editoriali

Lettera a un’amica/un amico europeista e federalista che mi invita a manifestare il 15 marzo “per l’Europa”

di Francesca
Lacaita

L’appello Una piazza per l’Europa è stato lanciato su «Repubblica» da Michele Serra, esponente di spicco della sinistra neoperbene, ed è stato subito raccolto da varie organizzazioni e da politici molto perbene (senza alcuna ironia). Per la verità, la piazza è di fatto virtuale, essendo stata convocata prudentemente solo a Roma; quindi, chi non abita nei paraggi potrà esserci solo nel cuore e nello spirito, a meno di non voler approfittare delle suddette organizzazioni molto perbene, che in generale hanno le risorse per organizzare un pullman o un’andata e ritorno in treno. E anche il contenuto sembra alquanto impalpabile. Serra parla di «disorientamento», «paura», «apprensione»; si chiede se «esiste ancora il concetto politico-strategico di “Occidente”», se «sopravviverà la way of life europea a questa stretta, che mette in discussione ciò che banalmente chiamiamo democrazia, ovvero separazione dei poteri, diritti e doveri uguali per tutti, libertà religiosa e laicità dello Stato, pari dignità e pari serenità per chi è al governo e chi si oppone», e «quale linguaggio dovrà adottare l’Europa perché la sua voce non solo sia udibile, ma anche forte, convincente, seducente almeno quanto la voce dei suoi nemici»; evoca quindi «una grande manifestazione di cittadini per l’Europa, la sua unità e la sua libertà […] che dica, con la sintesi a volte implacabile degli slogan: “qui o si fa l’Europa o si muore” […], che abbia come unico obiettivo (non importa quanto alla portata: conta la visione, conta il valore) la libertà e l’unità dei popoli europei». Tutto qua. Una serie di parole (come dobbiamo chiamarle? Valori, ideali, punti di riferimento, principi, aspirazioni?), fra cui significativamente non c’è la pace, nonostante il processo di integrazione europea, che oggi trotterella verso gli ottant’anni, sia stato avviato in primo luogo come progetto di pace.

Ma l’idea di “scendere in piazza per l’Europa” ti entusiasma. Fa tanto 25 aprile, fa tanto manifestazione antifascista, unità innanzitutto, e le differenze messe tra parentesi, per il momento. Tuttavia in questi ultimi anni a me è stato più volte ringhiato di tenermi alla larga dalle manifestazioni del 25 aprile, perché la richiesta di un cessate il fuoco e di negoziati equivarrebbe di per sé a una resa al più forte e io sarei allora “oggettivamente” alleata del fascista Putin. Ci sono state la demonizzazione accanita dell’idea di mediazione, di negoziato, di costruzione della pace, e la negazione delle competenze e dei saperi ad essa legati – almeno finché si tratta dell’Ucraina, perché quando si passa a Gaza e alla Palestina (ad esempio), ecco che i toni, le azioni e le politiche diventano altro, anche a livello istituzionale europeo. Si è tornati indietro di decenni, con la ripetizione tonitruante del motto “si vis pacem para bellum” come se fosse una perla di profonda saggezza, con l’evocazione convinta del “keynesianismo militare”, o con l’assunto che “fare qualcosa” per fermare violenza, prepotenza e violazione dei diritti umani sia in primis intervenire militarmente. La questione della pace è quindi dirimente per qualsiasi discorso sull’Europa oggi, e i dissidi, pure importanti, che in passato ci sono stati (euromissili sì o no, bombardamenti “umanitari” in Jugoslavia, che tanto hanno contribuito alla china attuale, sì o no, la divisione sulla partecipazione alla “coalizione dei volenterosi” in Iraq tra “Vecchia” e “Nuova” Europa – diciamo il canto del cigno di un’Unione Europea con una sua agenda autonoma, e le manifestazioni popolari contro la guerra – la “seconda potenza mondiale” – c’eri anche tu, ricordi?) impallidiscono di fronte alla situazione di oggi. Se puta caso Trump dovesse davvero sbaraccare la NATO (ma magari!) cosa si dovrebbe fare? Costruire un blocco militare analogo agli USA e alla Russia, con il conseguente aumento delle spese militari a danno della spesa sociale (il welfare state europeo – altra cosa che Serra non menziona nel suo appello – ma anche tu ci tenevi una volta, ricordi)? O un’Europa che si fa carico di un cambiamento globale delle relazioni internazionali, assicurando così – per davvero – democrazia e pace? In ogni caso sono scelte politiche che vanno fatte – per quanto riguarda l’Europa, non basta la parola. Non dopo decenni di integrazione europea.

