Sappiamo che il bilancio delle vittime aumenta ogni secondo. Apprendiamo di storie di salvezza che hanno quasi del miracoloso in uno scenario disastroso. Così come sappiamo che la popolazione, ancora più vulnerabile in tale contesto, non può dissentire apertamente per paura della repressione politica. Le informazioni che ci giungono dalle zone di confine fotografano un frammento della situazione. Alcuni testimoni diretti rivelano infatti che a causa delle reazioni da parte dell’opinione pubblica estera rispetto ai ritardi lamentati da parte della popolazione delle provincie duramente colpite come quella di Hatay, il governo avrebbe fatto ‘un passo avanti’, tanto da spingere il presidente a recarsi sul posto personalmente in visita l’8 febbraio.
“L’opinione pubblica ha avuto una reazione importante di fronte a questo ma generalmente vi è grande timore ad esprimere sdegno. Non si può parlare. È pericoloso anche scrivere di questo nel nostro paese…inoltre, per la stessa ragione, non abbiamo molta fiducia nei canali d’informazione. Confidiamo soprattutto nelle organizzazioni di civili. Qui c’è un disatro, ma tutti perseguono i propri fini politici. Apprendendo diverse notizie attraverso la stampa estera, sappiamo che il prezzo di tutto questo ricadrà sul governo Erdoğan. Le elezioni si stanno avvicinando e nessuno era preparato a questo. Le persone sono arrabbiate. Non stiamo vivendo un terremoto per la prima volta..la Turchia potrebbe entrare in una nuova era.”
La visita.
Durante la sua visita Erdoğan avrebbe soprannominato un sopravvissuto ‘Destino’ e molti si sono indignati di fronte alla retorica utilizzata per nascondere la realtà, di fronte a numerose evidenze scientifiche. “La maggior parte delle persone sa infatti che gli edifici antisismici non vengono costruiti a causa della corruzione che non viene però arginata dallo stato. Nessuno si assume le responsabilità e viene utilizzata l’idea di ‘destino’ per allontanarsi dalla scienza e da ciò che molti geologi turchi avvertivano essere una dinamica molto pericolosa.”
In Turchia la popolazione deve versare una tassa annuale, una ‘tassa terremoto’ che avrebbe lo scopo di finanziare tutele ed aiuti proprio in caso di disastro dovuto ai terremoti che in Turchia sono molto frequenti. Già dopo l’ultimo terremoto verificatosi il 24 gennaio 2020, le persone vivevano con la paura che gli edifici potessero crollare in caso di terremoto. Come riportato in un articolo risalente a due anni fa, il 27 febbraio 2020 e pubblicato sul sito “Qantara”[1], proprio in seguito a quel sisma, gli esperti già prevedevano il rischio di un forte terremoto per il futuro. L’articolo, oltre ad offrire un report sulla situazione di allora, segnalava alcuni dati allarmanti sulla qualità edilizia delle costruzioni “ci sono quasi 18 milioni di edifici in Turchia, e almeno 6,5 milioni di essi non sono abbastanza robusti da resistere ai terremoti, sono stati costruiti illegalmente o mancano delle fondamenta adeguate.” Come affermato nel testo, tali aspetti misero sotto i riflettori la questione del rinnovamento urbano e il fenomeno della gentrificazione, portando il Ministero dell’Urbanistica e dell’Ambiente a dichiarare il varo di un nuovo piano d’azione che mirava a trasformare 300.000 edifici all’anno. Parlando di questo piano d’azione, il ministro dell’Urbanistica e dell’Ambiente Murat Kurum avrebbe affermato che il rinnovamento urbano è “tanto importante quanto la lotta al terrorismo”.
Rispetto ai racconti che seguono la tragedia alla quale stiamo assistendo, la rabbia della popolazione è montata di nuovo e con maggiore amarezza. “Dopo quanto abbiamo assistito, il grande ritardo negli aiuti e la mancanza di coordinamento ci fanno mettere in discussione il senso delle tasse versate e la fiducia di fronte alle dichiarazione rilasciate dai ministri in televisione che sono di mero stampo consolatorio e non volte ad una seria informazione. Paradossalmente poi, le visite dei politici nelle aree colpite vengono effettuate con ingenti scorte di sicurezza, bloccando ulteriormente il traffico e creando ulteriori disagi.”
[1] https://en.qantara.de/content/urban-renewal-under-erdogan-istanbul-shantytown-residents-in-limbo