Riprendiamo da comune-info.net con lo stesso titolo questo articolo di Claudio Tosi –
Un’intera classe insegnante, inclusa la dirigente, di una scuola romana ha studiato con grande umiltà e attenzione le Nuove Indicazioni per la scuola e ha condiviso quanto analizzato con tutta la comunità scolastica. Già il fatto che ciò sia avvenuto in una scuola di periferia e in un territorio multiculturale aiuta a guardare le cose da punti di vista essenziali. Inevitabilmente, lo sforzo di costruire cultura e pensiero critico ha permesso di smascherare la farraginosità e il tentativo di imbrigliare scuola e famiglie in un disegno autoritario e trasmissivo nazionalista. Verso il 31 maggio
La scuola incontra il territorio: una dirigente e il suo collegio docenti chiamano genitori e comunità educante tutta a conoscere l’analisi delle Nuove Indicazioni svolta dalla Scuola, per comprendere il senso di un documento che si pone come faro per l’intera classe insegnante, pur avendo raccolto critiche meravigliate e preoccupate da tutti quelli che l’hanno letto con attenzione.
L’incontro di per sé apre il cuore: un’intera classe insegnante, guidata dalla sua dirigente, ha letto, studiato e analizzato il testo ministeriale delle Nuove Indicazioni 2025, confrontandolo con le Indicazioni del 2012 e rilevandone pregi e difetti, con un’onestà intellettuale che fuga ogni ipotesi di lettura strumentale, e restituendo alla comunità educante del territorio, compresi insegnanti di altre scuole, una lettura critica che pone domande organizzative e apre a questioni di fondo su cosa sia e che senso abbia l’educazione per il governo in carica. Dubito che il ministro avesse previsto una tale dedizione nell’inviare il questionario a crocette che per il ministero esauriva il percorso di consultazione con le scuole.
Ma diamo i nomi alle cose: la scuola è l’Istituto comprensivo Simonetta Salacone di Roma, l’appuntamento è al Plesso Carlo Pisacane, quello di “Una scuola Italiana1”, il documentario di Giulio Cederna e Angelo Loy che nel 2010 racconta lo scandalo di una scuola che ha saputo accogliere la comunità interculturale che vive il quartiere e la meraviglia di quel corpo insegnante che, tra la guida di coordinatrici come Annarita Marino e il sostegno di associazioni come Asinitas e Cemea, costruisce un dialogo e un’accoglienza che viene fatta oggetto di una campagna denigratoria dalla destra populista.
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L’incontro è aperto a genitori, insegnanti e tutta la comunità scolastica e vuole “condividere idee e riflessioni sul documento collegiale presentato dall’istituto2” con interventi della dirigente Rosanna Labalestra e vari docenti della scuola primaria e secondaria di primo grado dell’IC Salacone. E l’invito è a leggere il documento prodotto dal collegio docenti, è un testo rispettoso, comprensibile e appassionato, che apprezza le novità positive, ma si ferma e pone domande e dubbi di fronte alle incongruenze e prende posizione contro le insensatezze delle Nuove Indicazioni 2025.
E allora il maestro, questo punto di riferimento da cui proviene il sapere e al quale si deve “maxima reverentia”, non è quello stesso al quale la tradizione migliore dell’educazione chiede anche di essere ministro, e quindi di saper giocare il suo “minus” la capacità cioè di “mettersi al servizio” del discente, recuperando la centralità dell’apprendere, in cui lo studente è soggetto pieno, rispetto a quella dell’insegnare, in cui l’adulto tiene per sé lo scettro? E questa concezione antropocentrica che pervade il documento, in cui ricorrono le parole “sviluppo” e “crescita” come simboli di una supremazia dello sguardo utilitaristico dell’uomo rispetto all’ambiente, come può dare conto della necessaria unità di destini tra uomo e pianeta, se continua a immaginarlo come un pianeta-risorsa, da sfruttare a scapito degli equilibri vitali e sociali? La figura dell’insegnante prevista dalle NI2025 è particolare, prevede che ci sia un sapere univoco da trasmettere, notano più di un intervento, ma da dove viene questa presunta unicità, come conciliare questa pretesa con il senso di ricerca, di scoperta, di realizzazione di sé che la scuola è costituzionalmente chiamata a fornire allo sviluppo di ciascuno?
L’intercultura, qui dove ci troviamo così importante e presente, in tutte le Nuove Indicazioni, ci dice l’insegnante che presenta la materia, è citata solo riferita all’inglese! Continua il succedersi degli interventi, più di dieci insegnanti offrono la propria voce all’analisi, e molti altri hanno dovuto rinunciare all’intervento per dare la parola anche alle domande e al pubblico.
Un’insegnante della secondaria di primo grado chiude la sua analisi con il commento di Italo Fiorin, il Coordinatore del Comitato scientifico delle Indicazioni 2012, che del documento ha detto: “Ci sono cose belle e cose nuove, ma le cose belle non sono nuove e le cose nuove non sembrano molto belle3”.
