editoriali

“Foto di gruppo con signora”

di Paola Guazzo e
Nicoletta Pirotta

Istantanee della realtà per un 8 marzo appassionante e di lotta –

Benché si faccia un gran parlare dell’importanza delle donne (genericamente intese…) e si sottolinei quanto siano sempre più presenti in molti luoghi di potere la condizione materiale delle donne, specie se impoverite o migranti (spesso le due cose si intrecciano), resta ancora fragile.

Come abbiamo sempre sostenuto, è bene che talune rompano l’ormai inflazionato”tetto di cristallo” ma se questo non comporta un miglioramento delle condizioni di vita di altre donne non crediamo sia sufficiente a cambiare l’ordine delle cose.
Lo diciamo non per fare del vittimismo ma per rafforzare ancora di più le motivazioni per l’impegno e la lotta.
Le istantanee che presentiamo danno conto, sebbene in forma sintetica, di questa realtà.

I istantanea: i femminicidi, una violenza strutturale in Italia e in Europa

Secondo i dati disponibili nel 2023 sono 106 le donne uccise, di cui 87 da maschi con cui avevano o avevano avuto un legame affettivo.
Questi numeri sono purtroppo stabili, di anno in anno, e sono simili con quelli di altri paesi europei.
Da gennaio 2024 sono già 10 le donne uccise per mano di maschi conosciuti.

Giova sottolineare che non esiste una banca dati ufficiale che consenta di monitorare la situazione ragionando su dati certi. A questo proposito si veda: https://www.internazionale.it/essenziale/notizie/donata-columbro/2023/11/24/come-si-contano-i-femminicidi-in-.
Come sottolinea Di.Re, la rete dei Centri Anti Violenza (CAV) occorre potenziare, con risorse pubbliche, il lavoro dei luoghi che forniscono accoglienza e salvaguardia personale, anche attraverso Case Rifugio.
Serve altresì, come chiede anche  il movimento femminista e transfemminista NonUnaDiMeno (NUDM),  garantire alla donna, e a chi subisce violenza di genere, un sostegno economico che consenta loro di potersi autodeterminare

II istantanea: più povere, anche da lavoratrici

Come ha documentato l’ultimo rapporto Oxfam sono aumentati sia i poveri perché privi di lavoro sia i poveri nonostante il lavoro. Non è un fenomeno solo italiano, ma in Italia l’incidenza di lavoratori poveri è particolarmente elevata. Se si utilizza la definizione Eurostat, ovvero ci si riferisce a lavoratori che abbiano lavorato almeno sette mesi in un anno e vivono in famiglie povere, l’incidenza si è stabilizzata attorno all’11-12 per cento.

Sempre grazie a Oxfam, il rapporto“Raising their voices against precariousness: women’s experiences of in-work poverty in Europe” di qualche anno fa, denuncia le condizioni di disparità per le donne nel mondo del lavoro: ancora oggi in Europa sono costrette a lavorare 59 giorni in più rispetto agli uomini per lo stesso stipendio.
Le donne sono pagate meno degli uomini, sono più esposte a lavori precari, rimangono occupate in ruoli che non tengono conto delle loro reali qualifiche di studio o capacità professionali, con il lavoro domestico in gran parte sulle loro spalle.
Il rapporto che riguarda la situazione in Italia, Spagna, Francia e Gran Bretagna, sottolinea che tra le ragioni di fondo della povertà economica delle donne, anche se lavoratrici, ci stanno bassi salari e  lavori precari, oltre alla sempre più scarsa presenza di servizi sociali ed educativi vista la costante contrazione di welfare pubblico.
Nulla di nuovo sotto il sole dunque a dimostrazione che le chiacchiere sul “dare potere” alle donne stanno a zero.

