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Storia del complottismo (terza parte)

di Franco
Ferrari

Non c’è teoria del complotto senza che vi sia un qualche soggetto che opera nell’ombra e che abbia come obbiettivo quanto meno il dominio del mondo. Se la Rivoluzione francese aveva consentito – per chi credeva alla cospirazione – di mettere al centro il presunto ruolo degli Illuminati Baviera, la Rivoluzione sovietica aveva portato i Bianchi ostili ai bolscevichi a diffondere nel mondo la teoria di una cospirazione secolare animata dai “Savi di Sion”, ovvero un immaginario governo ebraico segreto.

Nel primo caso era effettivamente esistita una organizzazione con quelle caratteristiche e per i teorici del complotto si trattava di rappresentarla a fosche tinte rivolgendosi ad un pubblico di conservatori spaventati dal cambiamento sociale, amplificandone il ruolo (in realtà modesto) svolto nel corso di avvenimenti di grande portata. Nelle successive teorizzazioni, la storia degli Illuminati è stata oggetto di diverse riformulazioni. In una versione più realistica le è stata attribuita la colpa di aver dato origine a forze politiche e sociali che ne avrebbero proseguito sotto altre spoglie l’attività. In altri casi del tutto fantasiosi è stata considerata ancora attiva nel presente. Il trasferimento temporale è avvenuto anche nel passato, inserendola in un contesto risalente a migliaia di anni prima della sua effettiva formazione. Senza contare chi, all’interno di una concezione apocalittica e millenaristica, vi ha visto la presenza, niente meno, che del diavolo.

Uno schema sostanzialmente simile è stato applicato anche alla seconda tipologia di società segreta. Partendo da un dato di realtà, l’esistenza in molti Paesi di una minoranza di persone di religione ebraica, si è inventata l’esistenza di una società segreta impegnata da secoli per la conquista del mondo.

Un terzo esempio storico di costruzione del complotto, riguarda un’entità meno conosciuta, ma alla quale sono attribuite aspirazioni non meno negative: la Sinarchia. L’esistenza di questa, presunta, associazione segreta divenne di dominio pubblico in un preciso momento storico e in un contesto altrettanto definito: la Francia, sconfitta dalla Germania nella seconda Guerra mondiale, e divisa tra la zona occupata e il regime collaborazionista di Vichy, guidato dal Maresciallo Petain. Vedremo il processo di formazione di questa che diversi storici considerano essere solo una leggenda. Opinione che non è però condivisa da tutti.

La Sinarchia non è stata “tenuta in vita” solo da autori cospirazionisti e organizzazioni politiche che hanno costruito la loro, modesta, fortuna, sull’elaborazione di continue teorie del complotto per giustificare praticamente ogni evento mondiale (come il gruppo dello scomparso Lyndon laRouche), ma è ancora oggetto di dibattito nel mondo degli storici di professione.

Se hanno ragione storici come Olivier Dard o Richard Kuisel, nel caso della Sinarchia saremmo in presenza di una cospirazione senza cospiratori. O meglio di uno schema nel quale non solo la cospirazione è immaginaria, ma lo sarebbe la stessa organizzazione dei cospiratori. In un complicato gioco di specchi, il vero complotto sarebbe di coloro che vogliono far credere all’esistenza dalla cospirazione.

Secondo lo storico Richard Kuisel, la leggenda della Sinarchia, sarebbe il frutto della confluenza di tre vicende diverse e tra loro in realtà non collegate: il gruppo di tecnocrati che ebbero un ruolo di rilievo nel governo di Petain; i gruppi di studio e di ricerca fondati dall’uomo d’affari Jean Coutrot e attivi negli anni ‘30; una setta para-massonica nota come Martinista che si collegava al pensiero di Saint-Yves d’Alveydre. E’ sulla base di una loro fusione che si poté dar vita alla leggenda del complotto sinarchico.

Saint-Yves d’Alveydre inventa la Sinarchia

Il primo personaggio di questa complicata vicenda si chiama Joseph-Alexandre Saint-Yves d’Alveydre, nasce nel 1842 e muore nel 1909 ed è una figura marginale, sul piano politico e culturale, della Francia dell’800 ma influente nel mondo dell’esoterismo e dell’occultismo. Per alcuni anni vive nell’isola di Jersey, dove conosce Victor Hugo (che abita nella vicina isola di Guernesey) ma soprattutto approfondisce le idee di Antoine Fabre d’Olivet che alcuni considerano “il primo dei grandi occultisti del XIX secolo” (Dard).

Con lo scoppio della guerra franco-tedesca del 1870 torna in Francia e partecipa alla repressione della Comune di Parigi nelle file dei versagliesi. Nel 1877 sposa una ricca aristocratica polacca, il che gli consentirà di dedicarsi liberamente alle sue teorie. Lo stesso anno pubblica “Clefs d’Orient”, il primo di una serie di libri nei quali elabora e propone la sua idea di governo della società che chiama “Sinarchia”.

