Il torrenziale discorso del presidente Trump all’ONU, ha confermato la sua visione del mondo, confermando la sua capacità di smentire le sue precedenti posizioni, vedi la sua posizione sulla guerra russo-ucraina1; su due questioni le ha sicuramente confermate, quella sui migranti e sul cambiamento climatico. Su quest’ultima si è soffermato a lungo, confermando come il supporto all’industria delle fonti di energia fossili sia uno dei capisaldi della sua politica. Sicuramente è in buona compagnia se vediamo come nell’Unione Europea il cosiddetto Green Deal sia sottoposto ad un attacco concentrico, vedi in Italia le posizioni del governo e del presidente di Confindustria2.
Tra poche settimane si svolgerà la COP sul clima numero trenta, gli esiti delle precedenti COP sono note e le abbiamo commentate, in particolare l’assenza di un adeguato flusso di finanziamenti ai paesi più arretrati economicamente e più colpiti dalle conseguenze del riscaldamento globale; non possiamo aspettarci novità sostanziali dalla prossima conferenza. L’obiettivo della conferenza di Parigi del 2015, di limitare l’aumento medio globale a 1,5° è definitivamente saltato, la prospettiva più credibile è un aumento di 3-4 gradi entro la fine del secolo se non prima, visto l’andamento dei processi di riconversione dalle fonti fossili a quelle rinnovabili.
L’IPCC sta lavorando al suo settimo rapporto3 che dovrebbe essere redatto entro il 2029,mentre nel ciclo precedente il Panel aveva già deciso di produrre un rapporto speciale sui cambiamenti climatici e le città e un rapporto metodologico, la cui pubblicazione è prevista per l’inizio del 2027. Nel 2027 è prevista anche la pubblicazione del rapporto sui forzanti climatici di breve durata e del rapporto metodologico sulle tecnologie di rimozione dell’anidride carbonica, sull’utilizzo e sullo stoccaggio della cattura del carbonio. È disponibile il sesto rapporto4 del 2023. Chi si oppone alle conclusioni dei rapporti dell’IPCC non è in grado di portare nulla di paragonabile a sostegno delle proprie tesi, se non in termini di pura propaganda politica.
È del tutto evidente come sia in gioco la natura dei rapporti sociali di produzione nei prossimi decenni, laddove il cambiamento climatico richiede una trasformazione radicale di tutti i processi produttivi e riproduttivi entro un contesto di cooperazione globale, elemento assolutamente necessario stante il carattere globale della crisi che stiamo già attraversando e che mostra significativi indizi di una sua accelerazione. Il dato dell’incremento della temperatura medio globale nasconde l’andamento differenziato tra le diverse regioni del globo e gli effetti si specifici fenomeni; particolarmente rilevante è l’aumento delle temperature nella regione e nel mediterraneo, di cui conosciamo sin da ora gli effetti nel nostro paese con l’incremento in numero e intensità dei fenomeni meteorologici estremi, che condivide con altri paesi come la Spagna l’estensione degli incendi nei periodi più siccitosi. Lo scioglimento progressivo dei ghiacci, oltre a provocare un innalzamento del livello medio dei mari influenza la circolazione termoalina ossia delle correnti oceaniche che influenzano la distribuzione del calore e della salinità entro un equilibrio complesso che viene pesantemente alterato dall’immissione di moli crescenti di acqua dolce. Uno degli effetti può essere il rallentamento dell’AMOC5, che noi conosciamo in una sua parte come corrente del golfo, responsabile della mitigazione del clima nell’Europa occidentale, in Gran Bretagna in particolare. In generale la criosfera, la presenza dei ghiacci alle varie altezze e latitudini sta mutando radicalmente – nel nostro paese sulle Alpi il fenomeno è evidente e attentamente studiato, il caso del ghiacciaio della Marmolada forse è il più conosciuto- con gravi conseguenze sulla consistenza delle riserve idriche a disposizione delle attività umane e degli ecosistemi. Belem, città dove si terrà la COP 30, è in quella regione amazzonica il cui fondamentale contributo alla produzione di ossigeno atmosferico rischia di veder invertito il suo funzionamento con un bilancio complessivo spostato a favore dell’emissione di anidride carbonica.
La previsione di aumento medio di 3-4 gradi centigradi ci dice che intere aree globo, distribuite nei vari continenti potranno diventare del tutto inabitabili, per l’intensità e la frequenza di fenomeni meteorologici estremi e per il prolungarsi di periodi di siccità con temperatura insopportabili per gran parte delle forme di vita, quella umana in primo luogo. In questa condizione le contese per terre fertili ed abitabili cresceranno drammaticamente, sfociando in forme di guerre e guerre civili, incrementando l’instabilità locale e globale. La guerra in questo contesto tende a diventare la norma nella regolazione delle contese e internazionali, mentre l’esito delle contese interne sarà l’aumento dei regimi autoritari e autocratici.
