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Le conseguenze della guerra

La grande tela con Le conseguenze della guerra fu dipinta nel 1638 dal pittore fiammingo Pieter Paul Rubens (1577-1640). Si tratta di un’opera tarda dell’artista, essendo stata realizzata solo due anni prima della morte. L’opera venne donata dallo stesso autore al pittore fiammingo e collezionista d’arte Giusto Sustermans, artista di corte dei Medici.

Un’allegoria pagana sulla guerra

Al centro della composizione riconosciamo Marte, dio della guerra, che avanza in preda a una volontà distruttrice, armato di spada e con l’intento di seminare morte e distruzione. Venere, sua amante, cerca invano di trattenerlo, aiutata da Eros e da una serie di amorini, mentre la Discordia, impersonata dalla furia Aletto, antica divinità della vendetta, lo incita all’odio e lo attira a sé.

Altri due mostri a fianco di Aletto (confusi fra le nubi di fumo) simboleggiano la Peste e la Carestia, flagelli che accompagnano ogni guerra. Marte, nel suo incedere, calpesta un libro aperto (la cultura) e travolge una donna con un liuto rotto in mano (la musica), un uomo con un compasso (l’architettura e quindi l’arte in generale), e una donna abbracciata a un bambino (la carità).

La giovane disperata e dalle vesti nere e strappate, che piange con le braccia al cielo alle spalle di Venere, è l’Europa, la quale, come scrisse lo stesso Rubens, «per tanti anni ha sofferto saccheggi, oltraggi e miserie». Alle spalle di Europa, il Tempio di Giano, che gli antichi Romani usavano tener chiuso in tempo di pace, mostra le sue porte drammaticamente spalancate.

Il significato dell’opera è palese. La guerra, che l’amore non riesce a scongiurare, porta con sé ogni sorta di calamità, distrugge tutte le forme di espressione artistica e culturale, non risparmia gli inermi e gli innocenti, che anzi sono le sue vittime principali. L’Europa era sconvolta in quegli anni da un grave conflitto, la Guerra dei Trent’anni (1618-48), scoppiata in Boemia (in seguito a contrasti religiosi tra l’impero cattolico e i prìncipi protestanti) e trasformatasi in uno scontro tra le case regnanti dei Borbone e degli Asburgo, per il predominio sul continente.

tratto da artesvelata.it  autore: Giuseppe Nifosì Pubblicato in Il Seicento 

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