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Gli Immorali

di Alba
Vastano

Riprendiamo con lo stesso titolo da blog-lavoroesalute.org –

Affiora nell’evolversi della storia, abilmente raccontata dall’autore, il male di vivere delle identità fragili, sconfitte dalla fine di una storia di lotte e di ideologie in cui, in un tempo passato, credevano. Una storia fatta di lotte per i diritti e contro l’arroganza del potere. Una storia che si è ripiegata su se stessa, lasciando oggi un forte senso di sfiducia in chi ha vissuto quell’epoca con la speranza di un cambiamento.

“La storia ha a che fare con la lettura di una trama nascosta che esiste nella nostra società e che è fortissima nella nostra città, è consolidata e molto forte, ma apparentemente invisibile e vive attraverso personaggi come l’avv. Lo Presti che ha il volto dei rispettabili” (Fabio Nobile).

Avvincente come può essere un giallo, condito di noir, l’opera prima letteraria di Fabio Nobile. La lettura del romanzo Gli Immorali scorre via con un ritmo sempre più incalzante, man mano che le pagine si susseguono, portando il lettore a coinvolgersi emotivamente preso da un’irrefrenabile voglia di conoscere il finale della storia. Il giallo c’è tutto, il noir pure. Cosa ne sarà dell’ingenuo Cesare Sensibili, il protagonista della vicenda? Chi, infine, sta tramando al fine di stringerlo in una morsa infernale da cui non potrà liberarsi? E il domandone di rito: Chi è l’assassino? Chi ha ucciso l’avvocato Lo Presti, personaggio ambiguo del Testaccio (quartiere storico della Roma antica, diventato in seguito il quartiere simbolo della classe operaria)? E chi ha tramato dietro le quinte di questa oscura vicenda?

E fino all’epilogo inaspettato, come in tutti i noir avvincenti, scatta impellente la molla della curiosità, mentre affiora gradualmente dai meandri oscuri della storia un’altra storia parallela, ma più sottile e forse anche più complessa da comprendere. Una storia che non riguarda più solo i personaggi del romanzo, ma si estende oltre e va a coinvolgere quella parte di umanità sola, insoddisfatta di sé, irrealizzata. Affiora nell’evolversi della trama, abilmente raccontata dall’autore, quel male di vivere delle identità fragili, sconfitte dalla fine di un tempo di lotte e di ideologie in cui credevano.

Una storia di lotte per i diritti e contro l’arroganza del potere. Una storia che si è ripiegata su se stessa, lasciando oggi un forte senso di sfiducia in chi ha vissuto quell’epoca con la speranza di un cambiamento. Le aspettative disattese hanno generato, in chi le ha subite, un senso profondo di distacco, sfiducia, impotenza. Ed è a questa porzione di umanità sconfitta nei propri ideali che può accadere di imbattersi in quella estesa porzione di disumanità, travestita di rispettabilità perbenista che vive in barba a tutti i principi della moralità, reclutando gli sconfitti, i disillusi, le personalità fragili di cui abilmente si serve. Sono “gli immorali” del raffinato romanzo di Fabio Nobile.

Chi sono “gli immorali” nel romanzo? Nella storia ne pullula un popolino di sottobosco, travestito dal perbenismo più becero e falso, intrecciato in un groviglio di relazioni ambigue, mistificato da professionalità credibili, che ha una caratteristica comune: quella di bypassare il limite dell’onestà, della lealtà, compiendo una serie inarrestabile di scelte illegali, fino a delinquere. La gang, per vivere coesa e portare a termine i suoi illeciti fini, necessita di un elemento su cui convergere e su cui far pesare tutto il macigno della colpa. Lo trova nel protagonista della storia, Cesare Sensibili. Un cognome che è tutto un programma e che ben rispecchia il senso dell’identità fragile e della solitudine di cui si faceva cenno.

Il noir, la trama

La storia è ambientata, nel 2013, nel quartiere Testaccio della capitale, ma nell’articolazione dei fatti che si susseguono si estenderà anche in altre zone della città. In particolare nella descrizione di colore di una manifestazione politica e durante il periodo di detenzione del protagonista nel carcere Regina Coeli. La trama si articola su un assassinio che avviene proprio nel quartiere Testaccio. La vittima è l’avvocato Lo Presti, che, per ossimoro, in realtà è un accanito usuraio. Intorno alla figura dell’usuraio ruotano una serie di personaggi fra loro legati dalla motivazione più ovvia e antica, quella del lucro, della fame di denaro.

C’è di mezzo un lauto bottino da spartirsi e quindi il gioco perverso dell’illegalità per loro vale bene la candela. Nel progetto a delinquere c’è una vittima designata, il più immorale di tutti, l’usuraio appunto. Occorre addossare il maggior capo di accusa a qualcuno che non faccia parte della gang. Lo trovano. Ѐ Cesare Sensibili. Non poteva essere che lui. Insoddisfatto del lavoro che svolge in un’azienda amministrativa, usufruisce di un anno sabbatico e si dedica alla sua antica passione, la pittura. (ndr, qui l’autore prende spunto dalla professione di un suo amico artista, il pittore Yuri Corti che è l’autore delle opere illustrate nel libro). Cade nel tranello della gang degli Immorali e finirà per stravolgere la sua vita. Dovrà sparire per salvarsi, ma in valigia mette ‘quello che non avrei mai lasciato’ i suoi libri marxisti.

La morale della storia

Qual è la morale del romanzo Gli Immorali? Cosa ci vuol comunicare l’autore? Quale potrebbe essere il messaggio centrale? Forse che arroccarsi su se stessi, il rifugiarsi nella cuccia dell’individualità non potrà che favorire il dilagarsi dell’onda contraria a noi, quella per cui ci siamo tanto spesi nel contrastarla quando si era in tanti sotto la stessa bandiera? Forse Cesare, nello sparire e nel cambiare forzatamente vita per ritrovare se stesso e la sua vera identità, avrebbe dovuto portare in valigia anche il primo dei Quaderni del carcere di Antonio Gramsci, laddove il grande intellettuale comunista scrive: “Ogni collasso porta con sé disordine intellettuale e morale. Bisogna creare gente sobria, paziente, che non disperi dinanzi ai peggiori orrori e non si esalti a ogni sciocchezza. Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà”.

Infine perché leggere questo affascinante noir? Forse perché è lo specchio che ci rimanda l’esatta visione di una realtà amara, sofferente, di una umanità che ha perso la direzione e che annaspa per ritrovarla, ma nel contempo corre il rischio di scivolare nell’indifferenza. O è semplicemente lo specchio della nostra vita, un mare perennemente agitato in cui cerchiamo permanentemente di rimanere a galla. Ci salverà l’ottimismo della volontà? Ѐ una speranza.

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