Imma Barbarossa –
Di Torino ho un ricordo vivo dei primi anni ’90 del secolo scorso, durante la guerra nella ex Yugoslavia, quando ero un’attivista del movimento politico femminista e pacifista “Donne in Nero”, sorto, com’è noto, da donne pacifiste israeliane che ogni venerdì manifestavano per un’ora in piazza. vestite di nero, contro l’occupazione israeliana dei territori palestinesi da parte del loro governo, e poi diffusosi in molti paesi europei, e non solo. Viaggiavo in treno di notte da Bari e al mattino alla stazione di Mestre attendevo un pullman da Torino,carico di aiuti,promosso dalle Donne in Nero di Torino e finanziato dalla CGIL Piemontese. A Torino c’era stato un importante convegno dal titolo “Native e migranti”, dove si erano messi a punto nodi teorici forti, e cioè la critica radicale a muri e frontiere, l’attraversamento dei confini nazionali, la critica dei concetti di patria, onore, eroismo, tutti fondanti il nesso tra nazionalismi, fondamentalismi, identità, guerre e patriarcato.
Il movimento per la pace aveva allora ‘contaminato’ anche gli enti locali, penso, fra tanti, al comune di Perugia. Oggi invece l’Italia è la capofila in Europa delle chiusure identitarie e la culla di un senso comune rancoroso e sovranista che dal “prima gli Italiani” va alla famiglia “naturale” (convegno di Verona del prossimo fine marzo) fatta di mamma e papà rigorosamente etero e contro le donne ‘egoiste’ che non vogliono fare i figli per la patria. Per giunta a questo governo che assorbe il senso comune rancoroso e lo rilancia ampliandolo si contrappone una opposizione PD neoliberista, schiacciata sull’Europa dell’austerity che, a partire dalla isteria della regolamentazione dei cosiddetti flussi con la legge Turco Napolitano e i bombardamenti sulla Serbia del governo D’Alema in aperto schieramento con la Nato, ha persino aperto la strada col ministro Minniti alla connivenza con la guardia costiera libica e ai suoi lager.
Oggi l’unica critica radicale ai confini e alle patrie è quella del movimento femminista NUdM nella sua lotta al decreto sicurezza (oggi legge) e al disegno familistico reazionario di Pillon, che tra l’altro considera i/le minori come dei pacchi che vanno trasferiti a metà tra le case delle mamme e dei papà che si sono separati. A Bari abbiamo quest’anno manifestato l’otto marzo in riva al mare contro le chiusure identitarie, secondo il Piano femminista di NUdM, nel capitolo “Libere di muoverci, libere di restare”,che propone il permesso di soggiorno europeo incondizionato e fuori dalle logiche familistiche.
Infine, contro i populismi di questo governo il movimento femminista ha sviluppato una importante analisi critica delle cosiddette misure ‘sociali’, come il reddito di cittadinanza, che trasforma i disoccupati in sudditi, sottoposti a un controllo sociale e morale da parte dello stato. Contrariamente agli abbagli che circolano tra politici e professori lavoristi cosiddetti di sinistra,non ci sono qui correzioni da fare a queste misure populiste, di cui sono chiari e inequivocabili il senso, l’impalcatura, la costruzione teorica e dunque l’applicazione pratica. E’ un sussidio di povertà che prevede un arcigno controllo sui poveri. Almeno la Chiesa cattolica ti fa la carità e ti chiede solo che tu vada a messa, il governo invece ti assume come povero e ti destina a essere suddito a vita. Ecco perché occorre costruire una profonda riscossa per avviare, usando un termine gramsciano, il sorgere di una vera e propria antitesi vigorosa, quella del vigore, del rigore e della forza delle donne.
Imma Barbarossa