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Siamo la natura che si difende

di Roberto
Rosso

“Siamo la natura che si difende”, così diceva lo striscione che apriva la manifestazione NOTAV partita dal Festival dell’Alta Felicità diretta ai cantieri dell’alta velocità. La festa nei tre giorni dal 29 al 31 di luglio, frequentata, quest’anno più degli anni precedenti, da migliaia di persone, che si sono accampate con migliaia di tende, partecipando a concerti serali e conferenze in tutti e tre i giorni1 sugli intrecci tra lotte ambientali e lotte sociali dal cambiamento climatico2 alla GKN3, alla guerre in Ucraina4.

Il movimento NOTAV ha dimostrato una volta di più la sua capacità di mobilitazione, decisamente intergenerazionale, il suo radicamento nel territorio, la sua capacità di tessere legami con i movimenti sociali ambientali in Italia e in Europa. Dai suoi prodromi all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso dopo i primi annunci dell’opera, sino alla mobilitazione continua degli anni di questo secolo, la grande opera ed il movimento che vi si oppone hanno attraversato la grande trasformazione dei rapporti sociali e produttivi complessivi, attraverso l’innovazione tecnologica trainata dalle tecnologie digitali sono al dispiegarsi di quell’insieme che va sotto la denominazione di intelligenza Artificiale (I.A.). La difesa dell’ambiente, del territorio della Val di Susa, delle comunità che lo abitano ha approfondito il proprio significato, i propri obiettivi e la propria prospettiva di fronte all’acutizzarsi della crisi climatica. La comprensione delle dinamiche del riscaldamento globale ha usufruito della crescente capacità di acquisire e trattare moli crescenti di dati ed informazioni, correlando i modelli che descrivono la dinamica globale con quelli che ne definiscono il livello regionale.  Va sempre ricordato che il Mediterraneo -l’Italia al suo interno con la sua complessa orografia- costituisce un hot spot del riscaldamento globale con una crescita che è del 20% superiore rispetto alla media globale.

La capacità del movimento NOTAV di evolversi nel contesto che cambia, che peraltro approfondisce e consolida le ragioni della propria esistenza, ripropone anno dopo anno domande che riguardano la costruzione di movimenti di lotta di lunga durata, in grado di operare la ricomposizione culturale e politica di una composizione sociale soggetta ad una costante trasformazione e frammentazione: dinamiche conflittuali e solidali in grado di generare dialetticamente forme adeguate di organizzazione politica. Non ci si può aspettare che un movimento radicato territorialmente, per quanto fortemente integrato in una rete di movimenti e comitati, locali e non, connesso ad un fitto e ricco tessuto di elaborazione culturale e critica politica, possa di per sé dare una risposta alle domande che nascono dall’intreccio delle crisi globali e dalla stagnazione economica sociale e culturale del nostro paese.

Detto questo è facile rilevare come le diverse forme di organizzazione e rappresentanza politica più o meno definibili di sinistra o comunque portatrici di obiettivi di emancipazione e liberazione sociale, abbiano clamorosamente fallito nell’approcciarsi a questo come ad altri movimenti, il caso della Val di  Susa, del movimenti NOTAV è di particolare significato per il suo radicamento, la sua capacità di tenuta e di gestione del cambiamento, per il suo sfuggire alla tentazione, sempre presente, di una sua autosufficienza. D’altra parte il problema della rappresentanza si pone nell’andamento altalenante delle amministrazioni locali, soggette comunque all’attacco concentrico da parte di pressoché tutte le forze politiche nazionali.

La frammentazione della composizione sociale che caratterizza il nostro paese, in un contesto di trasformazioni radicali delle formazione sociale globale, rendono  oneroso il compito di definire una strategia di sua ricomposizione politica, tuttavia esiste una trama di conflitti, di forme di organizzazione e di elaborazione culturale e politica, radicalmente critica dello stato di cose presenti, che in relazione tra loro sono in grado di attraversare in modo pervasivo la realtà complessiva del nostro paese, di trovare le connessioni tra le diverse culture, linguaggi, forme di lotta e organizzazione.  Certo facile a dirsi, tuttavia riflettendo sulla tenuta di alcuni soggetti  e movimenti come quello radicato in Val di Susa o la GKN, l’estensione e la radicalità di altri come i Fridays Fort Future, forse si possono creare gli anticorpi a quella introversione che caratterizza  si diversi soggetti che a vario titolo possono definirsi di sinistra o meglio portare le loro pratiche ad una sorta di ricerca-azione che mentre opera concretamente sul terreno che è loro più consono –posto che questo esista oltre al mero istinto di sopravvivenza– produce ed aggiorna  i propri strumenti di analisi, produce, condivide e connette conoscenza a tutti i livelli, contribuisce in questo alla creazione di un nuovo tessuto organizzativo, con una logica policentrica. Una forte caratterizzazione politica e culturale, le affinità, gli usi e i costumi, consolidati negli anni, rendono molti dei soggetti candidati estranei gli uni agli altri, quando non fortemente competitivi.

