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Patto programmatico tra Biden e Sanders

di Franco
Ferrari

Il candidato democratico alla carica di Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha deciso di condividere alcuni obbiettivi programmatici con il fronte che ha sostenuto l’esponente della sinistra Bernie Sanders, uscito sconfitto dalla gara delle primarie del 2020. Le intese raggiunte, esplicitate in un documento di oltre 100 pagine, sono il frutto di un lavoro di confronto e tessitura che ha visto impegnati esponenti dei due campi, strutturati in 6 gruppi di lavoro[1]. I più importanti hanno riguardato le questioni ambientali, con il coordinamento congiunto dell’ex segretario di Stato John Kerry e dell’astro nascente della sinistra democratica Alexandria Ocasio-Cortez, e i temi economici. Nella task force dedicata il campo sanderista è stato rappresentato da Sara Nelson, presidente del sindacato degli assistenti di volo e una delle figure più dinamiche del sindacalismo Usa, mentre Biden ha nominato la parlamentare californiana di colore Karen Bass, che è stata presidente del Congressional Black Caucus, tradizionalmente collocato nell’area di centro-sinistra del partito. Sia la Ocasio-Cortez (AOC come viene ormai abitualmente chiamata) sia la Nelson sono iscritte ai Democratic Socialists of America.

Questo lavoro di confronto programmatico, sancito in una serie di documenti che sono resi pubblici sul sito ufficiale di Biden (anche se non facilmente rintracciabili), non è affatto abituale nella storia del Partito Democratico. Una precedente esperienza storica di tutt’altro segno, che ancora viene ricordata da chi affida poche speranza alla possibilità di modificare la politica dei Democratici,  è quella della Rainbow Coalition che si era aggregata attorno alla candidatura del reverendo Jesse Jackson, un militante del movimento per i diritti civile dei neri, e un tempo giovane collaboratore di Martin Luther King. L’establisment democratico ringraziò, a mezza bocca, per il sostegno garantito da Jackson al vincitore delle primarie (nel 1984 fu Walter Mondale e nel 1988 Michael Duakis, entrambi sconfitti nelle presidenziali), per poi sostanzialmente ignorare le richieste di cui si era fatto portavoce. Va detto che il leader nero era sicuramente avanzato sui diritti civili e anche sulla politica internazionale, ma meno radicale di Sanders nella politica economica[2].

Quali sono le ragioni che hanno portato Biden a perseguire la strada dell’intesa? Se ne possono rilevare due. La prima deriva dalla oggettiva debolezza di partenza della candidatura democratica. Lo scarso carisma dell’ex vicepresidente di Obama lo costringono a cercare di coalizzare lo schieramento più ampio e variegato possibile, che va dai leader repubblicani moderati in rotta con Trump all’ala sinistra del partito. Biden deve evitare gli errori grossolani commessi dalla Clinton nella campagna elettorale di quattro anni fa. È evidente all’establishment democratico che l’attuale Presidente in carica non può essere sottovalutato e che la campagna elettorale dovrà essere utilizzata con ogni attenzione per consolidare il vantaggio registrato al momenti dai sondaggi. Nell’ultima settimana, l’esponente democratico ha superato di poco la soglia del 50% nella media dei sondaggi, di 7 punti davanti a Trump. Può sembrare tanto ma non consente sonni tranquilli, anche per la spregiudicatezza con la quale l’inquilino della Casa Bianca può utilizzare qualsiasi trucco, lecito o meno.

La seconda condizione che ha spinto Biden a porre su basi più solide l’intesa con Sanders è la convinzione che si è fatta strada nella leadership democratica già nella prima fase della crisi causata dalla pandemia da Covid19, come rilevava il New York Times nel maggio scorso, che Biden non poteva semplicemente limitarsi a fare campagna per il ritorno all’era pre-Trump[3]. Durante la campagna delle primarie i rivali di Biden lo avevano criticato per la sua tendenza a concentrarsi sul riportare l’America alla situazione precedente alla vittoria di Trump, accusandolo di promuovere una visione politica tutta rivolta all’indietro, ignorando in tal modo le cause di fondo dei problemi degli Stati Uniti. Il messaggio di Biden invocava costantemente l’eredità di Obama (un’eredità che a molti elettori progressisti ha lasciato una forte sentimento di delusione e di occasioni mancate) e raccoglieva il sostegno di esponenti dell’establishment molti dei quali appartenenti ad una fase politica ormai superata e poco in sintonia con gli umori attuali degli elettori.

