Capitalismo cannibale di Nancy Fraser esce nel 2004 e analizza i mezzi, i fini e soprattutto gli effetti che non possono essere considerati collaterali del capitalismo globalizzato.
Il testo è così efficace da far sì che il suo titolo sia diventato di uso comune.
Dal 1999 a Seattle contro l’OCM, a marzo 2001 a Napoli contro il G7, a Genova luglio 2001 contro il G8, a oggi con i FFF, il transfemminismo e #Me Too, questi movimenti non si sono mai fermati, hanno incluso nuove prese di coscienza utili a contaminare in maniera feconda la popolazione.
Ma il capitale corre più forte, ingloba e cannibalizza. Perché non ha remore, non ha fini costruttivi, anche se li millanta. E’ sufficiente leggere attentamente gli impegni presi da Kamala Harris, nei quali non ci sono deroghe da una versione del capitalismo e del protezionismo diverse da quelle di Trump, ma interne alle stesse logiche. Scendendo più in basso come stile, nel discorso di Giorgia Meloni a Cernobbio il 7 settembre 2024, si legge che: “Le risorse non sono molte, ma fa la differenza come vengono utilizzate. La stagione dei bonus e dei soldi buttati dalla finestra è finita. Occorre investire sui settori dell’economia che fanno da moltiplicatore, e l’Europa mette sempre troppe regole”.
La salute, il benessere dei governati verrà dopo per chi farà parte del moltiplicatore. Alla faccia dei valori cristiani! Gli altri non avranno neanche i bonus. Le nuove generazioni che emigrano in cerca di lavoro supereranno in numero gli immigrati “economici” e i “rifugiati”, tutti prodotti delle guerre, della desertificazione e delle democrazie “esportate” dai Paesi occidentali.
Un elemento di ripresa di tutte queste opposizioni elencati nelle premesse è che la la qualità della vita venga rivalutata a partire dagli effetti che spesso restano meno visibili, meno legati all’organizzazione economica, cioè alla dismissione dei servizi sanitari, dell’assistenza sociale, dell’istruzione.
Quando recensii su queste pagine Narcocapitalismo. La vita nell’era dell’anestesia di Laurent De Sutter ero stato molto dal disegno securitario e dittatoriale rivolto agli strati più poveri della popolazione a partire dal 1800, e dai suoi effetti dirompenti nei comportamenti. Ora mi limito a citare parole prese dall’Istituto Ricerche Farmacologiche Mario Negri rivolte al fenomeno della droga degli zombie, il Fentanyl, che è uno sviluppo terrificante di quanto scritto in Narcocapitalismo.
Il Fentanyl, nato come farmaco usato nella terapia del dolore ma dilagato come sostanza utilizzata in modo improprio o illegale, negli Stati Uniti sta causando una strage silenziosa: tra la fine degli anni Novanta e il 2022 ha provocato quasi un milione di overdose letali.
I comportamenti sono di massa solo se sono subiti, non più generati consapevolmente: lo sviluppo cannibale ha nei decenni atomizzato l’umanità, specialmente quella occidentale.
La perdita di significato dei valori conquistati attraverso le lotte per la libertà, la resistenza al nazifascismo, le lotte anticoloniali, i diritti collettivi e individuali, ha creato un vuoto che è stato colmato dalla caccia a nuovi modelli. Nella politica, nella società, ogni vuoto viene colmato.
Abbiamo assistito da parte dei governi ad annunci, alle volte trasformati in provvedimenti, di strette rivolte a soddisfare falsi bisogni come la sicurezza individuale. I difensori della democrazia e del liberismo hanno addirittura fatto finta di battersi contro l’abbandono scolastico, contro i rave party, chiudendoli in una teca slegata dalla società. Per affrontare l’emergenza carceraria, un altro luogo che raccoglie gli espulsi dalla società non si è fatto altro che negarla nei fatti e negli atti, con provvedimenti come il DL 92 del 2024, il DDL sicurezza 1660. In conclusione, come per la recidiva, si è lavorato per riempire le carceri.
Si può dire da più parti che sta aumentando il numero di detenuti che non dovrebbero essere in carcere per motivi psichiatrici, nonostante le leggi e l’istituzione die REMS in sostituzione degli OPG, e ciò avviene solo e semplicemente perché i loro documenti non vengono letti da chi di dovere, oppure non ci sono sufficienti figure che lo facciano.
Mentre un giovane di 18 anni muore carbonizzato nella sua cella a S. Vittore, chi si preoccupa di ricordare che quell’adolescente è arrivato in Italia con i segni fisici della prigionia in Libia, uno degli stati con cui l’Italia firma trattati per trattenere i migranti sub-sahariani?
C’è un altro moltiplicatore allo stesso tempo cannibale: negli stessi giorni, in maniera impressionante, veniamo bombardati dalle rivelazioni su un femminicidio commessi in Lombardia, diventato una vera novella d’appendice agostana.
Dalle province d’Italia giungono sempre più notizie di famiglie distrutte da figli che non si riconoscevano nel modus vivendi della stessa, di giovani suicidi o di tentativi di suicidio, ancora femminicidi. L’emulazione nel bullismo diffuso sui social dopo averlo praticato, la sensazione di inadeguatezza degli studenti non solo di fronte al loro futuro ma anche di fronte al giudizio dei compagni e dei professori, per non parlare dei genitori.
Il capitalismo cannibale lavora, e fa scattare la molla dell’emulazione nelle menti, senza distinguere fra quelle formate e quelle con meno risorse.
Stanno riaprendo le scuole, più povere di mense, di tempo pieno, di aule sicure ma anche di aule didattiche.
Riapriranno senza l’uso del telefono cellulare durante la lezione?
Riapriranno con gli insegnati insoddisfatti e insicuri del loro posto di lavoro, che non insegnano seguendo le stesse linee guida magari all’interno della stessa città?
Ah, già, l’autonomia differenziata. Altro problema.
Ma questa è politica, e magari lotta di classe. Come sarebbe bello tentare di emulare chi ti ascolta, chi ti dà la parola, chi ti aiuta e ti chiede aiuto. Anche chi si arrabbia, e perde speranza. Ma per farlo dovremmo togliere ai cannibali i loro mezzi e ridistribuirli trasformati fra di noi.
Marcello Pesarini