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Una settimana che ha sconvolto il mondo

di Alessandro
Scassellati

Si è aperta la prospettiva di pace tra Russia e Ucraina, mentre l’Europa sconfitta e stordita si sente umiliata. Gli Stati Uniti e la Russia concordano di esplorare opportunità reciproche per porre fine alla guerra in Ucraina. I colloqui di Riyadh che hanno coinvolto il segretario di Stato statunitense e la controparte russa segnano un cambiamento tettonico nelle relazioni, rendendo evidente le sconfitte di Unione Europea e Ucraina che sono costrette a stare fuori mentre gli Stati Uniti e la Russia affilano i loro coltelli da intaglio che presto utilizzeranno per ridisegnare i confini delle loro sfere d’influenza. Sta prendendo forma un nuovo paradigma, uno che ci era familiare dal XIX secolo e dall’avvio della Guerra Fredda: le grandi potenze prendono le decisioni, mentre gli Stati più piccoli aspettano con ansia che le riunioni delle grandi potenze finiscano per poi sapere cosa è stato deciso del loro futuro. In un periodo di crescente competizione tra grandi potenze, l’Unione Europea deve scegliere tra essere un mero vassallo degli Stati Uniti o liberarsi e seguire una propria rotta, e deve decidere in fretta. Ma mentre le classi dirigenti sono nel panico, le loro divisioni interne continuano a prevalere.

La fine della guerra tra Russia e Ucraina era una promessa fatta da Trump in campagna elettorale (avrebbe fermato la guerra in Ucraina entro 24 ore dal suo insediamento), sostenendo che voler trascinare l’Ucraina nella NATO era una delle principali ragioni dietro la guerra, uno dei più grandi errori di Biden. Se lui fosse stato il presidente, ciò non sarebbe mai accaduto. Ora, da presidente, Trump sta facendo la sua mossa e afferma di voler “fare un accordo” per “FERMARE questa ridicola guerra” in Ucraina. Vuole la pace piuttosto che la vittoria per l’Ucraina. Trump ha detto anche che “probabilmente” incontrerà Putin in Arabia Saudita entro la fine di febbraio.

Alla Conferenza sulla sicurezza in Europa a Monaco (14-16 febbraio) i rappresentanti dell’amministrazione Trump (guidati dal vicepresidente JD Vance) hanno detto che vogliono che la guerra finisca per porre fine alle uccisioni che stanno avvenendo. In una conferenza stampa con l’omologo polacco, il segretario alla difesa statunitense Pete Hegseth ha ribadito con una certa brutalità la posizione dell’amministrazione (che in precedenza aveva già esposto ai ministri della difesa NATO a Bruxelles), deprimendo le aspettative dell’Ucraina e degli alleati europei della NATO1:

  • l’Europa deve assumersi la responsabilità della propria sicurezza militare: l’America non è più “il principale garante della sicurezza in Europa” (il modello a cui gli europei devono ispirarsi è la Polonia che spende quasi il 5% del suo PIL per la difesa e che insieme a Repubblica Ceca, Romania e Belgio, si è messa in fila per acquisire gli F-35);
  • l’Ucraina deve fare delle concessioni territoriali (il ritorno dell’Ucraina ai suoi confini del 1991 è irrealistico);
  • gli Stati Uniti non appoggiano l’entrata dell’Ucraina nella NATO (che per Zelenskyy sarebbe invece la “garanzia di sicurezza” per l’Ucraina) e sono contrari ad una ulteriore espansione dell’alleanza perché le priorità degli USA sono  ora nell’Indo-Pacifico e non in Europa;
  • non ci sarà alcun impegno di truppe statunitensi sul terreno nel dopoguerra come forza di interposizione di pace (peacekeeping) e le eventuali forze militari europee impegnate non saranno coperte dalla protezione dell’articolo 5 dello statuto della NATO (quello che prevede l’intervento degli altri membri nel caso in cui un membro è sotto attacco).

