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La tragedia e santificazione di un suprematista bianco

di Alessandro
Scassellati

Sulla scia dell’orrore, rari sono stati i resoconti onesti della vita del suprematista bianco Charlie Kirk. Il suo omicidio è stata una tragedia, ma la sua vita non può essere riscritta. I valori che ci hanno fatto inorridire per la sua morte violenta sono gli stessi che dovrebbero rafforzare l’impegno nello sconfiggere la politica per cui Kirk ha lavorato nel corso della sua vita. Le conseguenze politiche e culturali della morte di Kirk si manifesteranno senza dubbio nelle prossime settimane, ma il pericolo maggiore in un clima polarizzato è che l’assassinio di Kirk diventi l’incendio del Reichstag della nostra epoca. 

Forse è la raccapricciante morte che ha fatto dimenticare a così tante persone la realtà della vita di Charlie Kirk, il leader del movimento giovanile trumpiano “Turning Point USA” (era amico del figlio di Trump, Don Jr., era considerato uno dei pupilli del presidente ed era figlio di un architetto il cui studio progettò la Trump Tower a New York), un’organizzazione fondata nel 2012 con sede a Phoenix che registra un fatturato di 90 milioni di dollari l’anno in fondi destinati a convegni, simposi, workshop universitari e anche finanziamenti per candidati studenteschi conservatori. Dopo che l’influencer (aveva un canale YouTube con oltre quattro milioni di iscritti e centinaia di migliaia di visualizzazioni su X e TikTok), un provocatore divisivo e virulento, e un attivista suprematista bianco 31enne è stato ucciso da un colpo d’arma da fuoco durante un’apparizione in un campus universitario nello Utah mercoledì 10 settembre, molti commentatori e politici (anche in Europa e in Italia) si sono affrettati a condannare la violenza politica (quella stessa violenza che Kirk ha contribuito a normalizzare con la sua retorica), da un lato, e a rendere empatici e calorosi omaggi alla vita di Kirk, dall’altro. Il primo è legittimo: che la politica non debba essere determinata dalla forza, o che i disaccordi politici non debbano essere risolti con la violenza omicida, è una precondizione fondamentale non solo di una forma di governo democratica, ma di qualsiasi società libera e funzionale. Il secondo, forse, può essere spiegato dall’ammirevole impulso umano verso la gentilezza e la riconciliazione. L’orrore e lo shock per l’assassinio di Kirk hanno spinto alcuni a offrire la loro generosità e la loro solidarietà al defunto.

Forse sono stati questi nobili gesti di generosità e compassione a spingere alcuni commentatori a elogiare la memoria di Kirk più di quanto un onesto racconto della sua vita avrebbe consentito. Nei giorni successivi alla morte di Kirk, sono apparse diverse agiografie post mortem sorprendentemente inaccurate, anche da parte di voci di spicco di sinistra e di centro, che sembrano auspicare che la tragedia della morte di Kirk possa retroattivamente regalargli una vita più onorevole.

Il più eclatante di questi è venuto da Ezra Klein, un editorialista di centro-sinistra del New York Times noto per la sua capacità di canalizzare e influenzare l’opinione pubblica progressista. In un articolo pubblicato la mattina dopo la morte di Kirk, intitolato “Charlie Kirk Was Practicing Politics the Right Way” (Charlie Kirk praticava la politica nel modo giusto), Klein ha fatto una serie di affermazioni forzate, bizzarre e del tutto false sulla carriera e il carattere di Kirk. Kirk, ha sostenuto Klein, era un esempio di virtù civica. “Kirk praticava la politica esattamente nel modo giusto”, ha scritto Klein. “Si presentava nei campus e parlava con chiunque gli rivolgesse la parola. Era uno dei più efficaci praticanti di persuasione dell’epoca”. Il punto di Klein era che la persuasione politica – il dibattito razionale di idee tra pari in cui la violenza è impensabile e la buona fede è presunta – è una pietra angolare della democrazia liberale, il tipo di cosa a cui tutti dovremmo aspirare, il tipo di cosa di cui abbiamo più bisogno. “La politica statunitense ha posizioni [contrapposte una contro l’altra]”, ha continuato Klein. “Non serve a niente fingere il contrario. Ma entrambe le parti dovrebbero essere dalla stessa parte in un progetto più ampio: tutti noi, o almeno la maggior parte di noi, stiamo cercando di preservare la fattibilità dell’esperimento americano.”

