Riprendiamo con lo stesso titolo, ma privo della parte iconografica da labottegadelbarbieri.org –
“Questa foto è una delle foto importanti della mia vita“ racconta Teresa Mattei, mostrando una foto nel corso di una delle sue ultime interviste, rilasciata nel maggio del 2006 a Fabrizio Todesco per il documentario, voluto dalla Commissione Regionale per le Pari Opportunità Donna-Uomo della Toscana, in occasione del 60° anniversario del voto alle donne.[i] “La consegna della Costituzione nelle mani del Capo dello Stato De Nicola da parte di Terracini, e c’è tutto l’ufficio di presidenza della Costituente. E ci sono anch’io, come unica donna. Una ragazzina, che mi ero fatta imprestare il vestito bello di mia madre, perché non ne avevo uno. (…) Ero lì, un po’ emozionata, anche perché aspettavo un figlio. Non lo sapeva nessuno, tranne il capo del mio partito, che mi aveva ordinato di abortire, e io ho detto no. Perché questo figlio lo voglio. Era il mio primo figliolo, ma non ero sposata, perché non c’era allora il divorzio. E allora io ho detto: bene! così ci sarà finalmente una ragazza madre alla Costituente, che difenderà i diritti delle ragazze madri.”
Quando muore, nel 2013, Teresa, ha compiuto 92 anni da poco più di un mese. Novantadue anni vissuti intensamente da quando, ancora ragazzina, faceva la staffetta, antifascista prima e partigiana poi, e fino a quando, a ottant’anni, manifesta per le strade di Genova al G8 2001.
Era l’ultima donna ancora in vita fra quelle che avevano fatto parte dell’Assemblea costituente; Assemblea dove, d’altronde, era stata la più giovane, 25 anni, e dove fu una degli 8 segretari dell’Ufficio di Presidenza (unica donna) della Commissione dei 75[ii], che scrisse la nuova Costituzione repubblicana.
L’infanzia e l’antifascismo
Teresa (Teresita all’anagrafe, in ricordo della nonna materna; Chicchi in famiglia e poi nella Resistenza), nata e cresciuta in una famiglia con solide basi democratiche e antifasciste, era consueta fare delle cose apparentemente precoci per la sua età. Non aveva ancora 17 anni quando si recò a Nizza per portare ai fratelli Rosselli, fuoriusciti in Francia, 400 mila lire raccolti con una colletta per finanziare le brigate internazionali impegnate nella guerra civile in Spagna; nonché una lettera con la quale, si ipotizza, gli si avvisava della condanna a morte emessa dai fascisti nei loro confronti.[iii] Al rientro (portava una lettera dei Rosselli a don Primo Mazzolari) fu arrestata e conobbe per la prima volta il carcere e la brutalità della polizia fascista.
Poco dopo, liceale, viene espulsa dal Liceo Classico Michelangiolo di Firenze, e di conseguenza da tutte le scuole del Regno, per aver contestato il suo professore di scienze che difendeva le leggi razziali, uscendo dall’aula affermando sdegnata “io esco perché non posso assistere a queste vergogne!”.
La resistenza
Ne aveva 20 di anni Teresa Mattei quando, nel giugno del 1940, organizza col gruppo di Aldo Braibanti una manifestazione contro la guerra in Piazza San Marco a Firenze, davanti al Rettorato. Guerra in cui Mussolini ha appena dichiarato di far entrare l’Italia, a fianco della Germania nazista.
Sempre con Braibanti e col fratello Gianfranco decide, due anni dopo, di iscriversi al Partito comunista clandestino e di attivarsi nella resistenza col Fronte della Gioventù e coi GAP. La scelta di aderire al Partito comunista, che non piacque al padre Ugo da sempre vicino agli ambienti di Giustizia e Libertà che proprio allora stavano facendo nascere il Partito d’Azione, fu motivata dai fratelli Mattei col fatto che i comunisti apparivano (in particolare con l’organizzazione dei GAP, i Gruppi di Azione Patriotica) gli unici realmente in grado di mettere su una reale opposizione, anche armata, a Mussolini. Del resto era stato lo stesso padre dei Mattei, Ugo, ad affermare che Mussolini era sempre stato sostanzialmente un vigliacco. E che sarebbero bastate alcune miglia di persone ben decise ad impedirgli di governare 20 anni.
Anche Ugo Mattei aveva dimostrato precocemente il suo spirito anticonformista. Scappò di casa a 15 anni per imbarcarsi su un veliero e passare dieci anni in giro per i mari, prima di tornare a Torino e completare gli studi, laureandosi in giurisprudenza. Da dirigente della società telefonica STELLA, a Milano, ebbe un duro alterco con Benito Mussolini, che pretendeva che l’allaccio telefonico al suo quotidiano, Il Popolo d’Italia, avesse la precedenza sugli altri in attesa.[iv]
Azionista, amico di molti antifascisti di area liberale e cattolica (i fratelli Rosselli, don Mazzolari, La Pira, Calamandrei, Ferruccio Parri), per via del suo lavoro[v] Ugo si sposta con la famiglia in giro per l’Italia, fra la Liguria (Teresa nasce a Genova il 1° febbraio del 1921), la Toscana, la Lombardia. Proprio la sua facilità di spostamento gli permette di essere uno dei collegamenti fra i vari gruppi di Giustizia e Libertà, di cui è un militante attivo.
Buona parte dei suoi sette figli, invece, si avvicinano come Teresa al Partito Comunista, a cominciare dal primogenito, Gianfranco, tre anni più grande di Teresa, anche lui precocissimo sia nella carriera universitaria che nell’impegno antifascista.
Gianfranco Mattei
Dopo la laurea in chimica a Firenze Gianfranco si trasferisce a Milano per lavorare al Politecnico come assistente del futuro Nobel Giulio Natta, e poi come docente di Chimica Analitica nello stesso ateneo. Impegnandosi da subito nel movimento antifascista.