La crisi climatica in generale genera una condizione di scarsità di risorse strategiche, indispensabili per la riproduzione delle società umane e degli ecosistemi, le une strettamente correlate agli altri nella riproduzione/trasformazione congiunta e inscindibile. Questo è l’avvenire, già attivo nel nostro presente, che il presidente degli Stati Uniti prepara, mentre si professa costruttore di pace. Non è un caso che -per plasmare il mondo a misura degli interessi e della visione del mondo che rappresenta- stia dando fondo a tutte le risorse e i dispositivi istituzionali disponibili per la creazione del regime più autoritario che il paese abbia mai conosciuto, diventando un punto di riferimento per la trasformazione di regime di molti altri paesi, in Europa in particolare, Italia compresa.
Queste nostre considerazioni, a partire dal discorso di Trump all’Onu, riprendono analisi precedenti sull’andamento intrecciato delle crisi che investono la formazione sociale globale, sulla sua instabilità, sulla conseguente impossibilità di definirne una traiettoria prevedibile quanto meno individuare punti di svolta da cui si possano prevedere traiettorie alternative. Vedi tra gli altri La geografia: mappa della vita, della morte e del potere6, Dall’instabilità sistemica alla guerra civile globale7, Senza una bussola, tra guerra, competizione globale e crisi climatica8.
Le previsioni dell’IPCC sull’andamento del riscaldamento globale e sulle sue conseguenze, che mostrano diversi andamenti possibili a seconda delle strategie di riconversione messe in atto o meno, costituiscono un esercizio di previsione sempre più accurato, ciò nonostante devono fare i conti con la straordinaria complessità dell’intreccio tra i diversi fenomeni per cui indicano anche la possibilità di superamento di soglie che possono nascere in questo intreccio. La complessità peraltro riguarda non solo i processi fattori che definiscono l’andamento del clima nella globalità e articolazione regionale e processuale, ma anche la relazione con i processi economici, sociali che a loro volta determinano il contributo alle emissioni da cui il riscaldamento globale, il cambiamento climatico. Una cooperazione globale potrebbe mettere al lavoro tutte le risorse in termini di capacità di raccolta delle informazioni, una rete di sensori sempre più estesa e pervasiva in grado di fornire dati e informazioni in tempo reale, in termini di capacità di elaborazione d di queste informazioni, di produzione di modelli dei processi reali a partire dai quali elaborare strategie, scelte di governo dei processi a livello globale e regionale. Assistiamo ad una crescita costante negli investimenti finalizzati allo sviluppo dell’ecosistema tecnologico dell’Intelligenza Artificiale (acronimo inglese A.I.), la sola OpenAI parla di un investimento di 1000 miliardi di dollari in data Center nei prossimi anni, mentre Nvidia investe 100 miliardi nella stessa OpenAI. Purtroppo non v’è traccia di una finalizzazione di questi investimenti, nello sviluppo sempre più specializzato degli algoritmi, al governo della crisi climatica in tutti i suoi aspetti. Ciò che accade paradossalmente è la crescita del consumo energetico della rete mondiale dei data center.
La crisi climatica corre velocemente a superare quelli che sono stati definiti i confini globale del sistema entro cui ci riproduciamo, a raggiungere i cosiddetti tipping point 9. Un punto di svolta climatico è una soglia critica nel sistema terrestre, oltre la quale un cambiamento relativamente piccolo può innescare un cambiamento improvviso, drammatico e spesso irreversibile verso un nuovo stato stabile. Gli esempi includono il collasso delle calotte glaciali della Groenlandia o dell’Antartide, la moria delle barriere coralline e la trasformazione della foresta amazzonica in una savana. Attraversare questi punti può avere impatti di vasta portata e un punto critico può aumentare la probabilità che se ne verifichino altri, creando effetti a cascata sul clima e sugli ecosistemi del pianeta.
Il discorso del presidente Trump è stato fatto dalla tribuna della conferenza delle Nazioni Unite, di fronte al mondo, prendendosi uno spazio inusitato, il dato positivo, in base alle note precedenti, è che pone i governati in primo luogo, ma tutti noi di fronte ad una responsabilità che nessun governo si assume sino in fondo. La tendenza alla guerra è la conseguenza primaria della crisi climatica, la quale è destinata a esserne la causa principale.
Le migrazioni contro cui lo stesso si è scagliato nel suo discorso -con una retorica destinata ad aggregare lo movimenti più reazionari, le tendenze più autoritarie in particolare in Europa- sono il prodotto inevitabile e crescente della crisi climatica delle diverse regioni del globo, aggravando le condizioni di diseguaglianza sociale e di sostanziale invivibilità per le popolazioni di quelle regioni. Una spirale perversa che favorisce il realizzarsi di una guerra civile globale, connessa nelle sue manifestazioni da flussi crescenti di umanità disperata.