Un’affermazione condivisibile nel merito, ma una simile descrizione di dibattito ragionato, onesto e in buona fede è così imprecisa riguardo a ciò che Kirk si impegnava a fare nei campus universitari – nella sua serie di grandi eventi organizzati in cui “dibatteva” con studenti universitari progressisti inesperti con le telecamere accese – che risulta volutamente ingenua, se non addirittura disonesta. Il “dibattito” faccia a faccia di Kirk con i suoi detrattori era riassunta nel suo slogan “Dimostrami che mi sbaglio” (Prove me wrong), ma erano aggressivi, non paritari e una messa alla berlina, in cui cercava di provocare l’angoscia dei suoi interlocutori, li zittiva e li sminuiva. Vomitava una sgradevole e demonizzante retorica d’odio contro gli omosessuali, le persone queer e trans (che lui stesso accusava falsamente di sparatorie di massa nel preciso momento in cui veniva colpito da un uomo non trans, in base a quanto ci è stato fatto sapere dagli investigatori dell’FBI e delle forze dell’ordine, il rampollo di una famiglia del ceto medio bianco fermamente repubblicana e pro-Trump dell’America di provincia, mormone, devota alla legge, all’ordine e al possesso delle armi), le donne, i neri, gli immigrati, i musulmani (il giorno prima di essere ucciso aveva twittato: “L’Islam è la spada che la sinistra sta usando per tagliare la gola all’America”) e i dipendenti federali, e montava selettivamente il filmato successivo per creare contenuti il più possibile virali in cui i suoi fan potessero vederlo umiliare i progressisti e gli esponenti della sinistra che percepivano come loro nemici. Questo non era “dibattito”, non era un discorso ragionato e in buona fede. Non era il tipo di discussione equa su cui si basa la democrazia. Era una presa in giro di tutte quelle cose.

Se il dibattito ragionato è una precondizione di una democrazia liberale, ce ne sono anche altre. Uno Stato non può essere definito democratico se non offre pari tutela della legge – se a tutti i suoi cittadini non viene riconosciuta la stessa dignità dal governo, lo stesso diritto di voto, gli stessi diritti di espressione e le stesse prerogative di fronte ai tribunali e ai rappresentanti eletti nel tentativo di influenzarne le politiche e di orientarne le leggi. L’uguaglianza civica – non solo l’impegno civile – è fondamentale anche per l’esperimento americano. 

Non è certo per giustificare il suo omicidio che si deve ricordare che Kirk si è opposto a tale uguaglianza e che lui stesso, in quanto alfiere del suprematismo bianco, ha ripetutamente alimentato il fuoco della discriminazione e violenza politica (si veda anche qui). Alcuni storici e politologi hanno sostenuto che gli Stati Uniti non siano diventati una democrazia fino all’approvazione del Civil Rights Act del 1964 e del Voting Rights Act del 1965, le leggi che intendevano porre fine alla segregazione de jure e alla repressione razzista del voto. Ma Kirk si era opposto al Civil Rights Act, definendolo un “enorme errore”. Ha detto anche che “Martin Luther King era terribile. Non era una brava persona”. Kirk negava la crisi climatica, sosteneva i combustibili fossili e si opponeva ai programmi DEI (diversità, equità e inclusione). Ha appoggiato la cosiddetta “teoria della grande sostituzione” razzista, in cui attori nefasti (solitamente identificati come ebrei, politici progressisti o di sinistra e George Soros con la Open Society Foundations) cercano di “sostituire” la popolazione bianca americana con immigrati, affermando che questa sostituzione è “in atto ogni giorno al nostro confine meridionale”. Nel suo podcast, ha ospitato un “apologeta della schiavitù” e un uomo che ha affermato che dopo che le donne “hanno ottenuto il diritto di voto, da allora tutto è andato a rotoli”. Lo stesso Kirk una volta ha affermato che le donne nere – ha nominato Joy Reid, Michelle Obama, Sheila Jackson Lee e Ketanji Brown Jackson – “non hanno la capacità intellettuale per essere prese sul serio”. Ha condannato i Democratici per il loro presunto desiderio di rendere gli Stati Uniti “meno bianchi” e ha affermato: “Non esiste alcuna separazione tra Chiesa e Stato. È un’invenzione, è una finzione, non è nella Costituzione [invece, lo è]. È un’invenzione degli umanisti laici”. Kirk metteva in guardia da una “battaglia spirituale” che avrebbe contrapposto l’Occidente al wokeismo, al marxismo e all’Islam.

