articoli

Liberiamo l’Europa dai dominanti (compresi i propri)

di Roberto
Musacchio

Siamo in uno di quei momenti in cui la Storia corre più forte di chi la commenta. Tu rifletti, scrivi e intanto quelli, i dominanti (qualcuno di più, qualcuno assai di meno perché anche tra loro c’è chi vince e chi perde e gli va bene così, basta che loro restino dominanti e i conti li paghiamo noi), fanno. I dominati aspettano. Allora almeno mi permetto il lusso di ricostruire questi giorni a modo mio.

È solo propaganda, dice lo storico Canfora a proposito del paragonare Monaco 1938 e l’oggi. Certo è che più la Storia va sfuggendo al controllo ed alla partecipazione consapevole delle persone tornando ad essere appannaggio dei dominanti, più il revisionismo diviene terreno di indottrinamento per coprire l’agire dei potenti. C’è da dire che uno storico marxista come Canfora mantiene l’attitudine a capire perché se non si capisce non si può lottare. Gli storici, spesso improvvisati, di matrice afferente ai poteri dominanti mi appaiono più propensi a imporre teoremi utili a mantenere il potere. Siccome siamo in un’epoca di ferro e di fuoco è bene partire da chi sotto il ferro e il fuoco ci muore, i dominati.

L’unica cosa, ma la più importante, allora sarebbe che finalmente finisse la carneficina di ucraini e russi. Non so se accadrà data la natura dei dominanti e del mondo in cui viviamo. Il mio giudizio politico, per quel che vale e quel che conta, è che stiamo assistendo al passaggio dal suprematismo occidentale alla politica della forza a 360 gradi. Entrambi hanno distrutto la forza della politica nata dalla lotta contro il nazifascismo. La UE, l’Europa reale costruita rovesciando le Costituzioni sociali e antifasciste con un trattato ordoliberale, Maastricht, e una rincorsa al posto al sole a colpi di revisionismo storico e quindi priva di ogni requisito e di ogni volontà di agire per la pace e la giustizia, sta andando a sbattere sul connubio tra chi ha più forza. Temo che i dominanti dell’Europa reale cercheranno comunque di restare a galla. A tutti i dominanti interessa che la lotta di classe resti rovesciata a loro vantaggio. A noi dovrebbe interessare tornare a farla, la lotta di classe, dal punto di vista del cambiamento sociale che serve a salvarci dalle guerre e dal tecno feudalesimo.

Ho letto il discorso di Vance a Monaco. Sono rimasto colpito dal suo populismo di destra. Non c’è alcun riferimento agli ambiti costituzionali che caratterizzano molta parte dell’Europa, come l’antifascismo e i valori. La concezione della libertà è individualista e comunitarista. Cioè dei singoli e delle cosiddette comunità che riportano a livelli precedenti la cittadinanza e gli Stati. La vera e propria guerra ai migranti sta in questo quadro. Tra le libertà individuali non c’è quella di migrare per cercare lavoro che fu fondativa del capitalismo, con la fine della servitù della gleba, e degli stessi USA. La politica estera è fatta sulla base del rapporto tra potenze. Detto questo, la UE è parte sostanziale del problema e non certo la soluzione. Dico la UE perché non è l’Europa democratica e sociale che abbiamo conosciuto dopo la sconfitta del nazifascismo. È una “Europa reale”, lo ripeto, senza Costituzione, sostituita da un trattato iper-ideologico e ordoliberale che sancisce il rovesciamento della lotta di classe e il mercantilismo esportativo dei suoi Stati più forti. E che attraverso il sistematico revisionismo storico ha cercato un posto al sole. È impregnata di ideologia neocon a 360 gradi. Ora che prevale il tecno-feudalesimo annaspano ma continuano con proclami. Le  classi dominanti vogliono mantenere il rovesciamento storico e sociale ottenuto in 30 anni. Situazione pericolosissima. Non c’è nessuno da tifare. La congiunzione delle destre delle due sponde atlantiche è terribile. L’idea della UE di procedere al riarmo per partecipare alla politica della forza contro la forza della politica è devastante. Non è solo bellicista, ma perdente e distruttiva di quanto resta del modello europeo. Solo il rilancio di quello che fu il modello democratico e sociale, antifascista e volto alla pace e alla cooperazione può salvarci.