Di fatto, sono concessioni che gli Stati Uniti hanno fatto alla Russia, senza contropartita, quando ancora le negoziazioni non erano neanche iniziate – c’era stata solo una telefonata di un’ora e mezza tra Trump e Putin il 12 febbraio2 – e che gli europei hanno considerato disgustose.

Nel corso di una settimana – passando dalla conferenza sull’intelligenza artificiale di Parigi dell’11 febbraio3 all’incontro dei ministri della difesa della NATO a Bruxelles il 12 febbraio e poi alla conferenza di Monaco nel fine settimana – le dichiarazioni, gli eventi e gli sviluppi hanno subito un’accelerazione vorticosa.

Lunedì pomeriggio c’è stato l’incontro a Parigi tra i capi di governo di alcuni paesi europei (Francia, Italia, Germania, Spagna, Olanda, Danimarca, Polonia) con l’aggiunta della Gran Bretagna, del capo della NATO Mark Rutte e dei vertici europei, Ursula von del Leyen e Antonio Costa. Un incontro che non ha prodotto decisioni concrete e che ha soltanto confermato le divisioni tra i partner europei su un possibile spiegamento di truppe in Ucraina nel dopoguerra4.

In cinque giorni, i leader europei sono stati resi consapevoli con forza di tre realtà: primo, gli Stati Uniti e l’Europa sembrano non condividere più i valori che, dal 1945, avevano sostenuto l’alleanza transatlantica. Secondo, l’Europa non poteva più contare sugli Stati Uniti per difendersi. Terzo – sulla questione immediata a cui l’Europa attendeva con più ansia una risposta – il piano di pace degli Stati Uniti, nella misura in cui esisteva realmente, non sembrava includere un posto al tavolo per l’Europa (inclusa, peraltro, l’Ucraina).

Poi, martedì a Riyadh c’è stato il primo incontro tra la delegazione russa guidata dal ministro degli Esteri Sergey Lavrov e quella statunitense, guidata dal segretario di Stato Marco Rubio. Dalle loro dichiarazioni alla fine dell’incontro sembrano essere stati concordati i seguenti punti:

  • riprendere le relazioni diplomatiche tra i due paesi e nominare ambasciatori “il prima possibile” per aiutare a risolvere eventuali tensioni che potrebbero sorgere nelle relazioni bilaterali;
  • come secondo passo, intendono avviare consultazioni formali “il più presto possibile” su un accordo di pace sull’Ucraina, con la Russia in attesa che gli USA nominino la loro squadra e i negoziati dovrebbero seguire su base “regolare”;
  • i colloqui includerebbero discussioni su territorio e “garanzie di sicurezza”, poiché la priorità sarebbe quella di porre una “fine permanente alla guerra”, hanno detto gli USA, ma si sono rifiutati di discutere se questo potrebbe includere una proposta per riconoscere la Crimea occupata come territorio russo, ad esempio. Proprio trovare un equilibrio tra la sovranità dell’Ucraina e la richiesta della Russia di avere le proprie “garanzie di sicurezza” (per assicurare che l’Ucraina non tenti di ricostruire la sua capacità militare e riconquistare i territori occupati dalla Russia) promette di essere la parte più difficile di qualsiasi negoziazione. Però, Russia e Ucraina avevano fatto progressi verso il raggiungimento di un accordo quando a Istanbul avevano negoziato direttamente nella primavera del 2022;
  • la parte statunitense ha insistito sul fatto che coinvolgerà l’Ucraina e l’Unione Europea nei colloqui in qualche ruolo, ma senza impegnarsi a dare loro un posto al tavolo5. Rubio ha detto che “tutti coloro che sono coinvolti in quel conflitto devono essere d’accordo, deve essere accettabile per loro”6;
  • qualsiasi garanzia di pace postbellica dovrebbe essere “guidata dall’Europa”, ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Waltz, ripetendo gli appelli agli alleati europei per aumentare la spesa per la difesa e lodando il Regno Unito e la Francia per “aver parlato di contribuire con più forza alla sicurezza dell’Ucraina”. Ma la Russia ha escluso qualsiasi dispiegamento di forze di peacekeeping europee in Ucraina, con Lavrov che ha detto in modo esplicito che sarebbe “completamente inaccettabile” mentre ha definito l’espansione della NATO verso est “una minaccia diretta per la Federazione Russa” 7;
  • a lungo termine, entrambi i paesi vogliono esplorare un’ulteriore cooperazione geopolitica ed economica, con Rubio che ha elogiato le “straordinarie opportunità”, ma solo se prima concordano un accordo di pace per l’Ucraina, hanno detto gli Stati Uniti. Lavrov ha parlato di “creare le condizioni” per una più ampia cooperazione tra Stati Uniti e Russia, inclusa la “ripresa delle consultazioni su questioni geopolitiche” e “la rimozione delle barriere artificiali sulla strada di una cooperazione economica reciprocamente vantaggiosa”8. È indubbio che Washington spera di fare così un passo nella direzione di separare la Russia dall’intesa simbiotica con la Cina (la “partnership globale con la Cina”) con l’obiettivo di isolare Pechino e rompere l’edificio di relazioni internazionali che ha costruito in questi anni, di cui Mosca è un pilastro portante.