Forse il terreno di confronto realizzato dal movimento NOTAV dal suo evento annuale può essere qualcosa di più dall’occasione, indubbiamente preziosa, offerta dalle  decine di conferenze ed incontri, immersi nel fitto tessuto di relazioni informali; può essere invece in una sua continuazione oltre l’evento l’ambito, la condizione, il soggetto autorevole in grado di proporre questa sorta di ricerca-azione condivisa e articolata a livello nazionale in grado di ‘mettere a valore’ l’enorme patrimonio che le pratiche e le culture critiche del nostro paese vanno elaborando nonostante l’impatto prodotto dalle crisi globali e dal senso ampiamente diffuso di estraneità e sfiducia verso ogni forma di azione politica generale e soprattutto verso orizzonti di possibile sovversione dello stato di cose presente.

Vale la pena per concludere, prendere ad esempio l’incontro “Giochi pericolosi: Milano – Cortina 2026. Chi vince e chi perde” a cura di Off Topic Milano, Ape Milano e Sport Popolare Milanese5, organizzato sul tema delle prossime Olimpiadi Invernali sui guasti che queste produrranno soprattutto nell’ambiente alpino ed anche a livello metropolitano.

L’orizzonte proposto non è ovviamente quello impraticabile di bloccare l’evento quanto piuttosto quello di produrre una conoscenza ed una consapevolezza quanto più possibile estesa del carattere dell’evento, delle sue conseguenze, degli interessi reali di cui è portatore. Gli effetti della crisi climatica sui territori alpini e metropolitani, gli eventi catastrofici  che si sono succeduti con sempre maggiore frequenza ed intensità negli ultimi anni sino a quelli delle ultime settimane e giorni, definiscono il carattere puramente speculativo del grande evento sportivo, il suo carattere sostanzialmente nocivo rispetto agli equilibri territoriali ambientali, lo spreco di risorse economiche, tecnologiche ed organizzative che dovrebbe essere indirizzate verso ben altri obiettivi.

Tuttavia alla radicalità del punto di vista, alla profondità e  completezza dell’analisi dimostrate in poco più di un’ora di dibattito, forse è mancata la capacità di prospettare una pratica –che ancora una volta definiamo di ricerca azione– in grado di attraversare capillarmente i territori alpini, le comunità che vivono la crisi di un modello riproduttivo legato a condizioni ambientali e climatiche che vanno scomparendo, in un mutamento che è più rapido di quanto non fosse nelle previsioni più pessimistiche. Un mutamento che lega la crisi del modello degli sport invernali alla crisi degli equilibri ecologici ed idrogeologici, territori che rischiano nella crisi del precedente modello di andare ad accrescere il numero delle aree marginali del nostro paese, tipica dell’area appenninica, sempre più povere di servizi caratterizzate dallo spopolamento e dall’invecchiamento della popolazione residente. Nei tre anni che ci separano dalle Olimpiadi Invernali del 2026, si può costruire una pratica pervasiva che porti a prendere coscienza di una condizione, di un  destino comune, le comunità ed i territori dell’arco alpino e con loro i territori di pianura e le aree metropolitane il cui destino, le condizioni di vita e di vera e propria sopravvivenza, sono legate ai mutamenti sempre più veloci, estesi  e profondi che colpiscono gli equilibri idrogeologici, climatici e ambientali delle montagne che forniscono innanzitutto la risorsa idrica e ne regolano i flussi superficiali e sotterranei, con gli esiti che stiamo  sperimentando e di cui si tarda a prendere coscienza.

Quanto siano adeguate le politiche e le strategie locali, regionali e nazionali è inutile dire, tra chi pur ammettendo la gravità dei cambiamenti in atto non è in grado di proporre un cambio di rotta radicale e chi per raccogliere consensi difende modelli produttivi tragicamente obsoleti e dannosi.

In questa condizione la ricerca, l’analisi, l’azione, l’opera di mobilitazione e condivisione di conoscenza non può che realizzarsi nel modo più diffuso e pervasivo possibile, combattendo il senso di rassegnazione dominante, soprattutto operando a tutti i livelli di organizzazione della società in un’opera gigantesca di educazione, formazione e motivazione: comprese -partendo dalla organizzazione del conflitto e della partecipazione- forme di rappresentanza e organizzazione politica locale, espressione oggi della cristallizzazione degli interessi e della valorizzazione della rassegnazione allo stato delle cose.

In questo senso che la festa continui.

Roberto Rosso

  1. https://www.altafelicita.org/line-up/.[]
  2. https://www.altafelicita.org/event/crisi-climatica/  https://www.radiofrejus.it/crisi-climati-il-dibattito-al-festival-alta-felicita-ospita-maurizio-de-matteis/. []
  3. https://www.altafelicita.org/event/da-taranto-alla-gkn-creare-benessere-lavorativo-che-faccia-bene-alle-persone-e-ai-territori/.[]
  4. https://www.altafelicita.org/event/fermare-lescalation-dalla-guerra-in-ucraina-a-un-nuovo-conflitto-mondiale/.[]
  5. https://www.offtopiclab.org/giochi-pericolosi-milano-19-11-22-h10-1730-universita-statale/  https://www.offtopiclab.org/prepararsi-alle-olimpiadi-2026-in-tempi-di-pandemia-sacrificare-la-salute-pubblica-per-il-grande-evento/?fbclid=IwAR1DB0t-dAg9nRp6kNz2XHT6Abg4IzWZwgTv9vFQ0QisHx8nx9S4X2ess94. []
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