Per curiosità sono andato a ritrovare i discorsi che Togliatti fece all’Assemblea costituente. E sono stato colpito, ancor di più dopo aver letto Vance, di come Togliatti affronta il tema del rapporto tra popolo, sovranità e potere. Premetto che Togliatti dice esplicitamente che si sta costruendo uno Stato non ideologico, perché l’ideologia appartiene alle parti. Qui la differenza con il socialismo reale è proprio in premessa. Ciò detto mi ha colpito il fatto che Togliatti considerasse un compromesso, per lui non adeguato, che l’articolo 1 della redigenda Costituzione affidasse al popolo la sovranità e non aggiungesse il potere. Ho trovato in questo un elemento fondante del marxismo e del comunismo che è l’estinzione dello Stato come altro dalla volontà popolare. Tema rivoluzionario. Purtroppo ora divenuto appannaggio del populismo di destra in chiave di nuovo dominio capitalistico e di anticomunismo come sistematico smantellamento della coscienza organizzata capace di farsi Storia abbattendo lo stato di cose presenti.

E, d’altra parte, il metodo funzionalista che ha costruito la UE ha tecnicizzato i poteri e li ha separati dalla sovranità popolare.
Plasmando per altro classi dirigenti che sono diventate dominanti perché hanno separato il potere dalla sovranità. Per altro risultando sostanzialmente dei “mercenari” del potere nelle sue forme mutevoli, attraverso le sliding doors. Sarà interessante vedere a chi tra USA e UE obbediranno. “Franza o Spagna purché se magna” diceva Guicciardini. Fu Machiavelli a provare a dare senso alla Storia pensando il Principe. Ma ci vuole Gramsci per immaginarlo moderno e democratico.

In questa epoca che qualcuno definisce di tecno-feudalesimo succede che negli stessi giorni si succedano incontri tra i dominanti, chi a Riad chi a Parigi. Sembra che decideranno quelli a Riad. Ma a quelli di Parigi magari interessa più che altro costruire uno Stato europeo armato, in mano alle borghesie e senza democrazia. Lo ha chiesto Draghi, parlando al PE, di farlo presto. Uno Stato per fusione azionaria e non per Costituzione, immagino. Poi magari lo chiama qualche istituzione economica made in USA e si occupa di altro.
D’altronde si è dimesso da Presidente del Consiglio italiano incurante che poi arrivava Meloni.

E noi stiamo a casa ad aspettare. E quelli di guerra continuano a morire.

Mi viene da pensare che quello che Hobsbawn ha chiamato il secolo breve sia in realtà lunghissimo, più un ritorno al passato che al futuro.
Non volendo rassegnarmi provo a dire io cosa vorrei che si facesse.

Un’Europa democratica e progressista, cosa che la UE non è, oggi metterebbe in campo una grande iniziativa per la pace e la sicurezza condivisa. Dovrebbe essere evidente che arricchire i mercanti di armi non serve né alla pace né alla sicurezza. Bisognerebbe lavorare su ciò che è possibile fare. Ad esempio l’ingresso dell’Ucraina nella UE, su cui a parole concordano tutti. Bisognerà vedere nei fatti visti i costi della ricostruzione e i problemi ad esempio rispetto ai fondi per l’agricoltura. Bisogna poi avere un quadro di sicurezza comune che con tutta evidenza non può essere garantito né dalla NATO né dal riarmo ma piuttosto dalla costruzione di nuove relazioni nell’area e globali. 50 anni fa a Helsinki, in piena guerra fredda, si fece un buon lavoro. Ma allora c’era ancora la spinta della comune lotta vittoriosa contro il nazifascismo.

Come si diceva un tempo, a volte ci spetta raccogliere le bandiere, quando sono giuste, che altri hanno fatto cadere. L’europeismo reale ha trascinato l’Europa al suo punto più basso. Spetta a noi, europeisti alternativi, tirarla fuori dal baratro.

Roberto Musacchio

Articolo precedente
Corsa agli armamenti e all’intelligenza artificiale
Articolo successivo
Una settimana che ha sconvolto il mondo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.