Una volta battuta la sinistra e conquistata la candidatura, Biden aveva corretto l’intonazione moderata del sui discorso facendo propri alcuni temi dell’ala progressista al fine di unirla all’establishment del partito per mobilitare tutto l’elettorato democratico. Lo stesso quotidiano newyorchese citava Varshini Prakash, direttrice esecutiva del movimento ambientalista Sunrise[4], alleata della Ocasio-Cortez nel gruppo sulle questioni ambientali, per la quale “se si vuole trasmettere energia alla nostra generazione, dovete darci una visione di ciò per cui ci stiamo battendo, e non solo di ciò contro cui ci battiamo”. Biden aveva iniziato ad abbracciare una retorica che univa le inflessioni obamiane sulla “speranza” a quello che il NYT definisce il “populismo” di Sanders e di Elizabeth Warren, per indicare una politica non sdraiata sugli interessi del big business.  

In un articolo firmato da Biden con la Warren e pubblicato dalla catena di giornali di McClatchy (che controlla 29 quotidiani locali) ha riconosciuto che “per molti americani, la nostra economia non stava funzionando anche prima della devastazione della crisi del Covid19”[5]. Un cambio di accento in una campagna che fino a quel momento sembrava tutta focalizzata per conquistare l’elettorato moderato e centrista. L’ala sinistra del Partito Democratico punta invece sulla possibilità, ancora tutta da dimostrare ovviamente, che una eventuale futura amministrazione Biden possa aprire una fase di cambiamento in senso progressista.

Il “patto” sposta a sinistra le politiche di Biden ma evita le proposte più radicali

I documenti elaborati dalla Task Force congiunta tra i rappresentanti di Biden e quelli di Sanders sono stati così sintetizzati dal liberale NYT il 9 luglio scorso: “Programmi progressisti caratteristici come il “Medicare per tutti” e il Green New Deal non sono entrati nelle raccomandazioni. Ma gli alleati del Senatore Bernie Sanders hanno spostato a sinistra alcune politiche (ndr di Biden)”[6].

La task force che si è occupata del cambiamento climatico afferma che l’aumento planetario delle emissioni è un’emergenza nazionale. È direttamente collegato allo sforzo per ridurre i carburanti fossili e di collegarlo alle necessità di combattere le ingiustizie razziali che hanno costretto le comunità con un basso reddito a sopportare un livello sproporzionato di inquinamento nell’aria e nell’acqua. Le raccomandazioni della task force non fanno riferimento al Green New Deal, l’ambizione e radicale piano lanciato dalla Ocasio-Cortez che è stato sostenuto anche da Sanders[7]. Non è presente nemmeno il divieto al fracking (il sistema di fratturazione idraulica delle rocce utilizzato per ricavarne petrolio o gas)che Biden ha evitato finora di sostenere.

Accogliendo la critica della sinistra al piano presentato di Biden che prevede di investire 1,7 trilioni di dollari per raggiungere la neutralità delle emissioni entro il 2050 per la scarsità di dettagli e impegni precisi. Le “raccomandazioni” concordate prevedono una serie di misure specifiche e ravvicinate per raggiungere l’obbiettivo indicato. Tra queste viene proposto di trasformare tutte le centrali elettriche per evitare il ricorso ai carburanti fossili entro il 2035; di raggiungere la neutralità delle emissioni di carbone entro il 2030; e di installare 500 milioni di pannelli solari nei prossimi cinque anni.

La parte economica del documento propone piani più espansivi e costosi di quelli che Biden aveva sostenuto nella sua campagna per le primarie. Si tratta di misure fortemente orientate ad affrontare le diseguaglianze razziali e di riportare gli americani al lavoro facendo uscire il paese dalla situazione di crisi causata dalla pandemia ma anche di introdurre cambiamenti che mettono in discussione alcuni dogmi neoliberisti. Le raccomandazioni chiedono a Biden di “esplorare” la proposta dei cosiddetti “baby bonds” per fornire ad ogni bambino del paese un fondo di risparmio finanziato dal governo dalla nascita. Una proposta eterodossa sostenuta dall’economista della Ohio State University Darrick Hamilton, uno dei consulenti di Sanders[8].  Le proposte comprendono anche un vasto programma federale per l’occupazione in diverse aree tra cui lo sviluppo delle infrastrutture. “Al fine di assicurare che chiunque voglia lavorare  abbia un percorso per l’occupazione, il governo deve attivare misure per creare lavoro e programmi di lavoro come quelli positivamente utilizzati durante il New Deal.” L’idea che lo Stato possa e debba creare e posti di lavoro e che sia in una certa misura garante dell’occupazione “in ultima istanza” è considerato un anatema da tutto l’establishment politico e ideologico italiano.

Il tono complessivo del documento può essere percepito da questo paragrafo centrale: (…) i Democratici si impegnano a forgiare un nuovo contratto sociale ed economico con il popolo americano: un contratto che investa nelle persone e promuova la prosperità condivisa, non uno che avvantaggi solo le grandi aziende e i pochi più ricchi. Un nuovo contratto che riconosca che tutti gli americani hanno diritto a un’assistenza sanitaria di qualità e a prezzi accessibili. Che afferma che la casa è un diritto e non è un privilegio, e che si impegna a non far rimanere senza casa o soffrire la fame nel paese più ricco della terra. Un nuovo contratto economico che aumenti i salari e ripristini i diritti dei lavoratori di organizzarsi, aderire a un sindacato e contrattare collettivamente. Un contratto che finalmente sostenga le famiglie che lavorano e la classe media garantendo parità di retribuzione per le donne, congedo familiare retribuito per tutti e equità razziale. Un nuovo patto economico che fornisca a tutti l’accesso a servizi bancari affidabili e convenienti e ai servizi finanziari”.

