Magari non meriterebbe un articolo su transform ma l’ultima esternazione di Mario Draghi all’evento, recente, del Financial Times mi ha confermato le cose che vado rimuginando, con dolore, sulla triste fine della UE, diventata, scrivevo settimana scorsa, un vero ancien regime fondato sulla guerra militare e sociale.
Draghi, passato dall’ennesima sliding doors della sua vita di apparatčik del Capitale, dall’aver lasciato il governo di quello che è anche il mio Paese a Meloni, all’incarico speciale al rilancio della competitività conferitogli da Von Der Leyen, dà anche una ragione demografica al suo bellicismo.
Siamo vecchi, la popolazione più vecchia al Mondo, dice in soldoni e dunque se vogliamo mantenere il nostro stile di vita dobbiamo essere più produttivi, innovativi. Naturalmente, più uniti come Europa, e questo magari farà contente quelle vere calamità per il futuro dell’Europa che sono gli “europeisti reali”.
Per affrontare la recessione (che si può domare, ci dice), ed anche questo solleticherà gli “economisti reali” per l’attenzione volta a qualcosa di cui Draghi, e loro, si accorgono dalle tastiere e non dalle vite vissute di centinaia di milioni di europei.
Che sono sì “vecchi”(come Draghi) ma non ricchi e “riciclati” sempre al comando come lui; semmai costretti a inventarsi lavori a settant’anni. E in mente mi viene quel “vecchio malvissuto” manzoniano che può significare oggi tante cose anche diverse.
Aldilà di incazzarmi un po’ per la presa in giro di riproporre la stessa ricetta, la favolosa produttività da innovazione, con la quale in trent’anni è stato sfasciato il modello Europeo che si fondava sul sociale e non sulla “deficienza artificiale”, accrescendo a milioni le persone in peggioramento di vita e le disuguaglianze; anzi di incazzarmi un po’ di più perché “scoprire” la recessione (addirittura in Germania) dopo aver “gestito” la crisi finanziaria, poi quella pandemica ed ora le guerre nei modi che l’hanno determinata, la cosa che mi ha spinto a dedicargli queste righe è la parte guerriera della sua performance.
Quella in cui dice che bisognava essere più determinati come UE nella difesa dei “valori” (sigh!). Cioè? Non ammettere la Russia nel G8 e fare sostanzialmente la guerra alla Siria di Assad.
Ora, questo personaggio che opera in un contesto che sta da tempo distruggendo quanto fatto con tanti sacrifici da tanta brava gente dalla lotta al nazifascismo fino a quando la caduta del Muro ha fatto credere a lorsignori di poter accelerare la restaurazione, è emerso proprio nella sbornia della globalizzazione liberista fatta di G qualcosa, Fondi monetari, Organizzazioni del commercio e così avanti. Tutti ademocratici e al servizio delle magnifiche sorti progressive del capitalismo finanziario globalizzato che avrebbe sancito la vittoria del capitalismo e la fine della Storia. È stato banchiere e certificatore di bilanci. Primo ministro (che celebrava i “dittatori utili”) e ora consulente di quella UE che ha abolito il concetto di democrazia come rappresentanza. Ora che la globalizzazione sembra rompersi (a proposito ho sentito in TV un simpatico Bersani dire che, visti i tempi, occorre rilanciare la domanda interna) si schiera guerrescamente con la “sua parte”, l’Occidente. Tanto poi il capitalismo globale finanziarizzato fa sì che mentre noi ci si ammazza in guerra i dominanti continuino a lucrare tutti. E i soldi per gli eserciti (fondamentale accrescere la difesa europea, naturalmente ci propone l’incaricato) e per gli apparatčik ci sono sempre più.
Ci si chiede perché piace al cinema C’è ancora domani. Forse perché quel passato aveva una dignità che ancora ci sostiene quando non sappiamo più se un domani ci sarà.
Roberto Musacchio