Nelle righe che seguono si ritrovano contenuti già espressi in articoli precedenti, con qualche aggiornamento necessario visto il trascorrere degli eventi, una ripresa di uno o due concetti ritenuti necessari per ragionare sul nostro presente ed il nostro futuro.
Il fallimento della conferenza sulle materie plastiche di Ginevra1 -delle trattative per governare l’uso delle materie plastiche e ridurre l’inquinamento globale, diffuso e pervasivo delle matrici ambientali da parte di micro e nanoplastiche- costituisce un punto di svolta, un punto di non ritorno nella devastazione degli ecosistemi, nei processi di riproduzione della vita a livello globale.
Il fallimento sostanziale delle conferenze mondiali sul clima, di cui abbiamo abbondantemente parlato, aveva già mostrato la mancanza di una volontà condivisa a livello globale di operare una transizione verso un modo di produzione che non devasti ecosistemi e clima. Il riscaldamento globale prodotto dalle emissioni di gas climalteranti produce fenomeni metereologici estremi sempre più intensi e frequenti assieme al cambiamento progressivo delle condizioni climatiche delle diverse regioni del globo. Gli effetti prevedibili nel medio periodo 10-20 anni, possono rendere del tutto inabitabili interi territori e comunque cambiare completamente il profilo ambientale, ecosistemico di intere regioni, in termini di disponibilità di risorse idriche, cicli agro-alimentari, sostenibilità degli assetti urbani.
L’inquinamento diffuso da parte delle materie plastiche ha la caratteristica di entrare nei meccanismi più intimi e profondi di riproduzione della vita, sino al livello dei processi inter/intra-cellulari, è il caso degli effetti sulla fotosintesi clorofilliana2 che costituiscono una minaccia incombente per interi ecosistemi e per il ciclo agro-alimentare.
Oltre ai processi globali abbiamo ben presente la complessità dei processi di contaminazione delle matrici ambientali da parte dei processi produttivi, logistici, estrattivi e di urbanizzazione, che colpiscono a aggravano le condizioni di salute di intere popolazioni.
In generale un ambiente vivibile, caratterizzato da un andamento stabile dal punto di vista metereologico-climatico, non esposto a fenomeni di contaminazione delle matrici ambientali, avendo a disposizione quindi risorse idriche e agro-alimentari sufficienti, costituisce quindi una risorsa sempre più scarsa. Il termine utilizzato di risorsa è evidentemente inadeguato –siamo in presenza per quanto riguarda una definizione rigorosa in termini ontologici di un mega-oggetto, un insieme complesso di sistemi, dinamiche e relazioni; questa complessità si riflette nella estrema difficoltà a farne un dibattitto pubblico sostenuto da una effettiva e adeguata condivisione delle conoscenze, da una partecipazione collettiva ai processi decisionali, entro uno schema di cooperazione a più livelli in grado di affrontarne tutte le criticità.
L’evoluzione descritta di quello che possiamo classicamente definire come rapporto uomo-natura, che non riflette più una autonomia e distinzione assoluta dei due termini, dei due mondi evocati, avviene contestualmente ad una crescita delle diseguaglianze sociali, in ogni loro aspetto. Questa precisazione è d’obbligo e al tempo insufficiente. La scarsità di quella risorsa, di cui sopra, nasce da un contesto fondato sulle diseguaglianze a i livelli, da una dinamica dominante di competizione che produce una concentrazione crescente del potere, trasformazione ed evoluzione attraverso crisi ricorrenti che non fanno che confermare la dinamica che le ha generate, modificando rapporti di forza e soggetti della competizione.
Tuttavia questa crescente scarsità non può che incrementare la competizione, le diseguaglianze, ad un certo livello una vera e propria lotta per la vita e la sopravvivenza e a livello opposto lotta per il dominio.
L’altro mega processo, mega oggetto in termini di definizione, è l’innovazione tecnologico-digitale che allo stato attuale delle cose è trascinata dall’ecosistema tecnologico che va sotto la definizione di Intelligenza Artificiale. Lo definiamo un ecosistema tecnologico, per la pluralità delle sue componenti, la velocità della sua evoluzione che vene nel giro di pochi anni emergere nuove tecnologie e nuovi protagonisti; da ultimo i Large Language Module fondati sulla tecnologia dei trasnsformer3 che stanno letteralmente invadendo le relazioni sociali ed economiche, che come dice l’esauriente voce di Wikipedia citata ha conosciuto il suo salto di qualità con l’introduzione del cosiddetto meccanismo dell’attenzione4. Ciò si traduce nell’uso quotidiano dei cosiddetti chatbot supportati dalle tecnologie di A.I.5.