I colloqui sono stati i negoziati più estesi tra i due paesi in tre anni e hanno segnato un cambiamento tettonico nell’approccio di Washington alla Russia, allontanandosi drasticamente dagli sforzi dell’amministrazione Biden per isolare Mosca9. Rubio ha dichiarato che l’incontro è stato “il primo passo di un lungo e difficile viaggio”. In sostanza, ora gli Stati Uniti intendono offrire una sorta di entente cordiale (“intesa amichevole”) alla Russia, di fatto tornando a riconoscere il suo status di grande potenza dotata di una propria “sfera di influenza” oltre che del maggiore arsenale nucleare mondiale. Una visione che Trump condivide, come dimostra chiaramente il suo approccio al Canada, al Messico, a Panama, alla Groenlandia e, di fatto, all’Unione Europea nel suo complesso. Per la Russia si tratterebbe di una grande opportunità per ristabilire un qualche tipo di partnership con gli USA. Se la Russia si mettesse di traverso, però, finirebbe in una posizione veramente difficoltosa, esposta ad una vendetta dell’amministrazione Trump. Per questo nel corso della trattativa, Putin e i suoi diplomatici dovranno manovrare in modo molto cauto e intelligente per mantenere gli Stati Uniti a bordo garantendo al contempo gli interessi di sicurezza a lungo termine della Russia.

D’altra parte anche Trump corre dei rischi. Se l’accordo si traducesse in un’Ucraina esposta al rischio di ulteriori aggressioni da parte della Russia e in una NATO indebolita da divisioni interne e risentimento, Trump potrebbe affrontare una forte reazione politica. Verrebbe associato a una sconfitta allo stesso modo in cui il suo predecessore Joe Biden lo è stato con l’Afghanistan, ma su una scala più ampia perché perdere contro la Russia in Europa è strategicamente più significativo che perdere contro i Talebani nell’Asia meridionale.

Nonostante la raffica di diplomazia, si sa ancora poco del piano di pace di Trump per l’Ucraina o della volontà della Russia di impegnarsi, e l’incontro di martedì ha offerto pochi nuovi indizi. Le richieste di Mosca potrebbero assomigliare a quelle fatte conoscere alla vigilia della sua invasione su vasta scala nel dicembre 2021: che l’Ucraina adotti uno status neutrale e venga “denazificata” (cioè la sostituzione del governo di Zelensky con forze filo-russe) e che la NATO interrompa lo spiegamento di armi agli Stati membri che vi hanno aderito dopo il 1997, quando l’alleanza ha iniziato ad espandersi per includere ex nazioni comuniste. Ciò influenzerebbe gran parte dell’Europa orientale, tra cui la Polonia e gli Stati baltici: Lettonia, Lituania ed Estonia10. Gli alleati degli USA probabilmente sosterranno che un eventuale indebolimento della NATO in Europa aumenterà il rischio di un’invasione russa per paesi come la Polonia e i Paesi Baltici. Ma Trump potrebbe essere favorevole a un simile accordo, dato il suo scetticismo sugli schieramenti americani all’estero. Dopo i colloqui, Maria Zakharova, portavoce del ministero degli esteri russo, ha reso pubbliche quelle che sembravano essere nuove condizioni per la pace, affermando che la Russia stava chiedendo “non solo un impegno a negare all’Ucraina l’adesione alla NATO, ma l’annullamento della dichiarazione del vertice di Bucarest del 2008 che prometteva a Kiev l’eventuale adesione senza una tempistica specifica”11.