Dopo l’8 settembre del 43 si trasferisce clandestino a Roma dove, con Giorgio Labò, mette in piedi un laboratorio per la confezione di ordigni incendiari ed esplosivi per le azioni dei GAP romani. Ed è nell’abitazione di Via Giulia adibita allo scopo che lui e Labò, il 1° febbraio del 44, vengono arrestati dalle SS in seguito ad una soffiata, e portati nelle famigerate stanze di Via Tasso. Torturato per giorni, per la paura di non poter reggere ulteriormente e per non voler rivelare nomi di compagni e luoghi, il 7 febbraio Gianfranco si suicida impiccandosi in cella. I suoi compagni, fra cui Labò , vennero fucilati poco dopo. [vi]
Nei giorni successivi alla morte di Gianfranco accade l’episodio[vii] (ennesima testimonianza della violenza ulteriore sul corpo delle donne che portano tutte le guerre) che Teresa Mattei ha tenuto per sé per tanti anni, parlandone pubblicamente solo nel 1997 in un’intervista che rilasciò a Gianni Minà. Mentre si recava a Roma per stare un po’ vicina a suoi genitori, nascosti dopo essere dovuti scappare da Firenze, e per portare nella Capitale alcune matrici per la stampa dell’Unità clandestina, a causa di un incidente capitato al camion su cui viaggiava fu catturata e finì in mano a un gruppo di SS, che la torturarono e seviziarono a lungo prima che riuscisse, fortunosamente, a sfuggire ai suoi aguzzini e arrivare a Roma.
La morte di Gianfranco scuote enormemente la famiglia Mattei, cui sarà consegnata avventurosamente una lettera (fatta avere a Teresa da Pertini e Amendola) con le motivazioni della sua decisione e i suoi ultimi saluti; e il suo corpo sarà ritrovato dai famigliari solo a guerra finita.
Il Fronte della Gioventù fiorentino dette il suo nome a una delle due compagnie armate operanti in città, quella in cui agirono la stessa Teresa e l’altro fratello Nino.
Poche settimane dopo la morte di Mattei i gappisti fiorentini portano a compimento una delle loro azioni più clamorose, l’uccisione del filosofo, politico e ideologo del fascismo, Giovanni Gentile.
Gentile, già ministro della Pubblica Istruzione nel primo Governo Mussolini e autore della riforma scolastica che porta il suo nome[viii], aveva ufficialmente aderito alla neonata Repubblica Sociale Italiana di Salò, nata dopo l’8 settembre del 43; rifiutando incarichi da ministro come aveva invece fatto agli albori del regime, ma impegnandosi in incarichi di prestigio[ix] ed elogiando pubblicamente Hitler (un mese prima di venire ucciso) come “condottiero della grande Germania” e appoggiando la coscrizione obbligatoria lanciata dai repubblichini.
Teresa Mattei era ormai figura di primo piano nella resistenza antifascista fiorentina, nelle sue varie articolazioni, il Fronte della Gioventù[x], i Gruppi di Difesa della Donna[xi], i GAP[xii].
Partecipò attivamente sia all’organizzazione degli scioperi del marzo del 44[xiii] e alla Battaglia di Firenze[xiv], che ad azioni di sabotaggio. Le conseguenze di uno di questi “costrinsero” Teresa ad anticipare la sua laurea in Filosofia, che stava preparando con Eugenio Garin.
Paisà di Rossellini, il Corridoio vasariano
Scappando dopo aver fatto saltare un convoglio nazista carico di esplosivi, vicino a Pontassieve, in cui rimase ucciso il suo compagno nell’operazione, si rifugiò all’Università e chiese al professore di aiutarla fingendo si trovasse lì per discutere la tesi. Garin mise su con alcuni colleghi una commissione d’esame, talmente realistica che non solo convinse i tedeschi, che entrarono all’Università cercando Teresa, ma finì per diventare una commissione regolare e la laurea venne discussa e convalidata.[xv]
Nell’agosto del 44, durante la Battaglia di Firenze che iniziò l’11 e si concluse con la liberazione della città dai nazifascisti, Teresa comandava una Brigata di oltre 50 uomini, cui si unirono molti garibaldini e altri partigiani arrivati in città dalle montagne, e continuando a tenere i collegamenti fra le varie formazioni.
“Quando siamo entrati in Palazzo Vecchio, in prefettura, allora ho capito davvero che la città era libera, ho avuto tempo per pensare; prima nei giorni di battaglia, non c’era stato tempo, sono stati momenti terribili. I più duri.”[xvi]
Alla Liberazione “Teresa si congedò con il titolo di comandante della compagnia garibaldina del fronte della Gioventù, Brigata «Gianfranco Mattei»“[xvii]
Il dopoguerra e la Costituente
Nell’immediato dopoguerra Teresa si impegna attivamente nel Partito Comunista, soprattutto nella commissione femminile impegnata nella campagna per il voto alle donne e per l’emancipazione all’interno dello stesso partito (dove ancora vi erano sezioni separate fra uomini e donne). Già conosciuta per la sua attività nella Resistenza, divenne popolare grazie alle sue capacità oratorie. E furono proprio queste ad attirare le attenzioni di Togliatti in occasione del primo congresso dell’UDI (Unione Donne Italiane, organizzazione in cui confluirono molte delle associazioni femminili che avevano operato nella Resistenza, fra cui i Gruppi di Difesa della Donna), che si tenne a Firenze nell’ottobre del 45 e di cui Teresa Mattei fu fra le organizzatrici, nonché, in seguito, nel Comitato direttivo di supervisione, che faceva capo a Luigi Longo, allora responsabile delle organizzazioni di massa del PCI
La mimosa
Fu proprio durante uno di questi incontri che fu proposto di festeggiare anche in Italia la Festa della Donna, di farlo l’8 marzo[xviii] e di associarvi un fiore. Inizialmente fu proposta di usare la violetta, come già succedeva in Francia. Fu Teresa Mattei a suggerire la mimosa, in quanto fiore povero e facilmente reperibile, soprattutto a marzo. Per convincere gli altri partecipanti alla riunione s’inventò su due piedi una presunta leggenda cinese in cui la mimosa sarebbe stata simbolo di unità e forza delle donne. E mimosa fu[xix].