Una guerra civile globale che sempre più si manifesterà in episodi di genocidio, di cui ciò che accade a Gaza e in Cisgiordania è una manifestazione evidente, nella quale le motivazioni identitarie, etniche, culturali religiose, le tattiche di sopravvivenza dei governati, concretamente mirano all’appropriazione delle risorse fondamentali per la riproduzione delle comunità umane, l’acqua in primo luogo -dalle alture del Golan alla Cisgiordania, i terreni fertili e coltivabili, le risorse energetiche sottomarine. Israele definita come una Sparta moderna da Netanyahu vuole anche essere una sorta di astronave non solo armata, ma anche autosufficiente nelle risorse necessarie alla sua riproduzione, proiettata entro la crisi globale, protagonista di quella guerra civile globale che sempre più si manifesta come tale, attraversando ogni confine predeterminato. Le tendenze di fondo, le poste in gioco fondamentali alla fine plasmano, si impongono entro ogni conflitto, entro ogni soglia critica di qualsivoglia processo. Il genocidio e l’ecocidio come esiti possibili.
Se tutto si tiene, la realtà si presenta al nostro sguardo, alla nostra possibilità di agire come separata. Difficile ad esempio, come è stato detto nelle nostre riunioni di redazione, coniugare efficacemente nelle mobilitazioni, l’opposizione al genocidio di gaza e l’opposizione alla corsa al riarmo, la crisi climatica alla guerra, la guerra e la lotta alle diseguaglianze, alle forme crescenti di sfruttamento. Se chiamiamo politica la capacità di discernere i nessi tra processi diversi, per affrontarli congiuntamente, capacità di governare i conflitti, nella misura dei rapporti di forza, nella capacità di cumulare forza, di costruire unità nel conflitto, valorizzando le diversità, in forme organizzative stabili, ma non immobili, abbiamo di fronte tutti noi un compito immane, da affrontare col senso del limite, combattendo quel senso di onnipotenza e quella volontà di prevalere, sempre in agguato che sta portando l’umanità se non alla sua possibile estinzione certamente alla sua riduzione ai minimi termini.
Roberto Rosso
- https://www.nytimes.com/2025/09/23/us/politics/trump-russia-ukraine.html.[↩]
- https://www.ilsole24ore.com/art/orsini-green-deal-piu-grande-cavolata-mai-fatta-ue-serve-patto-responsabilita-AHJTQqlC https://stream24.ilsole24ore.com/video/mondo/meloni-approccio-ideologico-green-deal-ha-minato-nostra-competitivita/AH0rAXnC.[↩]
- https://www.ipcc.ch/assessment-report/ar7/.[↩]
- https://www.ipcc.ch/report/sixth-assessment-report-cycle/.[↩]
- acronimo di Atlantic Meridional Overturning Circulation Capovolgimento Meridionale della Circolazione Atlantica, è un vasto sistema di correnti oceaniche nell’Atlantico che funziona come un enorme nastro trasportatore, muovendo acqua calda verso nord in superficie e acqua fredda verso sud in profondità. Questo processo è fondamentale per il clima terrestre, poiché mitiga il clima dell’Europa e influenza i modelli meteorologici globali. Le differenze di temperatura e salinità dell’acqua guidano il sistema, ma il cambiamento climatico minaccia il suo equilibrio, e gli scienziati ritengono che un suo collasso sia possibile nel medio termine, con gravi conseguenze, specialmente per l’Europa.[↩]
- https://transform-italia.it/la-geografia-mappa-della-vita-della-morte-e-del-potere/.[↩]
- https://transform-italia.it/dallinstabilita-sistemica-alla-guerra-civile-globale/.[↩]
- https://transform-italia.it/senza-una-bussola-tra-guerra-competizione-globale-e-crisi-climatica/.[↩]
- https://www.oecd.org/content/dam/oecd/en/publications/reports/2022/12/climate-tipping-points_9994de90/abc5a69e-en.pdf https://report-2023.global-tipping-points.org/resources/ https://theconversation.com/atlantic-ocean-is-headed-for-a-tipping-point-once-melting-glaciers-shut-down-the-gulf-stream-we-would-see-extreme-climate-change-within-decades-study-shows-222834 https://tos.org/oceanography/article/is-the-atlantic-overturning-circulation-approaching-a-tipping-point https://www.tandfonline.com/doi/epub/10.1080/00139157.2021.1842711?needAccess=true https://insideclimatenews.org/news/27112019/climate-tipping-points-permafrost-forests-ice-antarctica-greenland-amazon-nature/.[↩]