Per l’educazione attiva che i Cemea portano avanti la pecca evidente delle NI2025 è la mancanza di fiducia nei bambini e ragazzi, quella dichiarazione che essi non abbiano il desiderio intrinseco di conoscere e ricercare, di comprendere i fenomeni, di addentrarsi nella complessità, di impegnarsi per scoprire e trasmettere, comunicando con i propri compagni e interagendo con gli adulti educatori intorno a loro, maestre, bidelli, genitori o nonne che siano. È a questo “studente pigro” ipotizzato dal ministero, che serve quella figura Magis, di Maestro che trasmette un Sapere anch’esso maiuscolo, inteso come distillato di verità e bellezza univoche, omologate, approvate dal Potere. E così si rinuncia in partenza a quell’atteggiamento educativo che cerca di costruire il contesto ricco e stimolante in cui ciascun allievo possa trovare i propri modi di espressione e ricerca, nell’incontro con il mondo, la cultura e il gruppo, avendo di fronte a sé un orizzonte di possibilità e potendo, in una ricerca del mondo che lo coinvolge e lo comprende, scoprire quale siano le sue propensioni e interessi, definendo infine la meta verso la quale dirigersi.
Che avventura per chi ha la responsabilità di sostenere questa ricerca! Che impegno per rimuovere gli ostacoli, per essere “ministri” al servizio di un tale subbuglio di tentativi e scoperte; avere un ruolo nel dispiegarsi plurale di intenzioni e sensibilità; sapersi mettere all’altezza di tali sentimenti, contribuire a veder prendere forma e prendere posto nel mondo a partire dalle proprie aspirazioni.
L’educazione contenuta nelle NI2025 invece, che più che aprire cuori e menti alla conoscenza, sembra impegnata a “mettere ciascuno al suo posto”, distribuendo destini e mantenendo ruoli sociali, come quello riservato ai bambini di origine straniera, ai quali le NI2025 offrono il percorso dell’assimilazione e per farli sentire Italiani non prevedono lo Ius Scholae o il riconoscimento della cittadinanza, ma lo studio del Risorgimento Italiano e ancora prima il racconto “appassionante” della nascita della nostra Nazione, come invita a fare la professoressa Perla, che ha coordinato la Commissione per le NI2025.
Uno schiaffo a quella multiculturalità che da decenni nutre la nostra società e questa zona di Roma in particolare, come ci ricorda Alessandra di Asinitas, e che ha permesso a comunità diverse e distanti di conoscersi, allargare la visione e farsi esempio di convivenza pacifica e integrata.
Insomma, non resta che fare i complimenti a chi ha saputo costruire cultura intorno a queste Nuove indicazioni 2025, smascherandone la farraginosità, il tentativo di imbrigliare scuola e famiglie in un disegno autoritario e trasmissivo che non rispetta la pluralità sociale, umilia il ruolo educativo degli insegnanti, chiede alle famiglie di imparare a stare al proprio posto e, nel nome di un nazionalismo gretto e retrivo, nega e tenta di imbrigliare la ricchezza degli stessi studenti per i quali dice di muoversi.
L’iniziativa dell’IC Simonetta Salacone ha prodotto uno strumento di cui altre scuole possono fare tesoro, ma soprattutto ha dimostrato che la scuola pubblica ha in sé le energie e la possibilità di sviluppare analisi critiche e svolgere quel ruolo di attivazione della Comunità educante così importante per la coesione sociale, come ha ricordato il Convegno, voluto proprio dalle Comunità educanti4 romane di cui il CSV Lazio, da “ministro” si è fatto recentemente organizzatore, insieme all’Università Roma 3.
Non resta che moltiplicare questa azione di analisi e organizzare in tutte le scuole con il corpo docente e le associazioni genitori e del territorio una capacità di mobilitazione, per arrivare preparati all’appuntamento nazionale che si terrà a Roma la mattina del 31 maggio, in tempo per andare alla manifestazione Contro il DL Sicurezza5 del 31 maggio pomeriggio.
1 https://www.archiviomemoriemigranti.net/una-scuola-italiana/
2 https://www.simonettasalacone.edu.it/pagine/documento-del-collegio-docenti-sulla-bozza-sulle-nuove-indicazioni-nazionali-2025
3 https://www.tuttoscuola.com/nuove-indicazioni-nazionali-italo-fiorin-emerge-unidea-di scuola-che-guarda-al-passato-manca-una-visione/
4 https://www.retisolidali.it/comunita-educanti-puntare-a-un-ragionamento-comune-per-costruire-insieme/
5 https://www.cnca.it/il-26-e-il-31-maggio-a-roma-nuova-mobilitazione-contro-il-decreto-sicurezza/