La Costituente
Teresa si candidò alle elezioni per l’Assemblea costituente, grazie al diritto di voto (anche passivo) per le donne per cui aveva tanto lottato, e che qualcuno (i liberali) avrebbe voluto rimandare proprio ad una legge del nuovo parlamento. Fu eletta nel collegio XV di Firenze con 5’299 voti, nelle liste del Partito Comunista.
Era la più giovane ad entrare in Parlamento il 25 giugno del 1946, e si rese subito conto delle difficoltà dell’essere donna e giovane in quel consesso, dove stentavano a riconoscerla come parlamentare.[xx]
La partecipazione di Teresa Mattei nel dibattito che portò alla redazione della Costituzione Repubblica fu continua e importante. Con alcuni successi, fra cui quello di far inserire la precisazione “di fatto” al comma 2 dell’articolo 3, quello sui diritti[xxi], perché non rimanesse solo una formalità; la cancellazione del divieto di matrimonio per le infermiere. Alcune sconfitte (l’accesso delle donne a tutti i gradi della Magistratura; l’inserimento dei Patti Lateranensi fra i principi fondamentali, che provocò la prima rottura con Togliatti)[xxii]. Alcune “dimenticanze”, che in seguito si rimproverò di aver intuito e discusso anche, con Calamandrei, ma non difeso con forza, come il non aver inserito nell’articolo 3 la questione dell’età, “non abbiamo scritto “senza differenza d’età”, così si può pensare che i bambini e gli anziani non siano dei cittadini.“ Tema, quello dei bambini, su cui lavorerà poi per il resto della sua vita, e principio che, con Stefano Rodotà, provò a far inserire in Costituzione.
Rottura con Togliatti e col partito
Il carattere e la formazione di Teresa Mattei mal si conciliavano con il centralismo democratico e il pragmatismo di Togliatti, che mal sopportava divergenze dalla sua linea. Come tutti anche Teresa riconosceva in Togliatti il capo carismatico che aveva portato il partito a guidare la Resistenza e ricostruire il Paese, ma non nascondeva le sue idee, spesso in forte dissidio con la linea ufficiale del partito. L’accoglimento del Concordato in Costituzione fu certamente uno dei più dirimenti. Togliatti arrivò a definire Teresa “una maledetta anarchica”, caratteristica derivante, secondo lui, dal “clima toscano” da cui proveniva. Per farle capire come “si comportava la gente”, e quindi come si dovesse governare, una volta le chiese di accompagnarlo a vedere una partita di calcio. “Pensai due giorni a quell’invito. Tornai da Togliatti e gli dissi: ‘Tu fai politica perché vuoi governare la gente; io invece vorrei che la gente si governasse da sé’. Da quel momento io e Togliatti non siamo più andati d’accordo”.
Le Costituenti
Nel frattempo Teresa metteva in grande imbarazzo i vertici del suo partito, imbottiti di moralismo e spesso bigotti quanto i politici cattolici, rifiutandosi di abortire il figlio che stava per avere con Sanguinetti, ormai separato dalla moglie ma ancora sposato, non essendoci il divorzio in Italia.[xxiii]
“Il 16 luglio 1948, in una clinica privata di Lugano nacque Gianfranco. Fu partorito in Svizzera perché era l’unico modo di far riconoscere il cognome paterno”.
La dissidenza con la linea del partito, la maternità, il lavoro di Bruno Sanguinetti (che aveva ripreso in mano gli stabilimenti dell’Arrigoni, ed era diventato uno dei maggiori finanziatori del PCI), tutto contribuì ad allontanarla dalla militanza politica precedente. Si erano trasferiti a Milano e continuava e seguire solo le attività legate all’UDI e alle associazioni per i bambini. Poco dopo la nascita della seconda figlia (nell’agosto del 50), Sanguinetti ebbe un infarto fulminante e morì, a soli 41 anni.
Dopo la morte di Bruno, Teresa rimase a Milano e cominciò a frequentare gli ambienti che stavano facendo della città lombarda uno dei centri culturali e artistici più innovativi d’Europa. Si impegnò per la rinascita della Casa della Cultura, affidata nel 1951 a Rossana Rossanda, dopo le controversie e le divisioni che avevano caratterizzato l’associazione fondata nel 46 da Antonio Banfi. Buona parte dei suoi animatori erano vicini al PCI, ma spesso con uno spirito critico evidente, che portò ad aspri scontri, in particolare con Togliatti; così come successe anni prima al Politecnico di Elio Vittorini e a Studi filosofici dello stesso Banfi.
In seguito Teresa si ritrasferì nuovamente a Firenze col suo secondo marito, Jacopo Muzio. E proprio a Firenze, dove aveva vissuto gli anni della lotta antifascista e della Resistenza, e proprio nella sezione di Bagno a Ripoli dedicata al fratello Gianfranco, Teresa fu espulsa dal PCI, per “il suo dissenso sulla politica agraria sovietica”. La motivazione, apparentemente risibile anche se rivela le sue posizioni antistaliniste, pare sia dovuta alla caparbietà di Teresa che chiede ed ottiene un incontro con Togliatti per impedire che le motivazioni per l’espulsione fossero quelle solite in casi simili: indegnità politica e morale.
L’impegno e i progetti per l’infanzia
Il matrimonio con Muzio, anche lui ex partigiano, entrò in crisi quasi da subito, nonostante la nascita di un figlio, nel 58.