Kirk era felice di dire alla gente che sarebbe stato nervoso a salire su un aereo pilotato da un pilota nero e di parlare di “neri in agguato“; di definire George Floyd uno “stronzo“; di dire a Taylor Swift di “Rifiutare il femminismo. Sottomettiti a tuo marito… Non sei tu a comandare”; di negare la verità delle elezioni del 2020; di raccomandare che i bambini assistano alle esecuzioni pubbliche; e di suggerire che i “dollari ebrei” fossero responsabili della diffusione del “marxismo culturale”.

Nei giorni che hanno preceduto la sua morte il canale X di Turning Point aveva ospitato una programmazione monotematica sulla morte di Iryna Zaritska, la profuga ucraina di 23 anni orribilmente assassinata in North Carolina da uno squilibrato afroamericano, diventata simbolo della crociata della destra contro il crimine fuori controllo, e dunque irresistibile strumento di artefatto panico morale con sfondo razziale anche per Turning Point.

La posizione di Charlie Kirk su Israele stava evolvendo nei mesi prima del suo assassinio. Due articoli della rivista investigativa The Grayzone (qui e qui) segnalano che Kirk, come altri esponenti del movimento MAGA (Tucker Carlson, Marjore Taylor Greene, Megan Kelly e Steve Bannon), stava mettendo in discussione il suo incondizionato supporto per Israele (comune a tutto il mondo evangelico “born again” statunitense sostenitore del cosiddetto “sionismo cristiano”) per passare ad una posizione critica. Aveva rifiutato un’offerta fatta all’inizio di quest’anno dal Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu di organizzare una nuova massiccia iniezione di denaro sionista (attraverso la lobby AIPAC) nella sua organizzazione Turning Point USA. Il defunto influencer pro-Trump credeva che Netanyahu stesse cercando di intimidirlo e ridurlo al silenzio, mentre iniziava a mettere pubblicamente in discussione l’enorme influenza di Israele a Washington e chiedeva più spazio per criticarla. Per questo, in agosto era stato “attaccato duramente” dal miliardario pro-Israele Bill Ackman (il gestore 59enne dell’hedge fund Pershing Square Capital) in un incontro con gli influencer MAGA e pro-Israele negli Hamptons, che Ackman aveva convocato per discutere su Zohran Mamdani (il candidato sindaco di New York per il Partito Democratico e un socialista democratico musulmano) e sulla presunta minaccia che avrebbe rappresentato per l’Occidente se fosse stato eletto sindaco di New York. Kirk se ne era andato preoccupato per il “ricatto” israeliano, affermano le fonti, mentre contemplava una conversione al cattolicesimo. Le frenetiche speculazioni hanno scatenato un’ondata di scosse a Tel Aviv, dove Netanyahu è stato costretto a negare esplicitamente che il suo governo abbia ucciso Kirk durante un’intervista rilasciata a NewsMax l’11 settembre. Dopo l’omicidio di Kirk, Ackman ha offerto un milione di dollari a chiunque avesse fornito informazioni utili alla cattura dell’assassino. Quel denaro potrebbe finire al padre del sospettato, il 22enne Tyler Robinson, che a quanto pare lo avrebbe denunciato.

È alquanto assurdo vedere i commentatori e i politici di destra ora gridare allo scandalo che Kirk venga chiamato con appellativi negativi come “fascista cristiano“, quando Kirk demonizzava regolarmente e fomentava la rabbia contro i suoi avversari politici allo stesso modo. Ha promosso teorie del complotto popolari tra i nazionalisti bianchi, tra cui la falsa affermazione che le elezioni del 2020 fossero state truccate a favore di Joe Biden. Il suo gruppo Turning Point Action ha pagato autobus per portare i sostenitori a Washington prima del raduno “Stop the Steal” del 6 gennaio 2021, sebbene Kirk stesso non abbia partecipato. Due persone collegate a Turning Point Action, tra cui il suo direttore operativo, hanno agito come falsi elettori in Arizona come parte del piano di Trump per rubare le elezioni.