A proposito. È stato rilevato che l’orrenda scena fra Trump, Vance e Zelensky nello Studio Ovale della Casa Bianca – indubbiamente orrenda, a prescindere da quanto era avvenuto nei precedenti 50 minuti – ha avuto in realtà un precedente una decina di anni fa, in un contesto UE, con protagonisti l’allora primo ministro greco Tsipras e il suo ministro delle finanze Varoufakis da una parte, e gli “adulti nella stanza” dall’altra. So che ha fatto impressione anche a te. Pensammo allora che bisognasse lottare per “democratizzare l’Unione Europea” e opporci alle politiche di austerità, e aderimmo a Diem25. Converrai con me che la situazione adesso è precipitata anche rispetto a quegli anni. Ursula von der Leyen ha destinato 800 miliardi di euro al programma ReArm Europe – una somma ben maggiore di quanto sarebbe bastato per dare respiro alla Grecia – a spese del welfare, dell’ambiente, della qualità della vita. E allora come oggi l’UE è prigioniera delle sue politiche di austerità, che sommate alle sue scelte in seguito alla guerra in Ucraina, hanno impoverito e indebolito tutto il continente. Tantomeno è migliorata la qualità della democrazia, anzi, il restringimento degli spazi a livello nazionale dopo decenni di politiche neoliberali a vantaggio degli interessi dominanti è vieppiù accentuato nella politica europea, che è sempre stata priva di una normale dialettica democratica. Negli ultimi tempi, la crisi dei debiti sovrani, l’approfondimento della crisi ucraina a partire dal 2014, la Brexit, la prima elezione di Trump, le cosiddette “crisi migratorie”, la crescita di “populisti” e “sovranisti” hanno scosso molte certezze e punti di riferimento su cui poggiava il senso comune dell’europeismo mainstream, a cominciare dall’idea di un progresso continuo e tranquillo verso “un’unione sempre più stretta” e alla federazione europea, con l’allargamento e il consolidamento dei diritti di tutte e di tutti. La pandemia di Covid ha infine lacerato quei fili, ancorché tenui, fra settori dell’opinione pubblica europea e le istituzioni europee, che si sono sempre più chiuse in una logica autoreferenziale, incapace di ascolto verso chiunque non abbia potere.

Ma tu dici che dobbiamo scendere in piazza “per l’Europa”, perché questa è l’unica Europa che abbiamo, e se non l’avessimo sarebbe peggio. Mi dici che tocca a me darmi da fare per cambiare questa Europa. Rievochi pure Ventotene, l’obiettivo di un’Europa federale e pacifica, i diritti dei migranti. È qui che sta la tragedia politica di questa manifestazione. Cosa pensano al riguardo von der Leyen, Fitto, Kaja Kallas e Dombrovskis? Tu che modo hai di comunicare con loro e far presente le tue istanze? Tu cosa pensi del piano Re-Arm Europe? Se tu sei contrario e il tuo vicino in piazza favorevole, davvero pensi che mormorare il mantra “Europa Europa” possa far progredire la situazione – in che direzione, e come?

Lungi dall’essere “ingenua”, come dice lui, la proposta di Michele Serra è stata in realtà molto furba. Il voltafaccia di Trump rispetto a Biden riguardo all’Ucraina è stato effettivamente spiazzante per tutto l’establishment italiano ed europeo. Roba da “signor colonnello, accade una cosa incredibile, gli americani si sono alleati con i russi”. L’idea di una manifestazione “tutta blu”, priva di reali contenuti politici, evocativa di idee e parole d’ordine familiari, rituali, incantatorie, consente di rinsaldare le fila, superare il disorientamento, e magari orientare le energie in direzioni più gradite. Ma ancora una volta il sentimento europeista rimarrà prigioniero di un unanimismo molto perbene e senza contenuti, depoliticizzato, se non nel sostegno ai poteri dominanti. Mi dispiace che anche tu ti ritrovi in questo gioco, specialmente se per te l’unione federale europea è tutt’altro che un’espressione vuota.

Io penso che proprio in considerazione dei rischi e delle incognite davanti a cui oggi ci troviamo, gli europeisti non possano fare a meno di ritrovare la politica, anche dividendosi, soprattutto dividendosi. L’assenza di dialettica uccide la democrazia. Una politica di pace salva le vite e il loro ambiente, persegue i diritti, inclusi quelli sociali, combatte i nazionalismi (di certo ti sbagli, e di grosso, se ti illudi di combattere i nazionalismi con guerre e bellicismi, anche se su scala continentale), unifica le genti. Per questo io non andrò, nemmeno virtualmente, alla piazza proposta da Michele Serra. Andrò invece alle manifestazioni dove si mette al primo posto la pace. È l’unica cosa che alla fine può “fare” l’Europa e gli europei.

Francesca Lacaita

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11 Commenti. Nuovo commento

  • Sandro Morelli
    05/03/2025 16:34

    Condivido parola per parola e mi congratulo con Francesca per la chiarezza davvero limpida (nei fondamenti e nel linguaggio) della esposizione del suo pensiero. Grazie!

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  • Sottoscrivo. La Pace deve smetterla di essere tabu’ e diventare l’unica strategia sensata. Altro che perbenismo supportante l’esistente!