L’impatto sui processi lavorativi è gia’ oggi rilevante, ma si prospetta una penetrazione ancor più massiccia ed una ristrutturazione profonda di interi settori. L’ I.A. opera come un formidabile agente di trasformazione nel contesto complessivo delle trasformazioni operanti e delle contraddizioni esistenti come si evince dal report dello World Economic Forum The Future of Jobs report 20256.
Come più volte evidenziato la cosiddetta transizione energetica si presenta come una revisione e riconversione puntuale, profonda, pervasiva e globale dei processi dei rapporti/processi di produzione e riproduzione sociale, cosa di cui come si diceva all’inizio non c’è traccia nei termini della necessaria cooperazione globale, mentre i processi di riconversione avvengono in modo inadeguato a macchia di leopardo al servizio dei più classici processi di riconversione capitalistica. La logica della competizione, della riconversione capitalistica, della finanziarizzazione sempre più spinta dell’economia guidano la riconversione in atto nell’economia globale, nel segno di una competizione che nasce dall’instabilità e la accresce in termini di qualità e quantità. Crisi climatica e rivoluzione tecnologica concorrono ad accrescere l’instabilità complessiva dell’economia mondiale, della formazione sociale globale, delle formazioni sociali regionali, dei sistemi ecologici e del sistema climatico.
Un fattore di instabilità in questo contesto è la rottura dei rapporti gerarchici, della configurazione dei rapporti di forza che hanno definito la globalizzazione neoliberista; è il dato più evidente, studiato e conosciuto; una realtà oggi dominata dal dualismo Usa-Cina, dal nascere di nuove aggregazioni in via definizione tra le quali la più rilevante sono i BRICS. Il dominio statunitense su tutti i livelli produttivo, tecnologico, militare e finanziario è oggi messo in discussione, anche sul piano finanziario-monetario dove via via si sottrae al dollaro la definizione dei flussi commerciali e finanziari.
Instabilità globale e perdita progressiva della propria capacità di comando -in senso generale- oltre all’esigenza di consolidare il proprio blocco sociale a cui corrisponde l’ideologia espressa costituiscono il contesto e le motivazioni dell’azione della seconda presidenza Trump. Come abbiamo più volte evidenziato la logica è quella di rompere con tutti i vincoli e le tradizionali linee di condotta che hanno caratterizzato le strategie presidenziali. Non è qui il luogo in cui approfondire i caratteri di questa azione, ma è evidente la rottura con gli equilibri e le consuetudini in cui la presidenza USA si è mossa all’interno e all’esterno, essendo venuta a manca re un orizzonte di stabilità, di garanzia del proprio domino nei rapporti di forza globali. Al di là di ogni impostazione ideologica, vedi la questione del riscaldamento globale e l’uso delle fonti fossili, la logica è quella di giocare sui rapporti di forza immediati, sul giocare di anticipo, sull’impedire l’impostazione di una strategia da parte degli avversari degli altri protagonisti del gioco strategico globale.
A fronte dell’instabilità globale, che si riflette in una instabilità interna agli USA, la risposta è indubbiamente quella di una centralizzazione del potere all’interno, di cui abbiamo quasi quotidianamente testimonianze, assieme al ricatto nei confronti degli altri avversari e soggetti competitori dell’uso ricattatorio dei rapporti di forza sul piano economico e finanziario, al di la delle giustificazioni teoriche di una tale linea di azione. L’imposizione dei dazi e la svalutazione del dollaro ne sono gli assi portanti.
Quanto questa condotta possa risultare vincente nel medio periodo è tutto da definire, sta di fatto che essa è la risposta alla instabilità crescente della formazione sociale globale, della sua economia, dei suoi andamenti a tutti i livelli.
Pensiamo agli andamenti demografici e ai flussi migratori determinati dallo stato delle diverse regioni del mondo. La politica trumpiana va oltre ogni misura precedente di contenimento dei flussi, andando ad incidere su processi importanti di acquisizione di forza lavoro qualificata, giovane e creativa, di attrazione dei processi di produzione della conoscenza.
