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Intervista a Esther Cuesta, candidata al Parlamento ecuadoriano

di Stefano
Galieni

Esther Cuesta, in questi giorni in Italia, è stata eletta nel 2017 nel Parlamento ecuadoriano nella quota dei rappresentanti dell’Assemblea che vivono all’estero. Dopo aver studiato negli USA, ha vissuto per anni in Europa ed è stata anche console in una delle città italiane con la comunità ecuadoriana più radicata, Genova. Nei suoi studi prima e nel suo impegno politico poi, nella Revolucion Ciudadana, si è occupata molto di migrazioni, con particolare riferimento a quella femminile, di lotta alla povertà, di ambiente. È candidata alle delicatissime elezioni del 20 agosto prossimo, in cui la forza politica che rappresenta tenterà di tornare a governare un Paese da tempo in condizioni caotiche. L’abbiamo intervistata durante la campagna elettorale che la vede protagonista in Europa. Nelle proposte che avanza emergono insieme utopia e concretezza, orgoglio per un popolo che non ha chinato la testa, consapevolezza dei problemi e grande determinazione ad agire. Un incontro utile a far comprendere un Paese, in America Latina, che vuole tornare ad essere esempio di speranza per le sinistre.

Il vostro Paese andrà a votare tra poche settimane. Qual è la situazione e in che clima si svolgono le elezioni anticipate?

«L’Ecuador sta attraversando un momento critico. Stiamo vivendo una crisi di insicurezza, disoccupazione, mancanza di accesso a un’istruzione gratuita e ad una sanità pubblica di qualità e stiamo vivendo una nuova ondata migratoria in condizioni più pericolose. Oggi, il tasso di omicidi è cresciuto fino a 26 per 100.000 abitanti, rendendoci uno dei paesi più pericolosi della regione mentre quando governavamo eravamo il secondo paese più sicuro dell’America Latina. Al ritmo che stiamo seguendo, chiuderemo l’anno 2023 con 34 omicidi ogni 100.000 abitanti. Ma con queste elezioni, abbiamo l’opportunità di essere parte della rinascita della Patria e uscire dalla catastrofe che la destra ci ha portato, votando la Lista 5, per la Revolución Ciudadana, il movimento politico guidato dall’ex presidente Rafael Correa. Dobbiamo mettere ordine in casa. Abbiamo bisogno di un governo che garantisca i diritti, che è un suo obbligo. Dobbiamo uscire dal sottosviluppo con le persone più capaci, con esperienza, coscienza sociale e umanità, e sono Luisa González e Andrés Arauz. Abbiamo bisogno di persone che conoscano lo Stato e la pubblica amministrazione. Guadagnare milioni di dollari, in quanto proprietario di una banca che cerca profitti economici personali è altra stessa cosa che gestire lo Stato. Chi amministra lo Stato deve avanzare una proposta che faccia prosperare la società, generando occupazione, che garantisca il credito a piccoli e medi imprenditori, contadini, agricoltori, migranti rimpatriati, assi fondamentali della nostra economia. La nostra vendetta sarà quella di far rivivere quell’Ecuador della conoscenza, che ha assegnato borse di studio a migliaia di giovani ecuadoriani nelle migliori università del mondo, che ha costruito università e generato opportunità per ridurre il divario sociale».

L’attuale presidente Lasso ha annunciato che non vuole ricandidarsi. È un segnale politico o ha già nominato il suo successore?

«La credibilità e la popolarità del presidente Lasso è ridotta quasi allo zero ed è dovuta alla sua cattiva gestione del Paese. Lui è un banchiere indolente che, solo per capriccio e vanità, voleva divenire presidente. Lasso non si candida a queste elezioni anticipate perché si aspetta di essere rifiutato alle urne. Tuttavia, Lasso sostiene astutamente due candidati che potrebbero essere i suoi successori: Otto Sonnenholzner, che è stato vicepresidente del nefasto governo di Lenin Moreno e Fernando Villavicencio, con background e finanziamenti oscuri che è stato il difensore di Lasso nel processo politico che ha subito all’Assemblea nazionale. Con queste due figure politiche il presidente uscente ha mostrato segni di vicinanza. Ma questo 20 agosto il popolo ecuadoriano voterà con memoria, con coscienza e con senso patriottico, non possiamo improvvisare nella gestione pubblica con persone che non sono mai state interessate al bene comune e migliorare le condizioni di vita degli ecuadoriani. Ecco perché voteremo per Luisa González, della Lista 5, che ha la capacità, l’esperienza e la squadra per far progredire il Paese».

