di Marino Calcinari –
Trieste è molto piu’ antica di Aquileia ed al tempo in cui visse il grande geografo romano di origine ispanica , Pomponio Mela, nel I° secolo d.C. era forse anche più importante della città che poi fu porto della flotta militare, tant’è che il suo nome viene più volte citato nelle pagine della “Chorographia” e numerose sono le informazioni cui possiamo attingere per comprendere come essa venisse collocata , in una rilevazione che comprende e nomina realtà ancora oggi ben note.
Innanzitutto Trieste ( “Tergesto”) non la troviamo nelle pagine dedicate all’ Italia ma in quelle (Libro II, Capo III) che illustrano la Macedonia, la Grecia, il Peloponneso, la Grecia e l’ Illirico . Evidentemente Mela stabilisce, o assevera, come doveva essere allora l’opinione prevalente per chi si cimentava in quel ramo della conoscenza, la continuità tra le regioni greco- ioniche e quelle abitate dagli Illiri, scrivendo che quel mare ”..accolto dentro un lungo ritirarsi che fanno i lidi, è senza dubbio largo assai , ma è più vasto là dove ha la sua imboccatura. E’ circondato da nazioni illiriche sino a Tergesto”. In lingua latina scrive proprio: “Hoc mare magno recessu litorum acceptum, et vaste quidem in latitudinem patens, qua penetrat tamen vastius, Illyricis usque Tergestum, cetera Gallicis Italicisque gentibus cingitur.”
E quali erano le popolazioni che allora abitavano la costa orientale dell’Adriatico ? Mela le cita partendo dal meridione: Parteni, Dassareti, Taulanzii, Encheli, Feaci, Illirici, Pirei, Liburni.
Di quest’ultimo popolo che era stanziato in quella vasta porzione di territorio compresa tra il fiume Krka in Dalmazia e l’Arsia in Istria e con nuclei insediati nelle isole adiacenti di Veglia, Cherso e Pago poche notizie erano allora a disposizione del geografo, ma noi sappiamo che quella liburnica fu una civiltà che nella prima metà del primo millennio a.C. era una talassocrazia che contendeva alla nascente potenza greco macedone il controllo dell’adriatico, che commerciava con le popolazioni italiche e recenti scoperte archeologiche hanno confermato questo fatto, di scambi commerciali, di oggetti artistici da una parte e dall’altra delle sponde adriatiche (1)cfr: Alexander Stpicevic: “ Arte degli Illiri”.
Mela cita infine con stesso ordine progressivo le città ed i fiumi. E conclude : “ Tergestum, intimo in sinu Adriae situ, finit Illyricum.”
Dice cioè che Tergeste, collocata proprio all’estremità del golfo del mare di Adria, è l’ ultima città dell’ Illirico.
L’ Italia invece, ovvero quella parte della penisola che si allungava a dividere il Mediterraneo e infine si fendeva in due corni, “e con l’ uno guarda il mar Siculo, con l’ altro il Jonio”, era abitata da “molti e differenti popoli”, per cui Mela cita prima quelli “stranieri”- i Carni e i Veneti che abitano la Gallia togata (allora la provincia Forojuliense che si estendeva tra le alpi Giulie e quelle Noriche)- poi quelli che definisce più propriamente “italici” ( Picenti, Frentani, Dauni, Apuli, Calabri, Salentini, Liguri- non nomina gli Etruschi, sterminati ed assimilati, ma l’Etruria ed il Lazio, quindi i Volsci ed i Bruzii.)
“ Ma lungo i lidi del mare” il geografo evidenzia ancora come l’insediamento più famoso ed abitato, vicino a Tergeste fosse “…Concordia. E fra queste due città corre il Timavo che sorge da nove fonti e vi si getta nel mare per una sola bocca. Quinci il Natisone tocca, non lungi dal mare la doviziosa Aquileia”. Il traduttore del testo latino ( Giovanni Francesco Muratori, che cura l’ edizione italiana del 1855 traduce cosi’ l’aggettivo “dis”, ricco, e certo a due secoli dalla sua fondazione- avvenuta nel 181 a.C. il luogo, inizialmente occupato da genti carniche, poi fatte sloggiare, era diventato un centro ricco ed opulento.