Macron ha messo in guardia contro un accordo di pace sulla guerra in Ucraina che equivarrebbe a una “capitolazione”, ossia ad una “resa incondizionata”12, poiché Donald Trump ha lasciato intendere che la Russia potrebbe non fare alcuna concessione nei negoziati. E però è Trump – con il suo rifiuto del multilateralismo, il solidarismo rinnegato, lo spirito isolazionista, la logica basata sulla “legge del più forte” e persino la certezza messa in discussione della NATO – che si sta impegnando per iniziare un negoziato che metta fine alla guerra tra Mosca e Kiev dopo 36 lunghissimi mesi – in cui il “verbo NATO” sostenuto da Joe Biden predicava invece di evitare ogni contatto col Cremlino – che hanno portato tragedie e lutti infiniti, assieme a oltre 300 miliardi finiti all’industria e al commercio degli armamenti.

Al momento, la guerra continua13, per ora siamo alle negoziazioni sulle negoziazioni. D’altra parte, la Russia non ha ancora il pieno controllo dei quattro oblast (province) dell’Ucraina sud-orientale che ha dichiarato di volere (Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Luhansk). Inoltre, deve ancora chiarire quali sono le garanzie permanenti di sicurezza che richiede, anche se è certo che vuole che le garanzie di sicurezza siano stabilite per tutti, Russia e resto d’Europa. In sostanza, si tratterebbe di arrivare ad una nuova Yalta e a un nuovo processo Helsinki per cui ci vuole tempo (e fiducia tra le parti). Per ora i governanti europei non sono di questo umore.

La spinta diplomatica degli Stati Uniti ha spinto Kiev e i suoi principali alleati europei a lottare per assicurarsi un posto al tavolo delle trattative, temendo che Washington e Mosca possano andare avanti con un accordo che metterebbe in secondo piano i loro interessi. Si può dire che a seguito di queste rapide evoluzioni dell’ultima settimana la grande perdente (insieme ai nazionalisti ucraini) è l’Unione Europea. Le classi dirigenti mainstream europee hanno ricevuto una gragnuola di colpi da parte degli alleati statunitensi. JD Vance è andato alla conferenza di Monaco a fare una “lezione” di libertà e dei valori della democrazia alla classe dirigente europea14 che non è stata invitata al tavolo delle trattative.

Quello che ora l’amministrazione Trump rinfaccia all’Unione Europea sulla questione della guerra Ucraina-Russia, è di aver preso ordini dall’amministrazione Biden, di non aver fatto nulla per prevenirla e mediare (ad esempio, facendo applicare gli accordi di Minsk che erano sotto la responsabilità di Germania e Francia), cosa del tutto possibile, visto che prima dell’invasione russa c’era una situazione di guerra civile che si protraeva da quasi 10 anni. Né durante la guerra l’UE ha avanzato una proposta per giungere a una forma di trattativa, si è limitata a sostenere l’Ucraina con la fornitura di armi e denaro (per un totale di circa 145 miliardi di euro, più di quanto fornito dagli Stati Uniti), sostenendo che la guerra avrebbe dovuto continuare fino alla vittoria dell’Ucraina, una guerra “per procura” fino all’ultimo ucraino (do you remember la famosa “controffensiva” dell’estate 2023?).