Quali speranze ha l’opposizione di sinistra di governare di nuovo il Paese e con quale programma?

«Il massiccio sostegno alla Revolución Ciudadana, che si manifesta dentro e fuori l’Ecuador, ci porta a pensare con fiducia che vinceremo al primo turno.
Lavoreremo sui seguenti punti:

  • giustizia per la buona vita: nel recupero di beni e servizi pubblici e nella ripresa integrale dell’economia, dell’occupazione, della salute e dell’alimentazione;
  • giustizia per la pace, la sicurezza e l’ordine, agiremo con decisione contro la violenza nelle nostre strade – nel pieno rispetto dei diritti umani – e affronteremo le cause profonde dell’insicurezza, come la povertà, l’esclusione sociale e la mancanza di opportunità;
  • giustizia economica e con pari opportunità, promuoveremo la mobilità sociale e l’inclusione economica;
  • giustizia democratica partecipativa e deliberativa, sosteniamo un sistema in cui tutte le persone abbiano l’opportunità di influenzare e contribuire al processo decisionale, indipendentemente dall’origine, dal genere, dalla razza, dall’orientamento sessuale o da qualsiasi altra caratteristica personale;
  • giustizia digitale e nuova economia dell’informazione, garantiremo che tutte le persone abbiano pari accesso all’infrastruttura digitale e agli strumenti necessari per partecipare pienamente all’economia digitale.

Dall’Assemblea nazionale, la cui funzione principale è quella di creare leggi e modificare quelle esistenti, lavoreremo secondo i bisogni e le richieste della popolazione. Il Caucus della Revolución Ciudadana rappresenterà ancora una volta le grandi maggioranze che anelano alla giustizia, all’uguaglianza, all’equità, al lavoro, alle opportunità, ai diritti, alla libertà, alla democrazia, al giusto processo, alla pace, alla prosperità e al benessere.
Lavoreremo su leggi che permettano di:

  • garantire vita, salute, cibo e istruzione;
  • garantire i diritti delle persone alla mobilità;
  • mettere l’economia al servizio delle persone, del lavoro e della produzione;
  • recuperare i diritti perduti, nonché il sistema di welfare e il sistema di sicurezza sociale;
  • recuperare la democrazia, lo Stato di diritto, il giusto processo e la presunzione di innocenza;
  • liberare la giustizia, oggi sequestrata;
  • porre fine alla persecuzione politica, all’odio e al desiderio di vendetta;
  • rendere la gestione pubblica trasparente e libera da qualsiasi forma di corruzione;
  • prendersi cura e proteggere le risorse naturali per le generazioni future;
  • riconquistare la sovranità e l’integrazione regionale;
  • consolidare il potere cittadino e popolare in modo che i loro diritti non vengano mai più tolti.

Il mio lavoro nel Parlamento ecuadoriano si concentra sulla difesa e la protezione dei diritti delle persone che si muovono dal Paese; quindi, presenterò le riforme alla “legge organica della mobilità umana”, dopo la valutazione che abbiamo effettuato, qualcosa che non era mai stato fatto prima.

È importante che sappiate che promuoveremo con l’Esecutivo il rimpatrio dei cadaveri, forniremo sostegno amministrativo, personale ed economico e copriremo le spese che molti compatrioti non possono permettersi. Con le rimesse milionarie, più di 4.700 milioni di dollari all’anno, che arrivano in Ecuador dalla comunità dei migranti, si può creare una legge, in modo che una piccola voce di quel reddito degli stessi migranti serva a finanziare il rimpatrio dei corpi di chi muore all’estero. Con la volontà politica e un senso di giustizia e reciprocità, possiamo affrontare i bisogni dei migranti.

Promuoveremo con l’Esecutivo un accordo per convertire le patenti di guida con il Governo italiano in modo che gli ecuadoriani che hanno una patente in Ecuador possano averne una equivalente in Italia e accedere a migliori opportunità di lavoro.

Promuoveremo leggi per l’omologazione dei diplomi all’estero, e che le procedure siano agili ed efficienti e possano essere fatte dall’estero attraverso i consolati. Dobbiamo rendere la vita più facile alla comunità dei migranti.

