Il 28 gennaio gli elettori della Finlandia hanno votato al primo turno dell’elezione presidenziale. Il Presidente uscente Sauli Niinisto, in carica da sei anni come prevede la costituzione, non poteva ripresentarsi. Era stato confermato per un secondo mandato, nel 2018, già al primo turno con il 62,64% dei voti. Si era presentato formalmente come indipendente ma di fatto sostenuto dal Partito della Coalizione Nazionale, KOK, di orientamento conservatore.
Allo scrutinio del 28 gennaio erano in lizza 9 candidati. Le due candidature più forti, secondo i sondaggi, erano Alexander Stubb, ex primo ministro nel 2014 e 2015, sostenuto dai conservatori, e il verde Pekka Haavisto, ex ministro degli affari esteri dal 2019 al 2023. Haavisto aveva già provato per due volte a conquistare la carica presidenziale ma era stato sempre battuto da Niinisto.
Le altre candidature maggiori erano quelle di Jussi Halla-hao, espressione dell’estrema destra populista raggruppata nel Partito dei Finlandesi e l’esponente del Partito di Centro (ex agrario) Olli Rehn, noto anche al di fuori della Finlandia per essere stato commissario europeo per dieci anni.
La sinistra era rappresentata da due candidature: la socialdemocratica Jutta Urpilainen, presidente del partito e anche commissaria europea e, per l’Alleanza di Sinistra (VAS), Li Andersson, ex ministra dell’educazione in due governi di coalizione. A questi si aggiungevano altri tre candidati minori, tra i quali l’uomo d’affari Harry Harkimo, che aveva condotto la trasmissione televisiva The Apprentice (sul modello di Donald Trump). Tutto ciò, anticipiamo, non gli ha portato fortuna dato che sarà il candidato meno votato con lo 0,52%.
I poteri del Presidente della Repubblica, che erano piuttosto ampi, sono stati ridimensionati nel 2000 ma resta una figura importante nella gestione della politica estera e di sicurezza. Nel nuovo contesto determinato dall’invasione russa dell’Ucraina questo ruolo assume una rilevanza maggiore. Per molti decenni il Presidente è stato considerato il principale garante della neutralità finlandese tra i due blocchi che ha consentito sia la pace che la piena libertà in politica interna.
La reazione anti-russa seguita all’inizio della guerra in Ucraina è stato praticamente condivisa da tutti i partiti. Anche la Sinistra pur con qualche accento più problematico non si è discostata nettamente dal discorso dominante. Sette parlamentari avevano votato contro l’adesione alla Nato, ma di questi dopo le elezioni del 2023, solo 3 sono rimasti in parlamento1.
La Finlandia, anziché cercare di continuare a svolgere un utile ruolo di riduzione delle tensioni e di ricostruzione di un nuovo asseto di sicurezza multipolare ha scelto di allinearsi alla prospettiva di una nuova guerra fredda, trovandosi in questo modo in prima linea nel potenziale conflitto. Una scelta condivisa anche dalla vicina Svezia. Entrambi i paesi hanno messo fine alla loro tradizionale politica di neutralità.
La campagna elettorale per il primo turno si è concentrata più sulle personalità dei candidati che su veri contenuti politici. Sia Stubb che Haavisto potevano vantare le rispettive esperienze sulla scena internazionale. L’esponente conservatore ha dichiarato di poter affermare “con la mano sul cuore, di non aver avuto alcuna intenzione di presentarmi alla presidenza della repubblica prima del febbraio 2022”, ma “nel contesto politico mondiale tuttavia, quando la patria vi chiama, voi dovete rispondere presente”.
Il voto del 28 gennaio ha visto un incremento della partecipazione che è stata del 71,53%, con un aumento di 4,8 punti percentuali. Un dato di poco inferiore a quello delle ultime elezioni parlamentari che avevano fatto registrare un’affluenza del 72,6%.
Il risultato ha in larga parte confermato quanto indicato dai sondaggi delle ultime settimane, anche se con un margine più ridotto tra i due candidati che andranno al ballottaggio. Stubb ha ottenuto il 27,21% contro il 25,80% di Haavisto. Una differenza di circa 46.000 voti che rende più serrato il secondo turno che si terrà l’11 febbraio.
Il candidato verde ha notevolmente incrementato i suoi voti rispetti a sei anni fa, quando si era fermato al 12,40% ed ha anche pescato ampiamente voti al di fuori del bacino elettorale dei Verdi (interpreti di un ecologismo molto moderato) che nelle parlamentari del 2023 si erano fermati al 7,0%. Molti voti sono arrivati evidentemente dall’elettorato socialdemocratico. La candidata dell’SDP si è fermata ad un modesto 4,34%, contro il 19,9% ottenuto l’anno scorso dal suo partito, guidato ancora dalla popolare e molto mediatizzata sulla scena internazionale (poi scomparsa dalla scena politica) Sanna Marin.
