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Le energie rinnovabili tra tutela del paesaggio e della natura

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1 Commento. Nuovo commento

  • Fabrizio Quaranta
    31/10/2024 20:14

    Almeno un po’ di vergogna dovrebbe provare chi sta massacrando quel che resta dell’Italia piu’ bella, la superstite agricoltura, i campi, i pascoli, i boschi, i crinali appenninici, la biodiversita’, i servizi ecosistemici del suolo, l’avifauna, le coste, il paesaggio identitario, i beni culturali, i siti archeologici, il silenzio, la salute, la bellezza identitaria e il turismo lento che ne deriva, salvifico per le aree interne a rischio spopolamento.

    Una tragedia ambientale, forse definitivamente mortale per il Paese, con la risibile scusa della riduzione della CO2 climalterante, quando anche tappezzando tutte le residue pianure fertili di lugubri paramenti funebri fotovoltaici si passerebbe dallo 0.9% forse allo 0.8% di percentuale italiana a un fenomeno che tutti sanno essere causato da Usa, Cina e BRICS che non hanno nessuna intenzione seria di decarbonizzare, anzi continuano a incrementare l’uso dei fossili come competizione mortale verso la suicida Europa

    E poi i TETTI e le superfici gia’ consumate BASTEREBBERO per qualsiasi obiettivo di rinnovabili future, ce lo ricorda ISPRA , ente scientifico terzo fra i piu’ seri d’Italia…ma non c’e’ peggior sordo…

    https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2024/08/20/le-alternative-realmente-sostenibili-per-l a-produzione-di-energia-i-tetti-fotovoltaici-tanto-ignorati-quanto-preziosi/

    Afferma e certifica *l’I.S.P.R.A* . (vds. Report Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2023, Report n. 37/202)), è molto ampia la superficie gia’ potenzialmente disponibile per installare impianti fotovoltaici sui *tetti* , considerando una serie di fattori che possono incidere sulla effettiva disponibilità di spazio (presenza di comignoli e impianti di condizionamento, ombreggiamento da elementi costruttivi o edifici vicini, distanza necessaria tra i pannelli, esclusione dei centri storici).

    Dai risultati emerge che la superficie netta disponibile può variare da *757 a 989 km quadrati*
    ossia tra _75 000 e 100 000 ettari._
    In sostanza, si spiega, “ipotizzando tetti piani e la necessità di disporre di 10,3 m2 per ogni kW installato, si stima una *potenza installabile sui fabbricati esistenti variabile dai 73 ai 96 GW”.* A questa potenza, evidenziano i ricercatori dell’Ispra, si potrebbe aggiungere quella installabile in *aree di parcheggio, in* corrispondenza di alcune infrastrutture, in aree *dismesse o in altre aree impermeabilizzate;* “ipotizzando che sul 4% dei tetti sia già installato un impianto, si può concludere che, sfruttando gli edifici disponibili, ci sarebbe posto per una potenza fotovoltaica compresa fra *70 e 92 GW”.*

    Energia producibile senza particolari impatti ambientali e conflitti sociali.

    Ci sono molte evidenze che le stime di ISPRA siano corrette: un recente studio eseguito dalla tech-company Cerved avrebbe individuato *110.000 tetti di stabilimenti industriali* (censiti con indirizzo e ragione sociale) su cui si potrebbero installare pannelli fotovoltaici di grande taglia, che potrebbero produrre 30 GW di potenza, ovvero più della metà del target fissato al 2030 dal piano Fit For 55 (qui l’articolo sullo studio Cerved).

    Secondo *ISPRA …”Due obiettivi, la* tutela del suolo e la spinta alle rinnovabili, non sono necessariamente in conflitto ed è preferibile *privilegiare le installazioni su edifici esistenti, infrastrutture, parcheggi e altre aree già consumate.*

    Per limitare al massimo l’impatto paesistico e la perdita di aree agricole, molti dei circa *35.000 ettari ulteriori previsti per il fotovoltaico a terra* (stima ISPRA e GSE al 2030) potrebbero essere *realizzati su quel 7,14% del territorio nazionale dove il suolo è già occupato (2,15 milioni di ettari).*

    Buona parte dei *tetti* degli edifici esistenti, gli ampi piazzali associati a parcheggi o ad aree produttive e commerciali, le aree dismesse o i siti contaminati sono *esempi evidenti di come si potrebbe conciliare la produzione di energia da fonti rinnovabili con la tutela del suolo,* dei servizi eco-sistemici e del paesaggio.

    Considerando solo i tetti degli edifici al di fuori delle aree urbane centrali e di tutti i centri abitati minori (circa 385.000 ettari in Italia), si stima che quelli dove è potenzialmente possibile installare pannelli siano compresi tra i *75.000 e i 100.000 ettari,*
    750 -1000 km2
    escludendo le aree non utilizzabili e assicurando le distanze per la manutenzione (applicando la metodologia del Centro comune di ricerca della Commissione Europea). A questa superficie si potrebbe aggiungere una parte di aree di parcheggio, piazzali e altre *superfici pavimentate (65.000 ettari* 650 km2), di *infrastrutture (600.000 ettari* – 6000 km2
    di *siti contaminati (150.000 ettari,* – 1500 km2 considerando solo quelli di interesse nazionale), di aree dismesse o *altre aree impermeabilizzate, senza aumentare il consumo di suolo.*

    La decarbonizzazione della produzione elettrica non puo’ avvenire solo con le rinnovabili elettriche intermittenti. Anche perchè questo significherebbe installare altri 600 GW di potenza oltre i 70 GW di rinnovabile installato. Quindi altri 530 di eolico e fotovoltaico senza neanche risolvere il problema. Significherebbe letteralmente coprire l’Italia di pali e pannelli. Inaccettabile, mostruoso, folle. L’Italia trasformata in un’immensa, squallida, orrenda periferia industriale. Neanche nelle peggiori fantasie di un pessimo film di fantascienza-horror.

    https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2024/10/16/la-speculazione-energetica-pone-in-pericolo-lagricoltura-italiana/#more-40045

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