Giuliano Brenna, L’odore dei cortili, Il ramo e la foglia edizioni, 2024
Mattia. Un ragazzo. È stato un bambino devastato dalla lontananza di un padre francese e dall’assassinio della madre per mano della Pide, la polizia politica della dittatura portoghese. Ora siamo negli anni Settanta, precisamente nel 1974, e la Rivoluzione dei Garofani fa crollare il regime: “Dopo il primo tentativo di insurrezione del 16 marzo, sfociato nell’arresto di numerosi soldati, il paese è in subbuglio. Nell’aria si percepisce un gran fermento, tutti parlano dell’ormai prossimo colpo di stato, la gente vive in una sospensione carica di energia, sente di essere sull’orlo di qualcosa di ineluttabile, come se tutti fossero in procinto di spiccare un grande balzo che potrebbe rivelarsi una rovinosa caduta ma anche il primo battito d’ali del volo verso la libertà. Numerose persone sono impegnate in riunioni più o meno clandestine, le normali attività vengono tralasciate da molti per dedicarsi al progetto comune di liberarsi dalla tirannia. (…) Finché il 25 aprile, poco dopo la mezzanotte, l’emittente Radio Renascença trasmette la canzone proibita dal regime Grândola vila morena: è il segnale d’inizio della rivolta che passerà alla storia col nome Rivoluzione dei Garofani, e assicurerà al Portogallo la libertà dalla dittatura e la rinascita della democrazia e dell’uguaglianza.” Rivoluzione chiama rivoluzione, fermento esteriore richiama fermento emotivo: durante la celebrazione della Festa del Lavoro, la prima dopo un cinquantennio, Mattia avrà anche una rivelazione su se stesso: “Le miriadi di persone esprimono la propria gioia per la ritrovata libertà, con canti e discussioni in comizi improvvisati agli angoli delle strade. (…). Mattia guarda negli occhi il ragazzo e qualcosa di lui resta incantato, “Sì…” ripete, apre e chiude la bocca un paio di volte, senza emettere alcun suono. D’un tratto, riceve un’altra spinta, ritrovandosi a un palmo dal viso del ragazzo; questi lo guarda negli occhi, lo abbraccia e senza dire nulla posa le sue labbra su quelle di Mattia, esercitando una pressione via via più marcata. (…) Si baciano, dimentichi di tutto; gli schiamazzi della folla diventano come lo stormire delle foglie, a Mattia sembra di essere in una foresta, non avverte più gli urti né i botti dei petardi, è solo un corpo che trae gioia e linfa vitale da un altro corpo”. Se non posso ballare non è la mia rivoluzione, è un motto femminista che può adattarsi anche alla vita di questo giovane gay portoghese degli anni Settanta. Il suo, a questo punto, potrebbe diventare un romanzo di formazione come altri: da un amore non corrisposto, al tentativo di “normalizzarsi” provando a fare sesso con una ragazza (gli stereotipi e le pressioni sociali non muoiono con una Rivoluzione, il corso della liberazione sessuale e sentimentale è più lungo ed intricato), alla sessualità anonima con altri maschi agita in luoghi di incontro o battuage.
Tuttavia, in questo corso esistenziale in fondo comune a molti ragazzi gay degli anni Settanta, emerge l’inaspettato: l’incontro con il Capitano Green, con cui Mattia vivrà, a pagamento, rapporti sadomasochistici intensi e regolati da un codice preciso che porta all’alternanza di piacere, sottomissione e dolore, al di là dell’eccitazione genitale. Un mondo si apre, ma è un mondo di fantasmi crudeli che prendono vittime al guinzaglio, incappucciano e frustano senza pietà, spingendosi ogni volta oltre nella trasgressione reciproca. La sessistenza, come la chiamerà Jean-Luc Nancy negli anni Dieci del Terzo Millennio, non è sempre un romanzo rosa: vi si possono incontrare situazioni che rimandano a tortura ed agonia, alla vicinanza della morte. Sono gli stessi anni in cui, in California, fiorisce la dimensione leather ed S/M, che avrà proprio in Michel Foucault uno dei più assidui “convertiti” ( per il filosofo sarà una specie di ascesi tramite le possibilità di corpi incatenati e scatenati, rottura del limite controllata dalle precise regole dei rituali s/m). Il romanzo di Giuliano Brenna descrive un certo numero di scenari sadomasochistici con nitidezza e precisione, senza indulgere alla dimensione pornografica, conducendo invece il lettore e la lettrice a un voyeurismo che interroga. Il valore essenziale del romanzo di Brenna, fra i candidati di quest’anno allo Strega, è nello scavo di questa dimensione estrema, in cui però – va sottolineato – non si perde l’orientamento etico. Anche il Capitano Green, il dominatore, imploderà, infine, facendo emergere disperazione e sensi di colpa per una vita consacrata alla Pide, la polizia politica, scelta fatta per dimostrare una virilità fascista inesistente e per nascondere la vera natura dei propri amori. Mattia, dopo la messa in scena e la distruzione del dominio, potrà amare qualcuno in un setting che non sia s/m a pagamento? La Rivoluzione del 25 aprile ha sempre le sue vie, anche nella penombra di un pomeriggio fra bende, maschere e catene.
Paola Guazzo