Saint-Yves intende con questo nome un governo dei migliori, sulla base di una struttura sociale di tipo corporativo, sostenendo che questa sarebbe la forma politica coincidente con le leggi di Dio. Il principio di governo sinarchico avrebbe garantito pace universale, prosperità, fratellanza mentre l’alternativa sarebbe stata una società dell’anarchia. Saint-Yves attribuisce alla Francia un ruolo primario nel far affermare nel mondo l’idea sinarchica. Questa idea non andava conquistata attraverso la rivoluzione politica, bensì convincendo le autorità del mondo cristiano della sua utilità e necessità.

Per sostenere le sue idee, il marchese non intende costituire alcuna organizzazione segreta, ma cerca di convincere della bontà della sua proposta pubblicando libri e tenendo conferenze. Nel 1882 tiene una conferenza a Bruxelles, davanti a 1.000 persone, grazie all’ospitalità di una associazione denominata “Amici della pace di tutte le patrie europee”. Ma si tratta di successi occasionali perché in realtà la sua proposta, un misto di teocrazia e di tecnocrazia, del tutto fuori contesto nell’evoluzione delle strutture politiche e sociali della fine dell’800, finisce in gran parte nel vuoto.

Gli interessi della fase finale della sua vita lo consegnano soprattutto al controverso mondo delle sétte occultistiche e delle contro-storie immaginarie. Nel 1886 scrive il libro che ha sollevato più interesse e dato la stura a molte leggende, ma che viene pubblicato solo l’anno dopo la sua scomparsa. Si tratta di “Missione dell’India”, nel quale descrive l’esistenza di un “centro iniziatico” segreto, collocato da qualche parte dell’Himalaya, e denominato Agarttha. In questo regno nessun occidentale sarebbe mai potuto entrare e avrebbe messo in pratica, con ottimo esito, esattamente i principi di governo sinarchici propugnati da Saint-Yves. Il marchese dettaglia minuziosamente i caratteri della struttura sociale dell’Agarttha, nel quale le piaghe esistenti in Europa sarebbero state eliminate e dove sarebbe stata sconfitta definitivamente l’anarchia, con cui Saint-Yves definisce l’opposto negativo della sinarchia. Come sia possibile descrivere minuziosamente una realtà a cui nessun occidentale ha mai potuto eccedere non viene spiegato dall’autore. Alcuni suoi seguaci, dopo la sua morte, formuleranno la tesi che questo sia stato il frutto sicuramente di ricerche intellettuali, ma anche di uno sdoppiamento che si sarebbe potuto realizzare a “livello astrale” grazie al quale l’Alveydre avrebbe potuto accedere a luoghi così misteriosi senza dovervisi recare fisicamente.

Negli ultimi anni di vita il progetto principale nel quale era impegnato Saint-Yves fu la costruzione dell’archeometro, che sarebbe – cerca di spiegare Olivier Dard – “uno strumento di misura universale che dovrebbe gettare le basi del grande rinnovamento delle arti e delle scienze”. Se l’archeometro affascina solo qualche esoterista, la fantasia dell’Agarttha trova ammiratori che la prendono per buona e la rilanciano.

Due autori in particolari hanno ripreso il tema, anche se con obbiettivi diversi. Il primo è Ferdinand  o Antoni Ossendowski, un russo-polacco di estrema destra che, fuggito dalla Russia attraverso la Mongolia dopo la Rivoluzione al seguito delle truppe Bianche sconfitte, pubblica nel 1924 un resoconto delle sue avventure. Il libro si chiama “Bestie, uomini, dei” ed è stato ripreso da vari autori “di frangia” e tuttora ripubblicato anche in italiano. Racconta dell’esistenza del regno sotterraneo di Agarthi del tutto simile a quello immaginato da Saint-Yves e alla cui guida ci sarebbe il “Re del mondo”, il quale sarebbe in rapporto con i pensieri di tutti quelli che decidono il destino dell’umanità, per favorirli o per ostacolarli. L’improbabile racconto di Ossendowski trova qualcuno disposto a dargli credito, anche se lo stesso Ossendowski era un autore poco attendibile. Come verrà chiarito diversi anni dopo, è quasi certamente il falsario all’origine dei cosiddetti “Documenti Sisson” (citati nell’articolo precedente della serie) con i quali si voleva dimostrare che tutti i principali leader bolscevichi erano spie al servizio del Kaiser. Le sue storie sull’Asia vennero apertamente contestate negli anni successivi alla pubblicazione del libro.

