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Trasformazione digitale e pandemia: la tempesta perfetta

di Roberto
Rosso

Sulle pagine del sito di Transform! Italia abbiamo aperto una riflessione sulla ‘Questione digitale’[1] a partire da una riflessione sollecitata da un documento di Marco Berlinguer[2]. Le riflessioni proposte[3] sono state pressoché contestuali allo sviluppo della pandemia da Sars-Cov-2. Stiamo assistendo ad una sorta di tempesta perfetta all’incrocio tra il mutamento (rivoluzione) permanente indotto dalle tecnologie dell’informazione la rottura degli equilibri sociali provocati dalla pandemia. Se è chiaro a tutti che la rivoluzione del digitale costituisce un processo di lungo periodo – di cui si conosce l’inizio, ma non si conosce la fine- dobbiamo toglierci l’illusione che questa pandemia sia una questione di breve periodo come ci dice un articolo su Nature[4] “How the pandemic might play out in 2021 and beyond”, sulla sua origine si fanno delle ben fondate ipotesi che la collocano in un fenomeno di zoonosi di trasferimento dell’agente patogeno da una specie animale all’uomo, non è il primo caso e non sarà certo l’ultimo: le cause dei fenomeni di zoonosi vanno ricercate nella rottura sempre più frequente e diffusa degli equilibri ecologici, nel contesto del cambiamento climatico.

La pandemia si sviluppa sì globalmente, ma in modo diverso e cn effetti diversi a seconda delle formazioni sociali in cui si diffonde, essa incide sui processi di sviluppo, intercetta e modifica le traiettorie delle trasformazioni sociali indotte dalle tecnologie digitali.

Le tecnologie dell’informazione supportano lo sviluppo delle tecnologie della vita, permettono di simularne il ‘funzionamento’, di investigarne la complessità. Quanto più si manifestano gli effetti del riscaldamento globale, si riproducono in modo allargato le catastrofi ecologiche, tanto più si approfondiscono le ricerche ed aumentano le risorse per comprenderne i meccanismi, per comprendere i caratteri di quella nuova era della storia del nostro pianeta che viene definita come Antropocene o Capitalocene. I ritmi della riproduzione sociale, della quotidianità individuale e collettiva sono scanditi in modo crescente dai flussi dell’informazione in rete a cui siamo connessi, dal grado di connessione. Per non parlare della rete tecnologica, delle transazioni in cui si invera e si realizza la finanza globale, la forma denaro. Ci dobbiamo interrogare su quali mutazioni intervengono in questo contesto entro condizioni di vita, forme di riproduzione sociale: dalle vaste aree di economia informale che si riproducono nelle megalopoli del mondo a quella parte della società globale totalmente integrata nella rete tecnologica che ne regola finemente la riproduzione. Se nelle prime la pandemia ha provocato la migrazione di decine di milioni di persone -come in India- dalle città alle campagne o l’esplosione del contagio negli slums delle megalopoli grasiliane, nelle seconde l’organizzazione del lavoro e la struttura del tessuto urbano cominciano a subire cambiamenti irreversibili.

USA: “whatever it takes” della FED per le corporations

Della situazione europea, di Recovery Fund, MES si è discusso abbondantemente, meno conosciuta da noi è la situazione degli USA. Il cosiddetto Coronavirus Aid, Relief and Economic Security ovvero CARES Act [5], approvato da Senato e Congresso in modo bipartisan tra democratici e repubblicani, ha stanziato 500 miliardi di dollari destinati alle ‘non financial corporations’, ad aziende con almeno 10.000 dipendenti ed un fatturato di almeno 2,5 miliardi di dollari. Il provvedimento ha riservato 46 miliardi, di cui 25 miliardi alle linee aeree passeggeri, 4 alle linee cargo e 17 per le ‘businesses necessary for national security’ vale dire la Boeing. È solo la punta dell’iceberg, i rimanenti 454 miliardi sono stati accreditati alla Fed, come supporto per eventuali perdite, su questa base la FED[6] stanzia -con effetto leva di fattore 10- 4.586 miliardi di dollari, circa il 75 per cento del totale di 6.286 miliardi di dollari, generati dal CARE ACT- destinati alle società più grandi e meglio posizionate. Di contro mentre la disoccupazione cresceva spòp 603 miliardi son osati allocati in pagamenti diretti a persone famiglie (300 miliardi), aggiunta al trattamento della disoccupazione (260 miliardi), presti agli studenti (43 milioni).