Teresa per alcuni anni visse in Sudamerica, fra Costarica e Messico, poi tornò in Italia, occupandosi sempre più assiduamente delle questioni legate all’infanzia. Ed è proprio su questo terreno che viene a contatto con la straordinaria esperienza di Monte Olimpino[xxiv], La Collina del Cinema, di Bruno Munari e Marcello Piccardo, una delle esperienze di arte, cinema, educazione probabilmente più significative e creative di quel periodo; e dove dal 1967 cominciò l’esperienza del Cinema fatto dai bambini. “Quando Teresa Mattei venne per la prima volta a Monte Olimpino propose di fare in televisione una trasmissione di noi grandi per i bambini; insieme decidemmo invece di proporre una trasmissione fatta dai bambini per i grandi. È questa la prima capovolta che imprimiamo all’informazione, e ne sentimmo subito e per sempre il gesto nuovo e il moto irreversibile, di vita.”[xxv]
Le sperimentazioni cinematografiche di Monte Olimpino, che parteciparono e vinsero anche molti premi, oltre che laboratorio creativo che influenzò molto il cinema e l’arte di quegli anni, per le sue tematiche e metodologie di rottura fu anche oggetto di brutale contrasto da parte dell’establishment. Racconta Piccardo a Patrizia Pacini, a proposito della partecipazione del cinegiornale libero di Monte Olimpino alla Mostra internazionale del Cinema di Pesaro: “Fu un’esperienza meravigliosa. Eravamo tutti presenti. Dopo varie contestazioni la polizia caricò il palco e noi scappammo cercando di salvare le pellicole. Teresa trovò rifugio dentro il portone di una casa privata e mi chiamò. Ma la polizia sulla soglia mi prese per un braccio cercando di tirarmi fuori. Seguirono alcuni minuti di «tira e molla» in cui rimasi conteso tra la polizia e Teresa che mi tratteneva per l’altro braccio. Ma alla fine Teresa ebbe la meglio e mi salvò dall’arresto.”
Dopo il 1968 Teresa torna in Toscana, a Pisa, continuando ad occuparsi di infanzia e a lavorare con le scuole, anche assieme a Piccardo: “L’esperienza del cinema continuò dunque a Pisa, e con tale potente mezzo di comunicazione vennero integrati i bambini portatori di handicap, al tempo emarginati nelle classi differenziali e speciali. Il cinema è un mezzo d’espressione totale capace di azzerare le differenze e a rendere tutto molto normale.” “in questa nuova esperienza i bambini disagiati divennero creatori e attori e il fattore di esclusione svanì come scomparvero i giudizi”[xxvi]
Pisa e il 68
Quegli anni però, Pisa, è anche ben altro. La città toscana è una delle “culle” del sessantotto italiano, delle proteste studentesche ed operaie. E la famiglia di Teresa Mattei le vive in prima persona (i figli sono amici di Franco Serantini, l’anarchico cagliaritano che verrà ucciso nel 1972 dalle botte della polizia).
Sono gli anni della nascita del Potere Operaio pisano prima e di Lotta Continua poi, cui Teresa si sentirà vicina per anni; delle lotte degli operai delle fabbriche della Saint Gobain[xxvii] e della Marzotto contro i licenziamenti[xxviii]. Del Canzoniere Pisano.[xxix]
Intanto continua il suo lavoro con le scuole, sia per raccontare della Resistenza e della sua storia, sia nel promuovere laboratori e progetti di creatività e inclusione.
Con la sorella Ida vanno a vivere nella campagna pisana, in due case attigue con il cortile in comune, crescendo i figli in una sorta di famiglia allargata e aperta.
Ida Mattei accompagnò a lungo la sorella nelle iniziative dedicate ai diritti dell’infanzia, sino alla fondazione della Lega per il Diritto dei Bambini alla Comunicazione, che
Munari_Logo Lega diritto dei Bambini
fonderà nel 1987, probabilmente la realizzazione di maggior successo di Teresa, con ramificazioni in varie parti del mondo (arrivò ad avere oltre 100 associazioni aderenti), per promuovere la creatività dei bambini, convegni intergenerazionali, seminari, Coinvolgendo vari Comuni toscani, e pedagogisti e artisti di peso, fra cui Danilo Dolci, Lele Luttazzi, Walter Baruzzi e tanti altri.
“Dopo la mia rottura con il PCI, avvenuta nel 1955, ho capito che l’unica politica da fare era quella di impegnarsi nel costruire una società di bambini.” Bruno Munari disegna il logo della Lega, un germoglio: “Il germoglio raccoglie tutto ciò che l’albero ha in sé e rivela quel che sarà in futuro: se un baobab, un olivo, un cedro del libano”. “Il progetto era incentrato sull’esigenza di restituire alle generazioni più giovani la voce che da molto gli era stata tolta.” [xxx]
Inventa il Premio Bambino permanente: “secondo Teresa nell’uomo sono insite qualità straordinarie che nei bambini si vedono ma che poi da grandi si celano e si annebbiano. il «Bambino Permanente» è dunque colui che riesce sempre a tenere straordinariamente vive e presenti, in ogni rapporto umano, queste capacità eccezionali.”[xxxi]
Ma nonostante la sua attenzione ai problemi e ai diritti dell’infanzia, coltivati dai tempi della Costituente; nonostante il suo continuare a frequentare per tutta la vita i ragazzi delle scuole e i giovani del movimento, i rapporti coi propri figli non vanno invece nel migliore dei modi.[xxxii] Il primogenito Gianfranco, che si trasferisce giovanissimo in Francia partecipando al fianco di Guy Debord all’Internazionale Situazionista, rimarrà per lunghissimi anni lontano dalla madre. Antonella, la secondogenita, si suicida nel 1983: “Mi ha scritto: «Mi hai preparato per un mondo che non esiste». Fu per me una grande disperazione”, racconterà Teresa nell’intervista a Gianni Minà del 1997.
I figli minori, Andrea e Mario, aprirono un’azienda di agricoltura biologica e furono vicini, anche finanziariamente, ai progetti di Francesco Gesualdi.
Dalla “Treccia intorno al mondo” a Radio Bambina
Le idee e i progetti di Teresa Mattei, in particolare sui temi della pace e dei bambini, che delle guerre sono le prime vittime, e con la Lega per il diritto dei bambini, non conoscono soste. Nel 1991 promuovono l’iniziativa “Una treccia intorno al mondo”, che invitava bambini di tutto il Mondo a costruire una treccina di lana lunga quanto la sua mano da unire poi in una treccia della pace che avvolgesse il Pianeta.[xxxiii] Nel 1993 organizza un’iniziativa di solidarietà per i bambini della Bosnia in guerra. Nel 1995 promuove, assieme al figlio Rocco, Radio Bambina.