Ora, gli Stati Uniti sostengono che il ruolo dell’Unione Europea è quello di ripulire il pasticcio e pagare il conto su qualsiasi cosa gli Stati Uniti e la Russia concordino (fornire truppe per il peacekeeping e fondi per la ricostruzione, con il Cremlino che ha già accettato la possibilità di un’adesione dell’Ucraina all’UE), ma senza le “garanzie della sicurezza” degli USA gli europei rischiano di essere impotenti e inutili. D’altra parte, anche la NATO è ancora in gioco15 e non a caso a Monaco Zelenskyy ha fatto un appello per la creazione di “forze armate d’Europa” che dovrebbero comprendere anche le forze militari ucraine. Un discorso che avrebbe dovuto essere una sfida ma che in realtà aveva il sapore della disperazione. Il presidente ucraino ha anche cercato di interessare Trump alle ricchezze minerarie dell’Ucraina (uranio, titanio, litio, grafite), solo per ricevere un ultimatum dalla sua amministrazione equivalente a una confisca imperialista delle risorse ucraine16. Ma tutto questo è destinato al suo pubblico interno. Zelenskyy deve dimostrare di aver tentato ogni strada, anche le più improbabili, e che l’Occidente lo ha comunque tradito. Con questo, può poi soccombere all’inevitabile. D’altra parte, Trump ha risposto alle lamentele dell’Ucraina secondo cui è stata esclusa dai colloqui tra Stati Uniti e Russia, incolpando l’Ucraina per la guerra con la Russia e dicendo che avrebbe potuto fare un accordo per evitarla “senza perdere molto territorio”. Parlando in Florida martedì sera, Trump ha aumentato la pressione su Zelenskyy affinché tenga le elezioni, riecheggiando una delle richieste chiave di Mosca (Zelenskyy è stato eletto nel 2019 per un mandato di 5 anni, ma è rimasto in carica poiché in Ucraina è ancora in vigore la legge marziale).

Alla fine, nonostante alcune reazioni rabbiose degli ultimi giorni, i partner europei dell’Ucraina si allineeranno con gli Stati Uniti. Già il 14 febbraio, il Segretario generale della NATO Mark Rutte ha affermato che non c’è mai stata una garanzia che l’Ucraina si sarebbe unita all’alleanza come parte di un accordo di pace con la Russia. Questa affermazione contraddiceva alcune delle sue promesse precedenti. Nel dicembre 2024, il neo-nominato Rutte ha dichiarato in una conferenza stampa congiunta con Zelenskyy che il “percorso verso l’adesione [dell’Ucraina] è irreversibile” e che era “più vicina che mai alla NATO”.

D’altra parte, l’Unione Europea dovrà ora farsi carico dei costi della propria difesa e ciò rischierà di mandare in fumo bilanci che già faticano a finanziare gli stati sociali spesso considerati l’invidia del mondo. “Per garantire questa sicurezza dovremo affrontare giorni difficili, prendere decisioni complicate e anche sacrifici che fino ad ora non ci aspettavamo”, ha dichiarato sabato il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot alla conferenza sulla sicurezza di Monaco. Tuttavia, alcuni dei governanti europei temono una reazione politica se i governi semplicemente tagliassero la spesa sociale per acquistare più soldati e armi. “Allora avremo una divisione della nostra società e gli unici a trarne beneficio saranno i partiti di estrema destra”, ha detto il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius all’incontro di Monaco. I governanti europei hanno già chiarito che si dovrà prendere in considerazione l’esenzione temporanea degli investimenti nella difesa dalle norme fiscali dell’UE, l’istituzione di nuovi prestiti dell’UE per la difesa (che però la Germania esclude), l’aumento dei prestiti della Banca europea per gli investimenti per la difesa o l’istituzione di una banca per la difesa tra i governi europei disponibili, seguendo le indicazioni contenute nel rapporto Draghi finalizzato a costruire un’economia di guerra nell’Unione Europea17.

