Comunicato del Presidente Truman del 6 agosto 1945 – “Il mondo sappia che la prima bomba atomica è stata sganciata su Hiroshima, una base militare. Abbiamo vinto la gara per la scoperta dell’atomica con i tedeschi. L’abbiamo usata per abbreviare l’agonia della guerra per risparmiare la vita di migliaia e migliaia di soldati americani e continueremo ad usarla sino alla completa distruzione del potenziale bellico giapponese”.
La seconda bomba fu sganciata di Nagasaki il 9 agosto. Evitarono di dire che si trattava di una seconda base giapponese.
Hirohito e Stalin avevano iniziato a trattare la resa fino da metà luglio. Gli americani ne erano stati subito informati. L’URSS non era ancora in guerra col Giappone: gli avrebbe dichiarato guerra l’8 agosto, cominciando immediatamente le operazioni offensive in Cina, ma tutti sapevano (americani e giapponesi compresi) che la Russia fin da maggio stava spostando oltre un milione di uomini sul fronte orientale con un’impressionante operazione logistica: secondo le regole di Stalin, se fai una cosa, falla sul serio e assicurati di vincere.
Il motivo fondamentale che condusse all’utilizzo della bomba fu di evitare che l’Unione Sovietica risultasse vincitrice della guerra in Oriente, come lo era stata in Occidente; e ce n’erano tutte le possibilità perché:
- gli americani non avevano nessuna intenzione di dissanguarsi in un assalto al Giappone, col rischio di dover chiedere l’aiuto materiale dell’esercito sovietico;
- senza quella battaglia finale era possibile che la guerra si prolungasse per mesi e che si rovesciasse la situazione di Reims e cioè che i giapponesi preferissero arrendersi ai sovietici piuttosto che agli americani; e che comunque gli americani non fossero più soli a trattare la resa e che, di conseguenza, i sovietici chiedessero di partecipare anche loro all’occupazione del Giappone.
I motivi bellici, messi in discussione anche dai militari che come Eisenhower si dichiararono contrari allo sganciamento, erano puramente pretestuosi come sapevano perfettamente tanto i favorevoli che i contrari.
Un tipico esempio di politica americana in cui tutti quelli che contano sono d’accordo sulla questione fondamentale e accendono discussioni pretestuose su dettagli secondari o addirittura su argomenti falsi o inventati. Così fu anche al momento di sganciare l’ignobile bomba. Da una parte si schierarono i reazionari alla Truman, sempre pronti a giustificare lo sterminio di una popolazione non bianca se si tratta di salvare “migliaia di vite di giovani americani”, argomento sempre e comunque decisivo per milioni di americani seguaci di John Wayne prima e di Clint Eastwood poi.
Dall’altra e sempre mossi da ragioni umanitarie si levarono timidamente quanti sostenevano con incontestabili dati di fatto che non esistevano motivi militari strategici per sganciare le bombe in quanto la guerra era già vinta. E siccome parlavano di due cose diverse, ciascuno restava della propria opinione e “right or wrong, this is my country”.
Del motivo vero per cui si erano sganciate le due bombe nucleari non parlavano né gli uni né gli altri ed era quello sul quale c’era l’accordo tacito di non parlare perché avrebbe messo in pessima luce l’intera solidale ragion politica americana.
Discussione pretestuosa dunque, per oscurare la verità condivisa: bisognava sganciare la bomba per far capire alla Russia chi comandava. Eisenhower già pensava al suo prossimo turno di presidenza; e con lui il capo di Stato maggiore ammiraglio William Leahy che però scrisse: “I giapponesi erano già stati sconfitti e pronti alla resa. L’uso di questa arma barbara contro Hiroshima e Nagasaki non ci fu di nessun aiuto nella nostra guerra contro il Giappone. Nell’usarla per primi adottammo una norma etica simile a quella dei barbari del Medio Evo. Non mi fu mai insegnato a fare la guerra in questo modo e non si possono vincere le guerre sterminando donne e bambini”. Sante parole: “non ci aiutò nella guerra contro il Giappone”, ma in quella contro la Russia, sì.
Dalle parole ai fatti. Pochi anni dopo scoppiò la guerra di Corea; e siccome si era messa male per la controffensiva cinese il grande generale Mac Arthur insistette perché si usasse la bomba. Gli fecero capire che dal 1949 la bomba ce l’avevano anche i sovietici e il presidente Eisenhower lo licenziò per manifesta incompetenza, non certo per motivi umanitari.
Senonché di lì a poco furono proprio i militari americani a offrire la bomba ai francesi, assediati a Dien Bien Phu. Armi atomiche tattiche, si diceva, e ancora resta da capire a cosa si riferissero se non all’ipotesi di sterminare la popolazione del Vietnam del Nord insieme ai francesi assediati.
L’idea era partita dal capo degli Stati maggiori riuniti, ammiraglio Arthur Radford, era stata approvata dal Segretario di Stato John Foster Dulles e presentata al rappresentante del governo francese Georges Bidault che avrebbe respinto l’offerta americana in quanto generosa, ma insensata. Intervenne allora il presidente Eisenhower che della contrarietà all’uso della bomba nucleare aveva fatto uno dei punti di forza della sua campagna elettorale del 1952 e che aspirava a vincere quella del 1956. Nonostante il disappunto francese provò comunque a chiedere il sostegno di Winston Churchill, di nuovo Primo Ministro della Gran Bretagna che però non lo appoggiò nella sciagurata iniziativa e la cosa fini lì.
Bugiardi sempre seconda parte
Sono trent’anni che Nethanyahu dà per imminente la disponibilità di armi nucleari da parte dell’Iran.
Nel 1995 intervistato da CBS News diceva: “Il tempo sta per scadere. L’Iran sarà in grado di produrre da solo, senza importare nulla, tra tre, al massimo cinque anni”.
Nel 2006 su Headline Prime avvertiva: “L’Iran potrebbe costruire 25 bombe nucleari all’anno [più della Cina! ndr.]; il che significa che tra dieci anni potrebbe averne 250 [e tra 1000 anni 25.000!!, ndr.].
Sei anni dopo, nel 2012, avvertiva su STB Times News che: “ci è molto vicino. Tra sei mesi possiederà [uranio arricchito al 90%] con il quale potrà produrre bombe nucleari”.
Nel 2015 altri preavvisi: “L’Iran è pericoloso. Tra poche settimane avranno il materiale necessario per creare un arsenale nucleare”.
Nel 2018, su CNN: “Hanno le competenze per produrre armi nucleari in brevissimo tempo, se volessero”. E invece preferiscono essere periodicamente bombardati e avere basi militari, siti industriali, antiaerea, aeroporti e città periodicamente distrutte. Evidentemente lo preferiscono” (Thomas Maestro, su Il Fatto Quotidiano).
Fino alle ultime denunce che hanno sfruttato le dichiarazioni poi smentite dall’AIEA.
I tiranni, se non vogliono finire scannati come Saddam Hussein e Gheddafi, devono procurarsi almeno una bomba nucleare e un veicolo di trasporto. Altrimenti il loro destino è segnato. La Russia ha fatto il possibile per salvare Assad: non lo ha mantenuto al potere, ha solo evitato lo scannamento suo e della sua famiglia, ma non la distruzione del paese.
Luciano Beolchi