Oltre a reclamare la sovranità su territori di altre nazioni, viene messa in discussione ogni precedente definizione di sovranità degli stati-nazione e delle loro aggregazioni, vedi il ricatto nei confronti della UE per rendere inoperanti le norme sul digitale nei confronti delle Big Tech USA. Il rapporto con queste ultime è forse il più significativo , a fronte del potere concentrato nelle mani della presidenza, di cui vien fatto un suo mai visto in precedenza, sfidando all’interno ogni vincolo istituzionale e costituzionale, lo strapotere delle corporations si è dovuto inchinare, nel breve periodo quanto meno nella durata di questa seconda presidenza, diventando parte del suo blocco socio-economico di riferimento, anche in quanto produttori di tecnologia necessarie al controllo sociale ed al confronto bellico, braccio tecnologico del dominio su altre nazioni nella competizione globale con la Cina in particolare.
Possiamo ben dire che le Big Tech operano in una competizione che ha tempi brevissimi quanto a sviluppo dell’innovazione tecnologica e alla messa sul mercato di nuovi prodotti e servizi, ma hanno una prospettiva di lungo periodo, più lungo di una presidenza Usa, quanto alle loro prospettive strategiche, alla possibilità di rimanere dominanti in un contesto di estrema instabilità in cui operano processi di innovazione da cui possono nascere in ogni momento nuovi competitor.
Un dato di innovazione e assieme di instabilità nella azione della presidenza Trump è l’uso delle criptovalute, non solo in termini di profitto personale e della propria famiglia. È un progetto di privatizzazione -vedi il divieto alla FED di realizzare il dollaro digitale- che punta probabilmente alla stablecoin ossia le cripto il valore è agganciato a monete esistenti o asset finanziari come i titoli di stato emessi in tali monete; si tratta anche di uno strumento per valorizzare il debito pubblico USA e ribaltarne il valore al sostegno di stablecoin che di fatto ripropongano in altri termini il dominio monetario USA, si potrebbe dire ‘un altro dollaro è possibile’. Non v’è il minimo dubbio che per un tale progetto l’alleanza con le Big Tech sia essenziale.
Per finire queste brevi note che riprendono il tema dell’instabilità come carattere dominante e irriducibile dei rapporti globali, questa condizione richiede ai paesi, alle aggregazioni regionali o globali che ambiscono ad acquisire una posizione dominante, una forte capacità di conduzione centralizzata delle politiche, una centralizzazione del potere, una coesione dei blocchi sociali dominati, è quanto manca in modo evidente all’Unione Europea, al di là di ogni considerazione sul destino della democrazia e della partecipazione popolare, sul ruolo del conflitto sociale in quei processi di centralizzazione del potere. Come si possa in questo contesto coniugare unità strategica, democrazia e spazi di conflitto in Europa è una questione irrisolta che non vede possibili soluzioni concrete all’orizzonte.
Per finire in questo contesto di instabilità di lotta feroce per la sopravvivenza che più che una guerra mondiale a pezzi, si configura come una guerra civile globale, per parti, l’azione oggi dello stato e del governo di Israele appare come un paradigma di questa guerra civile globale, nella quale una fazione, con tutte le motivazioni che la sostengono, ambisce a sottomettere sino al limite dello sterminio, della dissoluzione in quanto unità civile, sociale culturale ed etnica. Si dirà che non è nulla di nuovo nella storia anche recente, Di nuovo c’è il contesto che abbiamo sinteticamente definito, quindi il valor esemplare della sua azione ed i mezzi adottati per eseguirla, in questa esemplarità si gioca la trasformazione interna alla società israeliana, alla popolazione, alla accettazione sostanziale al di là delle contraddizioni sul destino degli ostaggi. Vedremo cosa sarà quel paese, quella popolazione alla fine, che prima o poi avverrà del governo Netanyahu.
Roberto Rosso
- https://www.theguardian.com/environment/2025/aug/15/plastic-pollution-talks-geneva-treaty [↩]
- https://www.theguardian.com/environment/2025/mar/10/microplastics-hinder-plant-photosynthesis-study-finds-threatening-millions-with-starvation [↩]
- https://en.wikipedia.org/wiki/Transformer_(deep_learning_architecture) [↩]
- vedi l’articolo originale ‘Attention is All you Need’ https://arxiv.org/abs/1706.03762 e la voce di Wikipedia Attention (machine learning) https://en.wikipedia.org/wiki/Attention_(machine_learning) [↩]
- https://it.wikipedia.org/wiki/Chat_bot [↩]
- https://www.weforum.org/publications/the-future-of-jobs-report-2025/digest/?gad_source=1&gad_campaignid=22234048793&gbraid=0AAAAAoVy5F6PP0_G-5C8rTGNyVlXNKipA&gclid=CjwKCAjwi-DBBhA5EiwAXOHsGU04SCvTyH49fr53dd-3EOUX1iUX85qxWc4ykV3LqP2rLjbpmBj3GhoCsREQAvD_BwE [↩]