Alessandro Scassellati

  1. Con queste dichiarazioni, l’amministrazione Trump ha di fatto annullato la Carta USA-Ucraina sul partenariato strategico, che stabiliva l’impegno reciproco per l’integrità territoriale e l’inviolabilità dei confini e identificava l’integrazione dell’Ucraina nelle istituzioni euro-atlantiche (NATO e Unione Europea) come obiettivo politico prioritario. Alcuni media occidentali si sono affrettati a dichiarare “il tradimento dell’Ucraina” in seguito alle dichiarazioni di Trump e Hegseth. Washington sta effettivamente abbandonando Kiev, ma non si tratta di uno sviluppo sorprendente. L’abbandono è sempre stato un probabile risultato dell’approccio degli Stati Uniti alle relazioni con l’Ucraina. E Trump non è da biasimare per averlo creato. Kiev è stata tradita da coloro che le avevano promesso l’adesione alla NATO e all’UE, quindi combattere la Russia e rifiutare qualsiasi compromesso in una guerra che non poteva vincere.[]
  2. Putin la scorsa settimana ha detto a Trump durante la telefonata che la Russia voleva “risolvere le ragioni del conflitto”. Alcuni osservatori ritengono che ciò suggerisca che la Russia potrebbe non limitare la sua attenzione all’Ucraina e potrebbe invece cercare di rimodellare la sicurezza europea in senso più ampio.[]
  3. Il vicepresidente JD Vance è arrivato a Parigi e ha detto a un’assemblea di leader che discutevano del futuro dell’intelligenza artificiale che l’America dominerà il settore, realizzerà i chip più avanzati sul suolo americano, scriverà il software e stabilirà le regole. L’Europa può salire a bordo o farsi da parte.[]
  4. Per oggi la Francia ha convocato un secondo incontro con i leader europei e il Canada per discutere di Ucraina e sicurezza europea. L’incontro includerà paesi europei che non erano presenti all’inizio di questa settimana e il Canada. I paesi invitati sarebbero Norvegia, Canada, Lituania, Estonia, Lettonia, Repubblica Ceca, Grecia, Finlandia, Romania, Svezia e Belgio. Rimarrebbero così fuori dalle consultazioni di Macron soprattutto i due paesi “dissidenti”: Ungheria e Slovacchia.[]
  5. Ieri, il segretario di Stato Rubio ha informato il Quint – Francia, Germania, Italia e Regno Unito – e l’Unione Europea sui colloqui, promettendo che rimarranno “in stretto contatto mentre lavoriamo per raggiungere una fine duratura del conflitto in Ucraina”. Se verrà concesso un posto al tavolo a Ucraina e UE prima che vengano tracciate le linee è tutt’altro che chiaro. Per ora, i leader UE devono chiedersi se sono (insieme ai nazionalisti ucraini) tra gli “irritanti” nelle relazioni tra Stati Uniti e Russia a cui fa riferimento il Dipartimento di Stato. Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Michael Waltz, ha insistito sul fatto che gli ucraini e gli europei sono stati – e saranno – regolarmente consultati in loro assenza.[]
  6. Rubio però non ha ripetuto le promesse fatte due giorni prima a Gerusalemme, ovvero che l’Ucraina e l’Europa avrebbero dovuto essere al tavolo per qualsiasi colloquio sostanziale e che un accordo avrebbe rispettato la sovranità ucraina. Quando martedì a Riyadh gli è stato chiesto del senso di emarginazione di Kiev e dell’Europa, il segretario di Stato ha replicato che “il mondo dovrebbe ringraziare il presidente Trump” per aver portato il processo di pace fin qui. Rubio ha ammesso che l’UE dovrà essere coinvolta in qualche modo date le sue sanzioni imposte alla Russia dal 2022 (16 pacchetti di sanzioni finora). Sanzioni che sono state in gran parte aggirate e non sembrano aver influito grandemente sulla capacità produttiva russa. Né l’esclusione dal sistema internazionale di pagamenti SWIFT ha provocato l’annunciato tracollo finanziario. E nemmeno lo ha fatto la drastica riduzione delle forniture di gas e petrolio vendute all’Europa, sostituite da vendite in Asia.[]