Kirk ha definito i Democratici “vermi, parassiti e porci”, ha accusato il partito di “odiare questo Paese” e di “volerlo vedere crollare”. Ha detto agli elettori bianchi delle zone rurali che il partito li odiava in particolare e ha “un piano per cercare di sbarazzarsi di voi” e che “non si fermerà finché voi, i vostri figli e i figli dei vostri figli non sarete eliminati”. Kamala Harris “vuole vedere l’eliminazione degli Stati Uniti d’America”, ha affermato l’anno scorso, e la sua elezione avrebbe significato “un regime pagano che sostanzialmente inghiottirebbe per sempre il Paese”.

Kirk ha chiesto anche che l’ex presidente Joe Biden venisse incarcerato, rinchiuso a Guantanamo Bay, addirittura condannato alla pena di morte, proprio come ha ripetutamente sollecitato che, se la sua fazione avesse preso il potere, avrebbe dovuto avviare indagini penali su altri importanti democratici. Kirk raggiunse in parte la fama lanciando una Professor Watchlist e una School Board Watchlist, liste di proscrizione utilizzate per denunciare e intimidire gli accademici e gli insegnanti che “promuovono la propaganda di sinistra”, in realtà docenti di colore, donne, queer e praticamente chiunque sfidasse il suprematismo bianco, la cultura delle armi o il nazionalismo cristiano. Ha sostenuto l’espulsione di un commentatore di sinistra (e cittadino statunitense) che aveva una posizione sulla pandemia di Covid-19 con cui non era d’accordo. Ha sostenuto il diritto di portare armi nei luoghi pubblici. Due anni fa, durante un evento del suo movimento, Kirk aveva sostenuto che alcune morti per armi da fuoco ogni anno (tra queste l’uccisione di 20 bambini di una scuola elementare a Newtown, nel Connecticut, nel 2012, e l’omicidio di massa di 60 persone cinque anni dopo durante un festival musicale a Las Vegas) fossero un prezzo accettabile da pagare per preservare il Secondo Emendamento e proteggere in questo modo “gli altri nostri diritti dati da Dio” e consentire ai cittadini di “difendersi da un governo tirannico”. Ha chiesto che l’esercito venisse schierato contro i migranti e che venisse usata “forza letale”, e ha consigliato ai suoi telespettatori di armarsi per potenzialmente uccidere questi migranti stessi, perché “rappresentano un danno per la patria americana”. Eppure Ezra Klein ha elogiato il “coraggio” di Kirk. Viene da chiedersi cosa voglia nascondere un simile eufemismo. Non sorprende che il New York Times abbia dovuto pubblicare alcune lettere di lettori che garbatamente contestavano quanto espresso dal suo opinionista di punta.

La destra statunitense vuole rapidamente santificare Charlie Kirk e, come ha scritto Chris Hedges (vincitore di un Premio Pulitzer), questa mossa avrà effetti politici e culturali assai rilevanti: “I martiri sacralizzano la violenza. Vengono usati per capovolgere l’ordine morale. La depravazione diventa moralità. Le atrocità diventano eroismo. Il crimine diventa giustizia. L’odio diventa virtù. L’avidità e il nepotismo diventano virtù civiche. L’omicidio diventa bene. La guerra è l’estetica finale. Questo è ciò che sta arrivando. La storia ha mostrato cosa verrà dopo. Non sarà piacevole. Kirk, elevato al martirio, dà a coloro che cercano di estinguere la nostra democrazia la licenza di uccidere, proprio come Kirk è stato ucciso. Eliminerà i pochi vincoli ancora esistenti per proteggerci dagli abusi dello Stato e dalla violenza dei vigilanti. Il nome e il volto di Kirk saranno impiegati per accelerare la strada verso la tirannia, che è come lui avrebbe voluto.”