Fogliazza
L’impegno con l’ANPI a difesa della Costituzione e a fianco dei movimenti
Teresa comincia a collaborare strettamente con l’ANPI di Pisa dal 1984, e per i due decenni successivi si impegna con ardore nella difesa e nella riproposizione dei valori della Resistenza e della Costituzione, con l’amarezza di veder crescere, soprattutto dopo “la discesa in campo” di Berlusconi e lo sdoganamento dei neofascisti, un pericoloso revisionismo, finalizzato ad equiparare combattenti partigiani e camicie nere; a riscrivere e stravolgere i principi costituzionali, con tutti i mezzi: dai progetti di Licio Gelli ai referendum per stravolgere l’assetto istituzionale [xxxiv] dello Stato (la cosiddetta “devolution”). Mattei si impegna attivamente su vari fronti, giudiziari, politici, educativi. Nel 2006 entrerà a far parte del Comitato nazionale dell’ANPI.
Riesce caparbiamente ad essere ammessa come testimone al processo al capitano delle SS Eric Priebke, responsabile con Kappler dell’eccidio delle Fosse Ardeatine e del lager di Via Tasso, dove fu torturato Gianfranco Mattei[xxxv]. Nell’archivio di Radio Radicale la sua testimonianza audio.[xxxvi]
Si impegna attivamente in tutte le battaglie politiche e referendarie a difesa della Costituzione. Contrasta in tutte le maniere che può il revisionismo storico sulla Resistenza. Partecipa costantemente ad iniziative con le scuole e coi ragazzi per raccontare la Resistenza e la Costituzione, scrivendo fra l’altro l’introduzione al libro per ragazzi di Anna Sarfatti “La Costituzione raccontata ai bambini”, illustrato da Serena Riglietti.
Teresa Mattei è a Genova nei giorni del G8 del 2001, col figlio Rocco. Partecipa attivamente, intervenendo al Convegno del Genoa Social Forum “Questo mondo non è in vendita”, parlando della Lega per il diritto dei bambini. L’intervento, assieme ad altri di Teresa, possono sentirsi nell’archivio di Radio Radicale.[xxxvii] Vivrà quelle giornate che le ricordano la sua giovinezza sotto il fascismo: “Ho provato gli stessi incubi di quando, a Roma, cambiavamo continuamente indirizzo per evitare, in quel triste 1944, le retate di noi resistenti destinati all’inferno di Via Tasso”, racconterà nell’intervista a Gianni Minà.
Proverà a cercare ripetutamente il presidente della repubblica Ciampi per esternare la sua indignazione per i massacri di Genova. Presidente Ciampi che, nel 2005, le conferirà il titolo di Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Ma, per fortuna soprattutto nostra, i riconoscimenti che vanno alla memoria della vita straordinaria di Teresa Mattei non sono solo quelli che vengono dall’alto, da chi ipocritamente ne decanta la statura morale e politica ma “di fatto” ne stravolge il pensiero, e tradisce i principi per cui Teresa si è battuta una vita.
Sempre più spesso, oggi, troviamo spazi pubblici (l’ultimo a oggi inaugurato l’8 marzo 2023 a Genova), sezioni ANPI, scuole, che portano il suo nome.
Oggi possibile, seppure mai quanto meriterebbe, trovare libri, articoli, graphic novel, libri illustrati per i piccoli, che raccontano Teresa. Grazie al lavoro di chi continua a cogliere la portata rivoluzionaria del suo lavoro, per la parità dei diritti cui si ispirava l’articolo 3 della Costituzione per cui si è sempre impegnata, e per la difesa dei diritti dei più piccoli.
Diamo qui una breve bibliografia, videografia e linkografia per chi volesse approfondire, e assicuriamo che ne vale pena.
“In definitiva, guardando al futuro, sei più ottimista o pessimista? Devo riconoscere di non essere molto ottimista, perché osservo che la democrazia è stata largamente svuotata di significato. La grancassa battuta sul terrorismo è servita solamente a promuovere la forma più avanzata e spietata di terrorismo rappresentata dalla guerra. La mia principale speranza è che i giovani guardino meno la televisione e decidano, unendosi democraticamente, di prendere il destino nelle proprie mani.” Da un’intervista di T. M. rilasciata ad Athenet, magazine dell’Università di Pisa, nel 20051
Benigno Moi
BIBLIOGRAFIA
Patrizia Pacini, La costituzione: storia di Teresa Mattei, Altraeconomia 2020
Patrizia Pacini, Teresa Mattei, una donna nella storia: dall’antifascismo militante all’impegno in difesa dell’infanzia, Regione Toscana 2009
Patrizia Gabrielli, Il 1946, le donne, la Repubblica, Donzelli editore, 2010
Anna Sarfatti, La Costituzione raccontata ai bambini, illustrazioni di Serena Riglietti, prefazione Teresa Mattei, Mondadori 2017
Francesco Barilli e Manuel De Carli, La mimosa della partigiana Chicchi, Edito dal Comitato Piazza Carlo Giuliani e ripubblicato dalla rivista online Stormi nel 2019, scaricabile in pdf qui: http://www.stormi.info/la-mimosa-della-partigiana-chicchi/#.Y-kLqnbMJPY
VIDEO E AUDIO
Donne e politica nello specchio del voto, di Fabrizio Todesco, 2006
https://www.youtube.com/watch?v=ks4D1jNROpQ&t=21s