Promuoveremo il voto telematico come un diritto democratico efficiente. Non come è oggi, un problema per gli ecuadoriani all’estero. Faremo in modo di avere assistenza, formazione e ampia diffusione per la registrazione del voto telematico e della registrazione permanente degli elettori nei consolati, non quello che accade oggi.

Promuoveremo con l’esecutivo l’efficienza nei servizi consolari. I consolati dovranno essere al servizio degli ecuadoriani, per avere di nuovo i passaporti in 40 minuti, con orari che si adattino alle esigenze dei migranti, compreso il sabato, realizzando anche “consolati mobili” nei fine settimana e rispondendo in maniera efficiente ai telefoni. Basta con tanta indolenza da parte dei funzionari dei servizi stranieri!

Promuoveremo con l’esecutivo i negoziati con l’Unione europea per l’esenzione del visto Schengen, ma non con il disordine, la mancanza di conoscenza e la volontà degli ultimi due governi. Lo faremo, da un lato, creando le condizioni affinché la migrazione non sia una valvola di sfogo alla povertà e alla violenza e gli ecuadoriani possano viaggiare per visitare le loro famiglie e fare turismo e, dall’altro, dialogando con le istituzioni e le autorità competenti nell’Unione europea».

Il grande presidente Rafael Correa spera di poter tornare in Ecuador come libero cittadino?

«Lo ha detto. Non vuole indulti, vuole che la verità venga fuori ed è questo che deve accadere in casi internazionali come quelli che lo riguardano. Ottenendo risposte positive, dimostrerà che la giustizia ecuadoriana è stata truccata nelle sue sentenze e che non avrebbe mai dovuto essere processato. Rafael Correa tornerà nel paese da libero cittadino con la forza della verità».

Le notizie che arrivano in Europa ci parlano di un paese diventato più povero, dove l’ingiustizia è al potere e dove la violenza è enorme. Cosa intendete fare, quando vincerete, per affrontare questi problemi?

«Tutto ciò è avvenuto a causa dell’abbandono del governo, della scarsità di politiche pubbliche, dalle modalità con cui si è gestito il bilancio e della volontà politica. Hanno “deistituzionalizzato” il paese e si sono preoccupati di inviare riserve internazionali alle banche svizzere mentre la gente in Ecuador moriva di fame. Tale è la distruzione e l’abbandono che l’Ecuador ha battuto un macabro record: circa 500 persone massacrate nelle carceri negli ultimi 6 anni e per la prima volta nella storia due delle nostre città sono tra le più pericolose al mondo: Esmeraldas e Guayaquil. Come ti dicevo all’inizio oggi, il tasso di omicidi è cresciuto fino a 26 per 100.000 abitanti, rendendoci uno dei paesi più insicuri dell’America Latina. Al ritmo con cui stiamo andando, chiuderemo il 2023 con 34 omicidi ogni 100.000 abitanti, che ci collocheranno tra i paesi più pericolosi della regione. A fronte del fatto che quando governava la Revolución Ciudadana, eravamo sei volte migliori in termini di sicurezza, ripeto, sei volte migliori in termini di sicurezza. Con la, Revolución Ciudadana l’Ecuador era diventato il secondo paese più sicuro dell’America Latina. Tra il 2006 e il 2016, il tasso di omicidi per 100.000 abitanti era sceso da 17 a 5, il più basso del paese negli ultimi anni. In Ecuador, per non perdere la speranza, partendo da queste condizioni, sappiamo chi sono i responsabili, e quali candidati rappresentano quel modello. Noi abbiamo garantito sempre la sicurezza di tutti attraverso un investimento sociale storico che ha superato gli 800 milioni di dollari.

State certi che raggiungeremo di nuovo la pace, se fossimo già il secondo paese più sicuro della regione, perché non aspirare a diventare il primo? Insieme faremo rivivere la Patria»!

La comunità ecuadoriana in Italia è molto presente in alcune città. Cosa vuole dire a chi si prepara a votare dall’Italia?

