intersezioni femministe

Rachele Borghi: per un transfemminismo contro la colonialità e il privilegio che sappia creare nuovi spazi attraverso la mobilitazione e la ribellione dei corpi

Rachele Borghi, classe 1976, è geografa, docente di Geografia all’Università Sorbona di Parigi e insegnante alle Belle Arti all’Accademia di Marsiglia.
Per la collana Culture Radicali di Meltemi editore ha pubblicato nel 2020 il saggio Decolonialità e privilegio nel quale, con uno sguardo femminista e decoloniale, mette a critica il sapere occidentale, in particolare quello accademico, che si presenta come universale e “ufficiale” e relega le altre forme di conoscenza in una posizione subalterna.

Se si vuole davvero cambiare il sistema nel quale viviamo diventa dunque ineludibile “pensare decolonialmente”, cioè ribellarsi non solo all’idea di universalismo ma anche a quella quella di relativismo, per rifiutare la concezione che ci sono spazi, saperi, poteri che hanno più valore di altri. La dualità del pensiero cartesiano occidentale ha costruito una serie di binomi che producono dominanti e dominati e rafforzano i sistemi di potere esistenti: uomo/donna, bianco/nero, ricco/povero, centro/periferia, normalità/anormalità.

Cosa mette in luce il pensiero decoloniale?
Come ha spiegato Rachele Borghi in un’intervista rilasciata a Il Messaggero (pubblicata il 26 agosto 2020) il pensiero decoloniale: «Mette in luce che in realtà tutto il sistema non è stato creato nel colonialismo del’800 ma è cominciato nel 1492 con la conquista dell’America. Il problema allora non è il colonialismo e la decolonizzazione come momento storico di indipendenza del Paese: il problema è quella che chiamano colonialità, il fatto che dal 1942 si è creato un sistema mondo basato sul colonialismo, la conquista di quei territori, il capitalismo: sappiamo che il sistema capitalista inizia a prodursi e diventa forte a partire da quei momenti fino ad oggi. Un sistema che ha il colonialismo, il capitalismo e la violenza come base intrinseca, visto che il processo di conquista non può essere fatto senza una violenza e un genocidio e neanche senza l’epistemicidio [la distruzione che il colonialismo europeo ha fatto dei saperi propri dei popoli]».

Proprio a partire dalla specificità delle riflessioni di Rachele Borghi ci è sembrato utile darne conto all’interno dei contributi su pensieri e pratiche decoloniali femministe e transfemministe  già pubblicate in questa rubrica.
Per approfondire il suo pensiero proponiamo una bella recensione del maggio 2021, di Viola Lucetti, “Riflessioni a partire da Decolonialità e privilegio insieme ad un’intervista rilasciata da Borghi nel giugno del 2022  durante il “meeting internazionale dei movimenti climatici” svoltosi al Centro Sociale Rivolta di Venezia.

Nicoletta Pirotta

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