Wiki radio 2017, di Simonetta Soldani https://www.raiplaysound.it/audio/2017/03/Teresa-Mattei—Wikiradio-del-08032017-cacb40a3-2b11-4333-afb7-65a2a1209a2f.html
https://www.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-cacb40a3-2b11-4333-afb7-65a2a1209a2f.html
Video su Teresa Mattei di Rai Cultura, con brani dell’intervista di Gianni Minà del 1997 https://www.raicultura.it/storia/articoli/2019/01/Teresa-Mattei-cb6de61d-9940-4c49-8ad6-b42efb6a8ab5.html
Il segno delle donne di Angela Rafanelli RAI Storia https://www.raiplay.it/video/2022/12/Il-segno-delle-donne—Teresa-Mattei—03012023-f22462d2-8c29-437c-b61f-4e9ebc46db67.html
Testimonianza del partigiano Giotto-Giordano Bruschi: Teresa Mattei, 100 anni di gratitudine, in 3 parti:
https://fb.watch/j6OA7zFhDF/ https://fb.watch/j6Paiu3Yvp/ https://fb.watch/j6PfEZL51w/
Teresa Mattei, l’eredità della partigiana Chicchi
https://www.noidonne.org/articoli/teresa-mattei-leredit-della-partigiana-chicci.php
Teresa Mattei, da “Le madri costituenti”, a cura di Eleonora Giordano https://vimeo.com/40799616
Interventi di Teresa Mattei nell’archivio Radio Radicale https://www.radioradicale.it/soggetti/11161/teresa-mattei
INTERVISTE
Deportati.it, di Enriotti e Paolucci, 2004 https://deportati.it/static/pdf/TR/2004/maggio/10.pdf
Intervista di Giulia Pezzella, 2006 https://www.evelinademagistris.org/wp-content/uploads/2012/04/intervista-mattei.pdf https://web.archive.org/web/20131211110231/http://www.treccani.it/scuola/tesine/assemblea_costituente/6.html
Su Teresa Mattei
https://issuu.com/giornale2018/docs/teresamattei
Testimonianza del nipote Ugo Mattei
https://generazionifuture.org/italia-libera-un-ponte-per-il-pensiero-critico/
https://altreconomia.it/prodotto/la-costituente-storia-di-teresa-mattei/
https://150anniinsieme.blogspot.com/2013/03/grazie-teresa-mattei.html
https://ecointernazionale.com/2018/11/la-piu-giovane-della-costituente/
https://www.noidonne.org/articoli/ricordandomi-teresa-04118.php
https://www.collettiva.it/copertine/italia/2022/03/12/news/chicchi_l_anarchica-1939158/
https://archiviopubblico.ilmanifesto.it/Articolo/1997003676
https://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/teresa-mattei/
https://www.facebook.com/146701762030133/photos/a.184385981595044/551529441547361/?type=3
https://www.patriaindipendente.it/primo-piano/un-manifesto-per-teresa-mattei/
https://vitaminevaganti.com/2021/01/16/le-donne-cancellate/
In Bottega
https://www.labottegadelbarbieri.org/2-giugno-ogni-giorno-creare-muove-patrie/
https://www.labottegadelbarbieri.org/quel-25-aprile-e-oggi-13/
[i] Donne e politica nello specchio del voto, regia di Fabrizio Todesco, 2006 https://www.youtube.com/watch?v=ks4D1jNROpQ&t=21s
[ii] https://www.treccani.it/enciclopedia/assemblea-costituente_%28Dizionario-di-Storia%29/
[iii] Lo racconta qui Ugo Mattei nipote, figlio di uno dei fratelli Mattei (Camillo). Ugo junior è un noto giurista impegnato coi movimenti antagonisti (è stato uno dei promotori dei referendum sull’acqua pubblica, ha fatto da consulente al Teatro Valle occupato, ai No Tav e ai movimenti per i beni comuni), e di lui si è parlato molto per le sue posizioni anti-vaccino nei tempi dell’epidemia del Covid19.
[iv] “Milano, culla del fascismo primogenito, era anche la sede de Il Popolo d’Italia, il quotidiano politico fondato da Benito Mussolini nel 1914 e che, dal 1922, divenne organo del Partito nazionale fascista. Il telefono per il giornale era essenziale anche per mantenere i rapporti con Roma, così in quegli anni Ugo Mattei si trovò al centro di una vicenda molto particolare. Ebbe un acceso diverbio con Benito Mussolini in persona il quale pretendeva, con l’arroganza che da sempre lo contraddistingueva, l’allaccio immediato della linea telefonica diretta. Vi furono alcuni solleciti a «La STELLA» da parte del quotidiano ma le risposte furono tutte negative. Mussolini alla fine si recò personalmente alla compagnia per esigere l’ambita linea privata, ma Ugo Mattei non si fece intimorire e continuò a sostenere la sua posizione: avrebbe avuto il collegamento quando spettava il suo turno, come tutti gli altri cittadini, senza trattamenti speciali. Mussolini, irascibile e vendicativo, andò su tutte le furie e lo minacciò di fare una campagna stampa contro di lui. «E io le spacco la testa!», rispose Mattei e, preso un pezzo della granata, che teneva sulla scrivania come ricordo della guerra, fece il gesto di tirargliela. Mussolini scappò. Mio padre ha sempre sostenuto che fosse un gran vigliacco e che sarebbero bastate mille persone in Italia realmente decise a cacciarlo che Mussolini non sarebbe rimasto così a lungo.” In Teresa Mattei, una donna nella storia, Patrizia Pacini 2009. http://www.consiglio.regione.toscana.it/cpo/upload/pubblicazioni/pub75.pdf
[v] Imprenditore nelle nascenti compagnie telefoniche, fra cui la STELLA a Milano, con commissioni anche all’estero.
