Dalla data del 15, quando a piazza Barberini un’altra piazza si è opposta al pensiero semplice sulla guerra, in tutta Europa sono avvenute numerosissime prese di posizione, riunioni, manifestazioni, iniziative contro il riarmo (tra cui ci preme particolarmente ricordare Stop ReArm Europe)1 che costituiscono una ampia mobilitazione.
Crediamo che questa mobilitazione debba diventare la più grande possibile e svilupparsi per fare chiarezza su tutti gli aspetti che la propaganda tace o nasconde. Perché la natura del nostro rifiuto della guerra e del riarmo può essere maggioritaria e deve aprirsi a un confronto sulla realtà dei conflitti che si fa sempre più urgente a fronte della precipitazione delle situazioni di guerra.
Occorre anche scontrarsi con le intenzioni più o meno interessate, più o meno palesi delle forze che le guerre continuano a preparale e a volerle e che -è inutile dirlo- si trovano costantemente in ogni schieramento contrapposto. Si tratta di attori che non possono dichiarare esplicitamente le loro strategie anche perché spesso sono in concorrenza e in conflitto tra loro. Nonostante le loro contrapposizioni restano accomunati dalla responsabilità del furto di umanità che compiono, dalla pericolosità delle loro condotte, dalla violazione della volontà generale2.
Sarebbe sbagliato pensare a un unico o più avversari identificabili e definibili. E’ certo che esistono centrali di iniziativa, governi, frazioni e fazioni, think-tank o organizzazioni impegnate in logiche di potenza che della guerra fanno uno strumento di azione: anzi è difficile trovare centri di potere che ne siano immuni. Ciononostante non dobbiamo ridurre a complotto le convulsioni profonde che attraversano globalmente le contraddizioni di un mondo in crisi.
Crediamo infatti che la mobilitazione che si sta sviluppando contro le guerre e contro i riarmi debba identificarne le cause nelle fratture che si presentano nell’economia, nella relazione con la Terra, e naturalmente anche nei rapporti sociali e in quelli civili e politici tra cittadini, governi, poteri.
La nostra lotta contro le guerre e contro i riarmi coincide dunque con lo sviluppo della mobilitazione in un percorso collettivo di lotta e di crescita, di acquisizione di conoscenza, di sviluppo di relazioni politiche e sociali più giuste.
Le mobilitazioni in corso sono passi avanti verso la costruzione di una partecipazione attiva, di un impegno che si sviluppa e matura e che ha necessità di moltiplicare gli scambi e i confronti, di arricchirsi della ricchezza e intelligenza degli altri.
transform!italia perciò parteciperà alla manifestazione del 5 aprile indetta dal M5S perché è necessario essere presenti per costruire assieme momenti di opposizione alle scelte sbagliate del governo italiano e dell’Europa. Ci auguriamo che questa manifestazione costituisca un apporto importante al fronte di opposizione al riarmo che ci troverà attenti e disponibili al confronto.
E già arrivano altre proposte per appuntamenti futuri. Ieri, 25 marzo, in una intervista al fatto quotidiano padre Alex Zanottelli sottolinea la necessità di lavorare a una manifestazione contro la guerra, il riarmo e per Gaza. Siamo da subito disponibili a partecipare attivandoci come necessario.
Giancarlo Scotoni
- “Ci opponiamo ai piani dell’UE di spendere 800 miliardi di euro in più per le armi. Saranno 800 miliardi di euro rubati. Rubati ai servizi sociali, alla sanità, all’istruzione, al lavoro, alla costruzione della pace, alla cooperazione internazionale, a una giusta transizione e alla giustizia climatica. Ne trarranno beneficio solo i produttori di armi in Europa, negli Stati Uniti e altrove.
Renderà la guerra più probabile e il futuro meno sicuro per tutti! Genererà più debito, più austerità, più confini. Approfondirà il razzismo. Alimenterà il cambiamento climatico. Non abbiamo bisogno di più armi; non abbiamo bisogno di prepararci per più guerre. Ciò di cui abbiamo bisogno è un piano completamente diverso: una sicurezza reale, sociale, ecologica e comune per l’Europa e per il mondo”.— https://stoprearm.org/.[↩] - A questo proposito troviamo obiettivo e chiarificatore il discorso di Jeffrey Sachs che pubblichiamo qui.[↩]