Nella fretta di santificare Kirk e rivedere la sua storia, i resoconti onesti della sua vita non solo sono diventati rari, ma sono anche diventati pericolosi. Nei giorni successivi alla sua morte, giornalisti, personalità dei media, insegnanti, vigili del fuoco, militari e altri che non hanno sufficientemente elogiato Kirk in pubblico hanno perso il lavoro per aver detto su media tradizionali e social media la verità sulla sua vita. Matthew Dowd, un consulente politico repubblicano, è stato licenziato da MSNBC dopo aver affermato che Kirk aveva pronunciato “parole d’odio” (“I pensieri d’odio portano a parole d’odio, che a loro volta portano ad azioni d’odio. Non puoi smettere di avere questi pensieri orribili e poi pronunciare queste parole orribili senza aspettarti che si verifichino azioni orribili”). Una editorialista del Washington Post, Karen Attiah, ha affermato di essere stata licenziata per i post pubblicati dopo l’omicidio di Kirk sui social media riguardanti la violenza politica, i doppi standard razziali e l’apatia dell’America nei confronti delle armi. A Phoenix, un giornalista sportivo è stato licenziato per aver criticato resoconti eufemistici sulle convinzioni di Kirk. “Le ‘differenze politiche’ non sono la stessa cosa che vomitare retorica d’odio quotidianamente”, ha scritto in un post sui social media. Molti di coloro che elogiano Kirk vogliono dipingerlo come un paladino della libertà di parola, come un uomo che ha promosso l’indagine onesta, l’espressione disinibita e il libero scambio di idee. Questa è un’immagine ridicolmente inaccurata dell’opera dell’uomo; è in queste punizioni di coloro che si oppongono a lui che possiamo vedere un riflesso più vero dei valori di Kirk.

Non dovrebbe essere difficile per nessuno condannare la violenza politica, dire che la violenza a causa delle proprie opinioni politiche – per ciò che si dice o in cui si crede – è una cosa sbagliata. Dire che Kirk non avrebbe dovuto essere assassinato dovrebbe essere la cosa più facile del mondo. Nessuno dovrebbe essere colpito, che si tratti di influencer suprematisti, di politici di destra o di sinistra, di studenti, di acquirenti di generi alimentari o di fedeli religiosi. Dovrebbe essere facile per tutti provare simpatia per l’umanità di Charlie Kirk, che, nonostante tutto, era un essere umano a cui ora è stata negata l’opportunità di imparare, crescere e pentirsi. Ma tali impegni – verso la vita umana, verso la nonviolenza, verso la fede nella possibilità di redenzione e riconciliazione – non devono necessariamente indurci a mentire a noi stessi e agli altri su Charlie Kirk. Gli stessi valori che ci hanno inorridito per la sua abominevole morte violenta sono quelli che dovrebbero rafforzare l’impegno dei cittadini statunitensi a sconfiggere la politica sgradevole, ripugnante, orribile e persino odiosa per cui lui ha lavorato in vita.

Intanto, Trump ha pianto la morte di un “genio”, di “un martire della verità”. “Nessuno ha capito o ha colto il cuore dei giovani negli Stati Uniti d’America meglio di Charlie”. D’altra parte, Kirk e il suo movimento Turning Point Action hanno avuto un ruolo determinante nel promuovere il sostegno dei giovani alla rielezione di Trump nel 2024. Il presidente ha ordinato che le bandiere fossero a mezz’asta e ha annunciato che conferirà a Kirk la Medaglia della Libertà postuma. Vance ha scortato la salma di Kirk a Phoenix a bordo dell’Air Force Two.

Le inclinazioni politiche del presunto assassino di Kirk, l’ennesimo “lupo solitario” delle sparatorie statunitensi, non sono ancora chiare. I bossoli trovati nel fucile del presunto assassino presentavano incisioni con riferimenti ai videogiochi (tra cui Helldivers 2 e Far Cry 6) e alla cultura giovanile online, a cui apparentemente il presunto assassino dedicava molto del suo tempo. Tutto quello che si sa, secondo i documenti d’accusa depositati ieri, è che in un messaggio al suo coinquilino (descritto come “in transizione di genere”) che gli chiedeva perché lo avesse fatto, avrebbe risposto: “Ne avevo abbastanza del suo odio. Certo odio non può essere negoziato”. Le chat su Discord fatte trapelare dagli inquirenti mostrano che il presunto assassino di Kirk non rientra in nessuna narrativa ordinata (non era un Groyper, ossia un seguace del suprematista estremista Nick Fuentes, né un Antifa, ossia un attivista della sinistra radicale). 