Di fatto non sono state imposte particolari condizioni all’erogazione dei finanziamenti alle società, grazie alla ambiguità nel testo del CARE ACT ed alla dichiarazione esplicita della FED di avere scarso interesse ad imporle. È importante notare che i democratici non fecero alcuna opposizione a questa totale discrezionalità, come del resto non avevano fatto valere nell’elaborazione del CARE ACT in alcun modo gli interessi di amministrazioni locali, lavoratori , disoccupati e nemmeno piccole imprese. I verbali delle sedute della FED in cui son stati decisi questi provvedimenti sono stati secretati sino alla fine del 2020, in contrasto con il Freedom of Information Act che impone di rendere pubblico ogni processo decisionale di ogni istituzione pubblica.

Il provvedimento della FED fu annunciato il 23 marzo, gli effetti sul complesso dei mercati finanziari sono stati troppo articolati e complessi per parlrne qui. Ha rilanciato il mercato dei ‘corporate bonds’ , come ha detto il Chief US Economist della J.P. Morgan è come se la Fed si fosse trasformata da banca centrale in banca commerciale, ma solo così la FED ha salvato banche commerciali, hedge funds, fondi pensione, banche d’investimento ed altre società d’investimento che formano la realtà dello ‘shadow banking’, dal fallimento che sarebbe conseguito alla incapacità delle società non finanziarie di onorare i propri debiti in scadenza.

La FED ha permesso e stimolato ai creditori privati di ritornare sul mercato, eliminando un rischio di crisi immediato, ma rilanciando quello di una bolla finanziaria gà presente prima dello scoppio della pandemia. A beneficiare della riduzione del costo dei finanziamenti è stata la crème dell’America industriale —Oracle, Disney, Exxon, Apple, Coca-Cola, McDonald’s, e via così.

In compenso Boeing ha subito sfruttato la nuova situazione tagliando 16.000 posti di lavoro, Aviation un’altra società che è stata riconosciuta idonea per un prestito sotto il Act corporate bailout, ha ottenuto un prestito di 6 miliardi di dollari, licenziando subito dopo 13.000 impiegati. L’America Airòinesgropu annuncia 19.000 licenziamenti alla chiusura del programma federale di sostegno, l’autummo preannuncia una ondata di licenziamenti nel settore.

Socializzazione del rischio di credito

La ripresa del marcato azionario dopo l’annuncio della FED ha messo nelle mani mani degli investitori 7,1 miliardi di dollari. Dal 18 marzo al 4 giugno 2020 la ricchezza dei miliardari negli USA è cresciuta di 565 miliardi, raggiungendo il livello di 3.500 miliardi di dollari, di cui la ricchezza di Jeff Bezos è cresciuta di 34, 6 miliardi (+31%) quella di Marck Zuckerberg di 25 miliardi.

LA FED ed il Tesoro stanno in buona sostanza socializzando il rischio di credito, creando una situazione di non ritorno. Grazie agli sforzi congiunti del Congresso, del Tesoro e della FED le grandi società non finanziarie hanno potuto realizzare una straordinaria crescita della propria ricchezza senza che venisse posta loro alcuna condizione, senza alcun impegno o particolare politica.

Le traiettorie dei lavori si biforcano.

La pandemia ha prodotto effetti molto differenziati sui diversi ruoli lavorativi nella società USA -e non solo- ce lo racconta lo Wall Street Journal[7].

Da un lato ci sono le categorie che hanno potuto continuare la propria attività in remoto, da casa dall’altro le categorie costrette all’inattività come cassieri, lavoratori delle pulizie e delle costruzioni, segretarie. Funzioni lavorative colpite in molti casi dai processi di automazione, coperti da donne e minoranze etniche in fondo alla scala dei redditi già prima della pandemia. La pandemia accelera i processi di sostituzione, l’introduzione di nuove tecnologie, con lo spostamento verso il basso di intere categorie sociali, mentre una minoranza migliora la propria posizione conquista nuova ricchezza, come dice l’articolo,” there are now two Americas: professionals who are largely back to work, with stock portfolios approaching new highs, and everyone else.”

Citando l’economista del MIT Daron Acemoglu, l’automazione può spiegare il declino della quota destinata ai salari, la stagnazione del salario medio, ed il declina dei salari in fondo alla scala.

Nell’articolo si dice che le buste paga e relativa tassazione sono stabili negli ultimi 40 anni, mentre la ‘tassazione sui robots’ è in diminuzione, in altri termini la società americana sta finanziando i processi di automazione e robotizzazione.

