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Firenze e oltre

di Maria
Cernat

Maria Cernat per il sito Baricada Romania ha intervistato Roberto Morea in occasione del 20 del esf di Firenze

1. Roberto, eri molto giovane quando si è tenuto il Social Forum di Firenze, ci puoi dire qualcosa della tua esperienza, cosa ti ha coinvolto?

Si è vero eravamo tutti più giovani e con molta più speranza ed entusiasmo, era l’inizio del nuovo millennio e da qualche anno si era aperta una grande stagione di mobilitazione globale, si apriva un percorso di democrazia partecipativa con la grande stagione dei social forum, che accompagnavano le vittorie elettorali dei governi progressisti del Sud America e dell’America Centrale
In Europa la resistenza all’espansione del TINA (there is not alternative) veniva crescendo e anche in Italia il movimento dei movimenti avanzava la sua critica alla globalizzazione economica vedendo bene i rischi sociali ed ambientali che questa avrebbe prodotto.

Da militante comunista avevo visto nella caduta del muro di Berlino la fine di un progetto politico che non era stato in grado di mantenere le promesse di liberazione e di emancipazione con cui era nato.
La fine delle ideologie ha accompagnato in realtà la fine del ruolo dei lavoratori nella scelta delle politiche economiche e sociali e contemporaneamente la sottrazione di poteri agli Stati e privatizzazione di gran parte di beni e servizi costruiti con il contributo della spesa pubblica.

Ma al tempo stesso ero convinto che servisse una rifondazione di un pensiero critico ed una alternativa al modello capitalista.

Trovarsi a Firenze dopo le grandi mobilitazioni contro il G8 di Genova dell’anno prima, in cui la scelta dei potenti fu quello di dare l’ordine di aizzare la violenza e di reprimere con la forza la voce di decine di migliaia di persone, ha avuto un enorme significato. Il rischio di dividerci e indebolire la protesta contro la strategia della guerra permanente era evidente, ma in quei giorni fummo davvero in tanti, in una settimana abbiamo tenuto centinaia di iniziative e decine di assemblee e tutte con 5 o 6 mila partecipanti, la manifestazione finale della domenica è stata una manifestazione a cui hanno partecipato più di un milione di persone. Fu davvero una grande emozione.

2. Con quale organizzazione hai partecipato e perché ?

L’idea che con il crescente ruolo della Unione Europea ci si dovesse organizzare a livello continentale, ci sembrava evidente.
Proprio in quei giorni nasceva l’idea di creare uno spazio politico della sinistra in Europa, unendo le forze politiche dei vari stati nazionali. Per questo si diede vita ad una fondazione politica che raggruppasse le varie forze politiche e creasse le condizioni per una discussione tra le diverse culture, sensibilità politiche e geografiche. Per questo il mio impegno si subito indirizzato alla partecipazione a questo obiettivo dando vita a transform! Italia (riferimento culturale di rifondazione comunista) e quindi transform! Europe che è diventata poi la fondazione del Partito della Sinistra Europea, che proprio grazie al nostro contributo sarebbe stato fondato un paio di anni dopo.

e anche se non siamo sempre stati in grado di essere all’altezza della sfida, credo che questo resti uno dei più grandi compiti che abbiamo.

3. Quali pensi sia stato l’ingrediente chiave per l’enorme successo di quel social forum?

La spinta maggiore è stata quella di trovare l’unità di diverse movimenti e mobilitazioni, penso al ruolo dei sindacati al movimento dei contadini, alle femministe, al ruolo della critica allo sviluppismo e ai Beni Comuni, ai movimenti ambientalisti e al movimento per la pace e contro le spese militari….insomma ci fu una convergenza di tanti che seppero costruire una mobilitazione in cui nessun elemento di critica al modello neo-liberista veniva prima degli altri, ognuno era a pari titolo portatore di una proposta di alternativa e si sentiva a casa sua, condividendo il senso di marcia e la strada da fare.

4. In quale organizzazione sei attivo ora e cosa ti ha spinto ora ad esserne parte?

Sono ancora impegnato in transform! Europe e con questa organizzazione cerco di far crescere la consapevolezza della necessità di unirci. Unire le tante singole vertenze le mobilitazioni le forze organizzate, che spesso condividono la stessa analisi, ma che non sono capaci di camminare insieme per rappresentare un punto di riferimento per i cittadini europei. Troppo spesso non vediamo che la soluzione dei problemi di ognuno sta nella soluzione dei problemi dei molti. Per questo vedo nel Nazionalismo nella definizione dello scontro tra potenze il più grande imbroglio di cui siamo vittime.

5. Puoi dirci di più sui progetto “Media Alliance” che stai seguendo?

Il Progetto Media Alliance nasce dalla convinzione che troppo spesso l’opinione pubblica è sottoposta ad un bombardamento mediatico governato da poteri economici e finanziari che impediscono di dare voce ai conflitti reali, nascondendo i problemi reali delle persone e creando agende politiche del tutto fuori dai reali interessi dei cittadini, spesso contro l’interesse dei lavoratori, della difesa dell’ambiente. Così come detto prima serve uno strumento che faccia sentire più forte la voce della protesta, del conflitto, della proposta di alternativa, e questo si può fare solo unendo le tante grandi e piccole voci che abbiamo. Sono sicuro che in Europa non tutti sono d’accordo con la scelta di sottrarre soldi a scuole, ospedali, trasporti pubblici per spendere di più in armi e spese militari. Ebbene credo che questa voce non sia presente con l’adeguato spazio e peso che dovrebbe meritare. Per questo abbiamo pensato di fare in modo che i giornali i media le forme di comunicazione esistenti in questo grande spazio politico della sinistra in Europa, possano entrare in contatto e rafforzarsi reciprocamente attraverso scambi di articoli e punti di vista. Rafforzare la voce di uno per dare più voce a tutti coloro che ancora pensano sia necessario immaginare e costruire, come dicevamo al primo social forum europeo un’Altra Europa Possibile

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