editoriali

Una coalizione del lavoro

di Roberto
Morea

Le parole di Tito Boeri contro il blocco dei licenziamenti pubblicate dalla “nuova” Repubblica, hanno un che di Superciuk, l’eroe mascherato di Max Bunker e del gruppo TNT, un Robin Hood alla rovescia, che rubava ai poveri per dare ai ricchi.

Non sono bastate le aperture delle fabbriche nelle zone rosse, mai fermate per consentire di mantenere attive produzioni e rendite, non sono bastate le ore di cassa integrazione assicurate anche a chi non ha mai sentito il peso della crisi, non sono bastati i prestiti garantiti dallo Stato e i miliardi di dividendi alle imprese. Serve che il dogma della primazia dell’interesse privato sia riaffermato.

Eppure durante i mesi di chiusura per la pandemia il sentimento di gratitudine e di riconoscenza verso gli operatori del servizio sanitario pubblico sembrava aver rotto con quel modello culturale ancor prima che politico. Forse è proprio questa paura di farsi sfuggire quel dominio delle menti che fa moltiplicare i commenti e le prese di posizione alla “Superciuk” nei principali mezzi comunicazione.

Questa propaganda fide non è certamente una novità e viene sistematicamente svolta a reti unificate. Così una bugia ripetuta cento volte e amplificata da ogni megafono scava nella roccia e diventa senso comune.

Ma dall’altra parte perché quel sentimento cantato dai balconi e ascoltato nella voce dei lavoratori resta ai margini e incapace di affermarsi senza reticenze e imporre un’altra agenda politica?

Questa è la domanda che ci siamo fatti come transform! europe quando abbiamo promosso una ricerca nel e del mondo del lavoro. Una ricerca che cercasse di raccontare e capire come sono le condizioni di vita e di lavoro in diversi contesti nazionali, partendo dalla constatazione dell’emarginazione del mondo del lavoro anche a causa del carattere neo liberista della costruzione dell’Unione Europea e della sua “scatola giuridica e istituzionale”.

Ciò che si è venuto producendo è una doppia negazione del lavoro, una politica che vuole, da un lato, impedire la presenza di qualsiasi rappresentanza del mondo e degli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici, e, dall’altro lato, sul piano sociale, in cui viene oscurata e negata ogni forma di contrattazione e si spinge per una sempre maggiore disarticolazione di ogni forma di lavoro che impedisce ogni aggregazione e quindi una ricostruzione della propria identità e ruolo sociale.

Il progetto che stiamo portando avanti sarà articolato su due filoni.

Il primo è diretto a dar voce a lavoratrici e lavoratori attraverso brevi interviste che consentano loro di esprimere quale percezione abbiano della loro condizione di vita e lavorativa.

Non un’inchiesta su larga scala, ma solo uno spaccato esemplificativo che possa illustrare la condizione e la percezione della propria condizione di lavoratori e lavoratrici nel nostro continente. Un racconto di sè e delle proprie aspettative che indichi le condizioni soggettive e lo stato d’animo di chi vive del proprio lavoro dipendente o precario.

Le interviste raccolte saranno anche l’oggetto di una pubblicazione, che renderà il quadro d’insieme e le singole esperienze.

L’altro piano più tradizionale riguarda un lavoro di ricognizione e raccolta di materiali sul quadro normativo esistente e di proposte avanzate sia a livello europeo che a livello nazionale.

Quali sono le direttive, i trattati e i regolamenti ecc. che intervengono sul lavoro, quali le proposte avanzate sul piano politico e sindacale.

In particolare cercheremo di fare una mappatura delle diverse proposte lanciate da diversi sindacati nazionali per uno studio su “una proposta di Statuto dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici europeo”.

Tutto ciò, con l’augurio e la speranza che anche questa voce del mondo del lavoro riesca a trovare la strada per farsi ascoltare e contare.

PS. A riprova di questa intenzione di mantenere questa lotta di classe rovesciata arrivano in queste ore le richieste di spostare la scadenza del blocco dei licenziamenti collettivi e per ragioni oggettive al 15 ottobre 2020.


Qui riportiamo il comunicato stampa unitario con cui i sindacati confederali chiedono nuovamente la proroga del “blocco” al 31 dicembre 2020 e annunciano un’iniziativa di protesta per il 18 settembre prossimo.

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