Messe in questo ordine di importanza Tergeste veniva menzionata – Mela scrive i tre libri della sua “Chorographia“ nel 44 d.C. –come città di confine, per quanto inserita entro i confini dell’ Impero, mentre Iulia Concordia Sagittaria , edificata nei primi anni di regno di Ottaviano era diventata importante come centro commerciale e di produzione bellica (armi, soprattutto archi e frecce – per l’ esercito) collocata tra Altino ed Aquileia ,che era di gran lunga la città più ricca per la presenza del Porto Militare e Municipio dal 90 a.C., da cui si dipartivano le strade Annia, Gemina e Iulia Augusta che la mettevano al centro di una rete di comunicazione che avvicinava l’estremo lembo orientale della penisola italica da una parte a Roma “caput Mundi “ dall’ altra al suo immediato retroterra naturale. la regione Norica e la regione Illirica
Strabone , vissuto al tempo di Augusto , autore dei 17 libri della “Geographia”, la cui compilazione è data intorno all’ anno 7 a.C., aveva asserito in un passo del libro VII che le tribù retiche e del Norico occupavano i territori che dalla cima delle Alpi digradavano verso l’Italia; “ congiungendosi quelli cogl’Insubri, questi coi Carni e coi luoghi circostanti ad Aquileja”.
Strabone aveva compiuto numerosi viaggi nei paesi che poi descrisse e si era servito di informazioni di prima mano ; non sappiamo di una sua ricognizione in questa parte dell’ Adriatico ma è certo che a quel tempo (Strabone morì circa il 24 d.C) Aquileia, Concordia e Tergeste fossero già centri abitati di notevole importanza economica, commerciale e militare. Sia pure in un contesto attraversato ancora dalla presenza di popolazioni che vivevano di caccia, pesca, pastorizia, ed in condizioni di seminomadismo e che poche tracce significative lasciarono del loro passaggio .
Sappiamo però che ad ovest della Venezia Giulia gli Insubri, di ceppo celtico, e che occupavano gran parte delle attuali regioni Lombardia e Veneto, essendosi schierati con Annibale contro Roma, alla conclusione delle guerre puniche, non accettando la resa si spostarono ad est, dove vennero accolti nel borgo fortificato di Tergeste, in cui vivevano altri gruppi della loro stirpe, confidando di avere trovato infine un rifugio sicuro. Cio’ avveniva nel 194 a.C. Ma la storia di Roma ed il crescente espansionismo della repubblica erano appena agli esordi. La marcia delle legioni romane infatti si spinse sempre più a nordest ed anche i Carni, che vennero sloggiati dalla foce del Timavo, dovettero raggiungere così Tergeste, dove da tempo si erano insediati, oltre agli Insubri, altri loro fratelli, una cittadella fortificata dove in quel tempo convivevano Istri, Liburni, Illirici.
“ In ogni caso è certo che dall’inizio del secolo III a.C. esiste sul colle di san Giusto o ai piedi del colle stesso la nostra città con un nome precipuamente celtico e con una funzione precipuamente marittima” scrisse in modo convinto Fabio Cusin “ ( in: “Venti secoli di bora sul carso e sul golfo”, cap.VI, ed. 1952).
Se poi vogliamo dar fede a quanto, prima del Cusin, scrisse nella “Storia Cronografica di Trieste dalle sue origini fino all’ anno 1965 il canonico triestino Vincenzo Scussa (1620- 1702), rileviamo come la fondazione della città fosse avvenuta 278 anni dopo il Diluvio universale ed 885 anni prima che i Colchi venissero in Istria, addirittura ben 937 anni prima della caduta di Troia – il riferimento è al viaggio degli Argonauti – e però era anche convinto che Tergeste “città episcopale dell’ Europa ai confini d’ Italia, nel più remoto seno dell’ Adriatico” fosse stata fondata non da essi possibili migranti del mar Nero, ma da una tribù (proto) gallica come a suo tempo aveva scritto Strabone.
Nella Tergeste preromana vivevano quindi migranti di cinque diverse comunità etniche provenienti dal mar Nero (gli Histri forse discendenti dei Colchi) , dal nord Italia (Insubri e Celti), dalle coste dalmate e dall’entroterra balcanico (Istri,Liburni, Illirici). Sulle origini multietniche di Tergeste non ci sono dubbi in proposito. Poi venne la conquista romana.