Tuttavia, i trumpiani stanno usando l’omicidio di Kirk per reclamare vendetta, attribuire alla “sinistra” tutta la violenza politica negli Stati Uniti e chiedere di farsi giustizia una volta per tutte dei nemici ideologici. Trump ha tenuto un discorso televisivo incendiario in cui ha inveito contro la “violenza politica della sinistra radicale”. Elon Musk ha affermato: “La sinistra è il partito dell’omicidio”. Valley Shaun Maguire ha detto che “la sinistra ci ha fatto la lezione negli ultimi dieci anni sui pericoli della violenza della destra”, ma “il pericolo era in realtà nella sinistra”. Katie Miller, moglie dell’esponente di estrema destra Stephen, ha accusato i liberal di avere “le mani sporche di sangue”. Su Fox News, una delle figure più in vista dei media di destra, Jesse Watters, ha chiesto la rappresaglia. “Vendicheremo la morte di Charlie”, ha detto Watters al pubblico in onda. “Tutti sono responsabili. E stiamo tenendo d’occhio… i politici, i media e tutti questi topi là fuori”. JD Vance ha minacciato di reprimere i gruppi di “estrema sinistra” dopo l’uccisione di Kirk. Il vicepresidente ha affermato che la Casa Bianca perseguiterà coloro che elogiano la morte di Kirk e i gruppi che “promuovono il terrorismo”. Il consigliere di Trump, Stephen Miller ha anche spiegato nel dettaglio come l’amministrazione utilizzerà il governo federale per raggiungere questo obiettivo. “Con Dio come testimone, useremo tutte le risorse a nostra disposizione presso il Dipartimento di Giustizia, il Dipartimento della Sicurezza Interna e tutto il governo per identificare, interrompere, smantellare e distruggere queste reti”, ha affermato Miller, aggiungendo che lo farebbero “nel nome di Charlie”. Non ci sono prove che una rete sostenga l’assassino e Miller non ha fornito prove concrete delle sue affermazioni secondo cui sarebbe in gioco un “vasto movimento terroristico interno”.

In realtà, più di tre quarti di tutti gli omicidi legati all’estremismo negli Stati Uniti negli ultimi 10 anni sono stati commessi da estremisti di destra , e la sinistra radicale è responsabile solo di una minima parte di essi. Come ha scritto Mehdi Hasan, CEO della piattaforma informativa Zeteo, Trump e i trumpiani dimenticano colpevolmente tutte le volte che sostenitori di Trump hanno ucciso, aggredito e minacciato oppositori dell’attuale presidente e politici del Partito Democratico:

  • “L’uomo che ha preso di mira e ucciso la deputata democratica Melissa Hortman e suo marito Mark nella loro casa in Minnesota a giugno era un sostenitore di Trump.
  • L’uomo accusato del tentato omicidio del governatore democratico della Pennsylvania, Josh Shapiro, avvenuto ad aprile era un sostenitore di Trump.
  • L’uomo condannato per aver orchestrato una serie di sparatorie nelle case di quattro funzionari democratici eletti nel New Mexico nel 2022 era un sostenitore di Trump.
  • L’uomo che nel 2022 tentò di rapire l’allora presidente della Camera dei rappresentanti democratica Nancy Pelosi e di aggredire suo marito Paul era un sostenitore di Trump
  • Gli uomini che volevano impiccare Mike Pence il 6 gennaio 2021 erano sostenitori di Trump
  • L’uomo che ha ucciso il figlio del giudice distrettuale nominato da Obama, Esther Salas, nel 2020 era un sostenitore di Trump
  • Gli uomini condannati per aver tentato di rapire la governatrice democratica del Michigan, Gretchen Whitmer, nel 2020 erano sostenitori di Trump
  • L’uomo che nel 2018 ha inviato bombe a tubo alle case di Barack Obama, Joe Biden, Hillary Clinton e altri importanti esponenti del partito democratico era un sostenitore di Trump
  • L’uomo che ha ucciso l’attivista di sinistra Heather Heyer dopo aver investito con la sua auto una folla di contro-manifestanti a Charlottesville nel 2017 era un sostenitore di Trump.”

