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La società della cura contro l’ideologia del profitto

di Marco
Bersani

di Marco Bersani – Se c’è un dato che l’attuale emergenza sanitaria ha reso evidente è l’antagonismo, dentro questo modello economico-sociale, tra l’ideologia del profitto e la società della cura. 

E’ la storica contraddizione fra produzione economica e riproduzione sociale, che, come ci insegna da sempre il pensiero femminista, si è sinora basata sulla esclusiva considerazione della prima e la conseguente svalutazione della seconda.

Dentro la pandemia tutte e tutti abbiamo potuto finalmente constatare come nessuna produzione economica possa darsi senza garantire la riproduzione sociale, e come, pertanto, la cura di sé, degli altri e dell’ambiente debba venire prima di ogni altra attività, fino a dare nuovo significato alla stessa produzione economica.

Ma ciò che si è reso evidente per le persone, non è automaticamente dato e diventa terreno di lotta per contrastare l’ideologia dominante, che continua a proporre la produzione del profitto come unico faro della società.

La gestione dell’emergenza sanitaria, giunta ora alla fase due, ne è la lampante cartina di tornasole.

Nella prima fase dell’epidemia, subendo le vergognose pressioni di Confindustria, Governo e Regioni, pur di evitare di dichiarare “zona rossa” le aree delle province di Brescia e Bergamo (le più industrializzate d’Europa) e quella di Piacenza (polo logistico di tutto il nord-ovest) hanno trasformato in “zona arancione” l’intero paese, permettendo la prosecuzione delle attività produttive (purché essenziali, ma lasciando la dichiarazione di essenzialità all’autocertificazione delle imprese!) e determinando la trasformazione di un serio problema sanitario in una tragedia (crimine?) di massa.

Tutto questo ha fatto il paio con un sistema sanitario trasformato, negli anni, da presidio territorialmente diffuso di prevenzione e cura, ad azienda ospedaliera centralizzata, facendo diventare terreno di business privatistico un servizio di primario interesse generale.

Ci sono voluti gli scioperi spontanei dei lavoratori delle fabbriche e la rabbia del personale medico-sanitario, entrambi considerati carne da macello, per ottenere qualche straccio di garanzia di sicurezza nei luoghi di lavoro e nuove risorse per la sanità.

Dentro tutto questo, sono stati abbandonati al loro destino gli anziani, disseminando il paese di focolai prodottisi nelle residenze assistenziali assistite (Rsa) e sono stati rimossi dalla società otto milioni di minorenni, la vita dei quali è stata scadenzata dai divieti e azzerata di ogni possibilità.

Nulla pare cambiato anche in questa fase due dell’epidemia

continua qui https://www.attac-italia.org/la-societa-della-cura-contro-lideologia-del-profitto/

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