Tra coloro che diedero credito alle storie su Agarthi o Agarttha, il più autorevole (almeno per certi ambienti) è René Guenon, autore molto amato dall’estrema destra soprattutto quella che apprezza l’esoterismo e la cosiddetta “dottrina tradizionale”, in particolare per le posizioni espresse nel suo libro “Contro il mondo moderno”. Guenon pubblica nel 1927, un volumetto intitolato “Il Re del Mondo”, nel quale conferma l’esistenza di Agarthi e del suo sovrano così come raccontato da Saint-Yves e da Ossendowski.

La corrente “martinista” riprende l’idea della Sinarchia

Le dottrine sinarchiche del marchese Saint-Yves d’Alveydre, vennero riprese all’interno della corrente “martinista”. Il Martinismo è definito come un “sistema iniziatico” (come scrivono Massimo Introvigne e Pierluigi Zoccatelli nella loro enciclopedia sulle religioni in Italia, reperibile online) che si rifà alle idee di alcuni esoteristi vissuti alla fine del ‘700 e inizi dell’800. In particolare Jacques Martinez de Pasqually e il suo seguace Louis-Claude de Saint Martin che si era attribuito il titolo di “filosofo sconosciuto” o “incognito”.

Secondo quanto scrivono Introvigne e Zoccatelli: “si deve a uno dei maggiori esoteristi della generazione successiva di un secolo a quella dei padri fondatori, Gerard Encausse detto Papus (1865-1916) … l’organizzazione di idee liberamente ricavate da Martinez de Pasqually, Willermoz e Saint-Martin nella forma di un Ordine Martinista, fondato nel 1891”. Papus fu discepolo di Saint-Yves con il quale collaborò. Quest’ultimo però non accettò mai di essere coinvolto nelle attività di questa società iniziatica.  Papus, fu anche amico di un sedicente guaritore, “Maitre Philippe”, che soggiornò per qualche anno alla corte degli Zar. Lo ricordiamo perché tra le varie teorie (non la più credibile però) elaborate per motivare le ragioni della composizione dei “Protocolli dei Savi Anziani di Sion” vi è anche quella di chi la vedrebbe come uno strumento degli ambienti religiosi russi più tradizionalisti per indebolire l’influenza del “Maitre Philippe” sullo Zar.

Dopo la morte di Papus, l’Ordine Martinista si divide e coloro che si continuavano a richiamarsi alle idee di Saint-Yves diedero vita ad un Ordine martinista e sinarchico, mentre il gruppo originario ne abbandonava le idee. La nuova organizzazione era guidata da Victor Blanchard, un funzionario della Camera dei deputati francese, ed è da questa fazione che potrebbe avere origine il misterioso Movimento Sinarchico dell’Impero (MSE) che sarebbe stato creato per conquistare l’élite mondiale ai princìpi della Sinarchia.

In particolare secondo la ricostruzione che ne fa Olivier Dard, potrebbe aver avuto un ruolo una piccola cerchia raccolta nel “Gruppo dei veglianti”, guidato da Viviane Postel du Mas e Jeanne Canudo, che si sarebbe impegnata a rilanciare le idee sinarchiche. Oltre al versante esoterico questo gruppo era anche attivo su quello politico e sarebbe all’origine di due incontri di organizzazioni giovanili di varie tendenze. Il primo, nel 1934, si tenne con la partecipazione di uno schieramento eterogeneo di forze, dal quale erano escluse l’estrema destra di Action française, come i giovani del PCF. Il secondo, avente una dimensione europea, si tenne nel 1937 con il sostegno soprattutto di esponenti politici minori del Partito Radicale (di centro-sinistra) e la partecipazione di delegati provenienti da molti paesi europei, compresa Italia fascista e Germania tedesca, ma con l’esclusione pregiudiziale dell’Unione Sovietica. L’incontro si proponeva di favorire la diffusione dell’ideale dell’unità europea. Fra i sostenitori dell’appuntamento venivano anche reclutati il conte Richard Coudenhove-Kalergi, che aveva dato vita già nel 1924 al movimento “Pan-Europa” (e che ritroveremo come sospetto e incolpevole autore del piano della “grande sostituzione” nella prossima puntata), nonché l’allora poco noto Jean Monnet.

Il gruppo di Postel du Mas e Jeanne Canudo, sostenitore dell’idea sinarchica nonché affascinato dall’esoterismo e dalle organizzazioni segrete e contemporaneamente interessato a promuovere azioni politiche (per quanto di modesta influenza) potrebbe essere all’origine del documento segreto che diventerà pubblico nel 1941 e sul quale si basano tutte le speculazioni sull’esistenza e sull’attività di un sedicente “Movimento Sinarchico d’Impero”.