III istantanea: il corpo è mio ma decide qualcun altro

Secondo la relazione del Ministero alla salute sull’applicazione della 194  nel 2020 il 64,6 per cento dei ginecologi italiani era obiettore di coscienza il 44,6 per cento degli anestesisti e il 36,2 per cento del personale non medico.
Se si legge il rapporto “Mai dati” (diventato un libro) dell’Associazione Luca Coscioni la situazione appare nella sua reale drammaticità: sono ben 72 gli ospedali che, in Italia,  hanno tra l’80 e il 100 per cento di obiettori di coscienza tra il personale sanitario; 22 gli ospedali e 4 i consultori con il 100 per cento di obiettori tra tutto il personale sanitario, 18 gli ospedali con il 100 per cento di ginecologi obiettori e infine 46 le strutture che hanno una percentuale di obiettori superiore al’80 per cento. Sempre secondo il rapporto sono 11 le regioni in cui c’è almeno un ospedale con il 100% di obiettori: Abruzzo, Basilicata, Campania, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto. Le Regioni più inadempienti sono la Sardegna e la Sicilia.
La pillola abortiva (RU486) in Italia continua a essere considerata un farmaco rischioso, nonostante in Europa si utilizzi da oltre 30 anni e dal 2006 l’Oms la consideri un farmaco essenziale per la salute riproduttiva. L’utilizzo della pillola nel nostro Paese è una corsa ad ostacoli: in molte regioni la possibilità del regime ambulatoriale viene fortemente ostacolata per motivi esclusivamente ideologici e politici.

IV istantanea: all’arme, all’armi!

Tornano a soffiare venti di guerra? Ursula von der Leyen, a riprova che non tutte le donne sono uguali, ha testualmente affermato: “Una guerra in Europa non è imminente ma non impossibile”.
Del resto l’esponenziale aumento della spesa per le armi è un funesto segnale che va in questa direzione. L’aumento registrato in Europa ha, infatti, segnato l’ottavo record consecutivo a livello mondiale, con una spesa complessiva attestatasi a 2,24 mila miliardi di dollari, ovvero il 2,2% del Pil mondiale. Nel 2022 l’Europa ha speso il 13% su base annua (Rapporto Sipri, 2022).
Le parole della Presidente della Commissione Europea gettano benzina sul fuoco mentre continua il genocidio nella striscia di Gaza ad opera del governo israeliano, senza che nessuna potenza occidentale provi a fermarlo, e non si vedono spiragli di trattativa nel conflitto in Ucraina dopo l’invasione della Russia di due anni fa.

A riprova che la guerra sta tornando ad essere considerata strumento di risoluzione dei conflitti, non solo militari. Gli sconcertanti fatti di Pisa, con le manganellate a studenti inermi, ne sono un esempio.

Per tutto ciò e per altro ancora aderiamo convintamente all’appello lanciato dal movimento femminista NUDM che dichiara: “Quanto valgono le nostre vite?”Quanto valgono le vite di tutte quelle soggettività che non rientrano nel progetto “Dio, Patria e Famiglia” di questo Governo? Quanto vale il nostro tempo e il lavoro che in quel tempo siamo in grado di svolgere? Poco. Quasi niente per coloro che ci sfruttano e ci opprimono. Tantissimo per noi che vogliamo tornare a urlare: se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo! Scioperiamo dalla produzione e dalla riproduzione di questo sistema, scioperiamo dai consumi e dai generi” per “boicottare le infrastrutture civili che promuovono il genocidio in Palestina e l’invio di armi”.
“La nostra solidarietà” si legge ancora nell’appello “si rafforza attraverso i legami transnazionali che ci permettono di creare un fronte che travalica i confini: ci schieriamo al fianco dell3 palestinesi che resistono e lottano per la propria esistenza e per la propria autodeterminazione, con chi diserta lo stato di Israele, con chi in tutto il mondo, dall’Africa, all’Occidente, al Medio Oriente all’America Latina, fa della liberazione della Palestina la propria lotta.”

Auguriamoci un appassionato 8 marzo di lotta e conflitto  per continuare a credere in un mondo differente.

Paola Guazzo e Nicoletta Pirotta

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