Un forte incremento di voti ha ottenuto anche Halla-aho, esponente dell’estrema destra populista, con il 18,99%. La candidata del Partito dei Finlandesi sei anni fa si era fermata al 6,93%, ma alle scorse parlamentari questa formazione, che è attualmente al governo, aveva già raggiunto il 20,1%. L’obbiettivo di arrivare al ballottaggio non è stato ottenuto, probabilmente perché gli elettori preferiscono avere alla presidenza figure piuttosto consensuali che polarizzanti.
Mentre il centrista Rehn col 15,32% è riuscito ad ampliare il consenso elettorale del suo partito, forte nelle zone centrali e rurali del paese, la candidata dell’Alleanza di Sinistra, Li Andersson si è fermata al 4,88% rispetto al 7,1% ottenuto da VAS alle ultime elezioni.
Nonostante la sua popolarità, la Andersson non aveva ragionevoli speranze di competere per il secondo turno, ma si era data come obbiettivo quello di risultare la più votata candidata a sinistra, superando la socialdemocratica Urpilainen e di ottener il miglior voto della Sinistra alle elezioni presidenziali. Pur avendo migliorato rispetto al 3% ottenuto sei anni fa, non è riuscita a raggiungere il 5,48% raccolto da Paavo Arhinmaki nel 2012, mentre è riuscita superare di mezzo punto la candidata socialdemocratica. In ogni caso il vero obbiettivo del partito è di consolidare il proprio consenso in vista delle elezioni europee del giugno prossimo e di confermare il seggio riconquistato nel 2019. Il partito ha già indicato i 4 principali candidati, tra cui tre donne, con un’età media di 33 anni. L’Alleanza di Sinistra è stata recentemente definita dal politologo Andreas Fagerholm un “partito pragmatico che punta alla conquista di posizioni di governo (office-seeking), pienamente integrato nel sistema di partiti finlandese orientato al consenso”. Per questo, anche se privilegia l’intesa con partiti di sinistra non ha escluso e in qualche caso praticato accordi con forze della destra moderata2.
I sondaggi prevedono, al ballottaggio, una netta vittoria del conservatore Stubb, il quale ha dichiarato che “il prossimo presidente della Repubblica di Finlandia sarà innanzitutto un presidente dell’Occidente, un presidente della Nato e una delle nostre relazioni più importanti è il nostro partenariato con gli Stati Uniti”. Un po’ più sfumata la retorica del Verde Haavisto per il quale la Finlandia “resterà un paese pacifico” e desideroso di mantenere la stabilità.
La politologa Hanna Wass spiega che “Alexander Stubb e Pekka Haavisto sono d’accordo: bisogna sostenere l’Ucraina a qualunque costo, la Russia resta una minaccia esistenziale, l’avvenire della Finlandia è in seno all’Unione Europea. I candidati all’elezione presidenziale difendono tutti l’indipendenza della Finlandia e il suo nuovo ruolo in quanto membro della NATO. Mettono tutti l’accento sull’autosufficienza della Finlandia, ovvero il paese dovrà assumere la propria difesa in modo indipendente e contribuire attivamente alla costruzione di una difesa europea condivisa e da una cooperazione nordica.”
Lo scontro, ritiene il politologo Tuomas Forsberg si giocherà piuttosto sulla personalità dei candidati. Stubb è più posizionato a destra e Haavisto a sinistra, “anche se quest’ultimo ha cercato di sottolineare che lui non ha niente di <rosso> e che in quanto Verde ha seguito una linea mediana”.3
Non c’è da aspettarsi quindi grandi sorprese dal voto dell’11 febbraio, ma ci si può chiedere se questo allineamento della Finlandia con la Nato e gli Stati Uniti, dato anche l’attuale contesto globale, sia davvero una garanzia di “sicurezza” e “stabilità” per i suo abitanti.
Franco Ferrari
- https://transform-network.net/blog/analysis/finnish-parliamentary-elections-and-the-left-alliance/[↩]
- Fagerholm, A., Finland, in Escalona, F., Keith, D., March, L., The Palgrave Handbook of Radical Left Parties in Europe, 2023, Palgrave Macmillan.[↩]
- https://www.robert-schuman.eu/fr/observatoire/6024-alexander-stubb-et-pekka-haavisto-s-affronteront-au-deuxieme-tour-de-l-election-presidentielle[↩]