Trump ha dovuto affrontare due tentativi di assassinio nel 2024. Quando l’amministratore delegato di UnitedHealthcare, Brian Thompson, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco alla fine dell’anno scorso, il suo presunto assassino, Luigi Mangione, è diventato una sorta di eroe popolare. Sebbene questo omicidio non sembri essere esplicitamente di parte (le opinioni di Mangione non sembrano rientrare in nessun altro schema se non quello di un esperto “smanettatore online”, nulla che suggerisca che si sia schierato fermamente con un movimento politico), molti dei commenti che deridevano Thompson o celebravano Mangione hanno assunto i toni della lotta di classe. Il paese è pieno di armi e di persone pronte a usarle contro i propri connazionali. Un’analisi di Trace, un’agenzia di stampa che si occupa della questione, stima che negli Stati Uniti ci siano quasi 400 milioni di armi in circolazione, ovvero più del numero di persone che vivono nel paese. Per ogni 100 americani, ci sono 120 armi da fuoco. Secondo il Pew Research Center, più di quattro americani su dieci vivono in famiglie con un’arma in mano. Sebbene esista una divisione politica tra i partiti in merito al possesso di armi, con il 45% dei repubblicani che ne possiede una, rimane comunque un democratico su cinque che detiene armi letali. Quasi 47.000 persone sono morte per arma da fuoco negli Stati Uniti nel 2023, l’ultimo anno per il quale i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno prodotto dati ufficiali. La violenza omicidiaria, di massa, armata è onnipresente e quotidiana negli Stati Uniti. Che la violenza armata sia davvero un’epidemia in America non avrebbe potuto essere più chiaro di quando la copertura mediatica dell’assassinio di Kirk è stata interrotta dall’ennesima sparatoria in una scuola, questa volta a Evergreen, in Colorado.

I sondaggi mostrano una crescente accettazione dell’uso della violenza per scopi politici in tutti gli schieramenti politici. Robert Pape, direttore del Chicago Project on Security and Threats, ha scritto sul New York Times che un sondaggio condotto dal suo team a maggio è stato “il più preoccupante finora”. “Circa il 40% dei Democratici ha sostenuto l’uso della forza per rimuovere Trump dalla presidenza, e circa il 25% dei Repubblicani ha sostenuto l’uso dell’esercito per fermare le proteste contro il programma di Trump. Questi numeri sono più che raddoppiati rispetto allo scorso autunno, quando abbiamo posto domande simili”, ha scritto. 

La rabbia e la divisione dominano. Si diffonde l’idea che, in un paese sempre più polarizzato, le divergenze si risolvono non con parole e discussioni, ma con armi e sangue. Gli Stati Uniti sono nati nella violenza, hanno sterminato milioni di persone indigene, hanno schiavizzato milioni di africani e hanno combattuto una guerra civile meno di un secolo dopo la loro fondazione e, a memoria d’uomo, sembravano sull’orlo di un’altra guerra civile, con una serie di omicidi negli anni ’60 che costarono la vita a Martin Luther King, Malcolm X, Medgar Evers e John e Bobby Kennedy. Ora, una nuova guerra civile sta montando in una spirale di violenza politica sempre più ampia (con una intensificazione di razzismo e sessismo, della militarizzazione del territorio, della deportazione dei migranti, l’attacco a università, musei, istituzioni scientifiche, la demonizzazione di parole e concetti come “woke”, LGBTQ+, teoria critica della razza, intersezionalità, DEI, ecc.), con Trump che svolge il ruolo del piromane divisivo e non quello del pompiere o del riunificatore del paese. Ha detto che “non gliene potrebbe importare di meno” che il paese sia diviso. La sua spiegazione è stata agghiacciante: “I radicali di destra sono radicali perché non vogliono vedere la criminalità… I radicali di sinistra sono il problema, e sono feroci, orribili e politicamente esperti”. È così che la polarizzazione si consolida nel tribalismo. È così che la spirale dell’odio accelera verso un punto di non ritorno.

