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Convergenze digitali

di Giancarlo
Scotoni

Forse non è mai inutile tornare con il pensiero alle giornate di ottobre per accontentare il desiderio che esse hanno reso possibile. Perchè occorre non accontentarsi del già pensato e continuare a accogliere il nuovo, l’imprevisto e il sorprendente.

E’ stato nuovo il fatto che qualcosa nella quotidianità sociale sia diventato tanto insopportabile da costringere una moltitudine a esprimere il suo rifiuto manifestando. Ma è fondamentale anche constatare come gli apparati di formazione e osservazione dell’opinione, tanto radicati e fitti, poco abbiano percepito e nulla abbiano previsto e compreso della portata del rifiuto e della protesta. E’ fondamentale perché rivela una faglia e lo è perché –indubitabilmente- questa evidenza porterà a un affinamento e a un potenziamento delle attività di controllo e manipolazione.

Per dirla in parole poverissime: la faglia ci dice che una contesa è possibile, la certezza che il potere si sta inevitabilmente attrezzando ci deve motivare a sviluppare analisi e prassi.

Forse è inutile ripetere che quella discrepanza del potere che abbiamo chiamato faglia, linea di discontinuità, è costitutiva di speranza. Di speranza e di possibilità di lotta e liberazione al di là di tutti i limiti che possiamo scoprire -e che è giusto evidenziare- nei caratteri dell’evento dell’ottobre 2025.

Certamente non è inutile riaffermare che il nuovo, l’imprevisto e il sorprendente hanno coinvolto anche le soggettività che quell’ottobre lo hanno promosso e animato: non c’è analisi politica, teoria, organizzazione, collettivo che possano intestarsi un “successo” piuttosto che una limitata –talvolta essenziale ma mai sufficiente- partecipazione. Infatti esiste uno spazio indeciso, una mancanza di coincidenza, tra quelle migliaia e quei milioni. Questo spazio va agito “politicamente”e non considerato come il terreno (nemmeno un terreno fertile) di iniziative di comunicazione per quanto innovative, generose, ammirevoli esse siano.

Ed esiste anche una inevitabile –ma reale- astrattezza tra la mobilitazione spontanea e le proposte politiche che le soggettività possono mettere in campo. Stop Rearm e No Kings sono parole d’ordine, terreni di convergenza e mobilitazioni indispensabili ma anche ponti lanciati nel vuoto della possibilità, non sul pieno della verità e della certezza, su una sostanza cioè che va costruita. Non potrebbe essere diversamente, ma occorre riconoscere questo carattere: occorre riconoscerci nelle nostre limitatezze.

La possibilità di reincontrare la moltitudine passa dunque per l’accettazione dei limiti del pronome personale collettivo “Noi”. Non si tratta solo di una accortezza, di una prudenza, di una moderazione di analisi, né solo di una considerazione realistica di sè in quanto attore soggettivo. Si tratta di mettersi in condizione di cogliere il tempo, la diversità, il nuovo.

E così, la convergenza -cioè la prassi politica che ha consentito il processo- si è dispiegata nell’ottobre ma non ha cessato di essere uno strumento importante in grado di misurarsi con il momento. Va scavata, esplorata, estesa non per diffusione delegata allo spirito santo ma dando concretezza all’intenzione di misurarsi sul contendere al dominio ogni spazio, ogni contraddizione e faglia.

La macchina dell’innovazione digitale pervade e innerva questo presente: dalla costellazione del potere alle pratiche di sorveglianza sociale e politica fino alla costituzione materiale (extra lege) della cittadinanza, alla guerra come condizione produttiva di dominio. Un elenco brutalmente non esaustivo, utile qui solo per fare da richiamo sintetico e parziale. Le giornate di ottobre ci sfidano a rintracciare anche a questo livello le faglie, gli attriti e le contraddizioni che emergono tra l’apparato tecnologico-sociale e la moltitudine. E questo compito non può essere semplicemente analitico.

Come transform ci siamo occupati criticamente di molti suoi aspetti con gli articoli di Roberto Rosso e con quelli di Fabrizio Fassio, di Pino Nicolosi1 (che si concentra tra l’altro sui temi relativi alla relazione del digitale con la sfera della fisio-neurologia e del comportamento), , di Matteo Minetti e più modestamente del sottoscritto.

Tra le iniziative con cui ci sembra importante convergere, assieme alle soggettività che ci auguriamo vorranno partecipare, c’è in primo luogo l’impegno di lunga durata che il Circolo Che Guevara di Roma ha attivato e che il lettore potrà raggiungere attraverso il loro sito e ci attrezziamo anche attraverso le nostre pagine. Si tratta di un patrimonio di conoscenza e riflessione ma anche di una preziosa esperienza di impegno militante e di lotta, di un nodo delle rete di cui vogliamo fare parte come elemento di un indispensabile ponte lanciato nel vuoto della possibilità. Dunque, con speranza e impegno, hasta la victoria siempre.

 

Giancarlo Scotoni

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