Il mondo occidentale è impegnato a leggere i cambiamenti che verranno dagli USA con l’elezione di Donald Trump e col crescente peso di Elon Musk in quello che non sembra affatto essere un normale avvicendamento nel paese leader a cui l’Europa guarda.
Da una serie di interventi sulla organizzazione del potere politico degli Usa su Liberetà, mensile dello Spi Cgil, le opinioni di Nadia Urbinati e Cesare Salvi danno una lettura preoccupata.
Un futuro distopico ben delineato, quello il cui rischio è che l’unica opposizione al sistema sia quella rappresentata all’inizio in film come The warriors degli anni 70, poi in Blade Runner.
Due rami di due curve convergenti, due iperboli, che rappresentano la realtà e l’immaginazione. Una curva rappresenta l’allontanamento dalla democrazia e dalla partecipazione di cui il capitale ha sempre meno bisogno, l’altra l’accettazione della lotta per bande che si autorappresentano, essendo stato loro reso quasi impossibile costruire alleanza fra strati di popolazione con diverso potere contrattuale ma uniti dal comune denominatore dello sfruttamento.
Le rappresentazioni riportate sono molto nordamericane, ma col passare degli anni e il diminuire degli spazi democratici e partecipativi anche l’Italia e l’Europa si potrebbero allineare.
Vediamo come e leggiamo il presente.
I ricchi evadono dalla democrazia e dalle tasse, i poveri dalla partecipazione e dal voto.
E’ evidenze il cambio di passo nella corsa agli armamenti, soprattutto per difendere le fonti di approvvigionamento si rincorrono, quasi sempre mascherate abilmente da ideologie vicine allo sterminio come il sionismo, ma anche pan-ottomane e pan-russe, ma il predominio etnico si accompagna sempre a quello finanziario ed economico, così nella guerra Russia-Ucraina e nel Medio Oriente.
Se guardiamo il nostro Paese un’altra guerra incalza: i morti sul lavoro, 3 di media in Italia, più di 1000 durante il 2024, e l’anno seguente non dà segnali di cambiamento. Ad oggi, 17 gennaio 2025, sono 3 i morti per lavoro non sicuro.
Rileviamo che una grande quantità di queste morti, che comunque debbono essere evitate, siano subite da personale vittima dell’uso indiscriminato di appalti e subappalti, e in maniera preponderante nei settori della manutenzione e distribuzione di fonti di energia, come a Calenzano, ai sobborghi di Prato, dove gli autoarticolati caricavano combustibili senza rispettare le doverose norme di sicurezza.
A pochi giorni dalla strage di Calenzano fa notizia la concessione alla Fox Petroli. La stessa a Pesaro nel 2022 aveva presentato un progetto per riqualificare lo stoccaggio a due passi dal fiume Foglia da prodotti petroliferi liquidi ad impianto di liquefazione gas metano di rete che in realtà manterrà la movimentazione passando da 54.000 metri cubi di combustibile ogni anno a una capienza complessiva di 36.430.
Il giorno 8 gennaio 2025 il mInistero dell’Ambiente ha rilasciato la VIA poiché i progetti prevedono l’ancoraggio dei serbatoi perché essi non galleggino.
A Brescia di fronte ai cancelli della Leonardo, produzione armi, le proteste degli ambientalisti di Extinction Rebellion, Ultima Generazione e Palestina Libera sono terminate con il fermo, la perquisizione delle sole attiviste femmine con la scusa che potessero avere armi e droga, e 17 di loro hanno ricevuto foglio di via da 6 a 18 mesi per pericolosità sociale.
Sono questi i giovani che si “organizzano per odiare la Polizia” (frase di pubblico e comune abuso)?
Questi che abbiamo nominato sono pretesti e non violazioni dei diritti sociali e individuali, per sostenere una politica energivora e di armamento?
Anche il dignitoso richiamo alla rivolta sociale di Maurizio Landini di poche settimane fa viene bollato come incitazione alla rivolta e alla sovversione.
Gli scioperi si susseguono: i metalmeccanici stanno difendendo i posti di lavoro di fronte alla delocalizzazione più sfrenata. Beko e Stellantis sono solo due nomi. La tenuta del tessuto sociale, la solidarietà del territorio circostante deriva molto dalla difficoltà con cui i negozianti, gli esercenti dei bar e dei ristoranti nel pressi dei luoghi di produzione leggono il loro futuro.
Il lungo cammino del qualunquismo e della spoliticizzazione delle lotte iniziato con Tangentopoli, con la nascita della Lega come partito operaio secessionista, non ha portato al punto in cui il malcontento si trasformi solo in ribellioni.
Il cambio di marcia del governo Meloni, dell’Europa e dei suoi paesi sovranisti sono evidenti, e fa impallidire le scelte autolesioniste del centrosinistra prossimo nel tempo.
L’apparato propagandistico è sostenuto da un popolo che ha eletto questo governo. Il megafono oltre ad usare tutta la vulgata dell’underdog Meloni che vuole sostituire il proletariato col popolo punta sullo Stato di Polizia che non è più il lo Stato vampiro che impone il balzello, ma dimagrisce anche all’osso le sue funzioni dismettendo ciò che non è anagrafe di controllo e carceri.
Il taglio che giustifica questa funzione è la riduzione dell’istruzione della sanità e il piegamento dell’ambiente alla produzione di energia proiettata sull’oggi.
Sempre lacunosamente e sinteticamente, cosa sollecitano le nuove generazioni a noi che, volenti o nolenti, abbiamo perso?
Non solo il salario minimo, l’espansione dell’istruzione e non sul suo asservimento al mondo della produzione così com’è.
Ben vengano gli atenei che si ribellano ai Link Campus e anche ai licei così slegati dal contatto umano. L’essenzialità delle mobilitazioni di Ultima Generazione, Extinction Rebellion, Palestina Libera si legano ai lavoratori che boycottano le navi portatrici di armi e quelli che si ribellano alla Stellantis che finanzierà l’insediamento di Trump.
Non sembra neanche azzardato ciò che avviene da parte di alcune forze della sinistra, cioè il mantenimento di relazioni diplomatiche dialettiche con paesi come la Cina, Il Venezuela, oltre ovviamente Cuba, a quelli del BRICS, anche per mantenere vivo un orizzonte ideologico che molti anche a sinistra del PD considerano inutile.
L’ammainabandiera seguito alla caduta del muro di Berlino ha dato la chiara impressione che molti non vedessero l’ora di rinnegare il loro passato, che invece va assunto in toto con le sue mancanze e senza inutili abiure non richieste. Bene ha fatto il Manifesto nel ricordo di Franco Piperno a lodare l’uomo del “qui e ora”.
Marcello Pesarini