Le conseguenze politiche e culturali della morte di Kirk si manifesteranno senza dubbio nelle prossime settimane, ma il pericolo maggiore in un clima polarizzato è che l’assassinio di Kirk diventi l’incendio del Reichstag della nostra epoca. Quell’incendio doloso del 27 febbraio 1933 segnò il passaggio della Germania dalla fragile democrazia di Weimar a una vera e propria dittatura. Hitler, appena insediatosi come cancelliere, colse l’occasione per smantellare le libertà sancite dalla Costituzione di Weimar: libertà di espressione, di stampa, di associazione, di riunione. “Chiunque si metta sulla nostra strada verrà abbattuto”, disse, ispezionando l’edificio incendiato. Migliaia di comunisti furono incarcerati, compresi tutti gli 81 deputati comunisti in parlamento. Con la sinistra neutralizzata, i nazisti consolidarono rapidamente il potere. Il suprematista bianco Matt Forney ha chiesto a gran voce l’arresto di tutti i politici democratici, definendo apertamente l’omicidio come il momento dell’incendio del Reichstag del movimento MAGA.

Invece di rassicurare, Trump sta seminando paura e probabilmente sarà alla guida di una nuova ‘”era McCarthy”. Una “caccia alle streghe” che proverà a mettere sotto attacco progressisti e sinistra statunitensi. Un ulteriore modo aggressivo – insieme a cause legali, ordini esecutivi e intimidazioni pubbliche – per colpire e punire solo i suoi oppositori politici e per tentare di esercitare il potere attraverso una torsione decisamente autoritaria del sistema democratico statunitense.

Come parte della repressione, gli assistenti di Trump stanno elaborando un ordine esecutivo per combattere la violenza politica e i “discorsi d’odio” (“hate speech”, andando così a colpire la libertà di parola sancita dal Primo Emendamento, con l’ironia di usare l’omicidio di Charlie Kirk per mettere a tacere il dibattito dato che, come ha notato David A. Graham, lui non avrebbe potuto raggiungere la notorietà senza la solida protezione del diritto di libertà di parola) che potrebbe arrivare già questa settimana. D’altra parte, Trump ha intentato una causa da 15 miliardi di dollari contro il New York Times, diversi suoi giornalisti e un importante editore per aver scritto cose che non gli piacevano (il Times e l’editore, Penguin Random House, hanno definito la causa infondata). In un’altra epoca, questo sarebbe sembrato ridicolo, ma alcune importanti aziende mediatiche hanno concluso che risolvere tali accuse concludendo accordi onerosi, è più opportuno che respingerle in tribunale. Inoltre, Trump ha dichiarato una “emergenza crimine” per inviare la Guardia Nazionale (e anche i Marines) ad occupare manu militari le città amministrate dai Democratici (Los Angeles, Washington, Memphis e prossimamente anche Chicago, New York e Baltimora), mentre ha trasformato la United States Immigration and Customs Enforcement (ICE) in una milizia (in una sorta di Proud Boys istituzionalizzata) ai suoi ordini con il compito di rapire, incarcerare e deportare milioni di cittadini immigrati a totale dispetto dello stato di diritto.

L’unico obiettivo di Charlie Kirk era dire che l’altra parte era malvagia e disumanizzarla. I dibattiti erano semplicemente delle performance, e non poteva avere una discussione pubblica divertente senza opposizione. Dall’omicidio di Kirk, Turning Point USA ha registrato un enorme aumento delle richieste di apertura di nuove sedi (denominate Club America) nei campus delle scuole superiori e dei college. Andrew Kolvet, portavoce dell’organizzazione, ha dichiarato a X che il gruppo ha ricevuto oltre 32.000 richieste in due giorni. Turning Point conta attualmente circa 900 sedi ufficiali nei college e 1.200 nelle scuole superiori, ma non ha funzionato per unire le persone; ha funzionato per creare un paese in cui chiunque non sia un maschio nazionalista cristiano bianco non è il benvenuto. Non dobbiamo celebrare la morte di Charlie Kirk, ma non dobbiamo nemmeno essere obbligati a celebrare la sua vita.

Alessandro Scassellati

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1 Commento. Nuovo commento

  • Ruggero Piperno
    18/09/2025 8:54

    Ottimo articolo esaustivo anche se un po lungo. Descrive un mondo realistico ma inquietante

    Rispondi

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