editoriali

In piazza perchè

di Roberto
Morea

Anche io come altri, speriamo tanti, saremo in piazza questo sabato. Ci sarò non perché sia pentastellato o supporter di quel partito, anche se guardo con interesse l’evoluzione “progressista” che, dalla condizione gassosa del movimento delle origini, ha portato alla condizione di forza di opposizione di oggi.

Ci sarò perché serve una vera opposizione alle scelte di questo governo.

Scelte di politica interna che sono in perfetta continuità con i governi precedenti e che hanno portato le condizioni di vita e di lavoro nelle quali ci troviamo. Perdita di produzioni, a partire dall’industria dell’automobile per finire con la cantieristica navale.

Credo il solo paese del G8 che abbia perso negli ultimi 20 anni il 25% della capacità produttiva. Perdita di potere d’acquisto con i salari più bassi delle nazioni europee, dato dell’Eurostat del 2023, quindi con l’inflazione degli ultimi anni sicuramente peggiorato.

Scelte di politica estera che ci mettono in riga con lo schieramento guerrafondaio, seppure senza scarponi sul terreno almeno per il momento poi chissà tutto può succedere, impegnati a rifocillare l’industria bellica a discapito dei bisogni e delle vere necessità delle persone.

Sarò in piazza perché questo governo ha in mente una strategia del controllo sociale che fa a pugni con la partecipazione democratica. Lo fa attraverso il tentativo di criminalizzare ogni opposizione sociale, ogni manifestazione di dissenso, attraverso addirittura lo spionaggio di attivisti e persone scomode, attraverso il controllo della magistratura, non un controllo diretto sia ben chiaro ma con l’intimidazione e lo scontro istituzionale continuo con il tentativo della delegittimazione di una parte della magistratura meno sensibile al richiamo ed al fascino del potere.

Sarò in piazza anche e soprattutto per fermare la guerra per fermare il riarmo e questo non solo contro questo governo ma anche contro quelle forze che oggi sono all’opposizione ma che condividono scelte dettate dalle élite europee. È evidente lo scontro che all’interno del partito democratico si sta tenendo sul terreno della militarizzazione della spesa militare e dell’uso strumentale che si fa della guerra in Ucraina.

Una scelta europea che per lunghi mesi si è attribuita ad una cieca obbedienza agli Stati Uniti ma che oggi si rivela per quello che è, una scelta delle politiche industriali e sociali che la stessa Unione Europea promuove o impone ai suoi paesi.

Una scelta condivisa in larga misura da destre a cui si dice di volersi opporre e da sinistre che in Europa e a casa loro non sono capaci di rappresentare una vera alternativa di società. Sarò in piazza quindi proprio per chiedere la costruzione di uno schieramento che sappia rappresentare quei bisogni di giustizia sociale e climatica di cui abbiamo bisogno.

Sarò in piazza sabato per rappresentare quello schieramento largo che in Italia e in Europa si oppone al riarmo. Per questo abbiamo promosso insieme ad altre ed altri stop rearm, una campagna europea per unire tutte le forze sociali e politiche che In Italia e in Europa sono contrari alla spesa militare a discapito di spese urgenti per sanità, scuola, occupazione, per favorire la transizione ecologica.

Sarò in piazza per chiedere che l’Europa diventi una casa comune e non una prigione dove tenere incatenati alle regole di bilancio gli interessi dei suoi cittadini e cittadine.

Roberto Morea

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