di Roberto Morea –
Syros è un’isola a tre ore di traghetto da Atene ed è la “capitale” delle isole egee. La sua storia è quella di rifugiati ed emigrati che hanno portato con loro diverse culture e religioni che ancora oggi convivono e si rispettano. La presenza di due chiese, una cattolica e l’altra ortodossa, che si guardano dall’alto di due cucuzzoli, è la caratteristica che ti salta agli occhi quando dal traghetto ti si offre la vista dell’attracco. Quando abbiamo iniziato a pensare questo progetto di dialogo tra Marxisti e Cristiani, ci è venuto spontaneo scegliere questo luogo per la prima università estiva che Transform! Europa e l’Università Pontificia hanno promosso per iniziare questo cammino da un nome curioso “Dialop” transversal dialogue project, cioè dialogo come progetto.
Non è certo la prima volta che questo dialogo ha luogo e come italiani è certamente una frequentazione costante e continuativa, ma certo non è la stessa cosa per la sinistra europea, e certamente la figura di Papa Francesco offre la possibilità di aprire delle finestre che altrimenti sarebbero rimaste socchiuse.
La situazione internazionale, le guerre “a puntate”, la vicenda dei migranti e le forme che ha sviluppato il capitalismo contemporaneo sono tematiche con cui ci confrontiamo quotidianamente, spesso condividendo analisi e risposte e guardando insieme con preoccupazione l’inasprimento dei rapporti umani e sociali e la crescente intolleranza e xenofobia.
L’università estiva che abbiamo tenuto ha coinvolto 35 studenti provenienti da paesi europei come Albania, Ungheria, Serbia, Spagna (Catalogna e Paesi Baschi), Ukraina, Germania, Italia, Grecia, Polonia, ma anche da Argentina, Uruguay, Brasile, Borundi e Madacascar. A loro intellettuali, politici, professori universitari delle due diverse aree hanno esposto un punto di vista su quattro tematiche Dialogo, Democrazia, Beni Comuni, Europa.
È evidente che le differenze che costituiscono il fondamento della religione cristiana e la visione del mondo marxista restano invariate e costituiscono pilastri di case differenti, per questo lo spazio che abbiamo voluto costruire è appunto quello di un dialogo, attraverso cui i punti di vista possano aiutare alla comprensione delle differenze.
Punti di vista che non intendiamo omologare o superare, ma che attraverso il confronto possano individuare dei valori su cui poggiare una comune visione delle cose da fare.
Lo scopo di questa esperienza non è solo quello di offrire un confronto dialettico, pure importante e sicuramente un arricchimento per i partecipanti, ma anche quello di sperimentare possibili forme di cooperazione su alcune tematiche, stabilendo una capacità di ascolto reciproco.
Per questo abbiamo costituito dei gruppi di lavoro che si sono cimentati su Beni Comuni a partire dall’enciclica “Laudato si”, su integrazione e migrazione, su democrazia e partecipazione politica, su l’EU e un alternativo libro bianco, sugli scenari futuri di questo progetto.
La capacità di mettersi all’ascolto, di costruire una fiducia reciproca e di interazione è stata la base su cui è stato possibile cominciare a ragionare su alcuni nodi che credo siano essenziali per poter proseguire. Il primo nodo è certamente la differenza nella definizione dell’intervento sociale dal punto di vista collettivo e o individuale che abbiamo incontrato. Per tutti comunque è stato facile individuare l’aspetto del contesto sociale in cui ogni individuo è collocato e quindi la sfera sociale è un ambito su cui si è trovata una ampia convergenza. La giornata finale dove i gruppi di lavoro hanno esposto le loro conclusioni ha rappresentato una generale sorpresa per come gli studenti siano stati capaci di trovare una profonda unità di vedute e una capacità di proposte articolate e di impatto.
Mi porto via una esperienza che mi ha arricchito e che spero possa essere di aiuto per soffiare via queste nere nuvole che arrivano dall’intolleranza e dalla paura.
per approfondimenti qui il link alla pagina di transform! europe