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  • massimo Izzi
    05/03/2025 17:13

    Lettera bellissima, solo che ha un preconcetto: divide la platea dei contendenti-pensanti tra pacifisti e neoperbene; messi insieme in Europa non arrivano al 30 percento, il rimanente è sostanzialmente contro le istituzioni europee. I nomi li conoscete tutti. Se continuiamo a lasciarlgli spazio , dividendoci a priori su quale Europa, temo che nei prossimi anni di spazio ne avremo ben poco. Io andrò alla manifestazione poi, dopo, discuteremo sul futuro dell’Europa ( per inciso per me pacifista e che tenga come obiettivo le basi del welfare comunitario)

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  • Giuseppe ( Pino) Greco
    05/03/2025 19:30

    Ma non basta dirò no a questi invasati.. bisogna mobilitare il mondo del cinema della cultura della scuola il popolo della Pace e portarlo noi SUBITO IN PIAZZA…TUTTO IL RESTO È ABBAIARE ALLA LUNA

    Rispondi
  • Giuseppe ( Pino) Greco
    05/03/2025 19:30

    Ma non basta dirò no a questi invasati.. bisogna mobilitare il mondo del cinema della cultura della scuola il popolo della Pace e portarlo noi SUBITO IN PIAZZA…TUTTO IL RESTO È ABBAIARE ALLA LUNA

    Rispondi
  • Patrizia Rossetti
    05/03/2025 20:08

    Brava Francesca! Come non condividere… ahimè… lo dico con dispiacere, perché mi sento derubata del mio sentimento europeista, dalla mia aspirazione europeista. Non già dalle parole di Francesca, ma dei fatti che lei mette in fila.
    Patrizia

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  • Alessandro Marengo
    05/03/2025 23:41

    Condivido pienamente.

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  • Luciano Beolchi
    06/03/2025 0:00

    Eccellente risposta alla sinistra per bene che come è naturale sta con quelli per bene come lei. Vuoi mettere gli israeliani tanto democratici con quei palestinesi in ciabatte e le loro donne col velo? E la Nato poi, il baluardo dell’occidente! E adesso che il capo della Nato vi ha detto che la Nato è sua e ne fa quello che vuole non aspettate altro che torni sui suoi passi e torni a darvi ordini. Per cui mi associo a La Caita. Non solo non sarò alla manifestazione ma la considero parte di un fronte avversario, frastornato dalla prepotenza del suo capo che non è il mio e ostile alla pace. La guerra fatevela da soli, non in mio nome.

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  • Maria Grazia Suriano
    06/03/2025 13:05

    Ho letto con interesse questa riflessione, che propone una critica ben argomentata e sostenuta da considerazioni condivisibili. Concordo sul fatto che il valore da perseguire oggi sia piuttosto “si vis pacem, para pacem” e che il riarmo europeo non rappresenti un contributo coerente con l’idea di un’Europa federale, nata come progetto di pace. Rispetto pienamente la manifestazione del 15 marzo e lo slancio di chi vi parteciperà. Credo, tuttavia, che una mobilitazione per l’Europa avrebbe dovuto essere convocata ben prima e su basi più solide, legate a valori strutturali e condivisi, piuttosto che sull’onda dell’emozione o della paura per l’attuale contesto geopolitico. La crisi dell’Unione Europea non nasce oggi, né si risolverà con un rafforzamento militare, che difficilmente potrà restituirle un ruolo di primo piano tra gli attori globali. Al contrario, la sua capacità di incidere dipenderà dalla coerenza con i principi di pace, giustizia sociale e democrazia, che dovrebbero tornare al centro di ogni dibattito sul futuro europeo.

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  • marcello pesarini
    07/03/2025 21:05

    Non riesco a tacere di fronte alla confusa rincorsa di capi di partito, sindacati, associazioni che preferisco non nominare anche se non le giustifico nel rispondere prima e con più entusiasmo all’appello pubblicato da Michele Serra su Repubblica.
    Sapete tutti di cosa parlo, e mi permetto di confrontare il mezzo scelto, un giornale che non ha mai avuto riferimenti solidi a sinistra, e confrontarlo con gli appelli alla pace fra Israele e Palestina pronunciati da Papa Francesco, prima costretto a parlare di martoriata Ucraina perché si era permesso di parlare di Nato che abbaiava ai confini della Russia.
    Ci siamo appellati, pur non avendo nomi famosi, ai governi che combattevamo, perché non respingessero i migranti per mare, e non nascondessero ancor di più quelli della rotta balcanica, che fossero a Trieste, in Bielorussia e in Polonia.
    A ognuno il suo, Michele Serra. Se anche noi anonimi portassimo meno persone di te, dal basso veramente, le porteremmo perché stanno tutti i giorni con noi, facciamo le stesse cose, e combattiamo il capitalismo e chi non ne vede la pericolosità.

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  • […] Lacaita, su Trasformitalia propone una “Lettera a un’amica/un amico europeista e federalista che mi invita a manifestare il 15 marz…“Tu dici che dobbiamo scendere in piazza “per l’Europa”, perché questa è l’unica […]

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