[vi] A Gianfranco Mattei ha dedicato una canzone il gruppo degli Stormy Six 1975, inserito nell’album Un biglietto del tram del 1975 https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=751&lang=it
[vii] Scrive Patrizia Pacini in “Teresa Mattei, cit.“: Un episodio di stupro rappresenta per una donna, per quanto forte sia, un’umiliazione profonda che lascia una traccia indelebile. Si materializza con questa vicenda un nuovo spettro, l’altra faccia della guerra al femminile. le donne, infatti, oltre ad essere chiamate a interpretare ruoli inediti e a svolgere compiti difficili, dovettero subire l’ondata delle violenze sessuali di cui furono vittime inermi. Una nuova pagina dolorosa della storia, di cui si parla poco e con riserva, come un tabù. Tra il 1943 e il 1945, in Italia, si scatenarono violenze di ogni genere. Le ragazze, le donne sole, erano facili bersagli per rivendicazioni e angherie in un contesto come quello della guerra dominato da violenze e da soprusi. Sulla linea gotica i tedeschi infierirono soprattutto nei dintorni di Marzabotto quasi ad amplificare l’orrore della strage. Sull’appennino ligure – piemontese, nel 1944, in sei mesi si registrarono 262 casi di stupro per opera di mongoli. Inoltre vi furono le scelleratezze delle truppe coloniali francesi: marocchini, tunisini, algerini e altri soldati nordafricani. Ma dovremo riflettere anche sugli innumerevoli episodi di carattere locale e di ben minor fragore.
Pagine dolorose della nostra storia messe a tacere perché scomode e ambigue. Molte donne, con la paura di confessare l’abuso perpetrato a loro danno, per il timore di affrontare la vergogna di una denuncia e lo scandalo che avrebbero suscitato o di essere accusate come «femmine dai facili costumi», preferirono il silenzio, si chiusero in se stesse, mantenendo il segreto, certe che in un mondo maschilista, dove tutto era concesso e giustificato, sarebbero andate incontro ad altri guai ed a nuove umiliazioni, o anche solo per la semplice paura di essere biasimate per l’accaduto, come se la colpa fosse loro imputabile. Certo non fu così per Teresa, i suoi la protessero sempre, la sua famiglia aveva una mentalità aperta fuori dal comune ma anche lei tacque. Forse per pudore, forse per lo choc, rimosso da meccanismi di difesa psicologici, forse per voler evitare quel pensiero ossessivo, che, come un incubo, destava solo ansia crescente, o forse solo per ciò che afferma lei stessa: non ho mai detto niente alla mia famiglia per non aggiungere altro dolore oltre a quello della perdita di Gianfranco.
[viii] “La più fascista delle riforme”, la definì Mussolini
[ix] Fu nominato presidente della Reale Accademia d’Italia. https://it.wikipedia.org/wiki/Accademia_d%27Italia
[x] https://it.wikipedia.org/wiki/Fronte_della_giovent%C3%B9_per_l%27indipendenza_nazionale_e_per_la_libert%C3%A0
[xi] https://www.raicultura.it/storia/articoli/2019/01/Gruppi-di-difesa-della-donna-041d5cd6-e0d3-4f00-8d3c-8b71bfeef760.html https://it.wikipedia.org/wiki/Gruppi_di_difesa_della_donna#:~:text=I%20Gruppi%20di%20Difesa%20della,femminile%20nella%20lotta%20al%20fascismo
[xii] https://www.memorieincammino.it/parole/gruppi-di-azione-patriottica-gap/ https://www.anpioltrarno.it/notizie/allegati/I%20GAP%20a%20Firenze.pdf
[xiii] http://anedfirenze.it/8-marzo-gli-scioperi-le-celebrazioni/#:~:text=La%20mobilitazione%20operaia%20negli%20scioperi,Comitato%20Toscano%20di%20Liberazione%20Nazionale.
[xiv] https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Firenze
[xv] In Pacini, cit (l’episodio conferma pure le contraddizioni e la complessità di quei tempi, se si pensa che Garin, ancora iscritto al Partito Fascista, pochi mesi prima aveva pronunciato una commemorazione per la morte di Gentile)
[xvi] M. Bonciani, Liberazione. 64 anni dopo Teresa Mattei racconta quei giorni a Firenze. Corriere fiorentino 10.08.2008
[xvii] Patrizia Pacini, cit
Barilli De Carli-La mimosa della partigiana Chicchi
[xviii] Sulle origini dell’adozione dell’otto marzo come festa/giornata della donna ultimamente si è fatta molta confusione. Riportiamo alcuni brani dalla voce Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Giornata_internazionale_della_donna “A San Pietroburgo, l’8 marzo 1917 (il 23 febbraio secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia) le donne della capitale guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della guerra: la fiacca reazione dei cosacchi inviati a reprimere la protesta incoraggiò successive manifestazioni che portarono al crollo dello zarismo ormai completamente screditato e privo anche dell’appoggio delle forze armate, così che l’8 marzo 1917 è rimasto nella storia a indicare l’inizio della Rivoluzione russa di febbraio. Per questo motivo, e in modo da fissare un giorno comune a tutti i Paesi, il 14 giugno 1921 la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, tenuta a Mosca una settimana prima dell’apertura del III congresso dell’Internazionale comunista, fissò all’8 marzo la «Giornata internazionale dell’operaia». (…) La connotazione fortemente politica della Giornata della donna nelle sue prime manifestazioni, le vicende della Seconda guerra mondiale e infine il successivo isolamento politico della Russia e del movimento comunista nel mondo occidentale, contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione. Nel secondo dopoguerra, la data dell’8 marzo viene associata alla morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York, facendo probabilmente confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l’incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori (123 donne e 23 uomini, in gran parte giovani immigrate di origine italiana ed ebraica).
