intersezioni femministe

Suggestioni femministe sull’apocalisse

Nata a Madrid nel 1965, Yayo Herrero è una delle ricercatrici più influenti nel campo ecofemminista ed ecosocialista a livello europeo. Laureata in antropologia sociale e culturale e in ingegneria tecnica agraria è altresì diplomata in Scienze dell’Educazione.
È stata coordinatrice di “Ecologisti in Azione” (una confederazione di base spagnola fondata il 9 dicembre 1998 che raccoglie 300 gruppi ecologisti) e ha partecipato a numerose iniziative sociali sulla promozione dei diritti umani e dell’ecologia sociale.
Attualmente è professoressa dell’Università Nazionale di Educazione a Distanza e direttrice generale della FUHEM, una fondazione indipendente senza scopo di lucro che promuove la giustizia sociale, l’approfondimento della democrazia e la sostenibilità ambientale, attraverso attività educative su questioni eco-sociali.
Collabora regolarmente con vari media come “el diario.es”.

Fra i suoi testi più famosi vogliamo ricordare:

  • La gran encrucijada. Sobre la crisis ecosocial y el cambio de ciclo histórico, Libros en Acción, 2016;
  • Ecologismo: una cuestión de límites, Encrucijadas. Revista Crítica de Ciencias Sociales, 2016;
  • Apuntes introductorios sobre el Ecofeminismo, Boletín del Centro de Documentación Hegoa, 2015;
  • Por una recuperación de la condición humana en un planeta con límites, Documentación social, 2013;
  • Miradas ecofeministas para transitar a un mundo justo y sostenible, Revista de economía crítica, 2013;
  • Golpe de estado en la biosfera: los ecosistemas al servicio del capital, Investigaciones feministas: papeles de estudios de mujeres, feministas y de género, 2011;
  • Dominio o cuidado de la tierra?, Éxodo, 2011;
  • Decrecimiento y mujeres. Cuidar: Una práctica política anticapitalista y antipatriarcal, Decrecimientos, 2010.

La ricerca di Yayo Herrero si concentra sull’attuale crisi ecologica derivata del modello di sviluppo e produzione capitalista per sostenere che il capitalismo non può esistere senza che esista una crescita economica continua, ma che in un mondo fisico che ha dei limiti, una crescita indefinita è impossibile. Nell’attuale  modello economico primeggiano i lavori superflui, mentre i lavori che fanno possibile la “manutenzione” della vita umana, come la produzione agricola o il lavoro riproduttivo, sono quasi  completamente precarizzati o esclusi da qualsiasi retribuzione.
Proprio per questo  propone una transizione verso un modello economico differente, che abbia in conto l’inclusione sociale di tutte le persone e sia compatibile con la capacità di rigenerazione della natura.

In un momento storico in cui tanto interesse e preoccupazione si manifestano nei confronti dell’ambiente e dell’ecosistema senza che ciò si accompagni ad un reale ripensamento dell’economia e della produzione,  quella che Herrero e il movimento di cui fa parte propongono è una radicale rielaborazione delle strutture e sovrastrutture in cui siamo cresciuti.
La proposta è quella di un’etica femminista della cura che comprenda anche l’ecosistema e che superi il soggetto universale – inventato da uomini occidentali, ma di fatto inesistente – disconnesso dalla natura e dall’ambiente che ci circonda.
“Il primo elemento del movimento ecologista è la necessità di articolare economie centrate su ciò che realmente la terra può produrre. Ciò significa iniziare a chiederci quali siano le necessità umane da sostenere, quali siano le produzioni di cui abbiamo bisogno e infine quali siano i lavori socialmente necessari.
L’altro elemento che ricaviamo dal pensiero ecologista è che siamo esseri interdipendenti, ovvero i nostri corpi sono vulnerabili, sono finiti e devono essere curati tutta la vita e specificatamente in alcune parti del ciclo vitale. Chi storicamente si è occupato di farlo sono le donne, non perché siamo geneticamente più dotate nel farlo, ma perché il patriarcato assegna in forma non libera l’obbligo di occuparsi della cura dei corpi principalmente alle donne. Per questo, in riferimento all’interdipendenza, ciò che l’ecofemminismo propone è valorizzare e rendere visibile il lavoro di cura e soprattutto condividerlo. La complicazione di avere un corpo ed essere una specie non può ricadere sulle donne ma è una co-responsabilità che condividono uomini e donne, e anche le istituzioni” (tratto da L’impronta ecologica delle donne di Yayo Herrero e Sara Pollice, in Jacobin, 5 Ottobre 2019)

Nell’estratto di una sua intervista (Suggestioni femministe sull’apocalisse, Radio Bullets, 2020) che qui pubblichiamo, il suo pensiero  viene presentato  in modo sintetico, chiaro ed efficace.

Yayo Herrero, suggestioni ecofemministe sull’apocalisse

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