«I migranti sono consapevoli che abbiamo avuto un governo che si è preso cura di noi perché il governo di Rafael Correa è stato il primo governo che ci ha garantito i diritti e ci ha incluso nelle sue politiche pubbliche come cittadini, ci ha fornito servizi consolari di qualità e calore, ha implementato il piano di rimpatrio, ha fornito consulenza legale e psicologica gratuita alle persone che colpite da lutti in Spagna e alle famiglie ecuadoriane che hanno perso o erano a rischio di perdere la tutela e la custodia dei figli minori in Italia, azioni di tutela e difesa dei diritti che nessun governo aveva fatto prima. Ecco perché questo 20 agosto, gli ecuadoriani all’estero dimostreranno la forza che abbiamo. Voteremo ricordando. Hanno imposto il voto telematico come unico modo per esprimerci alle urne, questo non ci fermerà».

Hai condotto numerose battaglie femministe e ambientaliste. Se sarà eletta, cosa intende proporre al parlamento?

«Da molti anni mi batto per lo sradicamento delle disuguaglianze sociali tra uomini e donne, ragazze e ragazzi, contro la discriminazione, la disuguaglianza e l’oppressione, e difendendo il diritto a una vita libera dalla violenza. Promuovo l’equità in varie aree, tra cui lavoro, sociale, politica e culturale.

Le mie proposte in Assemblea sono sempre state incentrate su:

  • parità di diritti: garantire che donne e uomini abbiano pari diritti e opportunità in tutti gli aspetti della vita;
  • parità di retribuzione: eliminare il divario retributivo di genere, garantendo che le donne ricevano la stessa retribuzione degli uomini per svolgere un lavoro di pari valore;
  • partecipazione politica e leadership: promuovere un’equa rappresentanza delle donne nelle posizioni di leadership e nel processo decisionale politico;
  • eliminazione degli stereotipi di genere: sfidare e superare i ruoli di genere e gli stereotipi che limitano le possibilità delle persone a causa della loro identità di genere;
  • diritti riproduttivi: difendere il diritto delle donne a prendere decisioni informate e autonome sulla loro salute riproduttiva;
  • sradicamento della violenza di genere: combattere la violenza fisica, emotiva e sessuale diretta contro le donne e le persone di genere non binario.

Per quanto concerne l’ambientalismo, uno dei temi più importanti in Ecuador riguarda i lavori di estrazioni petrolifere, da condurre nel parco nazionale di Yasuni. La mia opinione è stata chiara e la ripeto: credo che per contrastare la povertà e soddisfare i bisogni del nostro popolo, lo sfruttamento responsabile dello Yasuní sia un’opzione da prendere in considerazione. Allende diceva che “il rame è il pane del Cile”, e per noi il petrolio è una risorsa importante di cui possiamo approfittare. Ora, questo si oppone alla nostra consapevolezza della crisi climatica e dell’ambientalismo? Niente affatto, inoltre, non c’è stato un governo più ambientalista in Ecuador del nostro. Noi, è stato riconosciuto in tutto il mondo, abbiamo la Costituzione più verde del pianeta. La nostra bandiera è per la giustizia ecologica, non per il filantropismo calcolatore e crudele. E sulla situazione di Yasuni voglio anche che il popolo ecuadoriano sappia che rispetteremo la sua volontà, qualunque sia l’esito della consultazione referendaria che si terrà in contemporanea con le elezioni. Nel caso in cui il NO vinca nella consultazione, ciò che intendiamo fare è sfruttare le risorse petrolifere con consapevolezza ambientale. Non intendiamo mettere a rischio la nostra più grande ricchezza, che è la biodiversità, una delle più grandi del pianeta. Le risorse economiche sono necessarie per lo sviluppo economico dell’Ecuador, ma non ipotecheremo le generazioni future».

Cosa dovrebbero fare sia la sinistra in Europa che in America Latina per aiutare il popolo ecuadoriano?

«L’unione latino-americana e l’unione della sinistra progressista a livello internazionale ci sostengono affinché l’Ecuador possa uscire da questa crisi politica, economica, sociale e morale. Abbiamo già visto come la storia ci darà ragione. Abbiamo il chiaro esempio di Brasile, Argentina, Colombia, Messico. È possibile tornare ad avere governi che mettano il benessere delle persone al centro della loro gestione. E lo faremo con Luisa González eletta per la prima volta Presidente dell’Ecuador! È tempo di cambiare la storia! Lo faremo con la guida di una donna capace di risolvere i problemi del Paese e sensibile ai bisogni della gente! Saremo ancora una volta un’America Latina unita»!

Stefano Galieni

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