Il testo, intitolato “Patto sinarchico rivoluzionario per l’Impero francese”, dovrebbe essere stato composto nella seconda metà degli anni ’30 ed è aperto da un singolare ammonimento in cui si minaccia di una serissima punizione chiunque, essendo esterno all’organizzazione, si trovi per caso tra le mani il Patto e non lo distrugga immediatamente senza farne parola con nessuno. L’obbiettivo dell’MSE è di creare un impero universale attraverso una rivoluzione nonviolenta. All’interno di questo impero le nazioni saranno subordinate ad un governo mondiale che condurrà tutti al raggiungimento dei più elevati obbiettivi di civiltà: pace e umanità. L’azione politica è concepita in modo elitario, infatti vi si afferma che l’ordine sinarchico sostituisce la conversione dei governanti alla rivolta dei governati.

L’MSE criticava quelli che considerava gli estremisti di destra e di sinistra. Il marxismo in particolare – secondo gli autori – cercava di dar vita ad un socialismo di stato e alla collettivizzazione autoritaria delle menti e dei corpi. Da parte loro i conservatori guidati dalla plutocrazia capitalista e sostenuti dalla Chiesa tendevano inavvertitamente verso un regime anche più oppressivo di capitalismo di stato. Anche il parlamentarismo veniva respinto e considerato inaccettabile per i francesi.

Il programma economico e sociale dell’MSE era una versione un po’ rivista del corporativismo di Saint-Yves. Un ruolo di primo piano nella direzione politica della società viene attribuito agli specialisti e ai tecnocrati.  La proprietà privata è riconosciuta, ma deve svolgere innanzitutto una funzione pubblica e sociale. La società sinarchica si configura come una sorta di perfetta tecnocrazia.

Il ruolo di Jean Coutrot

Questo programma venne reperito nel maggio 1941 tra le carte di Jean Coutrot, trovato morto sul selciato sotto l’appartamento di Parigi dove viveva. Fu questo ritrovamento a dare inizio ad una campagna di stampa sul ruolo della Sinarchia. Secondo alcuni, Coutrot era l’autore del piano del Movimento Sinarchico d’Impero ed aveva riunito attorno a sé l’élite tecnocratica in una società segreta al fine di prendere il controllo della Francia. Questa trama segreta si collocava dentro una più vasta cospirazione mondiale.

Coutrot era un piccolo imprenditore (diventato tale per matrimonio), ingegnere formato in una scuola politecnica ed era stato interessato a partecipare al dibattito politico ed economico per tutti gli anni ‘30. Con questo fine aveva fondato nel corso degli anni dei gruppi di studio e di ricerca (il più noto si chiamava X-Crise). Coutrot sosteneva una forma di “umanismo economico”, che respingeva le idee socialiste e comuniste, ma anche il liberismo senza freni. I nuovi problemi derivanti dalla crisi economica degli anni ’30 e dallo sviluppo tecnologico andavano affrontati mettendo in campo soprattutto la visione degli specialisti rappresentati dalle nuove figure tecniche. Questi dovevano però assorbire le competenze delle nuove scienze sociali e psicologiche al fine di adattare lo sviluppo economico alle esigenze umane. Contemporaneamente andavano sviluppate forme di educazione aggiornate necessarie a far maturare un “uomo nuovo” capace di utilizzare le nuove potenzialità della tecnica. Per questo Coutrot si interessò alle idee della Montessori con la quale ebbe anche qualche contatto diretto.

Coutrot fu collaboratore del ministro socialista Spinasse durante il governo di Fronte Popolare, ma non ebbe un ruolo di grande rilievo. Né si può ritenere che le sue idee, a volte un po’ eclettiche, abbiano avuto grande influenza sui dibattiti politici e culturali dell’epoca. Con la formazione del governo di Vichy, nella parte della Francia non direttamente occupata dai nazisti, sperava di poter essere chiamato a svolgere un ruolo importante, grazie al quale avrebbe potuto realizzare le sue idee. Ma non ebbe successo ed è questa situazione che ha molto probabilmente aggravato lo stato depressivo che lo condusse al suicidio.

L’analisi del contenuto del Patto sinarchico trovato tra le sue carte dopo la morte, non indica affatto una coincidenza di idee con quelle sostenute da Coutrot per oltre un decennio, se non un comune, ma generico, interesse a sviluppare il ruolo delle nuove tecnocrazie.

I giovani tecnocrati di Vichy e la banca Worms

Un terzo decisivo elemento indicato da Kuisel era costituito dal ruolo di primo piano svolto da alcuni tecnocrati, usciti dalle Grandi Scuole di insegnamento superiore francesi, nel governo della Repubblica di Vichy guidato dall’Ammiraglio Darlan. Quest’ultimo era subentrato a Laval, uomo sostenuto dai nazisti e da molti gruppi collaborazionisti attivi a Parigi. Nel suo governo, Darlan aveva promosso diversi esponenti di questa corrente tecnocratica che cercò di riorganizzare l’economia francese nelle condizioni determinate dalla sconfitta militare e dall’occupazione tedesca di una parte della Francia. La sua aspirazione era di cercare di inserirsi nella visione di Europa dominata dalla Germania nazista salvaguardando il ruolo dei comparti produttivi francesi.

