente, ha fatto le sue prove negli ultimi millecinquecento anni e non sono state grandi prove.

Una sinistra degna di questo nome deve avere come stella cometa l’interesse dei lavoratori, del proletariato, della povera gente e dei soggetti fragili, dei popoli vittime dell’imperialismo – in primo luogo quello palestinese, ma anche quello cubano, venezuelano, congolese e saheliano.

Tutto questo mentre la mucca di Bersani non è più nel corridoio, ma è già nella stanza con tutta la sua merda.

Luciano Beolchi

[1]             Purtroppo ormai si deve parlare in questi termini!

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1 Commento. Nuovo commento

  • Carlo Allegri
    27/03/2025 11:16

    vorrei sapere da Beolchi quale sarebbe la soluzione, quantomeno ipotetica, verso cui indirizzare la prua. Un’Europa unita e armata certamente no. Un’Europa di botoli ringhiosi, altrettanto no.
    Forse un’ Europa unita e disarmata? E una sinistra europea che si occupi delle fragilità del mondo e dei popoli vittime dell’imperialismo ( saheliani, congolesi, venezuelani, cubani e palestinesi) Con quali poteri di negoziazione e con quale incisività, di grazia?

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