  7. Lavrov ha detto che: “Il presidente Putin ha sottolineato più di una volta che l’espansione della NATO e l’assorbimento dell’Ucraina da parte della NATO rappresentavano una minaccia diretta alla Federazione Russa e alla nostra sovranità. E oggi abbiamo spiegato che qualsiasi apparizione delle forze armate dei paesi della NATO sotto una bandiera, sotto la bandiera europea o sotto bandiere, non cambia nulla. Ovviamente è del tutto inaccettabile”.[]
  8. Al centro del team di politica estera statunitense c’è Steve Witkoff, non un diplomatico ma un miliardario promotore immobiliare e compagno di golf di Trump. Witkoff è stato prima nominato inviato per il Medio Oriente e poi inviato a negoziare con Mosca. Il capo del fondo sovrano russo, Kirill Dmitriev, era anche lui a Riyadh.[]
  9. Gli ucraini e molti europei temono una nuova Conferenza di Monaco nel corso della quale tra il 29 e il 30 settembre 1938 si svolse il tradimento e la spartizione della Cecoslovacchia. A Monaco, dove i paesi partecipanti furono Gran Bretagna, Francia, Italia e Germania, la delegazione cecoslovacca venne tenuta in una stanza adiacente per attendere i dettagli su quando e come avrebbero consegnato i Sudeti a Hitler. A Riyadh è sembrato prendere forma un nuovo paradigma, uno che ci era familiare dal XIX secolo e dall’avvio della Guerra Fredda: le grandi potenze prendono le decisioni, mentre gli Stati più piccoli aspettano con ansia che le riunioni delle grandi potenze finiscano per poi sapere cosa è stato deciso del loro futuro.[]
  10. L’invasione dell’Ucraina ha spinto l’Unione Europea sulla strada del riarmo, e ha portato due ex campioni della neutralità come Svezia e Finlandia dentro la NATO – intensificando dunque quello che la narrativa del Cremlino additava come “accerchiamento”, e causa della guerra: la distanza tra Helsinki e San Pietroburgo è di 490 km, mentre sono 750 quelli che separano Kiev e Mosca.[]
  11. La crescita del nazionalismo ucraino ha convinto l’Occidente nel sostegno prima economico-politico, e poi militare a Kiev. Fu a Bucarest nel 2008 che George W. Bush offrì a Kiev la prospettiva dell’ingresso nella NATO, persuadendo con difficoltà gli europei; nel 2017 Donald Trump offrì invece quelle armi che Barack Obama negli anni precedenti si era sempre rifiutato di concedere, considerandolo “pericoloso”. Si trattò dei famosi Javelin contro cui si infransero i russi nella fase iniziale dell’invasione. In quei drammatici mesi furono invece proprio gli Stati dell’Occidente, a cominciare dal Regno Unito di Boris Johnson, a incoraggiare l’Ucraina sulla strada della continuazione della guerra, perché convinti che con le armi e con le sanzioni la Russia sarebbe presto crollata.[]
  12. Già nel 2019 Macron parlava di “morte cerebrale della NATO”, nel 2020 sognava un’Europa strategicamente autonoma, nel 2022 voleva rilanciare la sovranità continentale. Oggi, rispolvera il solito copione: “L’Europa può morire, tocca a noi agire”, per cui bisogna svegliarsi. Peccato che il risveglio non si traduca mai in azioni concrete.[]
  13. L’Ucraina ha reagito con tristezza e sgomento martedì all’incontro tra Stati Uniti e Russia in Arabia Saudita, con funzionari a Kiev che hanno affermato che l’amministrazione Trump stava “accondiscendendo” (appeasing) a Mosca. Hanno affermato che i negoziati tra le due delegazioni sono iniziati a Riyadh poche ore dopo che la Russia ha attaccato l’Ucraina con decine di droni. Almeno due persone sono state uccise e 26 ferite, in attacchi in tutto il paese. Un drone ha colpito l’ultimo piano di un edificio residenziale nella città centrale di Dolynska, nella regione di Kirovohrad. Una madre e i suoi due figli sono rimasti feriti e sono stati portati in ospedale. “Una notte difficile”, ha affermato il governatore locale, Andriy Raikovych. Era assurdo che Mosca parlasse di pace mentre uccideva gli ucraini, ha detto Mykhailo Podolyak, consigliere del capo dell’ufficio di Zelenskyy. L’ultima salva di 176 droni sparati contro l’Ucraina rappresentava la vera “posizione negoziale” della Russia, ha scritto. In diverse occasioni, Zelenskyy ha dichiarato che non riconoscerà l’esito di alcun colloquio tra Stati Uniti e Russia senza la presenza dell’Ucraina al tavolo.[]