Questi uomini avevano una visione dirigista del ruolo dello Stato nell’economia. Diedero vita a dei Comitati Organizzatori che cercavano di ammodernare i principali settori industriali, ma in questa attività privilegiavano nettamente le grandi imprese a discapito delle piccole e delle medie. Alcuni di loro erano più o meno direttamente collegati alla Maison Worms, una grande compagnia finanziaria. Alla sua guida c’era Hyppolite Worms, di origine ebraica, ma battezzato come cattolico, che aveva estesi legami commerciali con la Gran Bretagna. Questi elementi lo misero sotto tiro da parte dei giornali e dei gruppi collaborazionisti parigini, anche se le simpatie di Worms erano sempre andate verso la destra.

La Banca Worms viene messa sotto accusa dai giornali di destra parigini per la presenza al suo interno di diversi ebrei e viene inserita nelle violente campagna antisemite condotto da giornali come L’Appel, L’Ouvre (diretta dall’ex socialista Marcel Deat), Je suis partout, ecc.

In che modo questi elementi dispersi (le sétte iniziatiche martiniste, l’azione politico-culturale di Jean Coutrot, i tecnocrati del Governo Darlan alcuni dei quali vicini alla Banca Worms) diventano la base per la denuncia di questo sinistro gruppo segreto che sarebbe la Sinarchia? Per alimentare l’idea del complotto svolgono una funzione importate due testi che la alimentano e forniscono gran parte degli elementi sui quali si baseranno tutti coloro che denunceranno il “complotto sinarchico”.

Innanzitutto entrò in circolazione una nota redatta dal Dr. Henri Martin, un ex dirigente dell’organizzazione violenta di estrema destra detta Cagoule, la quale era stata responsabile dell’assassinio dei fratelli Rosselli, antifascisti italiani esiliati in Francia. Martin guidava per il governo di Vichy una rete di spionaggio nella quale aveva arruolato molti ex cagoulards ed ebbe notizia del documento sulla Sinarchia trovato nell’appartamento di Coutrot. Fanaticamente massone ed anti-semita, Martin associa immediatamente il documento all’esistenza di una infiltrazione di funzionari provenienti dai politecnici e dalle finanze nel governo di Vichy.

Nel suo documento, Martin sostiene che la sede della Sinarchia è la banca Worms e che il suo compito è proteggere gli interessi finanziari di ebrei, anglo-sassoni ed altri ambienti internazionali. Inoltre essa si attiverebbe per impedire una unione economica europea che escluda gli anglosassoni. Gli uomini della Sinarchia si sarebbero riuniti per organizzare la conquista del controllo di tutta l’economia francese attraverso i Comitati Organizzativi, istituiti dal Governo di Vichy, e per eliminare dal governo tutti coloro che avevano simpatie nazional-socialiste. Per Martin, le dimissioni forzate di Laval da Primo Ministro del Governo di Vichy rappresentava la vittoria finale della Sinarchia. Questo testo, frutto più che altro della paranoia dell’ex cagoulard, arrivò nelle mani di due giornalisti parigini, Pierre Costantini e Jean Mamy, che ne diedero conto sui loro giornali collaborazionisti. In questo modo iniziò a fare i primi una passi una vera e propria campagna di stampa di denuncia dell’esistenza del complotto sinarchico.

Un secondo documento chiave per la creazione del mito della Sinarchia è noto come “rapporto Chavin”, dal nome dell’allora capo della Sureté. Questo testo si basa in buona parte su un dossier elaborato da Raoul Husson, massone, ma anche uomo di sinistra, che ritiene la sconfitta della Francia frutto di un complotto dell’estrema destra. Il testo di ventidue pagine viene fatto circolare in forma anonima.

La campagna di stampa di denuncia dell’influenza della Sinarchia a Vichy sono alimentati da alcuni giornali di informazione parigini che auspicano un ritorno di Laval a capo del governo che deve condurre la “Rivoluzione nazionale”, il che avverrà circa un anno dopo l’insediamento di Darlan.

Nel mondo pieno di intrighi, di conflitti personali e di scontri dalle varie anime della destra francese confluite nei governi insediati sotto la presidenza di Petain, esiste una certa vicinanza di alcuni esponenti relativamente più giovani e provenienti dal mondo degli specialisti anziché da quello dei movimenti politici. Questi tecnici avevano assorbito alcune idee che si erano espresse nella “terza forza” che cercava una soluzione alla crisi che rifiutava contemporaneamente il marxismo nelle sue diverse incarnazioni, ma anche un capitalismo senza freni. Alcuni di questi erano però stati vicini alla destra estrema e in qualche caso mantenevano stretti contatti con i rappresentanti tedeschi in Francia. Con il ritorno di Laval si dispersero in diverse direzioni, a conferma se non trattava né di un gruppo particolarmente potente e nemmeno troppo omogeneo.

