editoriali

Fermare il piano europeo di riarmo è il primo obbiettivo del movimento contro la guerra

di Franco
Ferrari

Il 5 aprile il centro di Roma è stato attraversato da un imponente corteo che ha contestato l’ingente piano di riarmo di 800 miliardi proposto dalla Commissione Ue guidata da Ursula Von der Leyen e sostenuto dalla maggioranza del Parlamento europeo. La manifestazione è stata indetta del Movimento 5 Stelle che, nato come formazione populista anti-casta che non si identificava né con la destra né con la sinistra, si è andato ridefinendo come formazione progressista che si propone di far parte di uno schieramento alternativo alla destra al governo.
Su diversi temi Conte ha impresso una svolta a sinistra, tant’è vero che i suoi europarlamentari, dopo le elezioni del giugno scorso, hanno deciso di aderire al gruppo “The Left”. Una notevole evoluzione se si pensa che il primo approccio per la costituzione di un eurogruppo avvenne con i britannici ultraliberisti e anti-UE di Nigel Farage.
Naturalmente la strategia del Movimento 5 Stelle, anche assumendo il tema del no al riarmo, è di competere con il Partito Democratico per la direzione di una potenziale coalizione di centro-sinistra, i cui contorni e i cui contenuti programmatici restano al momento abbastanza indefiniti. Negli ultimi giorni si sono registrati inediti momenti di convergenza tra PD, M5S e AVS, in particolare con una presa di posizione comune sulla Palestina, decisamente più netta di interventi precedenti, ma resta ancora lontana una proposta credibile che intacchi il consenso della destra.
La leader del PD, Elly Schlein, ha cercato di spostare il partito su posizioni socialdemocratiche ma ha trovato molti ostacoli nella componente centrista che guarda con aperta ostilità ad una potenziale alleanza con i 5 Stelle. Sul piano di riarmo ha avanzato delle critiche ritenendo eccessiva la somma degli 800 miliardi e contestandone l’utilizzo per gli eserciti nazionali e non per una difesa comune europea. La sua posizione, pur prudente, è stata apertamente contrastata dalla destra PD che è particolarmente rappresentata nel gruppo parlamentare a Bruxelles. L’esito dei quattro referendum della CGIL che mettono in discussione diversi aspetti del Jobs Act renziano e di quello sulla cittadinanza promosso dal PRC e da altre forze, rappresenta un passaggio importante nella tenuta della leadership di Elly Schlein.

La manifestazione del 5 aprile un successo di Conte e dell’opposizione al “ReArm Europe”

La manifestazione del 5 aprile ha visto la partecipazione di diverse decine di migliaia di persone, 100.000 secondo gli organizzatori, ed è stata caratterizzata da una mobilitazione popolare che è andata molto oltre i militanti del partito promotore. Conte aveva pubblicamente invitato alla partecipazione tutti coloro che sono contrari al piano di riarmo degli 800 miliardi proposto da Bruxelles, così come aveva auspicato Rifondazione Comunista.
Il PRC si è schierato nettamente contro il piano di riarmo. La presenza di migliaia di militanti del partito nella manifestazione del M5S, caratterizzata da una grande bandiera della pace, è stata un segnale importante della capacità di mobilitazione che il partito ancora mantiene nei territori, una presenza significativa in un contesto generale di declino dell’adesione ai partiti politici. Così come della capacità di riprendere relazioni politiche significative in piena autonomia.
Nel suo intervento dal palco, il segretario del partito Maurizio Acerbo ha sottolineato la necessità di costruire un largo movimento popolare contro il piano di riarmo e per la cessazione delle guerre in corso come parte di un schieramento alternativo antifascista che si ponga come obbiettivo la realizzazione dei principi fondamentali della Costituzione nata dalla vittoria sul nazifascismo. In particolare la difesa dell’articolo 11 sulla base del quale l’Italia “ripudia la guerra”. Acerbo ha portato la solidarietà del partito al popolo palestinese, vittima di un quotidiano massacro, denunciando le complicità italiane ed europee con il governo di Netanyahu.
Il PRC, Transform! Italia e ad altre organizzazioni avevano partecipato alla realizzazione di una prima iniziativa di mobilitazione il 15 marzo scorso a Piazza Barberini a Roma, raccogliendo in poche giorni migliaia di firme su una piattaforma di chiaro rifiuto del piano di riarmo della Von der Leyen. Il presidio di Piazza Barberini, poi trasformatosi in corteo grazie alla partecipazione di migliaia di persone, rappresentava una dichiarata alternativa rispetto all’iniziativa promossa dal quotidiano liberale Repubblica che cercava di utilizzare il rilancio di un generico europeismo per sostenere la politica di militarizzazione in atto a livello europeo.

Nasce la campagna “Stop ReArm Europe”

In queste settimane è stata avviata una campagna di mobilitazione a livello europeo denominata “Stop Rearm”, sulla base di un appello molto sintetico che prende però una posizione netta nell’opporsi al piano della Von der Leyen. L’appello europeo è il seguente e deve tenere naturalmente conto che all’interno della sinistra alternativa europea si sono espresse in questi anni posizioni notevolmente diverse rispetto alla guerra in Ucraina. Si sono ora aperte possibilità nuove di convergenza e mobilitazione comune. In Spagna oltre 1.000 organizzazioni e associazioni del mondo pacifista hanno già aderito a “Stop Rearm”.

Il testo diffuso è il seguente:

Organizziamo un movimento europeo contro ReArm Europe!

