La rubrica “intersezioni femministe” tornerà a gennaio, ma prima di allora vogliamo augurarvi desideranti giornate di passione.
Nonostante tutto o forse proprio per questo.
Abbiamo scelto una poesia di Patrizia Cavalli che inizia con un urlo che irrompe nel quotidiano per svelare la presa di coscienza di una condizione: la subalternità della donna.
Una presa di coscienza a cui fa eco una precisa presa di posizione: la ribellione ad un destino già scritto e la scelta del libero arbitrio.
Ci sembrava il miglior augurio possibile.
Paola Guazzo e Nicoletta Pirotta
Così schiava, Che roba!
Così schiava. Che roba!
Così barbaramente schiava. E dai!
Così ridicolmente schiava. Ma insomma!
Che cosa sono io?
Meccanica, legata, ubbidiente,
in schiavitù biologica e credente. Basta,
scivolo nel sonno, qui comincia
il mio libero arbitrio, qui tocca a me
decidere che cosa mi accadrà,
come sarò, quali parole dire
nel sogno che mi assegno.
Patrizia Cavalli
(Todi, 17 aprile 1947 – Roma, 21 giugno 2022)
La poesia è contenuta in “Datura, Einaudi, Torino-2013