Le tesi della storica Annie Lacroix-Riz

I due principali storici che ritengono la Sinarchia un mito o una leggenda, dietro alla quale non vi è mai stata alcuna organizzazione segreta, sono i già citati Richard Kuisel e Olivier Dard. Su questa linea di pensiero si trovano gran parte di coloro che si sono occupati della Francia tra le due guerre e del periodo dell’Occupazione.

Un autore come Yagil Limoré ritiene che la sinarchia sia un “mito” sviluppatosi durante l’anno del governo Darlan (dal febbraio 1941 all’aprile 1942) ma attribuisce credibilità all’esistenza di un “movimento sinarchico” che può rappresentare “un pensiero politico, una visione utopica di un mondo nuovo e di un ordine differente che una certa élite cerca di mettere in marcia”. La Sinarchia sarebbe la storia di un settore di tecnici dell’alta finanza e del capitalismo della grande impresa che tenta di ricostruire la società francese cercando soluzioni giuridiche che permettano l’istituzione di uno Stato autoritario, ispirato da un paternalismo più o meno confessato. “Il rispetto della persona umana inciterebbe i sinarchi a cercare un nuovo socialismo che sarebbe al di là del marxismo e metterebbe fine alla lotta di classe”, aggiunge Limoré.

Ma la voce che più si è schierata nel sostenere la reale esistenza della Sinarchia è quella di Annie Lacroix-Riz, storica e militante di un gruppuscolo “marxista-leninista” francese. Secondo lei “nel 1922, un pugno di uomini della finanza francese, per lo più usciti dal grande “corpo” della funzione pubblica (ispettori delle Finanze, Consiglio di Stato, Politecnico) ridava vita ad una società segreta fondata negli anni 1880 da Saint-Yves d’Alveydre, uscito dal Politecnico, il “Movimento Sinarchico d’Impero” o “sinarchia”… Clericali, legati all’Action française, vera matrice del fascismo francese, questa gente odiava la repubblica troppo bonaria (che definivano volentieri come “giudeo-massonica”, quasi allo stesso modo della rivoluzione bolscevica.”

La Lacroix-Riz dà credito ad un documento dei Renseignements Géneraux della Sureté National (i servizi di informazione della polizia con compiti politici) che cita 11 nomi dei 12 presunti fondatori del Movimento Sinarchico d’Impero. In questo movimento segreto si sarebbero ritrovati i principali rappresentanti del grande padronato.

Negli anni ’30 i sinarchi avrebbero intensificato il reclutamento nel loro ambiente d’origine, le grandi scuole  i cui allievi condividevano la carriera nelle elevate funzioni pubbliche e nelle più importanti posizioni del settore privato, bancario e industriale. Queste informazioni sono derivate dal noto “rapporto Chavin”, al quale la maggioranza degli storici non attribuisce alcuna attendibilità, ritenendo solo strumento dei conflitti interni ai vari gruppi del collaborazionismo francese.

E’ attendibile la ricostruzione della Lacroix-Riz? Sicuramente il suo lavoro di scavo delle responsabilità del grande padronato francese negli anni ’30 e durante la guerra apporta elementi importanti di conoscenza, ma la sua valutazione sull’esistenza della Sinarchia e sul suo ruolo centrale in molti avvenimenti della politica francese nel periodo si basa su una documentazione molto fragile, per lo più derivata dall’accettazione acritica di materiale prodotto da ambienti polizieschi spesso coinvolti in scontri politici.

Il mondo politico e sindacale sembra mosso da burattini che si limitano ad eseguire quanto deciso all’interno di un’organizzazione segreta. Non è affatto chiaro quale sia la necessità per forze che dispongono di mezzi, organizzazioni, influenza diretta di ricorrere ad una supposta organizzazione segreta. Lo schema, tipico della mentalità cospirazionista, presuppone che una volta affermata l’esistenza della Sinarchia, tutto ciò che avviene può essere fatto risalire alla sua azione.

La stessa spiegazione dell’avvento del fascismo italiano che, per la Lacroix-Riz sarebbe la soluzione “scelta” dagli ambienti finanziari, italiani e internazionali (in quanto il Paese era molto indebitato nei confronti dell’Intesa), al fine di “far pagare al popolo italiano le conseguenze della crisi di riconversione del dopoguerra”. Tutti costoro, con il sostegno del Vaticano, avrebbero scelto Mussolini come il solo capace di applicare questa politica. Una visione molto riduttiva in realtà della crisi attraversata dall’Italia dopo la conclusione della prima guerra mondiale e del comportamento delle varie forze politiche e sociali.

Il metodo utilizzato dalla Lacroix-Riz risulta quindi piuttosto discutibile e attesta come la tentazione della spiegazione cospirazionista dei processi storici non manchi di trovare qualche eco anche in chi si colloca, politicamente, all’estrema sinistra.