Ci opponiamo ai piani dell’UE di spendere altri 800 miliardi di euro in armi. Saranno 800 miliardi di euro rubati. Rubati ai servizi sociali, alla sanità, all’istruzione, al lavoro, alla costruzione della pace, alla cooperazione internazionale, a una giusta transizione e alla giustizia climatica. Andrà solo a beneficio dei produttori di armi in Europa, negli Stati Uniti e altrove.
Renderà la guerra più probabile e il futuro meno sicuro per tutti! Genererà più debito, più austerità, più confini. Approfondirà il razzismo. Alimenterà il cambiamento climatico.  Non abbiamo bisogno di più armi; non abbiamo bisogno di prepararci ad altre guerre. Abbiamo bisogno di un piano totalmente diverso: una sicurezza reale, sociale, ecologica e comune per l’Europa e per il mondo.
Opponetevi alla guerra. Fermiamo ReArm Europe.

I firmatari italiani all’iniziativa “Stop ReArm”, Transform! Italia, l’ARCI e ATTAC Italia hanno promosso poi un’ampia coalizione a livello nazionale (“Ferma il Riarmo”) avviando un confronto con la storica Rete italiana Pace e Disarmo al fine di promuovere un piano di mobilitazione comune. Questa Rete è stata costituita nel 2020 e di essa fanno parte la CGIL, l’ANPI e numerose associazioni cattoliche e pacifiste. Tutti coloro che avevano sottoscritto l’appello per la manifestazione del 15 marzo in Piazza Barberini, tra i quali numerosi intellettuali, sono stati sollecitati da Transform! Italia ad aderire all’appello europeo di “Stop ReArm”, per il quale è possibile la sottoscrizione individuale.

La coalizione unitaria italiana contro il ReArm e contro la guerra

La coalizione italiana si è dotata di un proprio documento che affianca quello europeo nel quale si afferma: 

Fermiamo il riarmo, ripudiamo la guerra

Fermiamo il piano europeo di riarmo: 800 miliardi di euro rubati ai servizi sociali, alla salute, all’educazione, al lavoro, agli enti locali, ai beni comuni, alla cooperazione internazionale, alla transizione giusta.
Fermiamo la crescita vertiginosa delle spese militari nel nostro paese, che va avanti da anni. Fermiamo la riconversione bellica dell’economia europea: porterà solo nuovi immensi profitti alle imprese militari.
Contro un’economia di guerra serve un’economia di pace fondata sul lavoro, diritti, l’ambiente, il welfare. La guerra alimenta i profitti dei mercanti di morte ed è contro gli interessi dei popoli, dei lavoratori, delle lavoratrici, delle persone, dei territori e dell’ecosistema.
Rifiutiamo l’ideologia bellicista, la preparazione di un clima sociale e culturale che ci porta alla guerra, la diffusione della paura, la sindrome del nemico esterno, il nazionalismo europeo reazionario, l’Europa fortezza.
Militarismo fa rima con autoritarismo, repressione e chiusura degli spazi democratici. Fa rima con machismo e patriarcato, con razzismo, con due pesi e due misure e con l’omicidio del diritto internazionale.
Ripudiamo la guerra come sancisce la nostra Costituzione. Le guerre e le occupazioni vanno fermate con il diritto internazionale e la diplomazia. Destre estreme e autocrazie si battono con più democrazia e più stato di diritto.
La nostra Europa è sicurezza comune e condivisa, sociale ed ecologica. È disarmo, democrazia, uguaglianza, diritti, lavoro, giustizia climatica, convivenza, rispetto delle differenze, liberà di manifestazione. È vita degna, e diritto al futuro.
La guerra distrugge tutto. 

Il documento italiano collega in modo netto l’opposizione al piano di riarmo con l’opposizione alla guerra interpretando una sensibilità che nel nostro Paese è particolarmente forte e radicata sia nel campo della sinistra comunista e socialista che nel mondo cattolico. 

Negli incontri avviati in queste settimane sono stati definiti alcuni obbiettivi che vengono anche anticipati nel documento comune: una prima fase di informazione e sensibilizzazione dovrà avere un momento significativo di convergenza con iniziative locali che si concentreranno tra l’8 e il 10 maggio, in coincidenza con la celebrazione degli 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale. L’opposizione al piano di Riarmo troverà spazio anche nelle tradizionali manifestazioni del 25 aprile e 1° maggio. Infine si propone la tenuta di una manifestazione nazionale per il 21 giugno prossimo, in coincidenza con la riunione della NATO che dovrebbe formalizzare l’aumento delle spese militari per i paesi che ne fanno parte. L’auspicio è che questa iniziativa sia parte di una contestuale mobilitazione europea.

Cambiando data rispetto ad una precedente intenzione, anche Potere al Popolo ha lanciato un appello per una manifestazione nazionale da tenersi il 21 giugno. Le organizzazioni che l’hanno sottoscritto sono per lo più sigle che fanno riferimento a PaP e alla Rete dei Comunisti. Inoltre il testo tende ad introdurre molteplici elementi di divisione piuttosto che favorire le condizioni per realizzare un’ampia mobilitazione unitaria. Queste organizzazioni, d’altra parte, proseguono una loro linea politica che si è già concretizzata nella manifestazione di Piazza Barberini del 15 marzo, con il tentativo di appropriarsene cancellando le altre forze che ne avevano garantito il successo, e con il boicottaggio della manifestazione del 5 aprile promossa dal Movimento 5 Stelle. 

Ciò nonostante esistono tutte le condizioni affinché il movimento contro il riarmo e contro la guerra segni la più ampia convergenza, condizione indispensabile per riuscire a bloccare un progetto che, a livello europeo, avrebbe un pesante impatto negativo sui diritti sociali e il welfare e potrebbe aprire scenari di guerra che la nostra Costituzione si è posta giustamente l’obbiettivo di impedire per sempre.

Franco Ferrari

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