  14. Secondo Vance, l’Europa dovrebbe smetterla di preoccuparsi di Putin o Xi Jinping. “La più grande minaccia all’Europa oggi non è la Russia… è la minaccia dall’interno”, ha dichiarato dal podio. In altre parole, per l’amministrazione Trump il vero pericolo per l’UE sarebbero i governi e le società europee stesse, colpevoli – a suo dire – di allontanarsi dai valori fondamentali condivisi con gli USA. Vance lo ha spiegato attaccando l’Europa per la sua deriva illiberale: governi e media europei colpevoli di censurare le opinioni scomode, élite che ignorano la volontà del popolo e “cordoni sanitari” anti-opposizione (contro partiti di estrema destra come l’AfD tedesca). Vance ha citato come prova di “derive illiberali” europee il caso della Romania, dove la corte suprema ha annullato l’ultimo turno di elezioni presidenziali dell’8 dicembre 2024. Il candidato “populista” emergente Calin Georgescu ha vinto la maggioranza dei voti al primo turno del 24 novembre 2024. Il governo della Romania, con il supporto dell’ambasciata degli Stati Uniti, ha espresso preoccupazione per il fatto che una campagna TikTok della Russia fosse un vento contrario che spingeva Georgescu alla vittoria. E i sondaggi lo hanno posizionato per vincere il turno finale. Olaf Scholz ha definito “inappropriate” e “fermamente respinte” queste ingerenze nella campagna elettorale tedesca da parte di un alleato oltreoceano. Anche il ministro della Difesa Boris Pistorius ha notato che Vance: “sta paragonando parti d’Europa a regimi autoritari e questo non è accettabile”. L’obiettivo strategico dell’amministrazione statunitense è chiaro: un’Europa in cui l’estrema destra nazionalista è al potere è un’Europa divisa, molto più facile da sottomettere da parte delle potenze imperialiste, siano esse gli Stati Uniti, la Russia o la Cina. Dall’Unione Europea che senza fiatare ha seguito la linea Biden ora gli USA pretendono una nuova subordinazione, obblighi commerciali, nuove spese militari, la non regolazione degli intoccabili monopoli del capitalismo della sorveglianza, e l’esclusione dai negoziati per la pace tra Russia e Ucraina.[]
  15. Il presidente polacco Andrzej Duda ha affermato che gli Stati Uniti non hanno intenzione di ridurre il numero delle truppe nella “nostra parte” dell’Europa orientale. Il nazionalista conservatore Duda, che è da tempo amico di Trump, ha affermato che non ci sono “preoccupazioni” che Washington possa “in alcun modo ritirarsi dalla sua responsabilità o corresponsabilità per la sicurezza di questa parte d’Europa” e ha esortato i polacchi a “mantenere la calma” alla luce delle mutevoli priorità sotto il nuovo presidente degli Stati Uniti.[]
  16. Gli Stati Uniti avevano proposto di acquisire la proprietà del 50% dei minerali essenziali dell’Ucraina, apparentemente come risarcimento per gli aiuti militari degli Stati Uniti, una richiesta che alcuni critici di Trump hanno paragonato a un’estorsione.[]
  17. La “Difesa europea” è attualmente limitata al coordinamento degli sforzi degli Stati membri a un livello di base. Non organizza la protezione del territorio dell’UE (che deve ancora essere definita, poiché l’Unione è in continua crescita) e non ha una forza di intervento su vasta scala o una struttura di comando militare funzionante, caratteristiche chiave di qualsiasi sistema di difesa adeguato. L’UE è divisa tra le preoccupazioni degli Stati baltici e dei paesi dell’Europa settentrionale e orientale sulla Russia, e quelle degli Stati membri occidentali e meridionali sulla destabilizzazione dell’Africa e del Medio Oriente, e finora non è stata in grado di formulare una strategia unica.[]
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