Chi lotta per il cambiamento e per una società più giusta deve battersi per tenere aperto lo spazio del conflitto e dunque per mettere fine alla guerra. Chi oggi rifiuta la trattativa o la pospone a “vittoria” ottenuta non si limita a abbracciare la barbarie; ma nega anche il conflitto, in primo luogo quello contro gli oppressori, perché nella lotta del “bene” contro il “male” tutte e tutti gli oppressi vengono arruolati sotto un’unica, falsa, bandiera. Lo abbiamo visto accadere spesso in questi decenni di integralismi e sepolcri imbiancati. Per questo dedichiamo le immagini di oggi alle trattative e al lavorio diplomatico, da Brest-Litovsk a Oslo, da Cuba a Parigi, da Tokio a Évian.
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