Il complotto sinarchico e il gruppo LaRouche

La polemica contro la Sinarchia da parte di autori cospirazionisti è rimasta prevalentemente di interesse degli ambienti dell’estrema destra francese. Ad esportarla nel mondo è stato il movimento di Lyndon LaRouche, sorto alla fine degli anni ’60 dopo la rottura del suo leader con il principale partito trotskista degli Stati Uniti, nel quale aveva militato per alcuni anni (l’SWP). L’organizzazione di LaRouche, che ha assunto una dimensione internazionale (un gruppo è presente anche in Italia) si è specializzata nella costruzione di teorie complottiste sempre più intricate e onnicomprensive. Partito dall’estrema sinistra ha poi fiancheggiato settori di estrema destra per trovarsi oggi su posizioni definibili come trasversali e piuttosto ambigue. Dopo la scomparsa del fondatore, nel 2019, è avvenuta una rottura tra l’organizzazione statunitense, che si è apertamente schierata a favore di Trump e ha partecipato all’assalto del Campidoglio del 6 gennaio scorso, e quella internazionale che è guidata dalla Germania dalla vedova di LaRouche e mantiene rapporti con la Russia e con la Cina.

Il movimento di LaRouche ha denunciato l’esistenza di un “sinarchismo globale”. Secondo la ricostruzione che ne è stata fatta in una sua pubblicazione dall’organizzazione francese guidata da Jacques Cheminade (più volte candidato alle elezioni presidenziali, con poco successo), la Sinarchia sarebbe il nome adottato da una setta massonica occulta che si fondava sul culto dell’Imperatore Napoleone Bonaparte.

All’inizio i sinarchici sarebbero emersi dal cerchio più ristretto dei sostenitori di Napoleone Bonaparte, ufficiali veterani delle campagne napoleoniche che hanno poi diffuso queste pratiche attraverso il mondo. Hegel, ammiratore appassionato di Napoleone Bonaparte, sarebbe stato il primo ad istituire una dottrina storica fascista dello Stato. Gli scritti di Nietzsche avrebbero fornito la “dottrina del terrore dionisiaco, creato dall’uomo-bestia” ai movimenti e ai regimi fascisti del ventesimo secolo.

Tra gli anni ’20 e il 1945 sarebbe stata ufficialmente classificata dai servizi di intelligence americani e di altri Paesi sotto la rubrica “Sinarchismo: nazicomunismo”, così definito in quanto manovrava contemporaneamente, secondo LaRouche, tanto forze di opposizione filocomuniste che forze di estrema destra, per accerchiare e avere come obbiettivo il controllo dei governi.

In questo periodo, il sinarchismo sarebbe stato l’aspetto centrale dei governi fascisti d’Italia, Germania, Spagna e di Vichy in Francia e, attraverso la branca spagnola del partito nazista si sarebbe ugualmente diffuso in Messico (dove effettivamente è esistito un partito sinarchico, di estrema destra), in America Centrale e meridionale. Come segnala Dard, in Argentina diversi intellettuali di area peronista hanno contrapposto le idee di Peron alla sinarchia. Il sinarchismo – secondo LaRouche – sarebbe il nocciolo delle tesi sostenute da Leo Strauss, politologo conservatore, e Alexander Kojeve, studioso di Hegel.

Si ritroverebbe questa cospirazione massonica in fazioni che si collocano a sinistra come all’estrema destra, quali il Wall Street Journal, la Società del Mont Pelerin, l’American Enterprise Institute, l’Hudson Institute, così come tra coloro che vengono definiti come integristi conservatori in seno al clero cattolico.

L’autorità che si troverebbe sotto tutti questi “culti” sarebbe una rete di banche private che avrebbero adottato il modello veneziano dei “fondi”. Nel sistema veneziano la perpetuazione del potere di un gruppo era fondamentale. La finanza di una famiglia, attraverso i ”fondi”, era unita per avere il massimo impatto. La cospirazione sinarchica della Banca Worms durante la seconda guerra mondiale in Francia sarebbe tipica del ruolo giocato dagli interessi bancari dietro ai diversi governi fascisti dell’epoca.

La Sinarchia internazionale viene considerata (assieme alla monarchia britannica) il principale nemico da contrastare nel mondo. Il giornale dei sostenitori di LaRouche in Australia, The New Citizen, pubblicava nel numero di luglio-agosto del 2006 questo titolo a tutta pagina: “La Rouche guida la lotta globale contro i banchieri sinarchici”. L’articolo di apertura spiegava che quel numero di New Citizen era dedicato a rivelare la “cabala” internazionale di finanzieri e di cartelli delle multinazionali che spingono per un dominio mondiale fascista chiamato “globalizzazione”. Questa organizzazione ha installato i regimi fascisti degli anni ’30 in Europa ed avrebbe garantito un dominio mondiale fascista se non fosse stato per la decisione di Roosevelt di mobilitare il Paese per la seconda guerra mondiale.