[xix] La storia è stata raccontata e illustrata da Francesco Barilli e Manuel De Carli in “La mimosa della partigiana Chicchi” per il Comitato Piazza Carlo Giuliani, visibile qui: http://www.stormi.info/la-mimosa-della-partigiana-chicchi/#.Y-kLqnbMJPY
[xx] Racconta lei stessa “Percorrendo i lunghi corridoi, fermata da commessi che, data la mia giovane età e l’aspetto dimesso, stentavano a riconoscermi con “onorevole”, mi diressi attraverso il transatlantico, alla Bouvette, riservati entrambi ai deputati, per prendere un caffè. Dai capannelli dei colleghi si staccò un personaggio in abito talare, tanto grosso, quanto rumoroso. Era tal Monsignor Barbieri, che si mescolava disinvoltamente ai parlamentari, ignorando le regole che avevano escluso le povere vedove (si riferisce a due vedove siciliane incontrate fuori e cui fu impedito l’accesso a Montecitorio). Mi prese sottobraccio, esclamando gioviale: “Che bella ragazza, così giovane! Come ci fa piacere avere finalmente le gonnelle fra noi. Venga che le offro io il caffè”. Io, ancora immersa nell’emozione dell’incontro al portone, mi svincolai piuttosto prudentemente da quella stretta confidenziale, rispondendo tagliente: “le uniche gonnelle ammesse qui dentro sono le mie, non le sue”. Calò un silenzio assoluto. E io ordinai al banco il mio caffè”. Patrizia Pacini, Teresa Mattei…
[xxi] Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.»
[xxii] “Io ricordo che battagliai molto con lui (Togliatti), e gli dissi “Ma io vengo da una famiglia cattolica e borghese. La prima cosa che noi abbiamo sentito come pecca della Chiesa nei confronti del nostro Paese era di aver fatto un Concordato con il fascismo; e adesso dobbiamo votare questo Concordato con le firme di Mussolini e di Papa Ratti nella Costituzione?” “Mi arrabbiai molto e andai da Togliatti dicendogli che non volevo più fare la deputata, perché avevo promesso ai miei elettori che questo Concordato non sarebbe stato presente nel documento. Gli dissi: “se tu me lo fai votare io me ne vado”. E così feci.” “Anche per questo rifiutai la candidatura alle elezioni del 18 aprile 1948, e qualche tempo dopo uscii dal PCI .”
[xxiii] “Sanguinetti, dopo la separazione da Maria, per poter sposare Teresa, escogitò una complessa soluzione e con un escamotage divenne cittadino ungherese. Per espletare la procedura anche Teresa si recò per un certo periodo in Ungheria, a Budapest, per ottenere la fittizia adozione e quindi la cittadinanza. Si fecero adottare da due famiglie di Budapest, così automaticamente divennero cittadini ungheresi, poi si sposarono al municipio della capitale nel luglio del 1948”. Teresa Mattei ecc.
[xxiv] http://nuke.monteolimpino.it/ https://xoomer.virgilio.it/alschene/la_collina_del_cinema.html
[xxv] M. Piccardo, La collina del cinema, Nodo libri, Como, 1992
[xxvi] M. Piccardo, Il cinema fatto dai bambini, Editori Riuniti, Roma, 1974
[xxvii] https://www.infoaut.org/storia-di-classe/15-ottobre-1968-gli-scontri-alla-saint-gobain
[xxviii] http://patrimonio.aamod.it/aamod-web/film/detail/IL8600002054/22/sciopero-generale-pisa-26-settembre-1968.html?startPage=0&idFondo=
[xxix] https://www.antiwarsongs.org/artista.php?id=2520&lang=it&rif=1
[xxx] Patrizia Pacini, cit
[xxxi] “I bambini permanenti sono coloro che parlano al presente e vogliono subito le cose. non sono furbi, non raccontano balle. Cercano di avere un rapporto intrinseco con gli altri uomini e pensano a tutto in modo costruttivo. non vogliono tanti discorsi. Sanno che l’utopia è una cosa vera. l’utopia, se siamo in tanti a volerla, non è più utopia, diventa realtà. E questo i bambini, come i bambini permanenti, lo sanno con certezza (…) “facciamo le cose subito” è la grammatica dei bambini come quella che ci ha insegnato Zavattini. È la grammatica del subito spietato, rabbioso e insieme felice” Patrizia Pacini cit.
[xxxii] nella mia vita, devo dire che i miei figli mi hanno contestato interamente (…) abbiamo messo al mondo figli molto critici nei nostri confronti, nel ’68 c’è stata una vera e propria rivoluzione culturale dei giovani e (…) loro erano già abbastanza grandi. io comunque ho fatto tantissimi errori (…) non si può evitarli. Quando i miei figli hanno compiuto 18 anni ho pensato che dovessero andare fuori di casa, essere indipendenti, responsabili. Ma io stessa ho sbagliato tante cose e ho fatto pagare anche duramente questi eccessi ai miei figli. In l. Fantoni e I. Franciosi (a cura di), (R)Esistenze – il passaggio della staffetta, Morgana edizioni, Firenze, 2005
[xxxiii] “La prima treccina fu composta da una bambina russa. Era fatta di tre colori e i fili di lana provenivano dagli Stati Uniti. Anche se la treccia non fu mai realmente unita, rappresentò simbolicamente la speranza di superare le differenze e gli stereotipi. Patrizia Pacini cit.
[xxxiv] https://it.wikipedia.org/wiki/Referendum_costituzionale_in_Italia_del_2006
[xxxv] La sua richiesta fu respinta due volte, prima perché non sarebbe stata una testimone oculare (sic!), poi perché il processo passò al Tribunale militare che ammetteva solo testimoni militari. Stavolta il suo ricorso fu accolto in quanto in possesso del “brevetto di partigiana” che la equiparava a qualifica militare.
[xxxvi] https://www.radioradicale.it/scheda/91031/processo-a-erich-priebke-e-karl-hass?i=2102564 dal minuto 1’23.
[xxxvii] https://www.radioradicale.it/scheda/139419/questo-mondo-non-e-in-vendita-organizzato-dal-genoa-social-forum?i=1558024, dal minuto 27’40 https://www.radioradicale.it/soggetti/11161/teresa-mattei
- L’intervista che la partigiana Chicchi eletta nell’Assemblea costituente ha rilasciato nel 2005 ad Athenet , Università di Pisa https://www.unipi.it/index.php/news/item/1609-teresa-mattei[↩]
- L’intervista che la partigiana Chicchi eletta nell’Assemblea costituente ha rilasciato nel 2005 ad Athenet , Università di Pisa https://www.unipi.it/index.php/news/item/1609-teresa-mattei[↩]