Gli altri gruppi di lavoro hanno avanzato proposte molto dettagliate in materia di salute, di giustizia, di educazione e di immigrazione. Tutti argomenti sui quali esiste una netta differenziazione con le politiche di Trump, ma nelle quali si fanno significativi passi avanti rispetto alle politiche di Obama.

Biden punta sulla mobilitazione contro Trump più che su contenuti qualificanti

È tutto da verificare questo accordo possa davvero produrre un cambiamento nelle politiche del Partito Democratico che, soprattutto con la Presidenza Clinton, avevano adottato in larga misura politiche neoliberiste.  L’edizione di domenica 13 settembre del Washington Post ha dato voce ad una certa insoddisfazione che circolerebbe nell’ambiente sanderista verso l’impostazione della campagna elettorale seguita finora da Biden[9]. Il giornale sulla base di fonti anonime vicine al senatore del Vermont, ha riferito che Sanders avrebbe espresso privatamente le sue preoccupazioni per la gestione della campagna elettorale del candidato democratico e solleciterebbe il team di Biden ad intensificare l’attenzione verso le questioni economiche e verso la conquista del consenso degli elettori di sinistra (che il Washington Post definisce, secondo il linguaggio corrente dei media come “liberals”). Per il senatore del Vermont, Biden rischia  di arrivare alle elezioni di novembre senza il consenso sufficiente per vincere se continua con un approccio centrista e poco incisivo. Biden dovrebbe concentrarsi di più sull’ampliamento dei diritti alla salute e sui piani economici e appoggiarsi maggiormente a figure popolari tra i giovani di sinistra (soprattutto Latinos, tra i quali il suo vantaggio è inferiore a quello della Clinton quattro anni fa) come Alexandria Ocasio-Cortez.

Faiz Shakir , portavoce autorizzato della squadra di Sanders, sollecitato dai giornalisti del quotidiano della capitale Usa (molto ostile a Trump, ma anche allo stesso Sanders durante le primarie), ha tenuto a sottolineare che l’ex candidato della sinistra è fortemente impegnato a contribuire all’elezione di Biden. Ha confermato che il leader della sinistra ha evidenziato la necessità di porre maggior enfasi su come si potranno aumentare i salari , creare milioni di posti di lavoro con un buon salario, abbassare i costi di prescrizione per le medicine ed espandere la copertura sanitaria. Inoltre, ha chiarito che il senatore pensa che un maggiore impegno per raggiungere i giovani, la comunità latina e i movimenti progressisti possa dare un importante contributo alla campagna elettorale. Secondo il corrispondente  da Washington di Le Monde, anche alcuni strateghi dell’equipe di Obama hanno espresso analoga inquietudine[10].

Sanders e Biden cercano di evitare quelle divisioni del campo democratico che nel 2016 avevano contribuito alla sconfitta di Hillary Clinton, ma il primo e i suoi collaboratori pensano che ci siano più possibilità di vincere mettendo l’accento su quello che nelle parole del Washington Post viene definito come “populismo economico” piuttosto che adottare come unica strategia la polemica contro Trump e la rimozione delle questioni politiche più controverse. Dopo qualche segnale di correzione registrato durante la campagne delle primarie, ora Biden sembra tornato alla sua linea di conquista del centro. E in molti si chiedono se potrà davvero fargli vincere le elezioni di novembre.


[1] https://joebiden.com/wp-content/uploads/2020/08/UNITY-TASK-FORCE-RECOMMENDATIONS.pdf.

[2] https://newleftreview.org/issues/I155/articles/mike-davis-the-lesser-evil-the-left-and-the-democratic-party.

[3] New York Times, In Bid for Party Unity, Biden Moves Beyond Restoring the Pre-Trump Era, 13 maggio 2020.

[4] https://www.sunrisemovement.org/.

[5] https://www.miamiherald.com/article242350451.html.

[6] New York Times, 6 Takeaways From the Biden-Sanders Joint Task Force Proposals, 9 luglio 2020.

[7] https://www.lifegate.it/green-new-deal-stati-uniti-ocasio-cortez.

[8] https://www.theatlantic.com/ideas/archive/2020/06/close-racial-wealth-gap-baby-bonds/613525/.

[9] Washington Post, Sanders fears Biden’s centrism fails to draw a sharp contrast with Trump, 13 settembre 2020.

[10] Le Monde, La strategie du “contre” du candidat democrate Joe Biden, 16 settembre 2020.

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