Le funzioni lavorative al servizio della quota di popolazione più ricca sono state colpite duramente durante la pandemia. Molti non ritroveranno il posto di lavoro sostituito da processi automatizzati e digitalizzati mentre ì servizi -a supporto degli uffici e del personale che ci lavora, sono ridimensionati nelle località centrali e tendono a ricollocarsi sul territorio dove abita chi lavora da remoto, avviando un processo di riorganizzazione degli insediamenti residenziali. Lo stesso fenomeno peraltro si osserva nell’area metropolitana milanese.

Piccole attività economiche (bar, palestre, ristoranti, alberghi, …) sono fallite negli Stati Uniti durante la fase acuta della pandemia e come abbiamo visto i finanziamenti pubblici non sono certo destinati a loro.

A sostegno degli small businesses il governo federale ha attivato il Payvheck Protection Program[8], offrendo garanzie a prestiti a basso interesse, concessi loro per il pagamento dei salari, il programma ha chiuso sabato 8 agosto. A luglio è cessato il programma di pagamento di un extra di 600 dollari sulla indennità di disoccupazione. Alla fine di questi programmi si attribuisce un ulteriore aumento della disoccupazione. Prima della pandemia la percentuale di disoccupati era scesa ad un minimo storico, con forti diseguaglianze di reddito e qualità della vita tra gli occupati, con una crescita dell’occupazione nel commercio e servizi a bassi salari.

Pandemia sociale

La pandemia ha accelerato la riorganizzazione dei processi produttivi e lavorativi con una fortissima digitalizzazione, sino all’utilizzo delle diverse forme di Intelligenza artificiale, un ulteriore impoverimento dei lavoratori impiegati in funzioni meno qualificate.

Ovviamente l’articolo conclude con l’auspicio che si possano invertire gli effetti dell’innovazione tecnologica impattando la crisi climatica, riducendo la povertà globale, con la creazione di una classe media globale.

L’articolo ricava dallo studio del citato economista del il fatto che l’attuale sistema di tassazione delle corporations attualmente incentiva le compagnie a sostituire i lavoratori con i robots, anche quando questi non sono più produttivi dei lavoratori. In base a questo dato sottolinea il ruolo delle politiche pubbliche che supportano l’attuale modalità di utilizzo di quell’innovazione, prospetta quindi la possibilità che gli stati possano orientare diversamente la trasformazione delle economie. Non ci si aspetta nulla di diverso da parte del WSJ, tuttavia per giungere alla propria conclusione offre dati e fonti a cui attingere che indicano processi e tendenze che appaiono inequivocabili.

La pandemia non costituisce solo una affezione degli individui , un problema di ordine sanitario, essa interviene pesantemente sulle società, ne colpisce in modo articolato gli organi. È un fenomeno globale destinato a plasmare le forme della globalizzazione con tutti i suoi conflitti strategici e locali già all’opera. Si iscrive nella sua genesi e nei suoi effetti nella progressiva rottura degli equilibri ecologici. Ci obbliga a, ci permette di realizzare un sorta di diagnosi differenziale delle patologie delle nostre società.

È utile e necessario moltiplicare i momenti di confronto su questa tempesta perfetta che sta sconquassando le nostre società, condividere strumenti di analisi e conoscenze, sviluppare un punto di vista critico, ma assolutamente di parte. A partire da questa nuova realtà possiamo aggiornare le nostre analisi, su questa base possiamo organizzare il confronto in un evento che non può che essere una semplice tappa dei lavori in corso.

Chiediamo a chi è interessato di fare le proprie proposte per quanto riguarda i contenuti dell’evento ed il proprio specifico intervento. Per organizzarlo, fissarne tempi, contenuti e modalità proponiamo una teleconferenza da fissare i primi di settembre.

Per contatti scrivere a redazione@transform-italia.it.


[1] https://transform-italia.it/pandemia-tecnologia-e-stati-di-emergenza/; https://transform-italia.it/politiche-europee-per-il-digitale-il-lungo-addio/.

[2] https://transform-italia.it/beni-comuni-mercati-e-politiche-pubbliche/.

[3] https://transform-italia.it/nulla-sara-come-primaotutto-sara-come-prima/.

[4] https://www.nature.com/articles/d41586-020-02278-5.

[5] Vedi l’articolo ESCALATING PLUNDER di Robert Brenner,New Left Review 123 may june 2020.

[6] https://www.nytimes.com/2020/03/26/business/economy/fed-coronavirus-stimulus.html.

[7] https://www.wsj.com/articles/covid-19-is-dividing-the-american-worker-11598068859?mod=hp_lead_pos7.

[8] https://www.sba.gov/funding-programs/loans/coronavirus-relief-options/paycheck-protection-program.

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