articoli

We are the tide

di Paolo
Cacciari

WE ARE THE TIDE, se non proprio una marea, almeno duemila ragazze e ragazzi hanno sfidato il caldo torrido da un sabato da mare per testimoniare che pandemia (meglio, precisano: “sindemia”) e “zone rosse” non hanno fatto venire meno la voglia di dimostrare l’avversione ai (pre)potenti della Terra. Presenti delegazioni dalla Val di Susa, da Napoli (dove ci sarà un’altra tappa del tour italiano del G20, questa volta sull’ambiente), Roma e molte altre località specie del Veneto attraversate da vertenze territoriali. A fare da catalizzatore i comitati locali contro le Grandi Navi in laguna impegnati anche nella difficile battaglia contro il turismo di massa distruttivo, i centri sociali del Nord Est, il nucleo locale della Società della Cura, Non una di meno, Friday for Future, i sindacati di base, Rifondazione comunista, Emergency, i gruppi antispecisti e molti altri. Presenti numerosi gruppi di Exinction Rebellion che però hanno preferito fare performance in giro per la città per conto proprio. Un tentativo di avvicinamento alla sede del summit è stato impedito da uno schieramento di polizia due volte superiore a quello dei manifestanti. Evidentemente, ministri e banchieri con codazzo di accompagnatori al seguito non si vergognano di andare a mangiare aragoste a Palazzo Ducale trasformato in ristorante per l’occasione e sentire concerti riservati al Teatro la Fenice bloccando la città per giorni con tanto di sbarramenti a grate metalliche sulle calli, motovedette sui canali, elicotteri in volo giorno e notte. Qualche milione di euro per una messa in scena ad uso e consumo dei giornalisti embedded e dei supporter Draghi-boys. Per fortuna la visita programmata al Mose, la più grande opera criminogena mai realizzata, non c’è stata. In compenso il sindaco Brugnaro ha ottenuto il finanziamento di una fondazione internazionale sulla sostenibilità. Non c’è limite all’arroganza.

Oltre la cronaca le giornate del contro-vertice a Venezia sono state molto intense e interessanti. Primo luogo per la convergenza che si è realizzata tra tante realtà di movimento diverse, compresi ambienti cattolici, aziende e cooperative dell’economia solidale, liste civiche locali. Secondo luogo per la formazione di gruppi di elaborazione che hanno scritto dei documenti impegnativi su finanza, ecologia, transfemminismo (raccolti ora in un quaderno della Società della cura). Terzo per l’altissima qualità dell’incontro di venerdì sera con Federica Gardini (filosofa femminista), Andra Fumagalli (Effimera), Alioune Badara Diop (Fiom), Simone Ogno (ReCommon), Paola Canonico (Assemblea Antispecista). Quarto per la replicabilità, speriamo, del metodo usato per la mobilitazione di Venezia.

G20
Articolo precedente
Lavorerai (forse) con dolore
Articolo successivo
Genoa 2021

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.