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Classe metalmeccanica

di Roberto
Musacchio

Classe metalmeccanica, letto su uno dei grandi striscioni del grandissimo spezzone della Fiom nel corteo dei 200 mila chiamato dalla Cgil contro la manovra del governo e contro il riarmo. Praticamente quasi l’unico sindacato confederale in Europa a scendere risolutamente in campo contro il warfare che impazza nella UE.
Ma partiamo dal modo di sfilare e da chi c’era.
In testa il segretario generale a tenere lo striscione d’apertura insieme ai tanti volti del sindacato. Poi le compagini. I metalmeccanici, certi. Ma il lavoro pubblico, quello dei campi, della conoscenza, delle tante attività che, nonostante tutto, ancora compongono una società in cui il lavoro, su cui poggia la Costituzione, si vuole negarlo come soggetto, in particolare come soggetto collettivo, compagine, coalizione. Nel corteo questi tre elementi, soggetto collettivo, compagine, coalizione, erano volutamente visibili, mostrati. Qualcosa di vecchio? Non lo credo. Ovunque entro in contatto con il lavoro individualizzato, isolato, precarizzato, tantissimo tra giovani che frequento anche nella mia attività associativa, è proprio l’idea della compagine che manca. Faccio l’esempio delle ragazze e dei ragazzi che fanno il servizio civile a cui non viene riconosciuto l’anno neanche come utile all’accumulo pensionistico, cosa in qualche modo presente nel servizio militare e negli studi universitari. Ebbene, 67 mila prestatori di servizio civile, tanti sono, non riescono fin qui a rivendicarlo collettivamente.
Ho fatto questo esempio che può apparire minimale ma perché riguarda il mondo giovanile che in Italia ha la percentuali più alte d’Europa di chi né studia né lavora, emigra a decine di migliaia, ha percentuali minimali di spazio in un lavoro pubblico diventato il più vecchio d’Europa.
Mostrare, e fare, compagine è per me tuttora fondamentale. Alla lotta di classe. Alla democrazia. Alla vita.
Questo modo di sfilare ha reso la manifestazione della Cgil diversa dalle tante altre di questo periodo. Per altro di ripresa straordinaria ma di fronte ad un quadro drammatico tra guerra, genocidio, Warfare, autoritarismo.
Dunque, più “classe”, meno marea. Naturalmente sui termini c’è molto da discutere, in termini approfonditi. Basti pensare che ormai in Europa fanno i figli, pochi, i ricchi e non i poveri per discutere sul termine stesso di proletariato.
L’immagine meno moltitudinaria del 25 ottobre dice anche di una minore attrattiva verso la “gente”? Da questo punto di vista credo che la manifestazione più “umanista” sia stata quella unitaria a sostegno della Flotilla. Ma bisogna cogliere sia le specificità, sia le connessioni, sia le problematiche. Le connessioni sono importanti, con una capacità di cucire i temi della guerra, dell’economia, della società assai importante. Le specificità possono essere ricchezza, dalle manifestazioni politiche a quelle sociali a quelle umane. Flotilla, con tutti a promuovere lo sciopero e l’umanità, o moltitudine, a partecipare. La grandissima Perugia Assisi. Il 25 ottobre.
Naturalmente bisogna affrontare le problematiche. Mi pare evidente che la manifestazione con la compagine di classe Dia particolarmente fastidio. La Cgil l’ha fatta mentre la Cisl si fa collaterale al governo e la Uil si sfila. Subisce attacchi inauditi dalla destra al governo e dalla grancassa neoliberale. Sconta le assenze in piazza di Schlein e Conte sostituiti da delegazioni. Problema però evidente a stare dentro fino in fondo ad una dimensione di classe.
Poi c’è chi lo stesso giorno ha convocato una assemblea per lanciare una propria nuova rappresentanza sociale, politica ed elettorale ascrivendosi un intero movimento. È una logica che non condivido perché in fondo considera i più vicini un ostacolo e non parte di un fronte di lotta. Perché i fronti servono prima di tutto a lottare piuttosto che alle elezioni. Unità e radicalità sono il binomio che ho nella mia cassetta degli attrezzi e che ha ben funzionato quando eravamo forti, una vera compagine.

Roberto Musacchio

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