Lyndon H. LaRouche ha guidato fino alla sua scomparsa la lotta mondiale per sconfiggere la presunta Sinarchia attraverso la proposta di istituire una nuova Bretton Woods. Questa almeno è la narrazione diffusa dalle numerose pubblicazione del movimento che ha guidato in tandem con la moglie Helga Zepp-LaRouche. Alcune delle numerose teorie complottiste elaborate da questa organizzazione ha avuto un certo successo ed è stata presa sul serio anche al di fuori delle correnti cospirazioniste, come quella relative al Convegno del “Britannia” all’inizio degli anni ’90.

Secondo quanto messo in circolazione dalle pubblicazioni del gruppo LaRouche, un convegno organizzato da una società di intermediazione finanziaria britannica, prendendo in affitto il panfilo dei reali inglesi, per consentire l’illustrazione dei programmi di privatizzazioni decisi dal governo italiano, divenne la sede nel quale i cospiratori decidevano segretamente la svendita delle proprietà pubblica italiane. In realtà il convegno era pubblico e quanto vi avvenne fu registrato dai giornali (tra i quali un corrispondente dell’Unità che ne riferì sul suo giornale, come è verificabile dall’archivio storico disponibile online). Dietro alla decisione di privatizzare pezzi importanti del settore pubblico italiano, ci fu un orientamento politico e ideologico che ebbe nel centro-sinistra il più coerente propugnatore, conseguenza dell’egemonia neoliberista alla quale la sinistra moderata si adattò. E il tutto, per quanto contestabile anche la luce dei risultati, avvenne alla luce del sole, senza bisogno di cospirazioni segrete.

Conclusione

La ricerca storica sulla Sinarchia ha dimostrato con ragionevole certezza che una simile organizzazione non è mai esistita se non come proiezione dell’immaginazione velleitaria di un piccolo gruppo di seguaci delle teorie di Saint-Yves d’Alveydre e di una corrente iniziatica denominata martinista. Esiste un unico documento prodotto dal Movimento Sinarchico d’Impero e non ci sono certezze su chi l’abbia materialmente redatto. Non vi è alcuna persona, viva o morta, che abbia mai dichiarato di aver fatto parte di questo Movimento o che abbia lasciato tracce documentarie della partecipazione alla sua attività. Esiste solo una testimonianza di una persona alla quale sarebbe stato chiesto di entrare a far parte del Movimento, previa lettura del “Patto sinarchico rivoluzionario”. La persona rifiutò cortesemente senza subire alcuna conseguenza.

L’esperienza ci dice che anche le organizzazioni che si vogliono segrete lasciano sempre delle tracce nei documenti o nelle testimonianze. In questo caso i documenti che esistono sono raccolte di pettegolezzi e voci inverificabili, rielaborate e diffuse da ambienti politici estremisti o polizieschi, interessati a coinvolgere i propri avversari del momento in qualche torbido complotto.

Il fatto che la Sinarchia, quasi certamente, non sia mai esistita, consente di attribuirle obbiettivi e profili del tutto contrastanti. La denuncia rumorosa della Sinarchia fu opera di giornalisti della destra collaborazionista e filo-nazista francese che vi vedevano l’espressione di settori della finanza ebraica il cui obbiettivo era di impedire la cosiddetta “Rivoluzione nazionale” nella Francia di Vichy (sintetizzata nella triade “Lavoro, Famiglia, Patria”, riecheggiata dalla Meloni che ha però sostituito Dio al Lavoro). Contemporaneamente, la storica Lacroiz-Riz, rileva che la stessa organizzazione individuerebbe come nemici i “giudeo-massonici”. Per il gruppo di LaRouche controllerebbe contemporaneamente forze politiche di estrema destra, di sinistra, cattoliche ecc.

Ogni autore o gruppo che sostiene l’effettiva esistenza della Sinarchia è libero di attribuire ad essa le idee e gli obbiettivi che più preferisce all’interno di una visione sostanzialmente manichea del conflitto politico e sociale.

 

 

 

Riferimenti bibliografici

Dard, Olivier, 2012 (ed. rivista), La Synarchie. Le mythe du complot permanent, Perrin, France.

Ferrari, Franco, 2015, Il dossier “Bilderberg”, Youcanprint, Tricase (LE)

Kuisel, Richard F., 1970, The Legend of the Vichy Sinarchy, in French Historical Studies, 6:3, pp. 365-398

Lacroix-Riz, Annie, 2012, Interview d’Annie Lacroix-Riz sur la Synarchie, http://agoravox.fr/tribune-libre/interview-d-annie-lacroix-riz-sur-114346

Limoré, Yagil, 1992, La Synarchie ou le Mouvement “Synarchie d’Empire” et Vichy 1940-1944, in Guerres mondiales et conflits contemporaines, No 165, pp. 71-89.

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